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PODCAST N.48 ...E IL GRIGIO?

PODCAST N.48 ...E IL GRIGIO?

00:00-04:07

...o sei bianco o sei nero...

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The speaker expresses frustration with how people categorize others based on limited information, often leading to offensive attacks. They give an example of how discussing record-breaking temperatures can easily spark heated arguments, without considering the larger issues of climate change. They believe that personal attacks and refusal to engage in civil discourse stem from frustration and a lack of willingness to consider different perspectives. The speaker laments the loss of nuanced discussions and encourages open-mindedness and intellectual curiosity. Noto con crescente fastidio e sospetto che sempre più spesso le persone, soprattutto sui social, tendano a classificare gli altri secondo canoni o schemi fin troppo rigidi, magari basandosi solo su una frase o un comportamento tenuto in determinate circostanze. Provo a spiegarvi meglio con un esempio molto attuale, legato alla situazione meteorologica. Se alla frase siamo investiti da un caldo torrido e abbiamo raggiunto temperature record mai toccate prima, si dovesse rispondere con è certamente molto caldo ma anche in passato si sono raggiunti e superati questi livelli. Ecco, ci sarà sicuramente qualcuno che accuserà il malcapitato anche con offese pesanti, tacciandolo di essere negazionista, superficiale, di una parte politica piuttosto che dell'altra, asservito ai poteri forti o chissà che altro ancora. Di fatto si è solo ribattuto, magari anche a torto, su dei numeri tangibili ed oggettivi, ma tanto è bastato per scatenare l'inferno. In questo esempio poi non si discute minimamente se e quali cause stiano portando il clima verso un riscaldamento globale, se l'effetto serra sia causato o meno dall'inquinamento mondiale, se si è d'accordo o meno con chi sollecita le autorità mondiali ad intervenire e così via. In questo esempio il contraddittorio è circoscritto solo ed esclusivamente alle temperature raggiunte, se esse siano il record assoluto oppure no. L'attacco, la demonizzazione, le offese gratuite sono a mio avviso sintomi di grande frustrazione e rabbia interiore, da gettare contro il primo che capita. Una sorta di liberazione che, come ho già avuto modo di dire in un altro podcast, è facilitata dallo schermo del telefonino del pc, nonché da un nickname che rende apparentemente anonimi. Un altro aspetto, forse ancora più preoccupante in queste situazioni, è la mancata volontà di avere un contraddittorio civile che sappia esprimere le proprie opinioni e idee e contestualmente ascoltare e valutare quelle altrui. È sempre più raro assistere o partecipare ad una discussione magari anche accesa, ma civile e rispettosa dell'altro interlocutore, e che abbia soprattutto lo scopo di arricchire e completare un pensiero comune, anziché mirare a distruggere l'opinione avversa. Certamente è molto più semplice schematizzare e gettizzare ciò che non corrisponde alla nostra idea, idea che non può non essere senz'altro che giusta. È usanza ormai consolidata parlare sopra l'altro interlocutore, alzando i decibel, con l'intento di evitare che costui possa far arrivare alla platea il suo pensiero. Si dovrà essere portati a pensare che il tempo a lui dedicato sia di fatto tempo sprecato. Si tende a rifiutare anche la minima ombra, il sospetto che la propria idea possa essere messa in discussione da un altro punto di vista diverso e ugualmente accettabile. La semplificazione massima dello schema che divide i buoni dai cattivi, i belli dai brutti, quelli pro e quelli contro, ha di fatto eliminato in molte persone la voglia ed il gusto della ricerca, dell'approfondimento, del mettersi in discussione. Quindi o sei bianco o sei nero, non può esistere una sfumatura di grigio, figuriamoci 50. Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.

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