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Papato e impero

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Otto of Saxony became King of Germany in 936 and gained prestige by defeating the Hungarians in the famous Battle of Lechfeld in 955. He then became Emperor Otto I in 962 and restored the Holy Roman Empire. He asserted his power over the Church through the privilegium otonis, reaffirming the Church's possession of its territories while reserving the right to elect bishops and approve the election of new popes. Otto took advantage of the Church's decline, with practices such as concubinage and simony. The Cluny monastery in France led a reform movement, and there was a definitive split between the Roman and Byzantine churches in 1054. Pope Gregory VII fought against concubinage and simony and asserted the superiority of the papacy over the emperor. Ottone di Sassonia divenne re di Germania nel 936 e li acquistò molto prestigio scompiggendo gli Ungari, di cui abbiamo già parlato, nella famosa battaglia di Lechfeld nel 955 in Baviera. Dall'ora in poi gli Ungari non costituivano più un pericolo per l'Europa e sparivano dalla storia. Nel 961 Ottone, forte di questa vittoria e del prestigio così acquistato, scese in Italia e l'anno dopo nel 962 si fece proclamare imperatore dal Papa con il nome di Ottone I. Ottone I diventa così il primo imperatore del sacro romano impero germanico restaurando rifatto l'impero di Carlo Magno. Ottone affermò il suo potere sulla chiesa anche attraverso il privilegium otonis, il privilegio di Ottone, un atto in cui egli riconfermava alla chiesa il possesso dei suoi territori, lo stato pontificio, ma nello stesso tempo si riservava il diritto di eleggere vescovi e abbasi e di approvare le elezioni dei nuovi pontifici. Ottone I approfittò anche del periodo di grave decadenza che proprio allora, tra il IX e il X secolo, la chiesa stava attraversando. Nella chiesa di allora venivano praticati, senza alcun ritegno, i peccati del concubinato e della simonia. Il concubinato era quel peccato in base al quale i sacerdoti avevano delle concubine, cioè delle amanti, e così imprangendo il voto di castità. La simonia, invece, consisteva nella vendita e nell'acquisto delle cariche ecclesiastiche con le relative vendite associate. La figura e il prestigio dei papi, d'altra parte, in quel periodo era in caduta libera ed era giunta al punto più basso della sua storia. In quegli anni, infatti, un papa come Giovanni XII, che aveva incolonato Ottone I, venne ucciso dal marito di una donna con la quale era stato colto in flagrante adulterio. Giovanni XIV, poco dopo, venne avvelenato e il suo cadavere addirittura appeso dalle mure di Castel Sant'Angelo. Di fronte a tanto scandalo si elevò un modo di riforma che prese inizio dalla fondazione del monastero benedettino di Cluny nel 910, Clunia in Borgogna, in Francia. I monaci cluniacensi dovevano obbedienza solo al papa e, in questo senso, non ne dovevano affatto ai vescovi locali. Essi fondarono una fitta rete di altri monasteri che divennero centri produttori di una nuova moralizzazione dei costumi ecclesiastici. Anche all'interno delle alte gerarchie di Roma, cardinali, vescovi, fino ai papi, si fecero avanti grandi figure di uomini che volevano moralizzare la Chiesa e renderla indipendente dal potere degli imperatori. Sempre in quegli anni si verificò la rottura definitiva tra la Chiesa di Roma e quella di Bisanzio. I patriarchi di Bisanzio e gli imperatori d'Oriente non tollevavano più il fatto che i papi di Roma rivendicassero, in quanto eredi di San Pietro, il ruolo di guida spirituale della cristianità. Si verificò nel 1054 il cosiddetto scisma d'Oriente e la cristianità allora si divise tra cattolici che erano fedeli al Papa e alla Chiesa di Roma e ortodossi che erano fedeli invece al Patriarca di Costantinopoli e alla Chiesa greco-bizzantina. Nel 1073 a Roma divenne Papa un monaco di Cluny, il Debrando di Soana, che prese il nome di Gregorio VII. Egli combatté con fermezza il concubinato e la simonia e nel suo Dictatus Pape, in una sua, diciamo così, documento ufficiale, affermò la superiorità del papato sull'imperatore. Solo al Papa, infatti, spettava il diritto di nominare e destituire i vescoli e, d'altra parte, l'elezione del Papa non poteva essere influenzata dagli imperatori. Al Papa non poteva essere influenzata dagli imperatori.

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