www.redigio.it e la storia continua In Milano gli guarda Ambrosio come architetto urbanista delle sue basiliche Nell'881 Papa Giovanni VIII definì per la prima volta la diocesi di Milano Ambrosiana, aggettivo che ancora oggi identifica non solo la chiesa di Milano ma Milano stessa, indissolubilmente legata al suo patrono. È impossibile scendere dalla storia civile e laica di Milano da quella religiosa e spirituale, così come lo stesso Ambrosio fu prima un uomo di legge, poi governatore della regione Aemilia e Liguria, di cui Mediolanum faceva parte, e poi uomo di fede e vescovo.
Una figura che ha marcato l'impronta nel carattere di questa città dalle due anime, religiosa e civile, che da sempre dialogano ma anche nella sua forma fisica. Sul piano urbanistico la vision di Ambrosio ha infatti determinato la forma radiale racchiusa in un cerchio dalla quale Milano si è sviluppata lungo i secoli. Ma come? Ambrosio, uomo del fare, fece costruire, ispirandone anche alla forma, quattro basiliche fuori dalle mura cittadine, con l'intento di dedicazione e di protezione della città a Cristo, perché fossero veri e propri punti di riferimento topografico.
Quando Aurelio Ambrosio divenne vescovo nel 374, Milano era una delle sedi imperiali e contava 120.000 abitanti, con le tre fazioni politico-religiose e conservatori dei culti pagani, cristiani, ariani e cristiani di credo niceno, quelli cattolici. La dottrina ariana, seguita da Ausenzio, predecessore di Ambrosio, sosteneva che Gesù Cristo era figlio di Dio, ma di natura divina e inferiore e derivata dal padre, contrariamente a quanto professato dai cattolici. Attraverso la costruzione delle basiliche fuori dalle mura, Ambrosio operò sostanzialmente una scelta di campo per la città.
Da qualunque parte vi si arrivasse, quelle costruzioni all'orizzonte cittadino dovevano essere lo specchio dei valori collettivi. Ecco le quattro basiliche di Ambrosio, descritte seguendo la loro collocazione in senso orario. LA BASILICA DELLE VERGINI La Basilica delle Vergini, poi di San Sempliciano. A nord-ovest fuoriporta a Comacina, oggi Comasina, sulla strada verso Como, verso Treviri, in Renania. Risale a 382 e la pianta originale era T, ispirata alla Basilica di Treviri, città natale di Ambrosio e altra sede imperiale.
Ambrosio dedicò la Vergine alle Sante Vergini per ribadire e contrastare l'eresia del vescovo ariano Ausenzio, il quale negava la verginità di Maria. E nel 397 il vescovo Sempliciano, successore di Ambrosio, cui venne poi intitolata, li trasferì le spoglie di Alessandro, Martirio e Sisinio, i Santi della Anaunia, così si chiamava la Val di Non, ex militari convertiti a cristianesimo e li mandati in missione di apostolato e li uccisi il 29 maggio del 1176. I tre Santi si tramutarono in Colombe, che dalla Chiesa volarono verso Regnano alla protezione dei Milanesi durante la battaglia contro il Barbarossa e pronunciandone la futura vittoria sulle truppe imperiali.
Da allora è per questo anche detta Basilica del Carroccio. LA BASILICA DEI PROFETI La Basilica dei Profeti, poi San Dionigi, a nord-est fuori dalla porta Argentia, cioè Renza, poi Orientale, poi Venezia, verso la via Gallica che terminava a Verona. Costruita prima del 381 e originariamente dedicata ai profeti, quando, nel 381, Ambrogio fece riesumare le spoglie del suo predecessore Dionigi, gli intitolò la Basilica. Dionigi, vescovo di Milano, era stato deposto nel 355 dagli Ariani, che imposero ausenzio come suo successore.
Nella Basilica fu sepolto Ariberto, potente arcivescovo dal 1018 al 1039, che riportò l'incoronazione degli imperatori del Sacro Impero da Pavia a Milano. A lui si deve anche l'invenzione del carroccio, che è un carro da guerra con le insegne cittadine, latare la croce come vessillo, punto di riferimento nelle battaglie campali e, prima di tutte, a quella di Legnano. Fu sempre lui a donare alla Basilica di San Dionigi la preziosa croce in rame, dorato e policromato, nota come Croce di Ariberto.
A metà del 500, l'architetto pellegrino Tibaldi costruì una nuova chiesa, in sostituzione di quella originaria da tempo in decadenza, che nel 1783 verrà a sua volta demolita per far posto ai giardini pubblici di Porta Orientale, oggi dedicati a Indro Montanelli. La Croce di Ariberto passò, prima alla chiesa di San Calimero, poi alla chiesa di Santa Maria nel Paradiso, in corso di Porta Vigentina, nel 1849, e infine in Duomo dal 1872, sopra la tomba dello stesso Ariberto, dove dal 1970 se ne vede una copia, mentre l'originale, recentemente restaurata, è custodita presso il Museo del Duomo di Milano.