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redigio.it/dati2412/QGLM1146-filo-stalla-02.mp3 - Storie di una volta Filo' in stalla - Quando i contadini trascorrevano le sere degli inverni in stalla -
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Reidizo.it is a website that tells stories from the past. One story is about a soldier who ordered soup at a hotel but was charged too much. He got revenge by sending letters without postage to the hotel owner, who had to pay to read them. Another story is about a captain in the war who made a risky decision and saved his troops. He was given a medal for his bravery. The stories were told in a farmyard and people enjoyed escaping reality. There is also a story about a general who didn't help his troops when they needed it because he was waiting for orders. The situation got worse because no one knew where the leader was. Blind obedience can lead to mistakes. www.reidizo.it e la storia continua Le storie di una volta, quando i contadini trascorrevano le sere degli inverni di guerra in stalla, il filò in stalla La storia della piccola vendetta a Lombarda Un soldato bergamasco entrò nell'albergo Il Sole di Vilafranca e ordinò un brodo. Quando fu il momento di pagare restò di sasso, mezza lira. In quei tempi un giornale costava 5 centesimi, nonostante il prezzo strozinesco, non protestò, però si vendicò. La vendetta è un piatto che, a differenza del brodo, va servito freddo. Meglio ancora un po' alla volta. Terminata la guerra e annesso il Veneto all'Italia, il padrone dell'albergo ricevette una lettera priva di francobollo. Paga la tassa, apre e legge. Il vostro brodo era buono, ma un po' caro. Passa un mese, arriva una seconda lettera, e anche questa senza francatura. Il destinatario paga, apre e legge. Il vostro brodo era buono, ma un po' caro. Così per tre, quattro volte, a intervalli non regolari, e ogni volta il destinatario, voi per naturale curiosità, voi per il timore di respingere un'emissiva che poteva, teoricamente, contenere notizie importanti, pagava, apriva e leggeva. Il vostro brodo era buono, ma un po' caro. Erano diventati così frequenti questi messaggi postali e di pubblico dominio la beffa del bergamasco vendicativo. Il postino, quando arrivava una lettera tassata, chiamava dalla strada il padrone dell'albergo gridando perché udisse il vicinato. «Ei, Beppi, ti ha scritto? Al del brodo!» Certo, queste cose non si leggono su libri di storia. Effettivamente queste cose nessuno le aveva mai lette e tutti ascoltavano avvidamente le storie di guerra che nella bocca del vecchio sapiente contadino acquistavano un sapore di fiaba. La guerra fu una giornata sanguinosa, riprese il vecchio, e uno degli episodi più cruenti si svolse in località San Rocco, dove un capitano degli Ulani a comando di mezzo squadrone, una sessantina di soldati, affrontò i nostri, assai superiori di forze, perdendo quasi tutti gli uomini. Finita la guerra fu messo sotto inchiesta, volevano deferirlo alla corte marziale. L'imputazione era delitto di strage per aver troppo rischiato e fatto morire troppa gente. Ma dall'indagine risultò che proprio il sacrificio di quegli uomini aveva fermato in quel settore l'avanzata del preponderante nemico italiano. Senza quelle dolorose decisioni le sorti generali della battaglia forse avrebbero preso un'altra piega. Perciò gli inquirenti decisero, niente corte marziale. E no, protestò orgoglioso il capitano, o mi mandate il sottoprocesso o mi date la medaglia dell'Ordine Maria Teresa. L'Ordine di Maria Teresa era un'altissima onoreficenza concessa al militare, il quale, senza aspettare ordini superiori, avesse di propria iniziativa preso una decisione rischiosa, ottenendo un risultato brillante e tanto più sorprendente quanto più scarse erano le iniziali probabilità di successo. Il capitano ebbe la medaglia di Maria Teresa. Molti anni dopo, in un ricevimento alla corte di Vienna, un nostro diplomatico, che aveva combattuto a Custosa, conobbe l'ex capitano ed ex nemico e, rievocando quella giornata, gli domandò come mai avesse osato sfidare con un pugno di uomini in posizione strategicamente infelice un avversario quattro o cinque volte superiore. «Ad ogni modo, minchino davanti al suo coraggio», concluse l'italiano. «Il merito, rispose sorridente l'austriaco, è tutto del monocolo che quella mattina mi cade a terra, frantumandosi. Il caso vuole che non avessi nel taschino del panciotto il solito monocolo di riserva. Fu una fortuna per l'Austria, perché non vidi più nulla, non mi resi conto della vostra superiorità numerica e tranquillamente ordinai la carica». «Ma a te queste cose chi te le raccontate?», domandò uno, prontamente esittito dagli altri, i quali, come a tutta la gente semplice, più che l'autenticità dei fatti interessava a un pretesto di evasione per la fantasia. Il cortile della cascina si trasformava nella corte di Vienna. I buoi da lavoro, indestrieri bardati per la parata militare e i mugiti in squilli di tromba che annunciavano l'arrivo dell'imperatore. «E allora raccontate la maestra», quando è rumoroso dalla sua cameriera. Gli dicevano oltre che i generali italiani non fecero bella figura. A un certo momento il generale Giuseppe Govone, comandante della nona divisione, trovandosi in difficoltà con le truppe spostate dal combattimento, prive di cibo e munizioni, mandò un messaggero da Custosa a Villafranca per chiedere aiuto al generale Enrico Morozzo della Rocca, comandante del terzo corpo d'armata, tranquillamente seduto a sorvire un gelato all'albergo di sole. Ma era quello del brodo, quello del brodo. Se non che al mattino il capo di stato maggiore, Alfonso la Marmora, aveva ordinato a Morozzo della Rocca di non muoversi e lui non si mosse. Allora, sebbene l'ordine fosse largamente superato dagli eventi, strette con le armi a piede, mentre Nino Bixio e il principe Umberto, comandanti di due divisioni totalmente inattive, insistevano per correre in aiuto del povero Govone. Ma niente da fare. Morozzo della Rocca, prima di prendere un'iniziativa, voleva l'autorizzazione dei superiori. Se al suo posto ci fosse stato il capitano austriaco, quello del monocolo, probabilmente le cose sarebbero andate in maniera diversa. Ma non è finita. Gli ufficiali, mandati a Villafranca a cercare la Marmora per chiedere istruzioni, non lo trovarono. Il capo di stato maggiore, sempre in giro per il fronte, e nessuno sapeva esattamente dove fosse. Intanto la situazione precipitava. Così Enrico Morozzo della Rocca, in mancanza di nuovi ordini, si attenne a quelli vecchi. Diceva la vecchia maestra che nell'obbedienza cieca entra sempre un po' di ciecità.