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Capitolo 1 - Mamma 1 -Quella naturale
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The speaker reflects on the complexity of talking about their mother, highlighting the emotional aspect. They mention that their mother had them at the age of 41, which was less common back then. The speaker recalls their mother's humor and irony, and how she gave them the nickname "Rospo" (Toad) due to their taciturn and shy nature. They mention a conversation with their mother about the nickname, where she explained that only a toad gets kissed by a princess and transforms into a handsome prince. The speaker concludes by introducing themselves as Evaristo Tisci and teasing a possible title change for their podcast. CAPITOLO 1 MAMMA 1 QUELLA NATURALE Parlare della propria madre è sempre complicato, principalmente per due aspetti. Anzitutto si pone una domanda, da dove comincio? Si potrebbe sicuramente scrivere un libro, e magari lo farò pure, ma in questo capitolo della storia mi soffermerò essenzialmente solo su alcuni episodi più significativi del rapporto con lei. La seconda difficoltà è legata all'aspetto emotivo, ossia quanto oggettivi e distaccati dai sentimenti possiamo riuscire ad essere parlando della propria mamma. Non sarà facile, ovviamente, ma andiamo con ordine. Come ho accennato in precedenza, lei mi ha avuto a quasi 41 anni, un'età non certo più giovanissima per una gravidanza e, parlando ormai dello scorso millennio, la cosa non era certo così frequente come nel 2023. I controlli e le prevenzioni dai rischi di eventuali problemi non erano certo all'altezza di quegli odierni, ma di contro si portava avanti la gravidanza forse con meno ansie e stress. Leggenda vuole che mia madre abbia lavorato, aveva un negozio di alimentari, fino a poche ore prima della mia nascita. Chiudendo la saracinesca pare abbia detto a mio padre, «Ora che è chiuso, che dici? Vado a fare sto ragazzino?» Probabilmente le parole della frase non saranno state proprio queste, ma non fatico a credere che non si discostino molto dalla realtà. Sì, perché fra i pregi che più ricordo di lei c'era proprio questa ironia e autoironia, a volte anche molto pungente, e che in parte credo io abbia ereditato. Lo prova il fatto che mi avesse affibbiato un nomignolo direi piuttosto particolare da dare al proprio figlio, e che secondo me la dice lunga sul nostro rapporto. Di solito le mamme chiamano i loro piccoli con nomi pieni d'amore, così zuccherin da far venire il diabete, soprattutto se i bambini sono figli unici. Io ero fondamentalmente un bambino taciturno, timido, spesso con un'espressione imbronciata a mio malgrado. Quest'ultima caratteristica me la porto ancora oggi, soprattutto quando sono assorto nei miei pensieri. Lei aveva fotografato la mia immagine chiamandomi Rospo, che dalle nostre parti è assoggettato alle persone scontrose, poco incline al dialogo o alla socializzazione, dei musoni per così dire. Capì quando avevo più o meno una decina d'anni che quando mi definiva il mio Rospetto era un complimento. A distanza di anni, ripensando a quel nomignolo, gli rinfacciai la scelta, dicendogli che come tutti i figli forse avrei gradito essere accostato a qualche specie animale un po' più carina, per così dire. Lei mi dispose che però solo il Rospo viene baciato dalla principessa, che lo trasforma in un bellissimo principe azzurro. Poi, dopo una pausa degna di una grande attrice di teatro, che però credo fu solo un vano tentativo di resistere dallo scoccare la battuta, aggiunse, ma a tetta colpito di striscio. Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast. Dal titolo Perché, ma forse lo cambio.