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redigio.it/dati2601/QGLO003-Lago-Varese-10.mp3 - Il lago di Varese - 9,55 -

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Transcription

The transcription is about the history and characteristics of the Lake of Varese in Italy. The vegetation in the area is mainly composed of tall trees such as oak, robinia, and willow. The town of Cazzago-Bravvia has a rich history and its name may have originated from a Roman personal name. The town has preserved its traditional atmosphere and is known for its cultural and skilled residents. Fishing has been an important activity in the area for centuries, and the cooperative "Pescatori del Lago di Varese" was established in 1921 to protect the fishing rights. The lake has been abundant in various fish species, although some species like perch and carp are becoming scarce due to pollution. However, species like trout and eels are still present in significant quantities. The fishing data from 1983 shows that eels are the most abundant fish in the lake, followed by trout, borelle, and tench. www.redigio.it E la storia continua Il lago di Varese Nel territorio del comune Cazzago-Bravvia la vegetazione ad alto fusto è prevalentemente costituita da querce, sovente accompagnate da robinie e salici. Non sono però rari il pioppo e lontano, specialmente in prossimità della Torbiera, poco oltre l'abitato. Il nome di Cazzago, citato per la prima volta nell'840 con la voce Caga-Sago, probabilmente deriva da un nome personale romane, un certo Cacatius. Solo successivamente fu aggiunta la denominazione Brabbia, che a sua volta deriverebbe da un supposto barabula, forse in relazione a un antico barros, cespuglio. Il termine Brabbia si riferisce non solo al paese, ma anche al canale che attraversa l'omonima palude Torbiera. È forse fra tutti i paesi livieraschi quello che ha meno risentito delle trasformazioni socio-economiche imposte dalla civiltà industriale, e non solo nella struttura urbanistica. Non crediamo di scadere in un lirismo di maniera se tastando l'atmosfera di certe sue trattorie o rivisitando la piazza della chiesa, le vie, le vie pietre in riva al lago, sulle quali si sono avvicendate le ginocchia di generazioni lavandaie, ci sembra di rivivere almeno in parte un'epoca, per altri versi, del tutto scomparsa. Un detto tuttora in circolazione lo definisce paes d'avvocat, paes d'amat, perché i suoi abitanti si sono spesso distinti per cultura e destrosità. Alcuni avvocati notissimi nei fori di Varese e Milano. In una certa tendenza a cavillo giuridico era evidente anche in altri notabili, se dobbiamo dare retta a un aneddoto riguardante un vecchio sindaco del paese. Questi, volendo far costruire un cavalcheria fra le sue proprietà, sulla stradina che scende verso il lago, incontrò la decisa opposizione di alcuni consiglieri comunali, i quali temevano che in tal modo non si sarebbe più potuta transitare la croce nelle processioni che si svolgevano sul lago. La licenza di costruzione fu concesa a condizione che il sindaco si impegnasse a far passare agevolmente la croce, ma i maligni sostengono che il Cireneo, ben odiato dal sindaco, riuscisse a non urtare il cavalcheria piegandosi sulle ginocchia. In effetti si dovrebbe parlare di Cazzago come di un paese di pescatori. Non solo il Quaglia lo ricorda come antica sede di fittabili della pesca, ma ancora oggi i pescatori professionisti rimasti sul lago appartengono in gran parte all'ormai leggendaria famiglia Giorgetti di Cazzago. Già conosciamo le artiche tra variate vicende dei diritti di pesca sul lago, in epoca più recente, e invece fu proprio la famiglia Ponti, ultima proprietaria del bacino, a creare le premesse per il suo sociale della pesca. Il Marchese Ettore Ponti sollecitò ai pescatori professionisti ad associarsi allo scopo di evitare lo sfruttamento di chi aveva in affitto quei diritti. Nacque in questo modo la Società Mutua Cooperativa Pescatori del Lago di Varese, che fu legalmente fondata nell'agosto del 1921. Dopo che Andrea e Felice Ponti, erediti dal Marchese Ettore, ebbero deciso di vendere i diritti di pesca. La cooperativa, che oggi ha sede a Calcinate del Pesce, svolge tuttora le sue attività in base a un preciso statuto. Ogni socio può far lavorare solo un apprendista, a patto che questi sia un figlio maschio dello stesso socio, escludendo in tal modo la possibilità che i strani entrano a far parte della cooperativa. Da secoli, l'abbiamo già visto, i pescatori del Lago di Varese si muovono con diversi tipi di barche, che oggi non sono molto differenti da quelle di un tempo. Le reti e gli attrezzi anticamente erano studiati e realizzati in modo da poter essere utilizzati con le varie tecniche di pesca, o per catturare pesci di differenti dimensioni abitudini. La pesca a Corrialone, praticata soprattutto a Cassago, vedeva impegnate quattro barche contemporaneamente per catturare i pesci più grossi, i luci, mentre le prese più piccole potevano incappare nel redino o bidina, ma specialmente per le alborelle e nel vighezzo. Si usavano anche la cinta corriazzo, soprattutto per le tinche, il tramaglio per il pesce persico, le lignole per il lamo dormiente e la tirolindana. Le scardole, pesci un tempo pochissimo apprezzati e ancora oggi consumati quali sono in Calpione, erano oggetto di un divertimento tanto crudele quanto poco sportivo, organizzato per diletto dai signori Valesini, la pesca a ghiaccio. Essa si poteva praticamente praticare delimitando con reti l'ultima porzione di ghiaccio che ancora si trovava sulla riva della Schiranna verso la fine dell'inverno. Le lastre sotto le quali amano nascondersi le scardole venivano frantumate e poi si procedeva la pesca vera e propria con vighezzi, tramagli e con la fiocina, approfittando del fatto che per i pesci non c'era più scampo, un'autentica tonnara d'acqua dolce. Un secolo fa il prodotto della pesca nel lago si aggirava a 45 mila quintali l'anno, gran parte dei quali era diretta ai mercati di Arona, Milano, Torino, Vercelli, Novara, oltre che naturalmente in molte località della provincia di Varese. La parte del Leone, specie sotto la dominazione spagnola, la faceva Milano, tanto che alcune grida imponevano i varisotti di dirottare nel capoluogo lombardo una certa quantità di pesce, soprattutto venerdì e in quaresima. È probabile che non ci fossero problemi per soddisfare la domanda, perché il lago di Varese è sempre stato considerato uno dei più pescosi d'Italia e d'Europa. Ancora oggi, malgrado il grave inquinamento, assai paradossalmente proprio a causa di esso, così vedremo i pescatori della cooperativa difficilmente tirino in secco le reti vuote. Il vero problema è costituito dalla progressiva scomparsa delle specie più presate, come il pesce persico e la carpa. Ma, anche se la situazione non è rosia, la popolazione idrica del lago conosce ancora una certa abbondanza di persici trota, scardole luci e soprattutto le borelle, che opportunamente trattate vengono da tempo vendute in piazza della motta Varese durante la millenaria fiera di Sant'Antonio, il 17 di gennaio. Sotto il nome di Pesce di Sant'Antonio. Queste specie sono le specie più diffuse, anche se si possono trovare pesci sole, in dialetto igubite, tinche e anguille, ma solo perché i pescatori provvedono a immettere nel lago gli avanotti. I dati più recenti, 1983, sulla pesca del lago di Varese, vedono in testa della classifica le anguille con 6.725 kg, seguite delle trote, 2.774 kg, arborelle, 1.776 kg, tinche, 1.462 kg, persici, 432 kg e luci, 421 kg. www.redigio.it E la storia continua...

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