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QGLN1169 Lago-Comabbio-08

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Transcription

The transcription discusses the history and characteristics of Lake Comabio. It explains that the lake no longer has surface connections with other lakes, but only with Lake Varese due to human intervention. The depth of the lake is shallow, with a maximum depth of 7.7 meters. The water supply comes from rainfall, submerged springs, and the groundwater from Lake Monate. There were historical attempts to redirect the outflow of the lake towards Lake Ticino. The transcription also mentions the disputes between landowners and the industrial use of the groundwater. It mentions the presence of ancient populations in the area and the historical significance of Corgeno, a neighboring town. The transcription ends by mentioning the continuation of the story in the next episode. www.redigio.it e la storia continua nei laghi varesini c'è anche il lago di Comabio cominciamo a conoscerlo il lago di Comabio sappiamo che attualmente il lago di Comabio non ha più comunicazioni superficiali né con il Monate né con il Ticino ma solo col Varese in quanto l'uomo ha aperto l'emissario rabbia in questo modo si sono create le condizioni perché lo si possa considerare un lago stagno infatti in un bacino embrifero di 16 km quadrati con una superficie di 3,4 km quadrati la profondità massima di appena 7,7 metri con una media di 4,4 e un volume d'acqua di 164 milioni di metri cubi a integrare la scarsa quantità di acqua immessa dai due torrentelli il Gerbona e Roggia di Comabio provvedono oltre alle precipitazioni alcune cospicue sorgenti sommerse alimentate dalla falda proveniente dal lago di Monate lo sbarramento fluvio-graciale fra i due laghi permette infatti per via sotterranea un buon passaggio di acque ma la falda è ampiamente sfruttata da prelievi di acqua a scopo industriale si è forzatamente indotti a pensare a questo deflusso anche perché a sua volta il Comabio riversa più di 100 litri al secondo verso il lago di Varese e molto probabilmente anche verso lo Strona e il Riale torrenti tributari del Ticino l'ipotesi che il lago si scaricasse anticamente nel Ticino non è recente perché già nell'Ottocento si era accennato allo scopo di tentare un prosciugamento totale del bacino poco più a ovest del Riale tra Mercallo e Oriano scorre un altro rucello chiamato il Lensa che venne indicato come il più adatto per convogliarvi le acque del Comabio il progetto era nato non tanto per motivi di malaria quanto per una disputa sorta fra i proprietari riveraschi capeggiati dalla famiglia D'Averio e l'onnipotente Casa Borghi la quale regolando a suo appiacimento la briglia posta sul canale Brabbia indirettamente danneggiava i beni altrui nei tempi di piena fu così che i D'Averio pensarono in tagliare un nuovo canale che collegandosi con il Lensa potesse far defluire parte del Comabio nel Verbano e nel Ticino l'idea non piacque affatto ai Borghi i proprietari della grande fabbrica di Varano alimentata proprio dal canale Brabbia i quali si premurarono di acquistare parecchi terreni attorno al lago e in particolar modo quelli più direttamente coinvolti nell'operazione cioè le paludi di Mercalo tutto andò in fumo ma Equalia che ormai conosciamo come partigiano delle bonifiche continuò a caldeggiare il piano anche a costo di pagare un'eventuale indianizza ai Borghi addirittura tornò a proporre la validità del vecchio progetto dell'ingegner Villoresi del 1863 rielaborato dall'ingegner Marsaglia secondo i quali si potevano utilizzare le piene del laghi maggiore Ceresio di Varese convogliando nelle acque in un lungo canale che passando per il Comabio e praticamente pro giù Grandolo sarebbe arrivato fino a Milano anche in questa occasione però prevase il freno dei costi alla burocrazia e soprattutto dei numi tutelari di chi manovrava le leve non solo del potere economico ma anche delle chiuse la cosiddetta palude di Mercalo in verità dal punto di vista amministrativo appartiene solo parzialmente a quel comune perché una buona metà o quasi si trova nel contiguo territorio di Corgeno un paese rivierasco che a sua volta era parte del Comune di Vergiate anche questa è una zona in cui è ampiamente documentata la presenza di antiche popolazioni emblematico lo stesso toponimo Corgeno che testimonierebbe la sua origine in Subrica gli abitanti di fortificazioni sorte sulle rive del lago secondo questa interpretazione venivano chiamati Corogenates utilizzando due vocaboli celti Caer che è castello Gen che è riviera e il suffisso latino Ates a suffragare quest'ipotesi occorre anche l'Olivieri che ritiene corretto il collegamento del toponimo con i vicani Corogenates di cui si trova documentazione corpus inscriptionum latinarum del Monsen innumerevoli poi sono i resti trovati nella zona di Vergiate risalenti soprattutto all'età romana vaga per tutti la villa con terme trovata nella zona di Sangallo tra Vergiate e Cimbro dove sorge un oratorio del IX-X secolo in procinto di essere restaurato nelle cui vicinanze fu rinvenuta una famosa stele tombale con una scritta in carattere nord etruschi fondato sul bordo di un terrazzo morenico il paese di Corgeno è tutto raccolto attorno a un bel campanile romanico dell'XI secolo ben visibile anche dalla trasponda del lago e altrettanto visibile doveva essere la torre fortificazione chiamato in dialetto Turascia che sorge proprio davanti alla chiesa parrocchiale di San Giorgio a giudicare dalla riutilizzazione di alcuni mattoni si pensa che la torre dovesse sorgere là dove già esisteva una villa o fortificazione romana oggi la Turascia è semi di roccata e non è facile stabilirne la primitiva funzione si può ipotizzare un suo collegamento diretto all'interno di una stessa recinzione con la chiesa di San Giorgio anche se non si comprende bene cosa dovesse difendere sembra più logico che essa servisse soprattutto come collegamento visivo con i castelli di Comabbio Eternate si noti che tutte le costruzioni altomedievali del lago di Comabbio furnerette nella prima metà dell'undicesimo secolo in concomitanza con il fiorire del monastero dei San Sepulcro Corgeno fece poi parte del Seprio e successivamente conobbe una lunga storia dei Visconti tanto che il duca Visconti di Modrone mantenne il titolo di signore di Corgeno Nel 1904 i venni di questa nobile e antica casata furono venduti dai borghi di Varano tramite l'opera Pia Santa Corona che a sua volta li aveva ricevuti nel 600 da Galeazzo Visconti tutto il nucleo di case che sta adossato alla chiesa di San Giorgio ha origini antiche nell'architrave di una porta di quella che fu la canonica è possibile leggere l'incisione 1599-7-B continua con la prossima puntata www.redigio.it e la storia continua

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