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redigio.it/dati2412/QGLM1133-festa-continua-01.mp3 - Che la festa continui - in nome del piacere - Divertimenti e lusso senza freni - Per i Duchi di Borgogna ogni occasione era buona per tirare mattina. Tra luci, musica e danze - fili d'oro e d'argento - giochi di luce - senza un attimo di respiro - ronde e bagordi -

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Transcription

The transcription discusses the extravagant festivities and parties organized by the dukes of Burgundy during the Middle Ages. These events were characterized by luxury, entertainment, and the use of artificial lighting to create the illusion of daylight during the nighttime. The festivities lasted from dawn until late at night and were filled with music, dances, and elaborate decorations. The organizers went to great lengths to create a festive atmosphere and to illuminate the darkness. The transcription also mentions specific examples of these celebrations, such as the entrance of Duke Philip the Good into the city of Ghent, where torches were used to create the appearance of daylight. The use of gold and silver threads in costumes, precious jewelry, and extravagant decorations were common during these events. The transcription emphasizes the obsession with light and illuminating the night, as well as the involvement of renowned artists in creating ephemeral art for these festivities www.readyso.it e la storia continua. In nome del piacere, che la festa continui. Divertimenti e lusso senza freni. Per i duchi di Borgogna ogni occasione era buona per tirare mattina, tra luci, musica e danze. Se la passione per il lusso e gli oggetti rari crea un profondo legame tra le corti italiane e il casato di Borgogna, in realtà quest'ultimo, alla fine del Medioevo, intende il bello in modo più forte e ricco di contrasti. Le tradizioni folcloriche, le eredità locali, i formarsi di mentalità diverse sono altrettanti elementi che portano a percepire in modo differenti il silenzio, il rumore, la luce e le tenebre. Le feste, sempre sontuosamente organizzate alla corte dei duchi di Borgogna, vanno avanti dalle prime luci del giorno fino a notte fonda. E questo eccezionale continuum cronologico consente di comprendere i limiti che la sera pone ai festeggiamenti, ma soprattutto di cogliere come la notte debba vestire la luce del giorno per farsi accettare e per far dimenticare le paure e segreti che li sono propri. I racconti ed i cronistici forniscono abbondanti informazioni sul modo in cui vengono organizzati questi festeggiamenti. I programmi di intrattenimento obbligano i partecipanti a far mattina se vogliono assistere a tutta la festa. La notte è considerata un semplice prolungamento del giorno, un tempo che permette di andare oltre i limiti imposti dal tramonto del sole, uno spazio che diventa necessario rendere piacevole così da esorcizzare i misteri che lo circondano. Certo, accade talvolta che la corte itinerante faccia coincidere il suo arrivo in una città con il calare delle tenebre. Filippo il Buono, ad esempio, viene accolto alle porte della città di Lilla nel 1463 da più di 400 uomini, ciascuno munito di una torcia, così da dare l'impressione della luminosità del giorno anche se a notte affonde. Altri esempi ci provano che la luce artificiale possiede un certo potere d'attrazione su questi grandi alla ricerca di sensazioni illuminanti. Ma più spesso la festa non fa altro che straripare nella notte, e la notte deve essere abbellita, travestita, fino a portare la maschera di uno splendido giorno. Fili d'oro e d'argento A cosa somiglia la notte medievale quando si adorna con i gioielli della festa? È quello che tenteremo di spiegare dimostrando fino a qual punto gli sforzi degli organizzatori tendono a ricreare la luce. Tra le numerose cerimonie organizzate al Ducato, l'entrata a Ghand del Duca Filippo il Buono il 23 aprile 1458 testimonia nei diversi modi per nascondere la notte adottata nel Medioevo. Il colteo del Duca nella città segue un itinerario particolarmente illuminato. Ogni finestra ci sono torce che non cesseranno di ardere per tre giorni. La torre sembra dal fuoco la piazza che la circonda. Il batello sul fiume Lys crolla distrutto dalle fiamme e come se non bastasse un borghese è arrivato a coprire il tetto della sua casa con una pellicola d'oro. Questa vera ossessione per la luce si ritrova in ciascuna delle cerimonie che vedono volteggiare il principe nell'oscurità cittadina. Alcuni diranno, e non a torto, che in questo caso si tratta di una semplice questione di sicurezza. E noi torneremo sull'argomento, ma questa volontà di illuminare va ben oltre. Ricordiamo che alla fine del Medioevo il godimento estetico si traduce assai spesso in esplosioni luminose e la notte paradossalmente permette di esasperare l'illuminazione attraverso i contrasti chiari e scuri, lo sfondo, in altre parole, che offre a questo spettacolo di giochi di luce. Immaginiamo allora una festa notturna. I costumi sono recamati con fili d'oro e d'argento, i gioielli e le pietre preziose sono stelle sui volti delle nobili damme, mentre i signori bardano i propri cavalli con i metalli più rilucenti. Il tutto per riprendere l'espressione gioncronista del tempo quasi a competere con la viva luce del paradiso. E ben presto, tuttavia, la corte si ritira nel suo palazzo, lasciando la folla a godersi tanto splendore come le testimonie ancora alla presenza. Senza un attimo di respiro. A Bruges, il 3 luglio 1468, Carlo il Temerario sposa in terza nozze Margherita di York. Tra la vigilia della settimana dei festeggiamenti prevista, il Duca preferisce ritornare nel suo palazzo per fare provvista di sonno, come dice Oliver de Lamarck. Questa precisazione ci lascia immaginare a quale ritmo dovevano succedersi i festeggiamenti preparati per l'occasione. Dal primo lunedì al lunedì successivo, la notte non è che una sorta di ponte che consente ai cavalieri di arrivare alla giostra del giorno dopo. Fatta eccezione per il mercoledì, il venerdì e il sabato, a causa dei divieti religiosi, e durante la notte si svolgono banchetti, intermezzi e danze. Talvolta le storie raccontate sono talmente lunghe che i convitati non hanno nemmeno più la forza di mettersi a danzare. Le dodici fatiche di Ercole, ad esempio, occuparono l'arco di tutta la settimana. E il martedì, 5 luglio, è messa a disposizione degli inventati una torre di musici, una sorta di architettura sulla quale cinghiali, capri, scimmie suonavano perfettamente la tromba, il tamburo e gli altri strumenti invitando alla festa e alla danza. E queste nozze raggiungono il massimo della sontuosità anche nella realizzazione degli intermezzi, poiché pittori e musici di fama non esitavano a mettersi al servizio di quest'arte effimera. Ricordiamo che Jan van Eyck e Roger van Weyden hanno più volte partecipato alla decorazione di alcuni ambienti riservati a tale festa. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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