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PODCAST N.38 - CAPITOLO 7 - MAMMA 1 -QUELLA NATURALE

PODCAST N.38 - CAPITOLO 7 - MAMMA 1 -QUELLA NATURALE

00:00-05:25

Le mie due mamme

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The narrator reflects on his relationship with his mother, describing her as discreet and affectionate. They both respected each other's personal boundaries and didn't ask too many personal questions. The narrator realizes that he missed out on learning more about his mother's past and regrets not asking her more questions. His mother didn't want him to become a typical "mamma's boy" and shared a story about her own experience with an overly attached partner. She emphasized the importance of freedom, making your own choices, and being true to oneself. The narrator concludes by saying that his podcast, called "Perché, ma forse lo cambio" (Why, but maybe I'll change it), is inspired by his mother's message of freedom and self-discovery. Capitolo 7 Mamma 1, quella naturale Dopo quel battibecco fra sorelle, non ci furono più grossi problemi legati alle mie vere o presunte storie romantiche. Tornando con la memoria a quegli anni, e sforzandomi di ricordare meglio su come mia madre si fosse approcciata al discorso legato alla mia situazione sentimentale, credo che non ci sia mai stato da parte sua un tentativo vero e proprio di sapere alcunché in tal senso. E questo non per una sua mancanza di curiosità o addirittura di disinteresse nei miei confronti. Penso piuttosto che sia stato l'ennesimo atto di rispetto verso la mia sfera strettamente personale. Di conseguenza anche io non ho mai chiesto molto di più oltre quello che sapevo. Qualcosa su di lei prima di me, particolari e situazioni di come avesse vissuto la sua infanzia e adolescenza, le sue aspirazioni e i sogni sul suo futuro dopo aver vissuto la tragedia della guerra. Forse per un senso di pudore, o forse perché da giovane i tuoi interessi sono altri e avrai tempo per le domande. Poi però ti accorgi che il tempo non ce l'hai più, e ti sei perso tanto di quello che oggi avresti voluto sapere da lei. Ad ogni modo, e ripensando a distanza di tanti anni sul rapporto complessivo che ho avuto con mia madre, la prima e maggiore sensazione è di una presenza discreta e affettuosa, senza mai trascendere in atteggiamenti eccessivi da tipica mamma italiana per capirci. I abbracci, i baci, le manifestazioni plateali di affetto materno dato ad un giovane uomo, come fosse ancora un ragazzino, non facevano proprio per lei. Forse nemmeno quando ragazzino lo era ancora. Non ha mai voluto che io diventassi di conseguenza il classico mammone, come nei migliori stereotipi che il nostro popolo ha, e aveva all'epoca ancora di più. Aveva avuto a che fare con questo tipo di uomini, e sapere di aver contribuito a rendermi come loro sarebbe stata per lei la condanna peggiore. Ricordo ancora quando, dopo averle confidato di alcuni problemi con la mia fidanzata di allora, mi raccontò una sua esperienza per la prima volta, quando io ero già grande. Avrebbe dovuto sposarsi quando era poco più che una ragazza. Le premesse c'erano tutte e anche le migliori. Lui era una brava persona, di buona famiglia, come si suol dire. Un buon lavoro e tutto il resto. A pochi mesi dalla data di nozze si rese conto che questa persona era attaccata alla mamma in modo eccessivo, morboso. Pendeva dalle sue labbra, avrebbe accontentato la madre nel restare a vivere con lei anche dopo sposati, così come nell'educazione dei figli, rigida e religiosissima. Insomma, la sua vita, e di conseguenza quella di mamma uno, sarebbe stata già indirizzata secondo i voleri di questa donna. Fortunatamente i miei nonni, i genitori di mia madre, erano estremamente sensibili alla sua felicità e non crearono problemi al mancato matrimonio, anche se molto tempo fa un accadimento come questo avrebbe potuto creare scandalo o quantomeno pesare sulla reputazione e sul buon nome della famiglia. Ma poiché sia lei che i miei nonni di queste cose se ne infischiavano altamente, si poteva evitare un matrimonio sicuramente destinato all'infelicità e poggiante su fondamenta alquanto fragili. Credo che lei volesse molto bene a quest'uomo, ma la sua felicità e soprattutto la sua libertà venivano al primo posto. E la morale del suo racconto voleva proprio essere questa. Non preoccuparti di uscire da quel binario che sembra così solido e rassicurante, se pensi che tu non stia viaggiando nella giusta direzione. E le parole non dette, quelle che oggi sento comunque uscire dalle sue labbra, suonerebbero così. Sii libero figlio mio, libero di pensare con la tua testa, libero di sbagliare, di cadere e rialzarti. Libero di inseguire i tuoi sogni e la tua felicità, a costo di ricercarli per una vita intera. Libero di amare chi vuoi tu e di essere riamato, di camminare mano nella mano verso il futuro oppure da solo, se il tuo destino sarà questo. Ma sempre con la schiena dritta e la fronte alta. Unico, vero, te stesso. Sii libero figlio mio. Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.

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