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PODCAST N.25 MEGLIO EVITARE

PODCAST N.25 MEGLIO EVITARE

00:00-04:21

Quelle cose da non dire...

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The speaker discusses phrases or expressions that they dislike because they have the opposite effect of what they intend. For example, when someone tells them to calm down when they're angry, it only makes them angrier. They also mention a colleague who enthusiastically greets them every morning, which annoys them. Lastly, they talk about the phrase "everything will be fine" that is often said in tense situations in movies, which they find unrealistic. The speaker ends by referencing a scene from the movie "Young Frankenstein" where a character says, "It could be worse, it could be raining!" The speaker considers changing the name of their podcast. Ci sono delle frasi, parole o modi di dire, che proprio non sopporto, letteralmente mi mandano in bestia. Sono quelle espressioni che ci vengono dette in determinati momenti, e pronunciate magari con dei buoni propositi, quelle che vogliono indurci ad avere un comportamento diverso, oppure uno stato d'animo migliore, ma che invece riescono a generare in noi proprio l'effetto opposto. Faccio un esempio per spiegarmi meglio. Sei arrabbiato per un qualsiasi motivo. L'ansia del momento ti porta a ragionare nel modo sbagliato, anzi, a non ragionare affatto. Hai la pressione a mille, le pulsazioni di un pilota di Formula 1 alla partenza di un gran premio, gli occhi a fessura come Bruce Lee prima di sterrare il colpo di Grazia, le narici di un cavallo dopo aver trionfato al Kentucky Derby. Ti sei praticamente trasformato in quello maccione verde di Hulk. L'unica cosa di cui avresti realmente bisogno sarebbe un servizio completo da 24, da frantumare uno ad uno, fino all'ultimo piattino o tazzina da caffè. E invece? E invece ecco arrivare qualcuno lì a dirti, ma dai, non fare così. Stai calmo. Stai calmo. Questa è l'unica cosa da non dire mai a chi in quel momento è lontano anni luce dallo stare calmo. E quelle due parole lo porteranno ancora più lontano dal ritornare nel corpo e nella mente del dottor Bruce Banner. Un altro esempio di vita vissuta. Ho la sventura di avere una collega che, di mattina presto, e specialmente di lunedì, si presenta al lavoro carica a pallettoni, e con un sorriso smagliante e smielato, pronuncia con note altissime e degne di una grande soprano, il fatidico «Buongiorno!». Ora, la mia indole è sociale e pessimista, e il mio non volere interagire con il genere umano a quell'ora, e il fastidio fisico che provo ai decibel altissimi e striduli della sua voce, mi indurrebbe a rispondere nel modo più naturale e scontato con un bel «Ma buongiorno un…». Ma quel residuo di pazienza ed un minimo di forma mi trattiene proprio all'ultimo momento utile dal farlo. Per concludere, un capitolo a parte meriterebbe un'espressione che si sente spessissimo in molti film americani, e non solo. La scena è ricca di tensione. Un uomo è aggrappato con due dita della mano al parapetto del grattacielo, e ha pochi secondi dal precipitare. Oppure stanno portando lo sventurato in sala operatoria per un delicatissimo intervento mai provato prima. E puntuale come una cartella esattoriale si sente implacabile la frase «Andrà tutto bene». Ma andrà tutto bene cosa? Come fai a dire una cosa simile? Chi ti dà tutta questa sicurezza? Anche chi non è poi così superstizioso inizia a fare scongiuri e gesti apotropaici che si possono facilmente immaginare. Ecco, in tutti questi momenti ripenso a quel fantastico film che è «Frankenstein Junior», in particolare a quella scena epica nel cimitero dove il dottor Frankenstein e il suo assistente Igor o Igor stanno disotterrando una barra. Stanco, sporco e affaticato, il dottor Frankenstein esclama «Che lavoro schifoso!» Memorabile e geniale fu la risposta dell'ineffabile Igor o Igor. «Potrebbe essere peggio, potrebbe piovere!» Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama «Perché?», ma forse lo cambio.

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