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Podcast Milani

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In Japan, there is a phenomenon known as "herbivore men," who are not interested in sex. This is a contradiction, as Japan has a strong erotic culture. The Japanese have a relaxed view of sexuality due to their cultural history, which includes Shinto and Zen Buddhism. Public displays of affection are seen as invading the private sphere. Japanese sexuality is often characterized by a mix of innocence and sensuality, seen in the kawaii culture. There is also a unique and bizarre form of sexual entertainment, such as TV shows like The Handjob. The Japanese have a fascination with erotica, but it does not necessarily translate into real-life behavior. The country's media often portrays extreme sexual violence, but this does not reflect the everyday reality. The Japanese have a strong separation between fantasy and reality when it comes to sexuality. In Giappone, sesso è tradotto come relazione di carne. Così ho chiamato questi ragazzi erbivori, perché non sono interessati alla carne. Uomini erbivori. È questa la definizione coniata nel 2006 dalla scrittrice e giornalista Maki Fukasawa. Con questo termine Fukasawa si riferisce a quel fenomeno che indica i giapponesi come uno tra i popoli con la minore frequenza di rapporti sessuali. Ma non solo. Sembra infatti esserci proprio un atteggiamento di disinteresse nei confronti del sesso. Il Giappone però, sotto questo punto di vista, sembra essere terra di forti contraddizioni. Da un lato lo scorrere veloce delle vite, con lo stress che ne deriva, non lascia il tempo né per pensare al sesso, né tantomeno per coltivare rapporti interpersonali. Dall'altro invece, la narrazione erotica è una delle più affascinanti ed esplicita al mondo. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS In questa puntata rifletteremo su quelli che sembrano essere gli approcci e le apparenti contraddizioni riguardanti il sesso in Giappone. Perché dico apparenti? Perché molto frequentemente quando usiamo il termine contraddizione, la verità è che forse in realtà quello che stiamo facendo è un tentativo di celare la nostra incapacità di comprendere fenomeni complessi. Capita infatti di leggere contraddizioni dove non riusciamo, spesso da un punto di vista comodamente etnocentrico, a comprendere. Nell'accostarsi alla sessualità giapponese sarebbe saggio lasciare da parte molti dei pregiudizi tipicamente occidentali, altrimenti si rischia di rimanere disorientati da un paese in cui non si fa una piega di fronte ai videogiochi di stupro, ma nel quale il numero degli stupri reali è statisticamente di netto inferiore rispetto per esempio a quello degli Stati Uniti. La sessualità giapponese tendenzialmente stupisce per il suo carattere eccentrico e per questo suo muoversi costantemente tra una tradizione erotica piuttosto sofisticata ed una pornografia contemporanea, per certi versi anche bizzarra se vogliamo, ed indubbiamente unica anche solo per quella che è la sua essenzione di massa. E questo a primo impatto può sembrare un'incongruenza, perché se si si ferma ad uno sguardo superficiale sfugge che in realtà il rapporto disinibito che i giapponesi hanno con il sesso, soprattutto per quanto riguarda la sua dimensione pop, discorsiva, immaginifica, fantasy, ma anche feticistica e orrorifica, pure nei suoi aspetti più estremi e patologici, è in realtà il frutto della storicizzazione di motivi culturali millenari. Bisogna innanzitutto tenere in considerazione che in Giappone la dimensione più ludica della sessualità, anche nel momento in cui è sganciata da motivazioni riproduttive, non è mai considerata peccato, ed è completamente estranea alla questione morale ed il senso di colpa che troviamo invece nella cultura cristiana. Infatti, nel tracciare le radici storico-culturali dell'erotismo e dei comportamenti sessuali giapponesi, vediamo come l'attuale cultura sessuale sia il risultato di lunghi periodi di sedimentazione di valori e atteggiamenti provenienti da altre sfere, e da quella religiosa in particolare. Sia Shinto che Buddismo Zen, ovvero le più praticate in Giappone, fanno una visione della sessualità molto aperta e priva di pregiudizi, ed anzi lo Shinto riconosce al sesso un ruolo fondamentale, con un'accezione quasi rituale. Anche per quanto riguarda il Buddismo, non vi è l'espressione di un giudizio morale, come non vi sono distinzioni tra omosessualità ed eterosessualità. Persino la prostituzione in sé non viene condannata. Questo perché secondo lo Zen la condanna interviene solo nel momento in cui ad essere intaccato è il rispetto per gli altri. Non sono mai quindi le azioni in sé ad essere giudicate, ma piuttosto le motivazioni. La regola generale è quella di non abusare della sensualità per arrivare ad una mortificazione dell'altro. Ma allora perché in un paese come il Giappone, dove come abbiamo visto non esiste il concetto di peccato, anche il semplice atto di baciarsi in pubblico può essere motivo di imbarazzo? Questo succede perché presenta una fortissima distinzione tra quella che è la sfera pubblica e la sfera privata. Di conseguenza le manifestazioni d'aspetto fanno parte di uno spazio intimo che riguarda la coppia, che riguarda solo la coppia. La privacy e la sfera privata sono indoccabili e fondamentali. Di conseguenza divenire oggetto di censura non è tanto la trasopressione, ma l'invadenza della quiete privata portata a diventare parte del discorso pubblico. Ed è in questo contesto che trova a posto un intrattenimento sessuale singolare e bizzarro, che da un lato serve proprio a sdrammatizzare il dispositivo discorsivo sessuale. E' il caso di alcuni programmi televisivi come The Handjob, un format in cui due donne seguono due ragazzi tra i passanti in strada, facendoli diventare protagonisti di una puntata in studio, che si basa su un gioco che come unica regola prevede la vittoria di chi per prima riesce a far raggiungere l'orgasmo all'uomo allea segnato. Un altro esempio in cui vediamo mostrarsi questa caratteristica legata all'aspetto più ludico della sessualità giapponese è quello del kawaii, un termine che viene utilizzato in Giappone per descrivere qualcosa di carino, di grazioso. La dimensione del kawaii esercita un forte richiamo all'infanzia, ma dietro a questa purezza spesso si celano erotismo e sessualità. Questo connubio tra dimensione sessuale ed immagini innocenti e divertenti, anche se vogliamo, lo vediamo per esempio nella vendita di preservativi spesso colorati, con immagini graziose e che possono arrivare ad avere per esempio anche il logo di Hello Kitty. Abbiamo quindi questa commistione tra fanciullezza e sensualità. Non sorprende dunque che anche i disegnatori dei noti hentai abbiano iniziato a raffigurare ragazze giovanissime, tra cui anche bambine, in situazioni intime, spesso sottomesse a uomini più grandi. Viste da un occhio occidentale queste immagini fanno notare il fatto che esiste un confine molto sottile tra pedopornografia e fantasie sessuali. Ma i giapponesi in realtà non vivono questa distinzione in maniera chiara, ed anzi probabilmente soddisfano la loro attrazione per le ragazzine attraverso questi disegni, per poi non metterla in pratica. Un altro tipo di produzione erotica giapponese è quella dell'ero guru, che coinvolge vari temi, tra cui bestialità, sadomasochismo e l'abbondanza di stupri da parte di creature tentacolari, il cosiddetto tentacle rape. Nel tentacle rape vengono portate allo stremo delle caratteristiche ricorrenti nella cultura giapponese, ovvero la questione del possesso, inteso come esercizio di potere sull'altro, ed il tema della mutazione. La mutazione avviene spesso nel momento in cui le vittime dei stupri si trasformano esse stesse in bestie, diventando poi a loro volta carnefici. Le mutazioni rappresentate dai tentacle rape sono connesse ad una serie di fobie e feticismi relativi al periodo post-atomico e dalle devastanti conseguenze che poi ne sono derivate. Le perversioni che riguardano le attività di dominio di un oggetto sessuale in Giappone sono tante. Lo vediamo per esempio con il successo del bukkake, una pratica di sesso di gruppo in cui il suo distaccimento deriva proprio dall'umiliazione dell'oggetto sessuale. Questo ci fa comprendere come tali perversioni siano ben incastrate all'interno della società. Anche in questo caso verrebbe da pensare che questa presenza massiccia di violenza sessuale nei media debba poi riflettersi in quelli che sono i comportamenti reali dei cittadini, eppure nella violenza, nell'aggressività, sono elementi quotidiani della realtà giapponese. Il punto è proprio che spesso la sfera immaginifica giapponese non ha poi un impatto diretto con la realtà, e può essere portata all'estremo proprio in quanto relegata alla sfera della fantasia. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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