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Come il pensiero monotecnico è centrato sul silenzio che è il veicolo, diciamo così, di consapevolezza. Chiaramente è una disciplina, è una restrizione evidentemente, ma è una restrizione, c'è una restrizione funzionale al fatto di riuscire a meditare, questo è sempre una traduzione diciamo dell'aria, quindi osservare, addirittura quando ci vanno i fatti meditativi, magari meno conoscente, che non conosciamo in sostanza, meno conoscente, addirittura ci sono delle scritte che mi vivono in mente, osservare, e ripeto, mi ricordo, osservare il mio silenzio. È una traduzione in sostanza, per adesso non arrivo a trovare, diciamo così, una contraddizione in questa disciplina di proposta con quello che si fa in meditazione, è importante fare silenzio verso il cuore e apprestarsi a fare silenzio dentro se stesso, è una disciplina. Poi diciamo, una disciplina è una base teorica, e tant'è che la teoria della meditazione come tale, quando la vedi bene, implica le parole, e come le implica? Perché infatti nella meditazione, e mi ricordo che anche nella disciplina parlavo, la meditazione la si può rappresentare come una piramide che ha tre facce, e una è occupata dalla teoria, l'altra è occupata, ve ne ricavano rapidamente queste cose, l'altra è occupata dall'etica, etica morale in qualche modo, che ha a che fare con il comportamento, e la terza è occupata dalla tecnica meditativa, come dire, del come fare a meditare. Quindi esiste poi anche la disciplina della teoria. Vale la pena dimostrare brevemente queste parole, e poi passando alla pratica, per esempio vedete, la pratica è importante e viene sottolineata in questo ambito, perché se io venissi a fare una conferenza sarei impugnato come un istruttore di nuoto, di sci, che si presenta ai fronteggerieri e gli spiega la teoria del nuoto, la teoria dello sci, la teoria del pianoforte per qualche bella musica, ma non si mette in pratica, uno deve poter entrare dentro una maschera e cominciare a misurarsi con la pratica del nuoto, che non sono pure la teoria del nuoto che indica una serie di cose non così, con una teoria così ampia come forse quella della musica, per esempio, o quella della meditazione. Poi notate, vedete, la teoria, dentro la teoria, che secondo le tecnologie accrete, che a volte andare alla fonte del parole diventa importante perché è industrativa, voi chissà quante volte avrete sentito parlare, scusate, frequentando gli orienti culturali, se poi non li frequentate ai fini meditativa va bene lo stesso, non è, anche per l'obiettivo della meditazione, non è tanto quello di sviluppare cultura, notate bene, non è tanto quello di sviluppare intelligenza come si usa a fare in ambienti scolastici, universitari eccetera, quanto è di sviluppare saggezza, sviluppare saggezza, e la saggezza se mai include l'intelligenza ma è qualcosa di diverso dall'intelligenza. Adesso non mi fermo, ed è l'obiettivo proprio della meditazione. La meditazione non ha lo scopo di sviluppare la nostra intelligenza perché facciamo dei discorsi difficili per esempio, come anch'io qui in questa sede posso fare nel senso in cui, attingendo le mie fonti letterali e filosofiche, liceali, leandari, linguistiche, vado a pescare qua e là, ma subordinatamente, notate bene, a questo obiettivo che è la saggezza. La saggezza come tale può essere un'attitudine, poi farò anche un discorso sulla terza, quarta età, quinta età, con quella che sto trasmessando io, è un'attitudine abbastanza normale che si presenta non nell'età precedente, diciamo così, all'uomo da giovane mentre era non essenziale, ma la saggezza tende a presentarsi naturalmente attraverso l'esperienza di vita. Questo è anche un senso che mi dice però, e viene rimarcato, viene solicitato, per cui bisogna dire a qualunque uomo, qualunque donna, per il solo fatto di aver accumulato, è un'accumulazione, ma è un'accumulazione qualitativa, differente, un certo numero di anni, una certa dose di esperienza della vita e di conseguenza di saggezza, non può non averlo. Questi dopisci sono ognuno di noi ha degli spazi, uno per il fatto che diventa saggio, uno può anche diventare un po' ritardato, ci sono i dubbi. A me tante volte mi sorprende, adesso accorgo quegli uomini, che sperimentano queste cose, sperimentano queste cose, che non sentono la memoria, eccetera, eccetera. Aspetto che loro finiscono di commentare. Per motivi sicuramente liberalizzativi, ma comunque, scusate se vi piace ricordarlo, ecco, il nobile silenzio implica proprio a stendersi da loro, lasciare perdere l'organizzazione, a questo ci pensiamo molto. Allora dicevo, la meditazione, lasciando perdere per adesso la saggezza, di cui vi sottolineerò e espliciterò un po' meglio in altri discorsi più specifici, più centrati a quello, no? La meditazione come tale è un insieme di teoria, di pratica o tecnica, e di etica. Allora qui vado avanti ancora a sottolineare, ad approfondire il senso delle parole, e qui mi aiuta certamente la mia evoluzione letterale, qui mi aiuta molto, ad esempio, uno dice, chiamatemi una parola greca, che deriva dalla parola seos reid, scorrere, scorrere, vuol dire scorrere davanti alla divinità. Perché vi preoccupate così tanto? Ma scusate! Sit down! Soltanto se la prende fuoco, vi dovete preoccupare di organizzazione. Anche tu adesso, lascia perdere, segnala l'elenco, lo facciamo in un secondo momento. Meglio così, se poi è un impulso irresistibile, lo fai per costitui e non vai da. Ad esempio, scusate, quello che è una Florenti era buffo, io magari al suo posto farei lo stesso in sua meditazione di ammolire nessuno. A me la mia intenzione è questa, poi magari mi scappa, così come ero io, per motivi organizzativi di continuare a parlarmi sotto il naso. Se magari parlaste indietro non mi ne accordo, non vi dico nulla, andate a nascondermi sopra. Allora, riprendendo con la parola teoria, magari il segreto eticologico più forte è quello, chissà quante volte in ambienti culturali si è sentito l'espressione Pantarei, tutto scorre, l'espressione di Eraclio, un filosofo vissuto migliaia di anni fa, alla base della filosofia grega, tutto scorre, tutto muta, tutto diviene, tutto cambia. E' incredibile quanto nell'organizzazione si faccia tesoro di questa indicazione che tutto cambia, tutto diviene, dove le difficoltà di ciascuno di noi hanno a che fare proprio con bloccare, con tendere a bloccare questo processo di movimento, di cambiamento, di sviluppo, o di regressione anche delle persone, perché no, anche delle persone, perché è difficile stare fermi, oppure se si sta fermi non si sta in maniera, come dire, in maniera patologica, e diventa la patologia di non stare fermi. E di nuovo anche qui, nessuno scambio che si stia fermi, a volte anche a me succede, continuo di stare fermi, il punto sta di imparare ad accorgersi che in quel momento si è fermi, però non spacciare anche nei confronti di se stessi una brusca fermata o una fermata prolungata, perché si è presi nei propri pensieri, nelle proprie preoccupazioni che ti ancorano, ti trattengono, ti trattengono a non lasciarti andare, a non ridassarti. E' una tipologia di ridassare come quella di lasciarsi andare. Allora c'è la teoria, vale la pena in questa sede dire, perché noi quando sentiamo parlare di teoria, per lo più la teoria è quella degli altri, qui vale la pena rifuntualizzare, no? La teoria è quella degli altri, un libri, 10 libri di teoria filosofica, di teoria letteraria, di teoria circa l'allevamento degli animali, eccetera, eccetera. Quella teoria per quello che è possibile, soprattutto se ti interessa, magari se tu sei in prima persona, interessa prima di tutto ciascuno di noi di andare a vedere come stanno le cose ed è la sua decidazione che arriva dalla meditazione, perché la meditazione non insime nessuno dal formulario di lui, potrà essere meno ostensibile, meno, come dire, proclamabile di fronte al mondo, agli altri, perché non è che uno scriva un libro col fanno di grandi, di grossi, di erogio, non è che scrive un romanzo, non è che scrive delle poesie, ma semplicemente parla per se stesso. Allora in meditazione la sollecitazione è quello di essere attenti alla propria teoria, alla propria teoria che, detto in fracolatore, è come dire essere attenti a cosa ne pensi io, cosa ne pensi io di quello che mi viene, ci sta raccomandando, no? Questo è un punto che va enormemente approfondito e io tenterò anche oggi, durante il nostro riscaldo, approfondire con voi, su vivo, su vivo, del vostro, per esempio, dire tutte le volte quando vi invito a parlare, venite fuori e venite fuori inevitabilmente con un briciolo della vostra teoria, non con il massimo di quello che siete consapevoli di pensare, ma con quello che avete sentito dire e che andate ripetendo non va accorgendo che ripetete magari il pensiero di qualcun altro, per esempio, anche se attraverso il pensiero di qualcun altro occorre, diciamo così, si deve fare i conti, evidentemente occorre fare i conti, fin da quando siamo bambini, fin da quando siamo bambini noi dobbiamo fare i conti, addirittura siamo obbligati a fare i conti, siamo costretti a fare i conti, col pensiero dei nostri genitori, anche se i nostri genitori possono essere persone più strambalate e incoerenti della terra, è possibile in questo caso. Io mi sento dovuto accorgermi a due, tre, ottant'anni, come vi stavo dicendo ieri, i miei genitori sono sante persone, però la loro maniera, la mia maniera è tutta diversa, la mia maniera è diversa, la mia madre, il mio padre, i miei alternati, ed è in grazia di quello che ciascuno di noi comincia a, notate che uso una parola forte, a godere della propria vita, ad essere soddisfatti della propria vita, e non, come dire, continuare a vivere di un reddito, proprio come quelli che puniamo, sono molto ricchi, ma per il fatto che non si cimentano con la vita, in qualche modo si annoiano molti, come se fossero democratici, che avevano il reddito assicurato da decine, anche forse centinaia di generazioni, perché non centinaia, ma decine, diciamo decine di generazioni, di vecchie nobilità, di antica proprietà, di antichi primi dei, ma che lavori a fare? Questi loro dovevano avere un'intelligenza straordinaria e diventare industri, come per esempio, pensate un po' un altro, uno come Manzoni, che c'è abbastanza vicino, era un nobile, non un conte, avrebbe potuto vivere così andando a spasso e basta, invece si ritirava nel suo studio e scriveva, scriveva, scriveva, ci ha messo una ventina d'anni a scrivere quel capolavoro per il quale viene riconosciuto nel corso ormai dei decenni, di qualche secolo insomma, di un decennio, si ritirava nel proprio studio, e quindi come poteva fare, dicete che magari qualche volta vi cercherò, ma dicete, hai noiata, nobile hai noiata, ah è così, mi viene in mente, per esempio, come avevo detto, perché siamo andati a parlarne, ho ridetto dopo tanti anni, l'avevo letto quando ero sette, otto, dieci anni, mio padre me lo portò a casa, i tre moschettieri di Dumas, mai detti i tre moschettieri? Mi date poi una risposta dopo, se avete voglia, i tre moschettieri, eh, scritto molto bene, ma era un soggiorno di sciocchezze, quando ero bambino non riuscivo a vedere, tutte di guasconate, di esibizioni, di panterie, di questi nobili ciotroni che non hanno nulla da fare, si divertivano a duellare, a uccidere, a uccidere i loro simili, e devono essere della loro, come dire, del loro stesso ranco, almeno se fosse avuto uno spadaccino, come capita, per esempio, mettono ciò che si dice, una notevole finezza rispetto a Dumas, almeno a dei tre moschettieri, non a Dumas e altre opere, come per esempio il conto di Montecristo, enormemente più raffinato, ad esempio, eh, Mazzoni, quanta consapevolezza, è notato che strettamente è un letterato che più o meno vive in quell'epoca, a quanto è fine, no? Quando tu senti che c'è la figura di Ludovico, che, come sapete, a un certo punto si fa prate, perché era un giovinotto piuttosto esuberante, esuberante che un giorno passa, e in quei tempi nel Siciliano, insomma, le strade erano molto uffagate, diciamo così, no? E allora bisognava camminare sul marciapiede, e quando si incontrava sul marciapiede, ogni uomo si incontrava con uno di una classe inferiore, come era in questo caso Ludovico, che era un uomo ricco, aveva una famiglia di commercianti, Ludovico è un futuro francistofono, no? Quello che è bello, se lo ricordano un attimo. Si incontra con uno di questi nobili e gli dice, adesso chi deve passare prima? Ludovico è dato il pistone sulla destra e dice, la dritta è mia, la dritta è mia, la destra è mia, io sono a destra, e un uomo gli risponde, coi pari vostri la dritta è sempre mia, coi pari vostri la dritta è sempre mia, e allora quel punto non rimane altro che decidere, no? E si decide con la spada, Ludovico è più destro, più veloce, il farocchietto, come usava a dire, quindi molto più fine, più adorbici di queste ostentazioni, nel senso che oggi uno direbbe, sono tre bulli, sono quattro bulli che vanno in giro, quattro bulli ad urbo, che passano il tempo a mangiare, bere, divertirsi, duellare, recuperare, diciamo così, la protezione di qualche signore, quindi è una grande guascolata, insomma, però è scritto anche molto bene, perché mi sarebbe tanta cosa di parlare, ma rimaniamo alla teoria, come dicevo. Allora, la teoria, no? In meditazione. Poi, la pratica la pratichiamo non solo per illustrarla, l'altra parola su cui è bene mettere l'accento è l'etica, l'etica e la morale, che è l'altra componente della meditazione, etica e morale. Quindi, guardate, bisogna evitare queste confusioni grossolane, perché etica è di derivazione clinica, e vuol dire grossolanemente né più né meno quello che vuol dire la parola morale, che deriva dal latino mos moris, che vuol dire costume, no? Vuol dire, costume è, dove certamente, costume vuol dire come ci si comporta, no? Quindi, in fondo, uno potrebbe concludere grossolanamente che etica e morale vogliono dire la stessa cosa, vogliono dire comportamento. Non è affatto così, se uno scende più in profondità. Intanto, avendo presente sul piano linguistico anche due cose, che è un conto in greco e un conto in latino, Dio mio, cos'è, abbissalmente diverso. Io ho studiato di due per anno, quando ero giovane ero un perfetto asino che collezionava quattro, cinque, sei al fine dell'anno, addirittura studiando anche tedesco allora. Io ero arrivato a prendere uno di prima classe, una volta ho preso i tre e mezzo. Che riguardano anche la nostra possibilità nella pratica quotidiana di raccoglierci e di accontentarci anche in un quarto d'ora di meditazione, no? Magari in tre quarti d'ora è comunque a fare delle meditazioni canoniche, diciamo. Sto zitto. Una cosa... Prego! Grazie. Dalla parte mia mi sono semplicemente appunto posti, non so, una serie in Nepal dove c'è chi va a fare meditazione straniera e dove c'è scritto un semplice comportamento etico, cioè chi va a fare quello e chiedono quello. E dall'altro professo mi riguarda, per me sono molto utili le indicazioni buddhiste, molto utili le indicazioni buddhiste degli otto, diciamo, scrittori dei Buddha, perché io non sono buddhista come tutti noi, ma dall'Italia sono stata baptizzata, sono ecco. Io ho finito, perché mi aiutano a dare una dimensione alla parola etica in quello che è veramente anche la vita quotidiana. Non è veramente discutibile che l'una escude l'altra, assolutamente no. È ovvio che ci vogliano delle indicazioni normative, perché è più giusto chiamarle a quel punto normative, per cui, invece di dire si fa così, si fa anche in funzione, diciamo, di una necessità normativa. Io mi sono permesso poco fa di morire, continuo a morire, anche in funzione di quello. È ovvio che nel momento in cui ci stiamo con altre persone, le indicazioni normative devono essere date. Non ti sto a ricordare in questa sede, magari lo ricorderò poi anche a lui in altre sedi, le brutte esperienze che personalmente mi è capitato di fare a proposito di queste indicazioni normative da parte di certi monopsicuristi, con cui lo dico brevemente, una volta arrivai al pensiero di alzarmi a prendere il monopo che mi stava dicendo come dovevo stare seduto, come dovevo stare qui, come dovevo stare là, come mi toccava, mi spingeva, eccetera, eccetera. Tant'è che poi fui al punto di abbandonare letteralmente il retiro, perché poi anche gli organizzatori per cui non gli ho detto delle parolacce, ma mi scorgavano dall'intimo con grande forza l'accumulazione, presi la mia macchina e tornai a interrompere il retiro, metà perdendo anche quello che avevo speso. È ovvio che la norma ci vuole, ma guai a limitarsi alla norma, questo è il comune. In realtà la cosa da perseguire in meditazione è istinarsi, diciamo così, a quell'impulso comportamentale che ti sgorda da di dentro, che ovviamente può essere come nel mio caso, in funzione appunto della prima istanza, la norma, è quello che dico, a mentre voglio riprenderti alcuni, no? Allora, giustamente qui la filosofia buddista, ma anche quello che c'è nella vita, dice no, non passare all'altro, non passare all'altro perché l'idea è quella di reprimere ma non esprimere, perché se tu ti esprimi in quel momento, come dire, anche con parole, anche con parolacce, eccetera, non ti fa bene, non ti fa bene al cuore, in ultima nasce non ti fa bene al cuore. E tuttavia è importante sapere che non devi, a quel punto è evidente che tu non esprima fuori di te, per cui mi avrei fatto meglio in quelle circostanze, a distanza di anni, a rimanere lì tutto sommato e a smenarmela dentro di me, cioè a lasciar maturare dentro di me, come dire, riuscire a superare, come dire, il rifiuto, la rabbia, la violenza che mi vengono, però non glielo faccio. E allora, a quel punto, se tu non gliela fai, è evidente che ti alzi e te ne vai, se tu non ti fai parte, è evidente che ti alzi e te ne vai, perché è sempre preferibile, come viene detto poi, i casi estremi, i miei cittadini, i casi estremi, tutti gli altri, qualcun altro ha bisogno, se ha bisogno di fare questa situazione, per non tenere qualche elemento occupato, ah, il mio buon Antonio! Il problema è quello di me, in questo momento, a spiegarmi. Questo di dentro, dopo tanto tempo, ritorna? No, non riposa, è in continua evoluzione, quindi è quello di cui noi dobbiamo, sarebbe, come dire, disumano, più che disumano, perché qui non c'entra neanche la disumanità, sarebbe fuori luogo pretendere nei confronti di se stessi, e anzi, è naturale che s'abugia, come dicono qui, è buon serio, se si muove, come per esempio ieri, per parlare, si sentiva benissimo che, nuovo questo tipo di pratica, si sentiva che... Benissimo! Benissimo! E' tutto molto interessante, quello che mi hai scoperto, però se altre cose mi passano tutti... Meno di no, se non perdi, però se ti devi fare un valore, non so... Un valore? Un valore, sì! E allora il mio timore rimane uscito, se non averlo incadrato. Ecco, di questo bisogna imparare come non fregarsi, non è facile. Meglio lasciare che entri, perché le cose che entrano sono anche quelle che è giusto che entrino, e che ti permettono anche di continuare, perché se entra troppo, probabilmente non sei pronta, se non entri perché non sei pronta, allora è perfettamente inutile tiranneggiarsi con gli appunti e dire adesso, soprattutto, quello diventa normativo della mia vita. No, perché è una contraddizione interna, io non sono qui per darvi... Anzi, è una posizione paradossale la mia, perché per un verso vi do delle indicazioni, ma queste sono necessarie, ma fin tanto che queste indicazioni, che pure io rego una certa disciplina, come avete notato, no? Di disciplina, no? Devono essere fonte di ispirazione, e la disciplina si giustifica unicamente con... la disciplina è questa qui abbastanza universale, a volte per sé troppo, secondo me, altre volte troppo poca, la disciplina ha proprio la funzione di custodire, diciamo lì, il rischio che ciascuno di noi ha di non essere discerrati, no? Allora, che ti entri quello che è giusto, e chi lo decide è neanche voi, è la vostra storia personale, sono i vostri preconcetti di cui non dovete avere, non potete avere, io non devo avere preconcetti, chi sei tu per non avere preconcetti? Chi parla è pieno di preconcetti, pieno di pregiudizi, la differenza è che per me, ma perché non è la differenza rispetto a voi, è che, insomma, mi alleno, posso dire, continuamente per molti anni a evitare i preconcetti, di accorgermi dei preconcetti di cui sono portatore, pregiudizi di cui sono portatore. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS ...di praticare, non il pensiero, ma di praticare il silenzio meditativo, e perché si chiama la tecnica meditativa, come se adesso l'andare in bicicletta era far bosto, io vi dico come dovete stare, magari vi tengo la sella, come si fa allora che quando ero bambinino, per andare in bicicletta, la visione del papà che mi teneva la sella, per gli attività di scaricamento di una parte o dell'altra, non è tanto diverso di una realizzazione in quanto tecnica. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Allora, trovate il vostro equilibrio, questa immagine russo-geresista di bicicletta, il vostro equilibrio, il tesore per quello che potete, al fine di realizzare l'intenzione meditativa, di guardare questo equilibrio, di dare un'occhiata di dentro. Andando oltre nel dare quest'occhiata, rispetto a quello che passa per la mente, ed è il frutto della giornata, naturalmente della giornata, di quello che è successo mezzogiorno, questa mattina, anche poco fa. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Adesso ricavatevi ancora un cinque minuti per uscire da questa parte della meditazione che è in questo caso guidata, perché il signor Mio che ve la sorrego, e magari forse vi do un po' di riscaldo, perché sto parlando, mi stupisco, posso silenzio un po'. Però è necessario, ecco, è giustificato dal fine, no? Quindi si capisce quando si risolve qualcosa, perché si deve ritrovare non soltanto un silenzio esterno che vi procurate mettendovi in una sala d'arte, in un luogo di non tragico, non esposti a casino, eccetera, ma si tratta anche di questo silenzio, diciamo così, il silenzio fuori che diventa il silenzio dentro. All'inizio è bene non svegliarsi, perché sicuramente ci sono delle scuole di meditazione che ti fanno scimentare anche con il rumore, se ti hai scimentato ti devi fare silenzio, mettiti a contatto con il rumore, che addirittura arrivavano a rovesciare l'affettato, questi un po' illusi, ma è stupita, cioè dicendo, vagliate, stati indossati, illusi, ma è stupita, cioè dicendo, vagliate, stati in silenzio, non lamentate del rumore e non andate a disturbarlo, non è lui che disturba voi, ma siete voi che disturbate lui, lasciatelo stare. Vi sono pagati l'accordo. Allora, dicevo, tre, quattro, cinque minuti e poi riprendete contatto con il gruppo, io vi permetterò di darvi la parola e a quel punto lì romperete anche con il silenzio esteriore, facendo le vostre considerazioni su stato bene, su stato male, su stato qui, su stato là, espresso con parole brevi, perché non possiamo qui teorizzare, quello può essere fatto in un secondo momento, dobbiamo dedicare delle ipotetiche sedute di meditazione soltanto alla teoria meditativa, ai vostri apprezzamenti anche sulla vostra personale teoria meditativa. Grazie. Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS