The transcript discusses the belief in ghosts and spirits in medieval society. It highlights the preference of spirits to appear at night and the association of darkness with the supernatural. The presence of spirits is often perceived through sounds, lights, or vague forms. While some spirits seek vengeance, most return to ask for prayers or to report on the fate of the deceased. Spirits are often associated with their burial sites or their former homes. The transcript also mentions the influence of Augustine's theories on the belief in apparitions.
www.redizo.it e la storia continua E' l'ora dei fantasmi e qualche volta ritornano. Fuochi fatui e suoni inumani coprono un'oscurità nera come i tiri. Vendicativi o dolenti agitano le angosce notturne. All'inizio dell'undicesimo secolo, quando il vescovo sassone Kjetmar di Merseburg racconta a sua nipote Brigitte, badessa del monastero di Saint Laurent, strane apparizioni e fantasmi, e quest'ultima, lungi dall'essere stupita, gli risponde che, se il giorno appartiene ai viventi, la notte deve essere lasciata ai morti. Infatti, in una società in cui esiste una stretta correlazione tra vivi e defunti, si rende necessario separare questi due mondi e collocare ciascuno in un proprio tempo e in un proprio spazio.
Gli spiriti medievali, qualunque sia il loro aspetto, appaiono dunque più facilmente quando le tenebre calano sul mondo, con il loro velo di dubbio e inquietudine. Tuttavia la notte è solo una cornice propizia al soprannaturale. Essa non drammatizza l'apparizione del morto, il cui ritorno ci rivela di più sulla rappresentazione dell'aldilà e l'elaborazione del luto che sulle angosce notturne dell'uomo medievale. Di qui alcune domande che, se indirettamente, potranno fornirci utili informazioni sui meccanismi della società medievale. Quando ritornano i nostri morti? Sotto a quale aspetto? A quale scopo? Nella lunga tradizione indoeuropea la notte rappresenta l'oscura, l'oscurità primordiale che nutre nel suo seno numerose entità e forze oscure avvolte in un'aura di mistero impenetrabile e terrificante.
Tra queste i morti, alla ricerca della salvezza, che poco tempo dopo il loro trapasso si manifestano ai parenti più stretti sotto forma di corpi o di spiriti. E il racconto dell'apparizione di Erich Buschmann a sua nipote Arndt nell'11 novembre del 1437 e l'ascensione del 1438, così come riportato dal dominicano Giovanni di Essen, si chiarisce la preferenza degli spiriti per il mondo notturno. Quando Arndt domanda a suo nonno perché gli appare di notte piuttosto che di giorno, quest'ultimo gli risponde «Per tutto il tempo in cui non posso raggiungere Dio, io resto nella notte».
Lo scritto dell'uomo di chiesa diventa qui l'eco della spiegazione teologica secondo la quale la notte terrestre è nera come il peccato, e popolata di anime prive dell'illuminazione divina. Per le medesime ragioni, numerose storie di spiriti collocano i loro personaggi nel periodo dell'Avvento. Se la chiesa spiega che a Natale le anime sono liberate dai loro tormenti e possono così converare con i vivi, l'oscurità naturale che accompagna questo periodo dell'anno non è certo secondaria nella scelta temporale. La notte, sorta di abito nel quale lo spirito trova l'agio della sua forma scocertante ed enigmatica, alimenta la sensazione di eccezionalità che colpisce i testimoni di queste apparioni.
Che si tratti di una voce, che di un'immagine appena distinta, o di un soffio a contrario di essersi dotato di fisicità, lo spirito ha comunque sempre un aspetto indefinito. L'Alto Medioevo, fortemente influenzato dalle teorie agostiniane, offre pochi esempi di visite dei defunti ai vivi. Per Sant'Agostino, infatti, l'apparizione è privilegio dei santi. I morti non si preoccupano dei vivi e del loro apparezzarsi, non è che è un'immagine, una visione senza alcuna materialità, unicamente percepibile dagli occhi dell'anima.
E poiché i sogni sono assediati dai demoni, bisogna diffidare e cacciarne il ricordo. Tuttavia, i racconti di queste manifestazioni spettrali si liberano progressivamente di tale concezione, fino a fornire più ampi dettagli delle diverse forme del soprannaturale. Il morto si mostra allora attraverso una luce, un suono inumano o anche un aspetto particolare inconsistente. Un certo Robert Duess, alla fine del XIII secolo, racconta che le anime dei suoi genitori vennero a rendergli visita sotto forma di un drappo bianco contenente dei rami secchi, e se erano felici, o, contro, sotto forma di drappi neri su sottili spiedi con carne a rosto, se molto infelici.
La sposa infedele Carlo IV, 1348-1368, getta un altro ponte tra l'invisibile e l'invisibile quando riferisce di una notte agitata nel suo castello di Praga. Allarmato da un rumore di passi, egli chiede al suo compagno Boushko di alzarsi per controllare. Questi, non notando nulla di particolare, beve una coppa di vino e torna con i cassi. Ma proprio nel momento in cui si rimette a letto, la coppa continua a volteggiare e va a fracassarsi contro il muro. Benché qui lo spirito non si manifesti in modo tangibile, la sua presenza è comunque perlomeno percepibile.
Infine, Gervasio da Tate-Buray, neglia Ottia Imperiaria, redatti nel 1210 per Ottone IV di Brunswick, racconta la tragedia di una vedova che dopo aver promesso lo sposo di non risposarsi finisce per eccedere ai corteggiamenti di un nemico del defunto. La punizione non si fa attendere. Il primo marito appare nella camera della donna, afferra un mortaio e le fracassa il cranio. Certo, la vendetta e una volontà malvagia hanno guidato lo spirito verso il castigo dello sposo infedele. Ma nella maggior parte dei casi, comunque, gli spettri d'Europa occidentale, a differenza dei loro simili nordici, ritornano per chiedere preghiere e opere di carità o per riferire sulla sorta delle anime dei trapassati.
Gli spiriti si manifestano in prossimità della loro tombe o nell'intimità del loro antico spazio domestico, quando le lavorazioni del lutto e i riti funerari non sono ancora stati completati.