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redigio.it/dati2412/QGLM1128-attenti-lupo.mp3 - attenti al lupo - brutto e cattivo, dall'antichita' a cappuccetto rosso, questo ululante abitatore delle foreste e' sempre stato avvolto in un alone di mistero -
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redigio.it/dati2412/QGLM1128-attenti-lupo.mp3 - attenti al lupo - brutto e cattivo, dall'antichita' a cappuccetto rosso, questo ululante abitatore delle foreste e' sempre stato avvolto in un alone di mistero -
The transcription discusses the historical perception of wolves in Western culture. It explores how the fear and negative image of wolves developed during the Middle Ages due to various factors such as their increased aggression towards humans and the spread of diseases like rabies. Changes in environmental conditions alone cannot explain the shift in perception; it was also influenced by psychological and cultural changes. Christianity played a significant role in demonizing wolves and eradicating any positive beliefs associated with them. However, there is one notable exception, the famous Franciscan episode of the Wolf of Gubbio, which deviates from the negative portrayal of wolves. www.reydizo.it e la storia continua Attenti, attenti al lupo! E brutto e cattivo, dall'antichità a cappuccetto rosso, questo ululante abitatore delle foreste è sempre stato avvolto in un mistero un alone di mistero. Ci sono miti e credenze, e non sono pochi, che a lungo sopravvivono alle particolari circostanze che li hanno fatti nascere. La paura del lupo, o meglio, l'immagine del lupo come archetipo dell'animale selvatico e pericoloso per l'uomo, si è così tramandato nella mentalità occidentale fino quasi ai giorni nostri, quando ben poco sussiste ancora delle realtà ambientali e culturali che hanno determinato la sua comparsa. Sono queste realtà che sono scritte in un libro di Gherargo Ortalli Lupi, gente e culture, uomo e ambiente nel Medioevo. E lo scrittore intende esumare, e lo fa partendo dall'antichità, che vedeva sì nel lupo una minaccia all'incolumità delle gregge, ma non per l'uomo, e comunque gli riservava, nel vario pinto panteon degli animali totemici e canici, un posto d'onore. Basti pensare, senza risalire oltre la tradizione greco-latina, alla lupa di Romolo e Remo o al lupo sacro a Marte. Fu il Medioevo a inventare la paura del lupo, a diffondere di esso un'immagine così negativa da superare nella scala delle repulsioni in animale la cui storia biblica non era certo incominciata bene, il serpente. Ma quali chielici medievali riconoscevano perlomeno il merito di possedere una qualità a loro molto cara, la prudenza. Cosa era dunque successo per fare del lupo una bestia così brutta e cattiva? L'ortalli non esclude un più rapido moltiplicarsi della specie e modifica il comportamento, tali da rendere l'animale più aggressivo nei confronti dell'uomo. Abbondano infatti, a particolare dal lato medioevo, le testimonianze sulla proliferazione dei lupi in determinate zone. Nell'813-14, per esempio, il vescovo flotario di Toul scriveva a Carlomagno di aver ucciso ben 240 lupi nelle foreste della sua diocesi. 995 lupi a Chiotti servono stati presi nel dintorno di Parigi nel 1298, 1465 l'anno successivo e 1439 nel 1301. E non c'è dubbio che la specie abbia ritrovato nelle campagne occidentali un terreno più favorevole alla sua moltiplicazione dopo il declino dell'impero romano, quando dappertutto in Occidente avanzano la foresta e l'incolto e diminuisce il numero degli uomini. Ma non è solamente una questione di numeri. Forse c'è anche stato, nell'alto medioevo, un maggiore diffondersi della rabbia, malattia alla quale il lupo è particolarmente esposto e che nella sua fase acuta lo spinge a una innaturale aggressività, facendogli perdere il senso del pericolo. D'altronde, lo scivolamento dell'agricoltura verso forme più segnate dalla selvicoltura e dall'allevamento, l'importanza crescente della caccia e della raccolta nello sfruttamento della natura, mettevano ormai il lupo e l'uomo in diretta competizione entrambi e tendono a occupare le stesse nicchie ecologiche e che spinge l'uno a diventare più aggressivo e l'altro più timoroso. Tutta colpa, allora, delle nuove condizioni ambientali? Ebbene, no, dice l'ortale. I cambiamenti intervenuti nella lealtà fisica non possono da soli spiegare la nuova immagine del lupo che scaturisce in realtà da una più complessa operazione di cultura, da un'operazione cioè nella quale sono i mutamenti psicologici e culturali in atto nell'alto medioevo ad avere ruolo più importante. Psicologici. L'uomo scarica sul lupo il senso di insicurezza che gli ispirano una natura ormai sempre più difficile da dominare e un mondo animale in forte espansione. Culturali. Contro il lupo il cristianesimo emette una condanna senza appello. Ogni residuo alle credenze precristiane nelle quali il lupo rivestiva qualche valore positivo viene perseguitato, eliminato, mentre i chierici, muovendo da interpretazioni allegoriche e simboliche, vanno accumulando sulla povera bestia i connotati più neri che già nel V secolo, Sante Eucherio, rescovo di Leone, nel suo Formula Spirituale e Intelligenze, interpretando simbolicamente gli animali, condensava in tre parole lupus, diabolus e heretici. Su questo binario la cultura occidentale andrà avanti per secoli e non cambierà sostanzialmente il suo comportamento verso l'animale, neppure quando i grandi disboscamenti e la ripresa demografica dei secoli undicesimo e tredicesimo hanno ridato fiducia all'uomo e riequilibrato il suo rapporto con la natura, salvo una sola eccezione, ma così ricca di significati, che non voglio rubare al rascontatore il piacere di scoprirla in quel bel libro di Ortalli. Si tratta ovviamente del celebermo episodio francescano del Lupo di Gubbio.