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17 - Pane_ Significati [N.52 al N.55] (192kbit_AAC)

17 - Pane_ Significati [N.52 al N.55] (192kbit_AAC)

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The speaker is discussing the significance of the Eucharistic bread and its meaning. They mention that Jesus prepares a place and food for us through the Eucharist. The place refers to the Church as a spacious home for all, while the food is the bread that represents Jesus' body. The speaker emphasizes that both the place and the food are essential for our spiritual and physical lives. They also mention that the Eucharist is the heart of the Church and that it generates, regenerates, and strengthens the Church. Additionally, they highlight the importance of the Eucharist in both our earthly existence and our eternal life. The speaker concludes by mentioning that bread symbolizes sustenance and the work of human hands. E adesso appunto ci disponiamo a fare la nostra catechesi, la consueta catechesi del venerdì e abbiamo quest'anno, da ottobre, stiamo un po' approfondendo, almeno indicando, quali sono i significati del pane eucaristico che il Signore appunto ci ha donato, pane del Cielo. E quindi continuiamo questa nostra riflessione, ne abbiamo visti già 51 di questi significati e in questa catechesi continuiamo dunque la nostra conoscenza e il nostro approfondimento. Ecco, dovremmo esserci, anche voi dovreste vedere il mio schermo, con queste belle immagini del Cristo, un bel mosaico, dove presenta il libro del Vangelo che dice io sono il pane della vita. Bene, questo 52° significato ci parla di un cibo e di un posto, e qui mi rifaccio un po' l'Omelia del Corpus Domini di Papa Francesco del 2018, che ha evidenziato questi due aspetti dell'Eucaristia. Che cosa prepara Gesù per noi, si chiede Papa Francesco? Prepara un posto e un cibo, un posto molto più degno della grande sala arredata del Vangelo, di cui appunto Gesù aveva chiesto ai Suoi Apostoli di andare ad arredare una sala adeguata per poter celebrare l'Eucaristia, la Pasqua. E' la nostra casa spaziosa e basta qua giù, la Chiesa, ci dice Papa Francesco, la nostra casa spaziosa e basta qua giù. E poi aggiunge ancora Papa Francesco, dove c'è e ci deve essere posto per tutti. Se Dio desidera che tutti possano entrare a far parte della Chiesa, la Chiesa come comunità dei figli di Dio, come la famiglia dei figli di Dio, dei partenzati, perché tutti possano conoscere Gesù Cristo. Ecco, quando pensiamo alla Chiesa dovremmo pensarne un po' la casa nostra e la casa di tutti. Non è solo la casa dei Vespoli, del Papa, dei Presi, o di qualcuno solo, no. Chiesa come edificio che deve essere aperto a tutti, e nello stesso tempo Chiesa come famiglia dei partenzati a cui tutti sono chiamati a entrare mediante la fe e in Cristo Gesù, riconoscendo Gesù come il figlio di Dio, morto e risolto, e accogliendo il Baptismo nell'acqua e nello Spirito Santo che li fa essere tutti figli di Dio. Questa è la chiamata di ogni persona di questo mondo, di ogni essere umano, la chiamata a essere membra vive di questa Chiesa. Tutti sono chiamati a questo, e dove c'è e ci deve essere, come si dice appunto Papa Francesco, posto per tutti. Ma ci ha riservato anche un posto lassù in Paradiso, quindi abbiamo un posto qui sulla terra che è la Chiesa e abbiamo però anche un posto del più importante lassù in Paradiso. Per stare insieme con Lui, questo è il suo desiderio, è il desiderio di Dio, e non può essere che il desiderio di questo Padre che ci ama immensamente, di avere con sé per tutta l'eternità i Suoi figli, attorno alla sua mensa. Già la mensa qui, il banchetto eucaristico ci chiama la mensa del cielo, è un anticipo, una prefigurazione della mensa del cielo, e attorno a questa mensa del cielo il Signore desidera che nessuno manchi, che nessuno non vada a occupare quel posto che Lui ha preparato per ciascuno. Certo, rimane sempre chiaro che nessuno è obbligato e il Signore neanche ci costringe con la corda attorno al pollo, il suo desiderio è vivo, Lui farà tutto il possibile, quello che dipende da Lui, però senza violentare, limitare la libertà, la libera coscienza, la libera decisione di ognuno di noi. Dev'essere anche un nostro desiderio, una nostra volontà, e non è fatta solo di parole, Gesù ce l'ha detto anche, non si dice parole, parole, entreranno in me dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio. Quindi c'è una verifica anche concreta di questo, con cui noi accorgiamo il dono di Dio e attraverso le nostre scelte quotidiane esprimiamo la nostra accoglienza, la nostra adesione alla volontà di Dio. Per stare insieme con Lui, che si fa in cielo, stiamo con Lui che è l'immensa bontà, che è l'infinità di amore, che è l'immensa bellezza, che è la totalità della vita, e non ci stancheremo certo, perché questa infinità, questa eternità non potrà avere fine e non potrà essere noiosa o monotona. E tra di noi anche, per sempre, quindi mentre stiamo con Dio, Dio ci unisce anche tra di noi, quindi il bene di ognuno sarà il bene anche di tutti, la gioia di ognuno sarà la gioia di tutti, la dimensione di partecipazione e di condivisione sarà massima. Tra di noi, per sempre, questo per sempre che in un certo senso viene anticipato qui sulla terra, in certe scelte, per sempre sono battettato, per sempre sono cresimato, per sempre io sono ministro di Dio con sacramento dell'ordine, per sempre voi siete sposati finché morte non vi separi, quel per sempre a cui siamo un cuore frattari in questo nostro tempo, in questi nostri giorni, eppure, ecco, questo per sempre è già un anticipo, è già un preludio a quello che sarà il per sempre dell'eternità. Oltre al posto ci prepara anche un cibo, un pane che è lui stesso, prendete questo è il mio corpo. Quindi vedete come abbiamo a che fare con un Dio che si preoccupa di noi. Ci prepara e vuole che abbiamo un posto già qua giù sulla terra, all'interno della famiglia dei battentati, vuole che abbiamo poi un posto oltre la nostra morte e quindi la morte che può essere appunto intesa, dovrebbe essere intesa, come andare a occupare quel posto che il Signore ci ha preparato, lo stare per sempre insieme con Lui e tra di noi, tra i Beati del Cielo, con la Madonna Maria Santissima, con San Giuseppe di cui oggi festeggiamo appunto anche la festa, la memoria, San Giuseppe lavoratore, con Maria Santissima di cui iniziamo il mese mariano e con tutti i Santi e i Beati del Cielo. E oltre al posto però ci prepara anche un cibo. Lui è consciente che la nostra vita spirituale, come la nostra vita fisica, non vuole diversi rendita, ha bisogno di un alimento continuo. E allora ecco che ci offre niente meno che se stesso, il suo corpo, prendese questo il mio corpo, quando mai avremmo potuto immaginare e pensare una cosa di questo tipo? Che di poter disporre di un alimento per la nostra vita spirituale di questo livello e di questa immensità. Questi due doni, il posto e il cibo, sono ciò che ci serve per vivere. Bella anche questa affermazione di Papa Francesco. Ne siamo convinti? Il posto e il cibo. Quelli che ci consentono di vivere, di trovare e dare un senso alla nostra esistenza qui sulla terra e che anche ci fa intravedere un po' quello che sarà la nostra eternità. E aggiunge ancora Papa Francesco, sono il visto e l'alloggio dei Filippini. Entrambi ci vengono dati nell'Eucaristia. Bella anche questo dire di Papa Francesco, visto e alloggio. Sono già due grandi dimensioni della nostra vita qui sulla terra, di cui abbiamo bisogno. Entrambi qui ci vengono dati nell'Eucaristia. Cibo e posto. Qui Gesù ci prepara un posto qua giù, perché l'Eucaristia è il cuore più sante della Chiesa. La Chiesa fa l'Eucaristia, l'Eucaristia fa la Chiesa. L'abbiamo un po' approfondito, seppure non sempre molto superficialmente, perché non possiamo certo pretendere mai di estaurire argomenti di questo tipo. Quando ne abbiamo parlato all'interno del sabato, della domenica, parlando della domenica e collegandola all'Eucaristia, e collegandola appunto alla Chiesa. E dunque la Chiesa fa l'Eucaristia, ma l'Eucaristia anche fa la Chiesa, la fa crescere. Nello stesso tempo l'Eucaristia ci celebra nella Chiesa e dalla Chiesa, con ruoli diversi da parte del ministro celebrante e da parte dei fedeli partecipanti, ma insieme costituiamo la Chiesa, corpo di Cristo di cui lui è il capo e che è il sacerdote, sommo sacerdotica d'eccellenza. L'Eucaristia genera la Chiesa, la rigenera, la raduna e le dà forza. Ecco, non dovremmo mai dimenticare questo, non solo per ciascuno di noi, ma anche per la Chiesa stessa. Certo, in questi mesi in cui non possiamo celebrare con il popolo l'Eucaristia, però ricordiamoci sempre che ogni celebrazione, seppure anche fatta dal solo celebrante e da pochissime persone come in questi tempi, però è sempre della Chiesa, per la Chiesa, fatta dalla Chiesa, rappresentata appunto dal ministro in particolare, dal celebrante, e poi da quei due, tre, quattro fedeli che condividono la celebrazione, le dà forza. Ma l'Eucaristia si prepara anche un posto lassù, nell'eternità, perché è il pane del cielo, anche questo aspetto ecco, pane del cielo, l'abbiamo già visto e cercato di approfondire un pochino questo aspetto, ed è sempre ecco, ogni qualvolta celebriamo l'Eucaristia noi celebriamo già un posto di lassù, un posto del cielo, ci prepara anche questo posto nell'eternità, viene dall'alto, è dono che viene dall'alto, è l'unica materia su questa terra che sa davvero di eternità, frutto della terra, che dà alla dimensione della terra, dell'universo, del creasmo, è quella che rappresenta, sa davvero di eternità, tutto basta il resto, quello che rimane è l'Eucaristia, l'Eucaristia come presenza reale di Cristo, certo verrà meno il segno del pane, gli elementi esterni finiranno, ma la sostanza, il corpo, il sangue di Cristo, quelli sanno e sono di eternità. Nel pane come cibo riconosce l'inizio nel senso di principio di sussistenza dell'uomo, il pane infatti è da sempre in tutti i linguaggi e le culture metafora del cibo, segno del cibo. Così che per l'uomo non aver pane significa non aver cibo, questo anche quando noi dacci, diciamo nel Padre Nostro, dacci oggi il nostro pane quotidiano, ecco anche lì, è il cibo materiale che dà alimento e forza al nostro corpo, ma nello stesso tempo è anche il cibo spirituale, l'Eucaristia, che dà forte vigore alla nostra vita di fede, alla fiesa. Ciò da cui dipende il poter vivere e il dover morire per mancanza di nutrimento. Poter vivere o dover morire per mancanza di nutrimento. Cinquantatretimo aspetto, il pane e le mani dell'uomo. Se nel fetto liturgico italiano si parla di lavoro dell'uomo, frutto della terra ed è il lavoro dell'uomo che diciamo al momento dell'offertorio, quando si celebra l'Eucaristia, lavoro dell'uomo, l'originale latino utilizza l'immagine assai più concreta di operis manum hominum, frutto delle mani dell'uomo, degli uomini. Operis, opera delle mani degli uomini, tradotto letteralmente, questa espressione è latina, opera delle mani degli uomini, facendo delle mani dell'uomo lo strumento primo e insostituibile del suo lavoro. Anche la formazione e l'educazione integrale della persona utilizza questa espressione. Quando si dice che la persona deve sviluppare, deve crescere ogni giorno sempre di più, il mezzo, cuore e mano, è lo sviluppo integrale della persona. Noi questo lo otteniamo anche quando facciamo il segno della croce. Tocchiamo la fronte, tocchiamo il cuore e tocchiamo le spalle, ma le spalle per indicare che alle spalle sono attaccate le braccia, sono soprattutto attaccate le mani. E allora chiediamo la luce, la forza dello Spirito Santo, perché nel lavoro delle nostre mani, delle nostre braccia, lui ci illumini, ci sostenga con la sua grazia, con il suo aiuto, con la sua forza. Le mani lo strumento primo e insostituibile del lavoro degli uomini. Certamente oggigiorno abbiamo anche tanti altri strumenti che facilitano il lavoro degli uomini. Sono ad esempio le macchine, ma anche le macchine sono frutto dell'intelligenza e del lavoro, anche manuale, sono state costruite dalle mani dell'uomo. Sono anche sempre un po' guidate dalle mani degli uomini, come ad esempio anche il computer che ho qui davanti a me, che è un ottimo strumento per poter lavorare, trasmettere e comunicare con voi, sia con le immagini, sia con gli iscritti, però è sempre anche comandato dalle mie mani. Quindi queste mani sono preziose, Dio ce le ha date come un grande dono, per sempre per utilizzare per far del bene. Certamente io posso utilizzarle anche per fare del male, per puntare il dito, per accusare, per usare violenza, ma posso anche utilizzarle per tendere la mano, per fare una carezza, per indicare ad avere coraggio, per dare un aiuto concreto, manuale agli altri. Quindi quanto sono importanti le mani, ed è proprio anche da ringraziare il Signore per questo dono che ci ha fatto, il dono delle mani, il dono del cuore, il dono dell'intelligenza, della mente. E nel Segno di Croce esprimiamo tutto questo. Mi raccomando, facciamolo sempre bene il Segno di Croce, pensando appunto anche a tutta questa ricerca di espressività che quel Segno è, accompagnato poi anche dalle parole e dal nostro cuore, con cui esprimiamo tutto tutto quello che crediamo, il mistero primo, primordiale della nostra fede che è la felicità. Nel caso specifico del pane, poi, le mani spolgono un compito fondamentale nella sua preparazione. Le mani non solo impastano la farina e l'acqua, certo oggigiorno ci sono le macchine per tonalire. Ritorniamo un po' anche a pensare al valore delle mani quando servivano proprio per impastare anche la farina e l'acqua, ma trasmano anche la forma del pane. E allora qui ci vuole proprio anche la mano dell'uomo, il panestiere bravo che sa dare forma adeguata ai vari formi per rendere piacevole anche alla vista all'istante quei pani. Ancora oggi molti, prima della cottura anche, tracciano sulla forma una croce sulla forma del pane, una croce che al tempo stesso segno cristiano e impronta delle mani di chi lo ha fatto. Sì, qualche volta lo troviamo e lo vediamo ancora anche oggi in qualche panetteria e in qualche panificio. Un tempo forse questo segno appariva di più, perché si riconosceva che era un dono di Dio. Oggi, mentre compriamo il pane, mangiamo il pane, forse pochi di noi pensano a questo dono di Dio e nello stesso tempo anche al frutto dell'opera delle mani degli uomini. Il lavoro che c'è dietro, al strumento, a quel chicco di grano che viene macinato, che muore sotto terra per poi risorgere in sfiga e per poter appunto offrire una micchetta di chicchi al proprio agricoltore, al proprio contadino, impronta anche delle mani che lo ha fatto e di chi te l'ha donato anzitutto Dio. Pane e lavoro. Ecco, capita proprio anche a proposito questo aspetto, proprio oggi che festeggiamo San Giuseppe il lavoratore e festeggiamo appunto il mondo del lavoro anche se sappiamo che in questo periodo sta veramente soffrendo e sono tanti e tanti lavoratori che stanno soffrendo attendendo di poter riaprire, di poter ritornare al lavoro e temono purtroppo magari una crisi e di perdere il posto di lavoro e temono che appunto non possano riprendere come erano soliti il proprio lavoro. Il rapporto tra pane e lavoro ricorda anzitutto che il pane è il risultato della fatica dell'uomo nel coltivare il pane, però diventa anche il simbolo del lavoro generale di qualunque tipo di lavoro, purché sia onesto naturalmente, purché sia non solo produttivo per te ma anche se lo svolga non solo per il bene tuo, il bene dei tuoi familiari, ma anche per il bene degli altri, il bene della società. Dovremmo un po' pensare un po' di più anche al lavoro, qualunque lavoro che noi facciamo, ecco che ha un risvolto anche sociale, ha un risvolto anche ecclesiale, ma ha un risvolto anche teologico cristiano e cioè è una collaborare con Dio e dare una mano a Dio nel trasformare ciò che esiste, ciò che troviamo in questo mondo per renderlo questo mondo più abitabile, più degno dell'uomo, più a disposizione di tutti, dove tutti si sentano un po' a casa e possono avere visto e alloggio come poco fa dicevano. Quindi come fare e come il risultato di tutta questa collaborazione del lavoro e nel lavoro che l'uomo dà a Dio e che diamo giù agli altri, nella solidarietà, nella giustizia, nella dignità e nel rispetto di ogni persona e di ogni lavoratore. Fatigia che il resito della maledizione del suolo provocata dalla disoperienza di Adamo, con il sudore del tuo volto mangerai il pane. Sì, anche questo non è da dimenticare. In fondo la Bibbia ci parla anche di questo aspetto, proprio le primissime pagine, a causa appunto della disoperienza, del peccato, di superbia di Adamo e Leva. Purtroppo anche si è rotta l'armonia tra creato e uomo e la pandemia è un'espressione un po' di questa rottura, dove a un certo punto ogni tipo di microbo, ogni tipo di virus, ogni tipo di sofferenza, di malattia, in fondo esprime questa rottura di questa armonia tra l'uomo e il creato, tra l'uomo e l'universo. E quindi anche la fatica, la sofferenza, il sudore per cui l'uomo deve guadagnarsi con fatica e col sudore quello che è il frutto del proprio lavoro. Quindi vedete come la Bibbia non è tanto e solo un libro che ci parla delle cose positive, ma anche però ci illumina e apre anche lo sguardo su quelle che sono le negatività e ci aiuta anche a capire il perché di queste negatività, perché di questa rottura e ci aiuta anche e ci indica anche la strada per combattere questa rottura e per riconquistare un'armonia tra Dio, persona umana, creato, universo. E questa relazione che dobbiamo cercare di ricomporre non è solo ricomporre la relazione con il creato che risolveremo tutti i problemi, c'è da ricomporre la relazione di ciascuno, di persone, con il creato, ma di ciascuno anche con le altre persone e insieme anche creare persone con Dio e dunque mantenendo unite tutte queste dimensioni che sono quanto mai essenziali e fondamentali. Per fare il pane l'uomo deve arare la terra, deve seminare il grano, deve lieterlo, deve batterlo, farne farina, impastarlo con acqua e poi passarlo al fuoco. Vedete un po' quanti passaggi e quanti tipi di tipologie di lavoro comportano che solo fare un po' di pane e dunque anche quando mangiamo il pane se pensassimo un po' a tutto questo lavoro che ci sta dietro e per questo anche non sarebbe da tratturare, da risperdere nessun pezzetto di pane, nessun pezzetto di cibo. Invece noi viviamo in una civiltà, in una cultura, in città e in famiglie dove c'è tanto anche spreco di cibo, sapendo che poi invece ci sono ancora milioni e milioni di persone che non hanno ancora il necessario per mangiare e per vivere. Lo spreco del pane. Dovremmo anche qui pensarci e vedere un po' che cose e come rimediare. Voglio andare anche a quest'altra dimensione che ci viene presentata, l'incontro di due azioni. Noi abbiamo dell'Eucaristia intesa come cibo. L'incontro di due azioni. Si incontrano due azioni. Quali? Anzitutto la povertà dell'uomo che riesce a produrre un pane che scappia, ma solo momentaneamente, perché poi hai ancora pane il giorno dopo, una settimana dopo. E l'azione divina dello Spirito Santo che genera un pane di vita che scappia per sempre. Qui allora vediamo l'azione ancora dell'uomo e Dio Spirito Santo in particolare. Certo, l'uomo produce un qualcosa che è un po' effimero, che è destinato a, non riesce a produrre un qualcosa che ci è eterno. Anche oggigiorno sappiamo bene che molti dicono che la produzione deve essere fatta in maniera da creare la necessità di un altro consumo. Produrre per consumare, consumare per produrre ulteriormente. È un po' una filiera che la società di oggi propone e che ha anche le sue motivazioni, ha anche i suoi perché, però ha anche i suoi rischi. E poi, e questo esprime la fragilità dell'uomo, esprime la debolezza di noi, esprime la nostra povertà, la nostra incapacità a produrre un qualcosa che duri nel tempo. E poi c'è l'azione divina invece dello Spirito Santo che genera un pane di vita che scappia per sempre, ed è il pane eucalistico, è Gesù Cristo. E allora effettivamente ecco l'incontro di queste due dimensioni che non sono da trasformare, sono da mantenere unite e avere la coscienza di entrare queste due dimensioni e nello stesso tempo prendere atto che sì, siamo fragili, siamo poveri, però nello stesso tempo ci viene anche offerto un qualcuno, in questo caso non è qualcosa ma qualcuno, che è vita eterna, che vive per sempre, è il vivente, è il risorto, è colui che è risorto da quella pompa, da quella croce, da quella morte, perché lui è il figlio di Dio. E dunque ci dona quello Spirito Santo che è il Spirito di eternità, Spirito di amore, Spirito di comunione con Dio e tra di lui. Bene, mi fermo qui.

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