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15 - Pane_ Significati [N.45] (192kbit_AAC)

15 - Pane_ Significati [N.45] (192kbit_AAC)

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The speaker discusses the distinction between the Eucharist as a sacrament and virtual Eucharist. They explain that the sacrament is effective in and of itself, regardless of the holiness of the minister, while the effectiveness of the virtual Eucharist depends on the disposition of the participant. They emphasize the importance of the physical presence in the celebration of the Eucharist and suggest reserving virtual Mass for Sundays only. They also encourage the use of other sacramental forms of prayer throughout the week. The speaker hopes that the current situation of not being able to physically participate in Mass will increase people's desire and appreciation for the Eucharist. They stress the importance of being fully present in mind, body, and soul during Mass and express the hope that once the coronavirus situation passes, every Christian will joyfully and faithfully participate in the Eucharist. Siamo al nostro consueto appuntamento del venerdì sera, che ormai da 4-5 anni stiamo portando avanti e da ottobre l'argomento è l'Eucaristia, pane, pane, cibo di vita. E allora all'aspetto un po' quarantacinquesimo, e è un aspetto questo che, alla luce anche dell'omelia di stamane di Papa Francesco, ho rialzato opportuno di proporvelo anche in questa nostra catechesi, cioè l'Eucaristia con la distinzione fra pane vivo reale e pane virtuale. Già un mese fa io avevo un po' segnalato un po' questo problema e, avendo anch'io deciso di fare questi collegamenti via webinar, via youtube e quindi anche l'Eucaristia, la celebrazione della Messa, la Domenica, via webinar, via youtube, e allora però avevo già anche appunto fatto presente alcune cose che ora ve le ripresento e le voglio commentare poi anche con i vostri interventi successivi, e poi anche presenterò quello che il Papa stamattina appunto ci ha detto. Sono certo, dicevo un mese fa, e voi questo l'avete trovato anche sul sito della Diocesi ormai da un mese, sono certo che ogni cristiano comprenda che esiste una differenza abissale tra la Santa Messa dal vivo e quella trasmessa via internet, via televisione, attraverso i mass media. C'è una differenza abissale. Tale differenza è quella che esiste tra sacramento e sacramentale. Noi sappiamo qual è la differenza. Sacramento sono i sette segni istituiti da Gesù Cristo. Ve li ripeto, li dovremmo conoscere tutti a memoria. Battesimo, Crescima, Eucaristia, Confessione, Funzione degli infermi, Ordine, Matrimonio, istituiti da Gesù Cristo. I sacramentali invece sono azioni, segni, preghiere istituiti dalla Chiesa, in particolare dal Papa, dai Vescovi, dai sacerdoti e anche da laici. E c'è una differenza, anzitutto, fra il sacramento e il sacramentale. Inoltre, c'è una differenza fra quello che in teologia, nella fede cristiana, noi diciamo è ex opere operato et ex opere operantis. Cosa voglio dire? Il sacramento è efficace in virtù già del fatto di essere posto, di essere celebrato, e quindi è efficace di per se stesso. Lui, Dio, interviene quando si fa il sacramento, mettendo a disposizione il tesoro proprio di quel sacramento. E questo avviene indipendentemente dalla santità del ministro, il quale ministro può essere anche un grande peccatore, potrebbe essere anche scomunicato, potrebbe anche essere distratto, però se lui fa quello che Gesù Cristo e la Chiesa gli ha ordinato di fare, beh, lì Gesù Cristo interviene. E questo è proprio del sacramento. Invece, l'altra cosa è ex opere operantis, cioè l'efficacia, allora, sia del sacramento sia del sacramentale, dipende poi dalle disposizioni interiori di ciascuno che vi partecipa. Quindi, ad esempio, se io partecipo alla Messa, Gesù Cristo mette a disposizione tutto il suo tesoro di grazia, di presenza, di memoriale della Pasta. Questo è il tesoro che lui mi assicura. Io accedo, prendo di questo tesoro, a secondo delle mie disposizioni, delle mie capacità interiori, ma il tesoro è presente. Se io vado con una grande capacità, prenderò molto, se io vado con una poca disponibilità e capacità, prenderò poco. Quindi, ex opere operantis dipende dalle disposizioni interiori di colui che vi partecipa. E soprattutto questo vale per i sacramentali, dove a un certo punto lì dipende molto dalla fede che tu ci metti nel celebrare, ad esempio, cos'è un sacramentale? Ad esempio una via crucis, ad esempio la liturgia delle ore, ad esempio una benedizione, e così dicasi le preghiere che facciamo, le buone azioni anche che operiamo, lì dipende da quali disposizioni interiori tu ci metti e con le quali fai e attui quella preghiera o quell'azione. Quindi anche questa è una distinzione importante per noi cristiani, e sarebbe bene che la imparassimo. Ex opere operato ed ex opere operantis. Operantis significa della persona che opera. E poi c'è quella differenza che tutti noi comprendiamo tra la presenza fisica di una persona e la presenza virtuale. È un conto che marito e moglie si incontrino fisicamente, è un conto che si parlino per telefono, è un conto che si mandino un messaggino, è un conto che si scrive in una lettera, è un conto che col pensiero l'uno pensi all'altro. E dunque rispetto alla presenza reale, uno di fronte all'altro che si guardano negli occhi. Comprendete bene che c'è una differenza abissale. Anche le altre tipi di presenza sono importanti, sì, però quella che è la presenza più importante è la presenza fisica reale. E allora, i sacerdoti anche vi potranno senz'altro aiutare a comprendere anche questa differenza. Già anche voi adesso ponendo alcune domande in questa catechesi, anch'io cercherò di spiegarla ulteriormente, in maniera che ci comprendiamo meglio. Pertanto, per evitare ulteriore confusione, avevo già dato alcune indicazioni ai miei sacerdoti qui per la mia diocesi, già un mese fa, quando era scoppiato un po' il problema del coronavirus e l'impossibilità anche di celebrare con il pubblico le nostre santanesse in particolare. Ecco, avevo chiesto di riservare la santanessa via internet, se abbiamo lo strumento adatto e se siamo capaci di utilizzarlo, solo alla domenica, spiegando tuttavia bene la suggesta differenza prima della trasmissione. Quindi, di non fare via internet ogni giorno la messa, ma di riservarla la domenica. E questo un po' per vari motivi, per non creare una sua suefazione alla messa via internet, per privilegiare altre forme di preghiera, i sacramentali cosiddetti, per dare maggiore importanza alla domenica e via del genere. La domenica, quindi, è da valorizzare maggiormente, è il giorno della risurrezione del Signore, e per questo è chiamato unico fra i giorni della settimana, il giorno del Signore, il giorno di Cristo, dello Spirito, della Chiesa, dell'uomo, del sole, il primo giorno della settimana, l'ottavo giorno. Su questo avremo modo, penso, nei prossimi fine settimana di riflettere un po' su questi modi con i quali è indicata la domenica. Il giorno della festa, il giorno della gioia, qui vi invito anche ad andarvi a leggere un po' quella nota pastorale del Vescovo circa la santificazione della domenica, quello puscoletto colore blu, numero 7, mi pare. Che può essere utile di domenica offrire ai fedeli, in questo tempo straordinario del coronavirus, dicevo già un mese fa, la possibilità di seguire la santa messa via internet, almeno la domenica valorizzando la domenica, illustrando però bene la differenza sostanziale tra la messa virtuale e la messa celebrata ex vivo. Naturalmente il celebrante la celebra ex vivo, per altri collegati via internet naturalmente per loro è la messa come vederla in televisione, è come vederla virtualmente attraverso i mass media. Soprattutto la domenica, la santa messa via internet, la domenica in questa situazione di straordinario digiuno eucaristico e anche sul digiuno eucaristico mi ricordo che uno dei venerdì, uno dei primi venerdì del mese di marzo, ho cercato di dire qualcosa e di presentare alcuni aspetti. Si offre pertanto la messa via internet la domenica, un'occasione utile per ascoltare la parola di Dio, certo, e tutte le varie parti della santa messa, per pregare in modo speciale e comunitario per noi e per tutti, per accrescere il desiderio, la nostalgia della santa messa vissuta dal vivo. Io spero che in tutti noi sia cresciuta questa nostalgia, questo desiderio, un po' proprio per il fatto che siamo stati costretti appunto a non partecipare alla messa fisicamente e mi auguro quindi che passato un po' questo tempo del coronavirus ci sia una ripresa della celebrazione eucaristica domenicale anche da parte di tanti che purtroppo prima anche del coronavirus non erano così solleciti, non sono stati così solleciti nel partecipare alla messa ogni domenica. E dunque per apprezzare maggiormente anche la santa messa, per evidenziare l'importanza, la superiorità del giorno del Signore di Es Domini, la domenica rispetto agli altri giorni della settimana. Secondo, valorizziamo, invitavo appunto anche un po' tutti i miei sacerdoti, già un mese fa, a valorizzare invece, a trasmettere via internet, in ogni altro giorno della settimana, tutte le altre forme sacramentali di preghiera, in particolare ad esempio la liturgia delle ore, soprattutto le lodi e i vestri, come ho cercato di fare anch'io ogni giorno, l'alezio divina, la liturgia della parola, il rosario, la via crucis, così da favorire la preghiera personale, comiugale, familiare, stando alle vostre case. E ho visto che alcuni sacerdoti anche della nostra diocesi si sono dati da fare da questo punto di vista, impegnandosi anche lodevolmente in questo. In tal modo, questa situazione di straordinario digiune eucaristico ci aiuterà ad accrescere il desiderio e ad apprezzare maggiormente, questo è il mio auspicio, il mio augurio, spero che si trasformi in certezza. La Santa Messa è svivo, partecipandoci fisicamente ciascuno di noi. Cristo realmente presente nell'eucaristia chiede anche la nostra presenza, reale, fisica, corpo, mente, cuore, anima. Per cui quando anche siamo in chiesa dobbiamo fare tutto il possibile perché anche la nostra mente, il nostro pensiero, non vada fuori di chiesa, ma rimanga entro la chiesa durante la messa. Perché qualche volta può succedere che fisicamente, sì, siamo in chiesa, però la nostra mente, il nostro cuore è fuori. Pensiamo a ciò che abbiamo fatto, ciò che faremo quando usciremo di chiesa. E questo non è del tutto positivo. Il Signore chiede una presenza olistica, cioè tutto noi, tutte le nostre dimensioni, tutti i nostri sensi che sono impegnati nella celebrazione. E quando sarà passato dunque il coronavirus sarà impegno di ogni cristiano di partecipare, almeno ogni domenica, con grande gioia e fede, riconoscenti al Signore per questo infinito, meraviglioso dono dell'eucaristia. Sappiamo che tra i sette sacramenti l'eucaristia è il principale, è fonte e culmine di tutta la vita sacramentale, è fonte e culmine di tutta la vita cristiana a livello personale, a livello domestico, chiesa domestica della famiglia, a livello parrocchiale, a livello diocesano e a livello anche cattolico universale. Fonte e culmine e modello di tutta la vita cristiana. Bene, adesso veniamo a quanto stamattina Papa Francesco ci ha detto al riguardo. È stata una cosa veramente importante e interessante. Ti ascoltiamo. Nell'omelia che lui ha fatto durante la messa a casa Santa Marta, proprio oggi stamattina. Ha detto, mettendo in guardia, da viralizzare il pane eucaristico. Anzidutto ecco, ha utilizzato, ha inventato, penso lui, perché non mi risulta che sia stato utilizzato da altri un termine di questo genere. Viralizzare il pane eucaristico, da quello che appunto è il virus, viralizzare il pane eucaristico, da rendere virtuale la nostra fede. Ci ha messo in guardia e ci ha messo in guardia anche con parole piuttosto forti. Ascoltiamole. Noi dobbiamo, non certo favorire, una famiglia. Io ho cercato di fare una sintesi di quello che Papa Francesco ha detto e dunque lui parlava di una familiarità, dell'incontro personale e familiare con il Signore. Allora lui dice una familiarità, un incontro della persona, di ciascuno di noi con il Signore, senza comunità. Una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti, è pericolosa. Quindi, ci richiamo un po' la necessità della comunità, del pane eucaristico, della Chiesa, del popolo, dei sacramenti. Senza questi, tutti questi aspetti, la nostra fede, il nostro incontro personale con Gesù è pericoloso. Usa il termine pericoloso. Può diventare una familiarità, diciamo, gnostica, cioè intellettuale, soltanto di pensiero. Una familiarità per me soltanto staccata dal popolo di Dio. E' vero che nostro Signore ci incontra personalmente, però mi incontra come singola persona ma inserita come membro in una comunità, che è la Chiesa, che è la famiglia dei batteggiati, che è la famiglia domestica, la famiglia fondata sul sacramento del matrimonio, che nella Chiesa diocesana dove c'è il successore degli Apostoli, il Vescovo, con i suoi collaboratori, i sacerdoti, e dunque il vizio è che possa diventare una familiarità staccata dal popolo di Dio. E poi aggiunge Papa Francesco, la familiarità degli Apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità, qui il banchetto eucaristico, sempre era con il sacramento, come il pane. Questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i messi di comunicazione, anche questa Messa siamo tutti comunicati, ma non insieme, spiritualmente insieme, spiritualmente insieme. Il popolo è piccolo, e poi aggiunge, c'è un grande popolo, stiamo insieme ma non insieme, siamo la famiglia dei battezzati, però che non stiamo insieme anche fisicamente, olisticamente. Anche il sacramento, aggiunge Papa Francesco, oggi ce l'avete l'Eucaristia, ma la gente che è collegata con noi soltanto ha la comunione spirituale. Qui naturalmente lui si riferiva alle poche persone che partecipano alla Messa fisicamente, lì a Santa Marta, insieme con lui. Oggi ce l'avete l'Eucaristia voi che siete qui fisicamente presenti, ma la gente che è collegata via internet quella ha solo la comunione spirituale. Questa non è la Chiesa, questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore lo permette. Vedete, anche qui si utilizza il termine permette, non utilizza il termine vuole, permette. Ma l'ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti, l'ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Questa è la situazione normale, con il popolo e i sacramenti, con la presenza fisica e i sacramenti, c'è sì il battesimo di desiderio, ad esempio, come la comunione di desiderio, però poi c'è il battesimo con acqua e Spirito Santo, il battesimo reale, fisico, con l'acqua e con la formula e con lo Spirito Santo. Sempre. A quanto pare, come sa fare lui, deve essere stata una omelia, io penso anche un po' abbraccio dal come lui si esprime e come poi l'hanno sintetizzata. Aggiunge, è vero, aggiunge Papa Francesco, che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo. Siamo obbligati, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. Ecco, questo anche mi sembra un messaggio molto esplicito, molto bello, molto chiaro. Vuole che usciamo dal tunnel, non per rimanerci nel tunnel, in questo tunnel che è un'assenza della presenza eucaristica dal vero di Gesù Cristo. Non per rimanerci. Questa è la familiarità degli Apostoli, non gnostica, non viralizzata. Ancora usa questo termine. Non egoistica per ognuno di noi, di loro, degli Apostoli, di loro, ma una familiarità concreta nel popolo. Lui evidenzia molto questa dimensione comunitaria. Il che, certo, pone anche alcune domande, insomma, quando le nostre celebrazioni domenicali, in certi orari, sono fatte con poche persone. È vero che il celebrante celebra sempre per tutti e con tutti, però, certo, questa sottolineatura che Papa Francesco fa, che con il popolo e per il popolo e nel popolo, ci deve anche far riflettere. E poi ancora aggiunge, Papa Francesco, la familiarità con il Signore. Vedete come lui usa molto questo termine familiarità. Anche questo è un termine che è utilizzato poco nel contesto anche profano al di fuori. La familiarità con il Signore. Anche nel campo nostro della fede cristiana io non lo sento molto questo termine. Non so, voi potete dire anche voi la vostra, caso mai. La familiarità con il Signore. Ecco, ridiamo un po' la dimensione di famiglia, però una famiglia positiva dove c'è dialogo, dove ci si guarda con rispetto, con stima, con amore, dove si incrociano gli sguardi e ci si capisce con gli sguardi. Non, purtroppo, come succede un po' in tante famiglie anche oggigiorno, c'è divisione, c'è separazione, c'è divorzio o c'è indifferenza. C'è la separazione in casa, dove non ci si parla, dove quando anche si pranza o si cena si guarda la televisione, oppure si è impegnati a lavorare con il proprio cellulare o con il proprio computer. E non è questa la familiarità di cui qui parla e che prende come esempio dalla famiglia. La familiarità anche con il Signore. Una familiarità che dovrebbe essere un intendersi con lo sguardo con il Signore, uno stare con lui, un ascoltarlo e un parlargli, un stare bene insieme con lui. Dunque, già anche questi due termini, viralizzare e familiarità con il Signore, già questo ci induce a riflettere e a ben... e anche magari a intervenire anche su questo con le vostre riflessioni. La familiarità con il Signore nella vita quotidiana, non solo la domenica, che si esprime anche nella preghiera personale, nella preghiera marito e voglia insieme, coniugale, nella preghiera familiare, con i figli, con gli altri membri della famiglia. La familiarità con il Signore nei sacramenti. Ecco quanto anche pensiamo che ogni volta che andiamo a fare, a celebrare il sacramento della confessione, noi facciamo una familiarità con il Signore. Anche questo è bello, vedere i sacramenti, il sacramento del matrimonio, il sacramento della crescima, il sacramento dell'unzione degli interni, come familiarità con il Signore. Bello, mi sembra importante anche questo termine che Papa Francesco utilizza. In mezzo al popolo di Dio, il Signore ci insegna questa intimità con Lui, questa familiarità con Lui. Sì, abbiamo da imparare, ci insegna. Non diamolo per scontato che siamo tutti già a posto e che non abbiamo niente da imparare. Qui anche Papa Francesco ci invita proprio a fare questa invocazione, questa preghiera, che il Signore ci insegni a cogliere questa dimensione intima con Lui, questa familiarità con Lui, ma nella Chiesa. Nella Chiesa, la famiglia di Dio, la famiglia dei battezzati, qui Chiesa si intende non tanto l'edificio quanto Chiesa con la c maiuscola. Sono tutti i battezzati che costituiscono il corpo di Cristo, la Chiesa di Dio. Ma nella Chiesa, con i sacramenti, il sacramento dell'Eucaristia, domenicale soprattutto, il sacramento della confessione, il sacramento della Crescima, di cui molti genitori non sono per niente convinti e assecondano un po' i loro figli quando dicono che la Crescima non è indispensabile, si può rinviare, si può anche non ricevere. Il sacramento del matrimonio, e anche qui quanti purtroppo preferiscono il sacramento del matrimonio, preferiscono la convivenza, preferiscono il patrimonio civile. Che il Signore ci insegne l'importanza della familiarità con Lui nei sacramenti, il sacramento della riconciliazione, della confessione, il sacramento dell'unzione degli infermi, anche questo quanto è importante. Ci tratta un po' tutti il sacramento dell'ordine, senza il quale non possiamo avere l'Eucaristia, questa familiarità eucaristica con il Signore, senza il Vescovo, senza il Sacerdote. Vedete, questa familiarità con i sacramenti la dobbiamo un po' tutti riscoprire. Purtroppo anche in questi giorni ricevo telefonate e e-mail da parte dei sacerdoti e da parte anche dei laici che chiedono che quanto prima il Vescovo il parlo stabilisca il giorno della prima comunione, ma sapete perché? Perché devono fissare il ristorante. Ma guardate un po', questa è la preoccupazione, devono fissare per tempo il ristorante. Ma insomma, dove siamo? Non la familiarità e il desiderio di ricevere Gesù da parte del proprio figlio, non il desiderio di essere i genitori e i nonni insieme a festeggiare questa prima comunione, no, la preoccupazione del ristorante. Siamo a sto punti e quante richieste che anche i miei sacerdoti e anch'io ricevo, perché al che scusate è il minimo minimo che devo rispondere è, ma scusate chiedetelo al governo, non chiedetelo a me, è quando darà la possibilità di celebrare con la presenza del popolo l'Eucaristia, non aspetta a me deciderlo. Eh, dove siamo eh? A che punto siamo? E poi con il santo popolo fedele di Dio. Questo è quanto stamattina Papa Francesco. Ho voluto condividere subito insieme con voi anche questa omelia che il Papa questa mattina ci ha offerto e lo devo proprio anche ringraziare, perché effettivamente insomma quando un mese fa avevo un po' messo anche su internet e anche inviato un po' tutti i miei sacerdoti e questa riflessione e anche i fedeli, avevo avuto un po' di reazioni un po' negative, perché molti dicevano che avevo un po' sminuito l'importanza della messa in internet, in televisione, e sì perché molte volte anche quando nei mesi scorsi, negli anni scorsi, ho incontrato i genitori della prima comunione o della Cresima, molti mi hanno posto la domanda, ma non è valida la messa sentita in televisione? Non sostituisce quella del precezzo della domenica? E perché farei peccato mortale se avendo la possibilità di andare alla messa domenicale io non ci vado ma la vedo in televisione? Non è uguale? Vedete che confusione che c'è? E allora non vorrei che anche con questi mesi di internet, vedete che anch'io l'utilizzo tantissimo, però certo bisogna sempre però spiegare che una cosa è che io parli qui davanti a una telecamera, ringrazio la telecamera, ringrazio internet, però è un conto che quando ci guardiamo un po' negli occhi io vedo già se le vostre reazioni sulla base di quello che dico è. Invece qui vedo niente e quindi già questo anche per colui che parla, non vedendo il feedback, il cosiddetto feedback da parte dell'uditorio è, ah già questo è un limite, oltre poi anche per l'uditorio vedere una persona tramite uno schermo televisivo o un computer o un cellulare. Sì certo, siamo un po' in questa situazione, cerchiamo di sopravvivere, però come ci ha invitato il Papa Francesco cerchiamo di uscire quanto prima dal tunnel e non di rimanerci dentro e non vorrei che, anziché aumentare le presenze fisiche alla messa domenicale, proprio attraverso queste situazioni si fossero raffreddati ancora di più i fedeli e quindi fossero ancora di meno quelli che partecipano quando sarà possibile alla messa domenicale. Mi fermo qui.

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