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Veronika Nervo

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A comic book mouse wants to change his life and jumps into the real world of mice. He encounters other mice who are confused by his language of comics. They make fun of him and he feels lonely. But then he meets a cat who also speaks in comics. They become friends and spend the night talking in their unique language. Il topo dei fumetti Un topolino dei fumetti, stanco di evitare di stare a pagina di un giornale e desideroso di cambiare il sapore della carta con quello del formaggio, spiega un bel salto e si trovava nel mondo dei topi di carne ed ossa. Squacco, e scremo subito sentendo l'odore di gatto. Come ha detto? Svigliano gli altri topi, messi in soggezione da quella strana parola. Blond, band, group, disse il topolino, che parlava solo la lingua dei fumetti. E se era turco? Osservò un vecchio topo di bastimento, che prima di andare in pensione era stato in servizio nel Mediterraneo, e si propò a rivolgergli la parola in turco. Il topolino lo guardò con meraviglia ed disse Zip, fish, bonk. Non è turco? Concluso il topo navigatore. Allora cos'è? Vatte la pesca? Così lo chiamarono, vatte la pesca, e lo tennero un po' come lo scemo del villaggio. Vatte la pesca? Gli domandavano. Cosa ti piace di più, il mediano o il grottiero? Split, gong, ziririrì. Rispondeva il topo dei fumetti. Buonanotte. Ridevano gli altri. I più piccoli, poi, gli tiravano la coda apposta, per sentirlo protestare in quella buffa maniera. Blond, black, guarda. Una volta andarono a cacciare un mulino, pieno di sacchi di farina bianca e gialla. I topi, con i denti, in quella manna, le masticavano a cottimo, facendo cric, cric, cric, come tutti i topi normali quando masticano. Ma il topo dei fumetti faceva. Grenc, screcci, screderec. Impara o meno a mangiare come una persona educata. Borbotto il topo navigatore. Se fossimo solo un bastimento, sarebbe essenziale stare buttati a mare. Tirendo il contorno che fa un rumore disgustoso. Grenc, disse il topo dei fumetti. Le panna ad impilarsi in un sacco di grano turco. Il navigatore, allora, fece un segno agli altri, e quattro i quattro se la tirarono, abbandonando lo straniero al suo destino, sicuro che non avrebbe mai ritrovato la strada di casa. Per un po' il topolino continuò a masticare, quando finalmente si accorsi di essere rimasto solo, era già troppo buio per cercare la strada, e decide di passare la notte al mulino. Stava per addormentarsi, quando ecco, nel buio, accendersi due semafori gialli. Ecco il fluscio sinistro di quattro zampe. Il cacciatore. Un gatto. Squatto, disse il topolino con un brivido. Grano. Risposò il gatto. Cielo. Era un gatto dei fumetti. La tribù dei gatti ve l'aveva facciato, perché non riusciva a fare miau come si deve. I due poveretti si abbracciarono, giurandosi eterna amicizia. Passarono tutta la notte a conversare nella strana lingua dei fumetti. Si capiva una meraviglia.

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