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Lauretta Farina Ep. 2 "La lettera al papà"

Lauretta Farina Ep. 2 "La lettera al papà"

Nadia e GiuseppeNadia e Giuseppe

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Lauretta lived in India for over 20 years and considered it her second home. She had a strong and determined personality, but was also sweet and tender. She had a talent for building relationships with people from all walks of life. At a young age, she left home for a spiritual retreat and later informed her parents that she was in Belgium for volunteer training. She aspired to go wherever help was needed in the world. Her father received a letter from her, and upon reading it, he realized that his daughter had made a decision for her life. Although worried, he was proud and likely gave her his blessing. Lauretta è stata una persona che nella vita ha realizzato qualcosa di più di ciò che forse lei stessa ha voluto o pensato di realizzare. Ne danno testimonianze agli amici, soprattutto quelli che vivono in India, là dove ha vissuto gran parte della sua vita. L'India è stata infatti la sua seconda o forse sarebbe meglio dire prima patria, chi lo sa. Sicuramente il luogo dove, mi piace immaginare, il suo cuore è tornato a battere anche dopo la sua morte. Ha vissuto per oltre 20 anni nel sud dell'India, in Kerala, in un villaggio di pescatori, a Trivandrum, villaggio affacciato tramite bellissime spiagge sull'oceano indiano. Non era ancora trentenne e là iniziava la sua nuova vita in India. Ma facciamo un passo indietro. Lauretta è stata certamente un personaggio, un carattere forte, un temperamento deciso e determinato, per quanto dolcezza e tenerezza l'abbiano sempre accompagnata. Caratteristica fondamentale era la sua capacità relazionale, che le permetteva di relazionarsi con chiunque rispettosamente e vignetosamente qualunque fosse il grado sociale, culturale o economico della persona con la quale si apprestava ad interloquire. Nella relazione lei vedeva innanzitutto la persona che aveva di fronte e poi, eventualmente, se necessario, il ruolo. Appena vent'anni partì da casa per un ritiro spirituale residenziale, almeno questo è ciò che disse ai suoi genitori. Mentre era via, però, il suo papà riceve una lettera scritta da lei a mano. Scrive di trovarsi in Belgio per frequentare un percorso di formazione per volontarie e che la sua aspirazione è partire e andare in qualche parte del mondo dove ce ne fosse stato bisogno. La formazione le farà acquisire anche competenze infermieristiche. In Belgio si trovava allora la sede dell'Associazione Fraterna Internazionale, cosiddetta AFI, associazione laica che preparava le future volontarie. Si trattava, per come ho capito, di un percorso di formazione che poi preparava i volontari a recarsi in diverse parti del mondo a portare sostegno, laddove richiesto. So che poi non rimase legata a tale associazione, forse perché non ne condivideva fino in fondo i contenuti statuali, ma non so di più. Magari tornerò su questa associazione raccogliendo qualche informazione più dettagliata. Di certo non sapremo mai quale fu la reazione, neppure emotiva, di suo papà. Posso solo immaginarlo, vedersi recapitare una lettera proveniente dal Belgio, aprire la busta e riconoscere la telegrafia di sua figlia, Laura. Qualcosa di strano gli sarà balenato nella testa e poi iniziare a leggere. Caro papà, avrei iniziato così? E già dalle prime righe parole come Belgio, volontaria, mondo, un susseguirsi di idee che pian piano lo introducevano alla comprensione del senso di quella lettera. Una di quelle lettere che segnano il destino di chi le scrive, ma anche di chi le legge. La lettera di sua figlia Laura, della quale, terminata la lettura, comprese non essere più semplicemente figlia, ma ormai donna. Una donna che aveva deciso per la sua vita. Avrà riletto più volte la lettera per convincersi di aver capito bene il contenuto, forse con un po' di timore, senza correre subito da sua moglie. Forse si prese un attimo di tempo per sé per comprendere che aveva dato alla vita una donna destinata al mondo. Sicuramente preoccupato, ma certamente fiero. Chissà dove l'avrà letta, in quale angolo della casa, in sala da pranzo, oppure sul divano nella sala tigua, certamente da solo. O magari al piano superiore, dove c'erano le camere da letto, al suo tavolino di lavoro, che dava sulla finestra del cortile interno, così che la luce gli arrivasse di fronte. Un tavolino con un cassetto chiuso a chiave, dove teneva con particolare attenzione tutte le cose più care. Sì, penso che l'abbia letta seduto a quel tavolino, il luogo delle cose importanti, il suo spazio. Conosciamo dagli esiti della vita di Lauretta che il papà non si oppose a tale decisione, e conoscendo un po' mio nonno, in cuor suo sicuramente avrà apprezzato la decisione della figlia, della quale ne riconosceva i tratti di personalità, certamente in parte forgiati, anche dalla sua educazione. Mi piace pensare che la lettera terminasse con la richiesta di una benedizione del papà, che se così è stato, certamente gliel'ha elargita, accompagnandola da quel momento con le sue preghiere quotidiane, e una lacrima di commozione sicuramente.

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