Details
Nothing to say, yet
Big christmas sale
Premium Access 35% OFF
Nothing to say, yet
The transcription discusses the characteristics and origins of Lake Comabio. It explains that a lake is a body of still water that is deep enough to be devoid of light, resulting in three distinct zones: the shoreline with abundant aquatic vegetation, the open water zone with only microscopic plant life, and the deep zone where decomposition occurs. Lake Comabio is described as a large pond with an average depth of 4.82 meters. The formation of the lake is attributed to the Pleistocene period, when the Alps were covered in glaciers that deposited debris and created deep basins. The retreat of the glaciers gave rise to Lake Comabio and other nearby lakes. The transcription also mentions the presence of blue clay deposits and erratic boulders, which were transported by the glaciers. The story of Lake Comabio continues on the website www.redigio.it. www.rendijou.it e la storia continua. Cos'è un lago? E' il lago di Comabio. Cos'è un lago? In generale possiamo definire il lago una distesa di acqua ferma avendo una zona sufficientemente profonda da risultare priva di luce. Questo fatto determina una separazione del lago in tre zone ben definite. La zona del litorale che è caratterizzata da abbondante vegetazione acquatica che si sviluppa dalla riva fino a 5 metri di profondità. La zona pelagica o di acqua aperte dove le uniche forme di vita vegetale sono costituite dal fitoplancton, dalle alghe che fruttano passivamente e che sono invisibili a occhio nudo. La zona profonda che è priva di vita vegetale in quanto la luce, indispensabile alla fotosintesi, fatica a raggiungere il fondo. In questa zona si svolgono più che altro i processi di decomposizione. Allo stato attuale il lago di Comabio ha una profondità media di 4,82 metri e potrebbe essere considerato alla stregua un grosso stagno. Origine del lago di Comabio Circa un milione di anni or sono, nel periodo geologico noto come Pleistocene, la terra subì un fortissimo raffreddamento e la catena alpina si coprì di ghiacciai giganteschi, le cui ultime propaggini al culmine del periodo glaciale scendevano fino quasi alle porte di Milano. All'interno e al margine delle lingue di ghiaccio veniva trascinata una gran massa di detriti composti da macini, ciotoli, ghiaia, sabbia e limo, formando così quelle strutture che vengono ancora adesso chiamatele morene e che altro non sono che ciclopici accumuli di questi depositi abbandonati dai ghiacciai. Al suo fondo il ghiacciaio, simulando l'azione di un grosso foglio di carta vetrata, a causa della presenza di numerosi ciotoli inglobati nel ghiaccio scavò delle profondi conche e queste depressioni al ritiro dei ghiacciai dettero di seguito origine al lago di Monate e i laghi di Varese, Comabio e Biandronno. Va sottolineato come questi ultimi, alla fine dell'epoca glaciale, formarono un unico complesso lacustre le cui acque erano poste a una quota di circa 250 metri sul livello del mare. In questo periodo si formarono inoltre alcuni depositi lacustri costituiti da argille azzurre originatesi dalle minuscole particelle trasportate al lago dagli ruscelli circostanti e il laghetto di Mercallo, infatti una vecchia cava abbandonata, costituita da quest'argille. Successivamente le acque di questo grande e complesso lacustro si abbassarono e il paesaggio divenne simile a quello che tutt'oggi vediamo. Il passaggio degli acciai nel nostro territorio è testimoniato dai depositi morenici costituiti da ciotoli annegati in una matrice limoso-sabbiosa che ricoprono quasi tutta l'area di Corgeno. In qualche caso sono anche osservabili grossi massi di forma tondeggiante e questi massi, che possono anche pesare parecchie tonnellate, vengono chiamati massi erratici o anche trovanti ed è inutile chiedersi chi li abbia trasportati lì, visto che ancora una volta il responsabile di tutto di questo è stato il ghiacciaio. www.redigio.it E la storia continua