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The information discusses how the ability to get along played an important role in personal relationships. Examples from the 1700s in Italy and Austria show that individuals had to make agreements on living arrangements if they couldn't get along with family members. In some cases, parents passed down their property to their children with stipulations on how they should live together. This could create tensions and conflicts, leading to strategies to provoke the departure of a family member. Similar situations occurred in other regions, where landowners controlled the living arrangements of their peasants. In Poland, landowners tried to prevent adult children from living with their parents, as it affected their profits. Overall, individuals did not always have the freedom to choose who they lived with. VVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVV Il fatto di andare d'accordo o meno giocava un ruolo importante per chi poteva permettersi di seguire le sue inclinazioni. Per esempio, nel 1789, accingendosi per la terza volta a matrimonio Francesco Albergati Capacelli, famoso commediografo figlio dei già citati Marchese Luigi e dell'onora Bentivoglio, stabilisce in accordo con la futura sposa Teresa Checchi-Zampieri che, qualora ella rimanga vedova senza prole e non possa o non voglia continuare a convivere con il suo figlio di primoletto Luigi, godrà di un assegno di 800 scudi annui, oltre a un appartamento decentemente ammobiliato con comodo di cucina, granaro e cantina del tutto forniti nel suo palazzo di Bologna, come altresì tre letti, uno per lei uso, due per uso famiglia. Dodici anni più tardi, redigendo il suo ultimo testamento, d'1801, Francesco tornerà ad affrontare il problema del trattamento di Teresa in caso di vedovanza. Qualora ella o mio figlio Luigi, scrive, non vogliono più vivere uniti come una sola famiglia, fra loro ancora alla sola e stessa tavola, in allora ordino e voglio che detta mia consorte debba conseguire annuali lire 5.000 che abbia il semplice uso e godimento dei surriferiti appartamenti in città ammobiliati con decenza e due carrozze, due cavalli. Il mio rede le destinerà una cantina e tina zara, granaro, legnala e la biancheria, una guardarobba sufficiente e l'abitazione per i domestici. Esattamente dieci anni prima che il Marchese Albergatti stendesse il suo primo testamento, anche Michelle e Maria Redl, una coppia di contadini di Tuari, in Austria, prendono in seria considerazione il problema di come gestire le tensioni familiari. La loro preoccupazione, tuttavia, non verte su quello che succederà dopo la morte, ma sul futuro che li aspetta. Stanno infatti stendendo un contratto di cessione della fattoria al figlio e alla nuora, simile a quello fatto a Josef e Anna Maria Picler, analizzato in un altro capitolo. Si riservano dunque il diritto di continuare a vivere nella casa, ma stabiliscono che se con il figlio e nuora non potranno andare d'accordo, allora si costruirà una stanza separata all'interno della casa. Cause del genere non erano rare nei contratti con i quali, soprattutto nell'Europa centrale e settentrionale, i genitori passavano casa e campi a uni dei figli, e talvolta prevedevano addirittura che i figli pagassero ai genitori l'affitto di un'altra casa. In certe zone le fattorie erano invece proviste di una casupola separata per i genitori che si ritiravano, anche se poi a volte c'era chi preferiva affittarla a contadini senza terra, tenendosi i genitori in casa. Ma non tutti avevano la possibilità di scegliere liberamente se conviene o meno con i propri familiari e congiunti in base ai sentimenti che provavano. Talvolta scelte del genere erano impossibili oppure avevano costi assai alti. Nella franca contea i servi, i serfs, potevano ereditare gli uni dagli altri solo se vivevano insieme sotto lo stesso tetto. Allo stesso focolare, alla stessa tavola. Ciò evidentemente poteva creare situazioni intollerabili. Quando scoppiò la rivoluzione francese alcuni di essi inviarono agli stati generali un cliè, l'Edole Ramos, in cui denunciavano che ogni casa sembrava una vera e propria prigione, nella quale i prigionieri erano costretti a vivere insieme per non perdere la quota di terra che avevano innaffiato con il sudore della loro fronte. I figli dovevano insomma rimanere uniti nella casa paterna, sia che andassero d'accordo che se fossero in conflitto e dovevano continuare a farlo anche quando si sposavano e le rispettive mogli non si integravano pacificamente nella compagine familiare. Le tensioni erano alimentate oltre che dalla costrizione della convivenza, dal fatto che se uno dei membri se ne andava aumentava la quota ereditaria di chi rimaneva. Esasperare uno o più co-residenti mettendo a dura prova la pazienza per provocarne la partenza era pertanto una strategia praticabile e praticata. Situazioni simili si ritrovavano anche in altre zone. Per i signori feudali russi, verso la fine del Settecento, divenne usuale impedire o limitare la divisione alla famiglia dei loro contadini. Per questo le isbe di Mishino erano tante affollate e una situazione analoga si creò dopo il 1754 nelle zone di confine orientali dell'impero asburgico in cui le famiglie fornivano soldati per l'esercito poiché era più facile reclutare i soldati da famiglie ampie piuttosto che da piccole unità familiari e si decise di proibire le scessioni. È probabile quindi che i grandi gruppi familiari detti Zadruga, tipici della zona, rispecchiassero più le esigenze imperiali che i desideri dei contadini. Inversamente, nella Polonia occidentale, nel XVIII secolo, i signori feudali cercavano di evitare che i figli dei contadini, quando si sposavano, rimanessero con i genitori. Non era infatti vantaggioso per i padroni che molti maschi adulti vivessero insieme dal momento che quanto era dovuto al signore era proporzionale all'area del podere, non al numero delle persone che lo lavoravano. E i signori feudali cercavano pertanto di installare i contadini su appezzamenti diversi. Inoltre, poiché la presenza di una coppia era di fondamentale importanza per garantire la produttività di una fattoria, costringevano i vedovi, maschi e femmine, a risposarsi rapidamente, pena la perdita del podere. Analogamente, quando un figlio adulto succedeva al padre, lo costringevano a sposarsi in fretta. Nel caso delle grandi tenute che disponevano di bestie da soma, cercavano tuttavia, in vari modi, non sempre con successo, di evitare la frammentazione dovuta al sistema ereditario divisibile seguito dai contadini. Qualche nuovo podere, privo di bestie da soma, non garantiva loro, infatti, un lavoro paragonabile quanto a produttività a quello assicurato da una grande fattoria dotata di bestiame. Anche in Curlandia, i feudatari spingevano i vedovi a risposarsi e tentavano di imporre ai contadini la trasmissione di tutta la terra a un unico figlio, costringendolo a richiedere l'autorizzazione signorile per dividere i fondi rustici. E se in Europa orientale i signori impedivano generalmente ai contadini di contrarre matrimonio fuori dai loro domini, per non perdere forza di lavoro, in Italia, come accennato, i mezzadri per sposarsi dovevano chiedere permesso a padrone del fondo. Non sempre insomma si poteva scegliere liberamente con chi condividere gli spazi della propria vita quotidiana.