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redigio.it/dati2601/QGLO011-Angera-bigatt-01.mp3 - I bigatt ad Angera
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www.redijoe.it e la storia continua Angera e i suoi bigot C'era una volta se sembra forse ridicolo ma si può cominciare così come le belle e raggiose favole della nostra fanciulezza la descrizione dell'allevamento dei bigot ovvero il bacco da seta il nome è il termine dialettale di bigatto a Angera come del resto nel nord Italia fino alla fine del 1940 i contadini come attività secondarie all'agricoltura si dedicavano alla bacicoltura in Cina essa era già praticata sin dal 2600 a.C. nell'Europa orientale comparve intorno al VI secolo d.C. ad opera dall'imperatore romano Giustiniano nell'epoca e nell'Europa occidentale e in Italia si diffuse solo fra i secoli XI e XII contemporaneamente all'introduzione del gesso che era indispensabile per il nutrimento dei bacchi che era di origine cinese dalla Sicilia l'allevamento si estese in tutta la penisola e verso il 1300 dus al nord e nel 1490 Ludovico Maria Sforza impiantò i primi gelsi nel suo parco di Vigevano da lì la bacicoltura si allargò a tutto il Ducato di Milano alcuni storici sostengono che il soprannome Moro venne dato allo Sforza in riconoscimento di questa sua lodevole e geniale iniziativa e derivasse da Morus Celsa come allora era chiamata la pianta del gesso l'Italia divenne ben presto il principale produttore europeo di seta e soprattutto in Lombardia la bacicoltura rappresentò la principale fonte di ricchezza delle famiglie il baco da seta è il nome dato alla larva della farfalla detta bombice del gesso la larva affila un lungo filo di seta che forma il bozzolo dentro il quale rimane rinchiusa trasformandosi prima in crisalide e poi in farfalla allevare i bigatti non era cosa facile richiedeva un impegno spesso gravoso innanzitutto erano necessari locali idogne riscaldati la temperatura era compresa fra i 22 e i 30 gradi sufficientemente ampi con convenienti a reazione umidità costante illuminazione diffusa e severe norme igieniche nei secoli scorsi il solo locale riscaldato della casa era la cucina e quando iniziava il ciclo di allevamento i contadini, armi e bagagli lasciavano questa stanza ai preziosi bacchi e si trasferirono in altri locali meno confortevoli con il passare degli anni anche in considerazione della non trascurabile fonte di reddito che si realizzava da questa attività vennero create apposite camere riscaldate e ventilate dove sistemare le bigattiere ovvero tavole di legno disposte l'una sopra l'altra a distanza regolare sulle quali si metteva un graticcio, una stuoia di listelli di canna un foglio di carta e uno strame di foglie di gesso sul quale venivano sistemati i bacchi ogni 8-10 giorni le bigattiere venivano pulite sostituendo la carta oltre alle difficoltà culturali numerose erano delle malattie che affliggevano questi insetti fra i quali la flaccidezza detta anche morti passi morti bianche, trippe e la macilenza detta gattine, bacchinani eccetera probabilmente era la conseguenza l'una dell'altra ed era dovuta a un eccesso di umidità nei locali e la fermentazione di foglie di gesso l'unica cura possibile era l'eliminazione dei bacchi difettosi o malati altra malattia molto temuta era il giallume o il mal di grasso chiamato anche itterizia o malattia delle bacche forse tutte queste malattie erano dovute ad errate non scrupolose tecniche di cura le patologie più gravi erano però causate da agenti infestanti tra cui il fungo Botrytis bossiani una muffa parasita che causava il calcinin responsabile dell'elevata mortalità delle larve questa infezione era tanto grave che il comune di Angera richiamandosi a una circolare prefettizia del 26 aprile del 1929 con ordinanza del condestà fece obbligo ai barchicoltori di denunciare dentro 24 ore la presenza ricordando che l'inadempienza a tale obbligo sarebbe stata sanzionata con una multa fino a 1000 lire per evitare l'insoligenza delle malattie prima dell'inizio della stagione dedicata all'allevamento i locali venivano puliti disinfettati e chiusi ermeticamente a questo scopo alcuni contadini bruciavano zolfo e salnitro altri lavavano le pareti, i pavimenti e gli attrezzi con la candeggina ma forse più efficace e sicuro metodo era il Pasqualis che consisteva a far evaporare nell'ambiente compresse di formarina su un fornelletto ad alcol queste malattie si aggiungevano a quelle che colpevano i gelsi ed erano causate da diversi parassiti vegetali, tipo i funghi, gli animali gli insetti soprattutto la diaspis pentagona una specie di pidocchio che per sbagliati anni devastò la piantagione l'allevamento dei bacchi da sete iniziava con l'acquisto del seme che veniva venduto a quarti di oncia con un oncia che valeva 30 grammi i semi più usati erano la gialla nostrana le bianche giapponese e cinese e la bianca corea le varietà bianche erano le più pregiate www.redijo.it e la storia continua