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redigio.it/dati2601/QGLO007-Lago-Varese-14.mp3 - Il lago di Varese - 8,57 - audio

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www.redigio.it e la storia continua Il lago di Varese Abbondantissimi sono poi i gusci nocciole trovati in certi strati ma anche l'uva, vitis, il frutto del corgnolo, cornus mas, e di rovo, robus sp, e di un melo, malus e dov'ètero certamente fa parte della dieta di questi nostri antenati Nessun autore ne parla in modo specifico ma non c'è motivo di dubitare che, alla pari degli altri abitanti di stazioni e palafittico europee anche l'isolino si si nutrisse con i frutti del trapa natans, o castagna d'acqua Analogamente è presumibile la conoscenza da parte dell'uomo di orzo, lino, miglio, e persino di papavero indiano papaver sonniferum i cui semi furono rinvenuti presso la cueva stazione della lagossa di Besnate Un esame, sia pur rapido, del rapporto uomo-ambiente in epoca neolitica non può dimenticare una breve citazione delle principali specie di animali le cui ossa sono state rinvenute durante gli scavi archeologici Buoi, cani, gatti, maiali, capre e pecore, tra gli animali di allevamento domestici Cervi, orsi bruni, tassi, castori, cinghiali, caprioli, sciacalli, lepre, faine, lontre, lupi e volpi, tra quelle selvatiche Tra gli uccelli sono stati classificati resti di gabbiani reali, di galli cedroni, di ardeidi mentre tra i presci spicca il luccio, le cui vetebre potevano servire per la fabbricazione di collane come frutti secchi di trappa Oggi, chi sbarca sull'isolino per visitare il museo di Villaponti, recentemente ripristinato si trova in un paesaggio vegetale fortemente rimaneggiato dall'uomo Oltre che alcune conifere, chiaramente non spontanee, e sono presenti pioppi, salici, querce, frassini e le immacabili robinie Anche gli arbusti e le erbe risentono della presenza umana Pongitopo, Ruscus aculeatus e la erba miseria, Commelina communis, non sono una parese dimostrazione L'isolino, già soggetto nel 1941 a una regge che regola le antichità e le belle arti fu donato dall'ultimo proprietario, Marchese Gian Felice Ponti al Comune di Varese nella persona del sindaco avvocato Lino Oldrini con un atto notarile del 25 maggio del 1962 a uopo di beneficenza, istruzione ed educazione Tornando sulla terraferma e proseguendo il cammino si arriva rapidamente all'abitato di Biandronno un paese che ha la prerogativa di affacciarsi su due laghi quello di Varese e quello detto appunto di Biandronno ormai quasi completamente privo di acque una stretta costiera, quasi un tombolo, alta circa le ventine di metri separa i due bacini che anticamente dovetero far parte dello stesso sistema lacustre insieme con la palude Brabbia e il lago di Comabbio tra incolti, villette e prati si raggiunge il comune di Bardello di cui si hanno notizie che risalgono al secolo XII e siamo sulla sponda settentrionale del lago che forma qui, tra Bardello e Cavirate una specie di strozzatura, corrispondente al collo della scarpa la fascia del canneto quasi nasconde un incire nell'unico emissario del lago il torrente Bardello, che scarica acque inquinate nel lago maggiore nei presti della palude Bozza dopo un tortuoso percorso di circa 7 chilometri sulle sue rive furono rinvenuti resti di due stazioni palafitticole già citate, tra cui soprattutto basi in ceramica, ossi lavorati di capra e bue punte di freccia, i semi di nocciolo e corniolo le acque del Bardello, in un passato non troppo lontano hanno consentito la nascita di numerosi opefici segherie, filande, cartiere e soprattutto mulini in precedenza, perché il suo corpo era spesso impetuoso soprattutto a causa del forte dislivello tra il lago di Varese e il Verbano con relativi dannosi strarrepimenti si cercò più volte di spurgare l'alveo Nel 1771, ad esempio, la ripartizione dello spese per lo spurgo ammontati a 5.497,66 lire diede vita a una lunga lite giudiziaria promosse dal sociardote Do D'Averio Luzzati di Cassago per stabilire se le spese dovessero concorrere i soli comuni o anche i proprietari di terre limitrofe pare che i proprietari le uscissero sconfitti ma l'importanza della lite risiede nelle conseguenze infatti fu proprio in quegli anni, sul finire del 1700 che nacquero le prime proposte per l'abbassamento del livello del lago di Varese per queste notizie, vedi, palude brabbia e ancora oggi sulle rive del Bardello circa 20 fabbriche sono in piena attività ma mentre in passato si temeva soprattutto la siccità oggi nessuna di esse ed è tutto tranquilla e nei riguardi di possibili strarrepimenti tanto che ancora esiste il vecchio consorzio utenti del fiume Bardello per regolare il flusso delle acque poi si costruirono delle paratoie che normalmente lasciano passare 2.000 litri al secondo con un minimo di 1.000 nei tempi di magra e un massimo di 5.000 nei casi di piena oltre a un certo limite però si correrebbero gravi rischi ecco perché i frontisti chiedono che non si dia seguito all'ipotesi di scaricare le acque e quindi l'è collettore del lago di Varese proprio nel Bardello a pochi metri dal fiume infatti è sorto da qualche anno un impianto di depurazione che dovrà raccogliere e trattare le acque di scarico del bacino embrifero altrimenti destinate a riversarsi tutte nel lago inquinandolo l'impianto è stato voluto da consorzio di tutela e salvaguardia del lago di Varese costituitosi nel 1967 la storia del doppio collettore circolacquale iniziato nel 1968 viene presto soprannominato Serpentone che dovrebbe salvare il nostro lago ma pensiamo che in futuro sarà raccontata dai nonni ai nipotini come una favola tipica del XX secolo gli ingredienti e i personaggi ci sono tutti dal mostro, l'inquinamento al bel principe, caduto in disgrazia il lago dai consiglieri di corte, i tecnici e i scienziati alla fata buona, la regione ma dalla scarselva prevalentemente vuota e il finale? temiamo fortemente che comunque vadano le cose non sarà lieto basta pensare ai costi nei previsti 1500 milioni sono salite agli ultimali 15 miliardi e forse più il collettore dopo 16 anni non è ancora entrato in funzione né si sa quando sarà terminato è certo però che il lago può e deve essere salvato perché qualsiasi bacino per il fatto di esistere anche se carico di ogni tipo di veleni è vivo la sua morte può essere decretata solo dall'evoluzione naturale l'uomo al massimo può frettarla o ritardarla trascurando o eliminando il processo di eutrofizzazione che ha colpito le sue acque fino alla fine degli anni 50 www.redizo.it e la storia continua

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