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redigio.it/dati2601/QGLO006-Lago-Varese-13.mp3 - Il lago di Varese - 8,57 - audio -

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Transcription

The transcription discusses the vegetation and resources that were utilized by humans during the Neolithic period in the Varese region of Italy. The study of pollen and fossil remains from thousands of years ago helps provide answers to these questions. The region experienced significant changes in vegetation due to climate fluctuations caused by glaciations. The composition of forests today, such as beech, white and red spruce, and pine, can be traced back to ancient times. Pollen analysis indicates the presence of white spruce and other species in the past. The study also examines the landscape, tools, and agriculture practices of the Neolithic inhabitants. The relationship between humans and the environment can be better understood through the study of clay vessels and traces of grains and acorns. www.redigio.it E la storia continua Il lago di Varese Per la natura del nostro lavoro ci sembra interessante invece insistere su un altro aspetto poco conosciuto che in tipo di ambiente vegetale viveva l'uomo del Neolitico e come ne sfruttava le risorse? Non è facile rispondere a queste domande ma con l'aiuto della paleobotanica la scienza che riesce a classificare i pollini e gli avanzi fossili di migliaia di anni fa si può riuscire ad apportare una risposta Il Varesotto, come in tutta Italia alpina e subalpina fino alla Padania fu interessato da complesse vicende legate alle quattro glaciazioni del Quaternario con conseguenti oscillazioni climatiche sia durante l'espansione dei ghiacciai sia nei periodi di stasi o interglaciali Questi alti e bassi climatici comportarono importanti mutamenti nelle caratteristiche della vegetazione che si spostava da nord a sud per sfuggire di fronte all'avanzata dei fronti glaciali Di questa forzata migrazione ricordiamo solamente che nelle foreste delle principali essenze arboree pino silvestre, abete rosso o abete bianco favorite da clima oceanico scesero fino alle coste del Tirrino Naturalmente con il ritiro dei ghiacciai anche la vegetazione tendeva a risalire verso nord o nel caso delle conifere a rifugiarsi sulle montagne più alte Per ciò che riguarda gli avvenimenti successivi all'ultima glaciazione quella vulmiana terminata circa dieci mila anni fa possiamo dedurre con certezza che le specie che formano le attuali foreste nelle zone alpine o subalpine faggio, abete bianco e rosso, pino silvestre non sono che la retroguardia di vicende lontane La composizione di queste foreste e il loro lento ma continuo impoverimento in contrapposizione all'avanzata delle caducifoglie può essere testimoniata in modo abbastanza preciso dalle analisi polliniche cioè dal conteggio statistico mediante diagrammi effettuati sui pollini e altri reperti vegetali imprigionati nei terreni e soprattutto nelle torbe Un interessantissimo studio sui pollini dell'isolina Virginia fatto dal durante Pasa nel 1955 ci permette di tentare una ricostruzione del paesaggio vegetale in cui operavano gli abitanti delle parafitte è però importante considerare che trattandosi di una stazione abitata per circa tre mila anni il terreno è stato spesso rimaneggiato con possibili rimescolamenti di materiale almeno negli strati più alti inoltre è chiaramente impossibile distinguere i pollini di specie cresciute nell'isola o nelle immediate vicinanze da quelli ivi trasportati dal vento e in particolare dal vicino campo dei fiori Lo strato più basso analizzato due metri e mezzo sotto la superficie corrispondente a circa 5600 anni fa ci indica soprattutto la presenza di abete bianco Abies alba questa era l'essenza più diffusa della zona mentre oggi essa è scomparsa anche sulle pendici del campo dei fiori l'analisi delle argille di questo primo strato indica che il bacino lacustre potrebbe essere poco profondo con una forte tendenza all'evoluzione a turbira infatti i strati compresi fra due metri e trenta e un metro e quaranta sono strati caratterizzati dalla presenza di torba e di piccolissimi esseri unicellulari dato me è importante osservare che alla profondità di due metri fu trovato l'impalcato di legno su cui gli abitanti dell'isolino fondarono il loro villaggio interno sempre nello strato più antico oltre a quelli di abete bianco sono stati rinvenuti i pollini pinus montana di querce, di ontani, di nocioli mentre le specie erbacee sono rappresentate da ciperacei probabilmente i carici raminacei pragmites e dal genere artemisia sarebbe troppo lungo riportare dettagliatamente le analisi degli strati successivi ci rimetteremo ad osservare che nel mezzo millennio considerato l'uomo dovette assistere a un curioso avvicendarsi di specie vegetali che spesso comparivano e scomparivano a danno o avvantaggio di altre l'abete bianco mostra una serie di alti e bassi che con sincronismo impressionante corrispondono a curve inversamente proporzionali del tiglio e dei pini mentre l'abetulla si trova solo negli strati più antichi e poi scompare le querce invece dovevano essere l'elemento più importante del paesaggio dopo l'abete bianco al punto anzi da sopravanzare quest'ultimo proprio quando l'uomo fondò il suo villaggio sull'isolino il poline di abete rosso Picea excelsa così come quello degli aceri e dei salici si trova sempre in scarsa quantità e comunque sempre dopo l'inizio del processo di espansione dell'ambiente torboso al contrario i noccioli cori lusa vellana sono presenti solo negli strati più bassi o più alti non certo in concomitanza con la torba e insie nelle fasi di clima più asciutto le specie erbacee sempre presenti sono ciperacee specialmente nel periodo torboso mentre le graminacee scompargono proprio in quel punto altre piante erbacee che compaiono con frequenza si appure regolare sono i gigli le ombrellifere le achillee le cariofilacee le nymphee e altre composite è facile arguire che l'uomo non fosse inerte spettatore di questo immenso patrimonio vegetale anche se ne servisse ampiamente per soddisfare le proprie necessità la pratica della caccia e della pesca richiedevano la fabbricazione di strumenti dalla progettazione a volte non semplicissima come archi, frecce, ambi, punteruoli aghi, cavicchi o galleggianti per reti da pesca il materiale era costituito da ossa o corna di cervo ma anche da legno l'uomo doveva conoscere bene pregi e difetti delle varie essenze arbore per poterle sfruttare nel modo più appropriato per l'impalcato o piattaforma basale del villaggio per le piroghe o per i remiti moni ecc. le capanne erano certamente costruite con legname dell'uomo il telaio delle pareti era fatto con canne mentre l'assito del pavimento era ricoperto da stuoie intrecciate con foglie di canne e la loro traccia rimase impressa sul fondo alcuni vasi di argilla che ci sono pervenuti l'agricoltura che caratterizza il neolitico e che nel caso dell'isolino doveva essere praticata sulla terraferma più vicina si permette di indagare meglio sul rapporto uomo-ambiente è vero che sono state trovate tracce rilevanti di grano e triti con forse di diverse specie ma è anche vero che l'abbondanza di querce dovette spingere l'uomo a cimarsi di ghiande macinate e numerosi sono i reperti anche torrefatti di questo frutto certamente poco gustoso www.redigio.it e la storia continua

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