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QGLN1031-Antiche-provinciali-11

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redigio.it/dati2511/QGLN1031-Antiche-provinciali-11.mp3 - Antiche provinciali: - Antiche provinciali: S,P,25 - -Uboldo . Cerro Maggiore (KM 1) denominata "Bozzente" - 9,44 - - AUDIO -

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Transcription

The transcription discusses the history of the Bozzente river and the measures taken to prevent floods in the past. The Bozzente river caused severe damage to the surrounding areas in the past, leading to the need for a diversion. The Borromeo family offered their land for the diversion project, and the construction of a dam and a new artificial channel were completed. However, the dam at San Martino proved to be ineffective, and a new project was developed to separate the rivers and disperse their waters in a wooded area. The new project was completed in 1762, and a consortium was formed to maintain the structures. This provided a more rational solution to the management of the rivers. Vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv chiamata del Bozzente. Questo breve tracciato stradale prende il nome dal torrente che l'accompagna per un tratto dall'incrocio con la stradale 527. In passato il Bozzente causò gravi danni ai comuni attraversati da solo o in unione ai torrenti il Gardaluso e Fontanile e devastò i fondi coltivati distrusse abitazioni e causò molte vittime. Per sconturare altri simili episodi nel corso del XVIII secolo venne opportunamente deviato. A tal proposito però bisogna ricordare che le piene dei torrenti non erano dovute esclusivamente alle forti piogge ma anche all'indiscriminato taglio di alberi che si rendeva necessario nel periodo di guerra. Anticamente il corso del Bozzente si snodava attraverso numerosi abitati e giunto al ponte di San Martino presso Mozzate piegava a sinistra portandosi a lato dell'attuale Varesina. Ed entrato in Cislago attraversava il paese dirigendosi verso Gerenzano e Uboldo disperdendosi quindi nei boschi di Origio e Lainate. Uboldo e Origio erano i paesi maggiormente colpiti dagli estrarripamenti del torrente dove nei momenti di piena confluivano anche il Gardaluso e il Fontanile. Ma già sul finire del XVI secolo la questione venne posta all'attenzione degli architetti e progettisti incaricati di risolvere il problema delle inondazioni distruttive che si verificavano periodicamente nei periodi più piovosi dell'anno specialmente in occasioni temporali. Non potendo incanalare le acque direttamente nell'ona per il pericolo di esondazioni dopo attento studio venne elaborato un progetto che prevedeva la deviazione del torrente e lo spandimento controllato delle acque di piena nei boschi a sud degli abitati. Per anni il progetto restò sulla carta soprattutto per problemi di ordine economico ma la terribile piena del 1603 che arrivò fino a Origio causando danni spaventosi rese evidente la necessità di un rapido intervento. La famiglia Borromeo proprietaria di molti terreni boschivi in quella località si dichiarò disponibile a concorrere alle spese per un'eventuale deviazione dei corsi d'acqua. Il progetto da tempo predisposto dai tecnici prevedeva innanzitutto la costruzione di una grande chiusa che sbarrasse il bozzente al di sotto della località San Martino nonché la derivazione di un nuovo corso artificiale un cavo che portasse le acque in direzione dei boschi di Origio di proprietà Borromeo senza attraversare gli abitati. Il conte Renato Borromeo mise a disposizione 4500 pertiche dei suoi boschi per raccogliere gli spandimenti dell'acqua e si impegnò a farsi carico della metà delle spese per la manutenzione dei manufatti. Il progetto venne approvato dalle autorità superiori e fu così che insancì il cosiddetto contratto Borromeo per la deviazione del bozzente e le spese vennero sostenute per metà della casa Borromeo e per metà dal Ducato di Milano interessato alla difesa della strada varesina. I lavori vennero immediatamente iniziati e terminarono un anno dopo. In omaggio al generoso gesto del conte il tratto dopo la chiusa prese il nome di Cavo Borromeo mentre il vecchio Alveo venne utilizzato come strada intercomunale. Questo progetto però rivelò ben presto il suo punto debole la chiusa di San Martino che subiva danni a ogni piena al punto che nel giro di pochi anni cominciò a permettere alle acque di rientrare parzialmente nel vecchio corso e si trasformò così in una specie di sfioratore. La chiusa resistette fino a 1714 superando le due pericolose piene ma quando nel 1718 fu investita da una esondazione eccezionale cedette totalmente. Il bozzente tornò a scorrere nel vecchio albero e in breve i tre torrenti riuniti si causarono ulteriori danni alle terre di Cislago, Girenzano e Uboldo. La popolazione allarmata tentò di proteggersi costruendo piccole manufattie a difesa del proprio fondo e allargando il vecchio letto del bozzente per impedire i trabocamenti senza però risolvere il problema. Nel 1729 le comunità di Girenzano, Uboldo e Origio decisero di aprire un nuovo cavo seguendo le indicazioni suggerite dall'ingegner Raffani ma anche questi lavori si liberarono del tutto inutili e nell'estate del 1750 le forti piogge provocarono lo strarrepamento delle acque del fontanile che si riversarono nel torrente Gardaluso e da questo nel bozzente allargando tutta la zona compresa tra San Martino e Rò. La popolazione fortemente provata rivolse una supplica al giudice delle strade Luigi Pecchio perché venisse rivisto il corso dei tre torrenti. Nel 1756 si verificò una nuova esondazione con conseguenze disastrose e solo a Cislago ci furono 14 vittime perirono 70 bovini e 30 tra giumenti e muli. E davanti a tanta distruzione intervenne con la sua autorità il duca di Modena amministratore del governo e capitano generale della Lombardia Austriaca che per conto di Maria Teresa d'Austria ordinò a valenti ingegneri del Ducato di studiare il caso. Venne così predisposto un nuovo progetto che prevedeva la separazione tra i torrenti mediante distinte opere di deviazione in modo che ciascuno seguisse il proprio corso nonché la dispersione delle loro acque in un'ampia zona boschiva. In tutto il bacino fu inoltre ordinata un'intensa opera di rimboschimento. Questo nuovo progetto superò il problema della chiusa di San Martino. Qui lungo un tratto a forte pendenza venne realizzata un'apposita derivazione per mezzo di un canale allo scopo di prelevare una parte delle acque del Bosente per disperdere nei boschi di Geranzano. Venne poi rifatto parzialmente Cavo Borromeo. Questo progetto fu completato nel 1762 e allo scopo di conservarlo sempre in ordine venne istituito un consorzio fra i soggetti interessati la Congregazione dei Torrenti che doveva occuparsi alla sorveglianza e la manutenzione dei manufatti. Con questa opera venne finalmente data ai corsi d'acqua una sistemazione razionale. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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