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Sentenza BVerfG debito

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The German Federal Constitutional Court ruled that 60 billion euros, originally intended for pandemic relief but unspent, could not be transferred to the climate fund. The decision was based on violations of constitutional rules regarding budgetary matters. This ruling has significant systemic implications, as it questions the legitimacy of other funds allocated for energy and climate crisis measures. It also poses political challenges for the ruling coalition, with plummeting popularity and upcoming elections. Additionally, the ruling complicates Germany's efforts to persuade other European governments to restore pre-COVID deficit rules and strains relations with fiscally conservative countries. The government's desire to amend the constitutional rule on debt limits is also unlikely, requiring a two-thirds majority in parliament. The future of German politics and institutional stability may be at stake in the coming months. La Corte Costituzionale Tedesca, i fondi per la pandemia e la crisi politica. Lo scorso 15 novembre il Tribunale Costituzionale Federale Tedesco ha stabilito con una sentenza storica che i 60 miliardi di euro che il Governo federale aveva preso a debito per finanziare gli effetti della pandemia, che poi non sono stati spesi, non potevano essere girati al fondo per il clima. Chiediamo meglio perché il caso è abbastanza complesso dal punto di vista tecnico. Alla fine del 2021 il neocostituito allora Governo di centrosinistra guidato dal socialdemocratico Scholz e composto anche dai Verdi e dai Liberali ha modificato con effetto retroattivo la legge finanziaria e il bilancio federale del 2021. Il bilancio di quell'anno aveva previsto un'autorizzazione di credito di 60 miliardi di euro per interventi straordinari in risposta alla pandemia di coronavirus, però il complessivo miglioramento delle condizioni pandemiche aveva reso non più necessarie queste spese, almeno per quanto riguardava la gestione finanziaria del 2021. E così il Governo federale ha girato la somma al nuovo fondo per l'energia e il clima, poi ribattezzato fondo per il clima e la trasformazione, che è un fondo speciale gestito dallo stesso Governo per finanziare interventi volti al contrasto dell'emergenza climatica e al rispetto degli impegni internazionali assunti dalla Germania per la riduzione delle emissioni, come per esempio il potenziamento delle energie di innovabili e della mobilità elettrica. Sostanzialmente è stato effettuato nel febbraio 22 per l'esercizio finanziario 21 già concluso e quindi retroattivamente. Contro questa decisione il gruppo parlamentare della CDU-CSU ha presentato un ricorso costituzionale in via di controllo a Stato sulle norme, uno strumento previsto in Germania ma non in Italia. Va ricordato che i democristiani della CDU-CSU, guidati da Angela Merkel, erano stati al Governo fino alle elezioni del settembre 21 e avevano dunque approvato loro sia il bilancio preventivo del 2021, sia la prima legge di scostamento di bilancio di quell'anno, che aveva appunto istituito il fondo extra di 60 miliardi per il Covid. Il loro ricorso era diretto contro la seconda legge di scostamento, approvata dalla nuova maggioranza di centrosinistra, che aveva dilottato lo stanziamento straordinario dal Covid al fondo per il prima. I 13 costituzionali federali hanno ritenuto illegittima questa operazione di bilancio perché compiuta in violazione delle strette regole costituzionali in materia finanziaria. La violazione della legge fondamentale si è prodotta in particolare sotto tre diversi profili. In primo luogo perché il legislatore non ha dimostrato l'esistenza di un esso causale, come diceva nelle parole del Tribunale Costituzionale federale, di una connessione fattuale tra l'emergenza Covid e la spesa prevista per gli investimenti verdi. E questo esso però è richiesto dalla Costituzione per gli scostamenti di bilancio. In secondo luogo l'uso di denaro preso in prestito da un anno per finanziare le spese degli anni successivi è contrario al principio dell'annualità di bilancio, che è un principio contabile generale e un criterio molto importante per evitare disaccoppiamenti temporali tra la determinazione dell'esigenza di spesa e la gestione annuale di questa spesa. I documenti del sistema di bilancio, sia di previsione che di rendiconto, vanno predisposti a cadenza annuale e devono rifarsi a un periodo di gestione che coincide con l'anno solare. Questo principio è in Germania a rango costituzionale nell'articolo 115,2 della legge fondamentale. L'utilizzo di fatto illimitato e continuativo delle autorizzazioni di credito legate all'emergenza negli esercizi successivi e la contestuale compensazione come debito nell'esercizio del 2021 è quindi inadmissibile perché viola la regola del cosiddetto freno all'indebitamento, cioè una regola che vieta alla Federazione e ai lender di contrarre debito tranne in casi particolari straordinari. Va ricordato che questa regola del freno all'indebitamento è stata introdotta nella legge fondamentale tedesca nel 2009 e ha poi ispirato le regole europee sul pareggio di bilancio, che hanno obbligato gli stati membri a costituzionalizzare questo principio, come è avvenuto in Italia nel 2012 con la modifica dell'articolo 81 della Costituzione. Per la prima volta in 15 anni anche in Germania questa regola viene adesso utilizzata come parametro costituzionale, dopo che le analoghe regole introdotte in altri paesi come l'Italia hanno pesantemente condizionato l'effetto di spesa pubblica e anche la giudispotenza costituzionale dell'ultimo decennio. Quello che per alcuni era un prodotto di esportazione tedesco, cioè una regola che la Germania si era data per prima ma con l'obiettivo di influenzare la politica finanziaria dei partner europei, adesso diventa accogente anche per i tedeschi. Insomma, in qualche modo chi la fa la aspetta. E infine il terzo motivo di incostituzionalità del rasserimento di questi fondi è che la decisione è stata presa per il 2022 ma riguardava appunto retroattivamente il bilancio del 21, contraddicendo il principio secondo cui il bilancio deve essere determinato in anticipo. Il cosiddetto principio di priorità del bilancio è sentito nell'articolo 110,2 della legge fondamentale. Pertanto, come conseguenza immediata della decisione, il cosiddetto fondo verde, cioè il fondo per il clima e la trasformazione ecologica, è stato decurtato di 60 miliardi di euro. E siccome molti di questi soldi erano già stati spesi, il legislatore di bilancio ha dovuto trovarli da altre parti, cosa che prontamente il Governo ha fatto con la modifica alla legge di bilancio di fine 2023, dichiarando la situazione di emergenza climatica e la conseguente sospensione del treno al debito che può essere derogato infatti in caso di disastri naturali e di emergenze che stanno fuori dal controllo dello Stato. In questo modo, intanto, i fondi sono stati salvati e nella sostanza i 60 miliardi a debito sono stati utilizzati come il Governo aveva previsto. Però le conseguenze di questa sentenza sono di enorme portata sistemica. Intanto, sul piano tecnico, oltre a rappresentare un precedente fondamentale, deve essere il primo caso in cui una legge è stata dichiarata incostituzionale per violazione del treno all'indebitamento, la sentenza mette in discussione altri 45 miliardi stanziati con la crisi energetica nel 22 e che sono stati spesi nel 23 per stabilizzare i prezzi dell'energia. Alcune delle violazioni registrate dal Tribunale Costituzionale federale sembrano infatti applicabili anche all'uso di questi fondi e se se ne dovesse accertare l'incostituzionalità sarebbe un colpo mortale alla coalizione di Governo. Ma le conseguenze sono enormi anche e soprattutto sul piano politico, intanto perché la sentenza ha colto il ricorso dell'opposizione contro il Governo, dando uno schiaffo alla maggioranza in un momento in cui la popolarità della coalizione che regge il Governo Scholz è ai minimi storici, tra l'altro di un anno pieno di importantissime scadenze elettorali. I sondaggi del 20 gennaio danno la SPD del cancelliere Scholz in crollo al 13 per cento, ricordiamo che alle elezioni federali del 21 era il primo partito con i 25 e 7. Anche gli altri partiti della coalizione sono dati in caduta, i verdi al 14 per cento e soprattutto i liberali della FDP stimati al 4 per cento, quindi sotto la soglia di sbarramento per l'ingresso in Parlamento, dove nel 21 erano entrati con l'11,5 per cento. Per contro crescono i democristiani della CDU al 31 per cento e soprattutto l'estrema destra di Alternativa Più Deutschland, data al 22 per cento a livello federale e sopra il 30 per cento nei lenderi orientali in cui si voterà in autunno, 30 per cento in Brandeburgo, 31 per cento in Turincia e addirittura il 34 per cento in Sassone. Il clima politico favorisce poi ulteriori tensioni nella maggioranza, soprattutto tra verdi e liberali. I verdi sono nell'occhio del ciclone per le proteste dei contadini e perché la destra li attacca per le misure che hanno voluto introdurre come la legge sul riscaldamento. È stata in vigore il primo gennaio di quest'anno che prevede il divieto di installare sistemi di riscaldamento interamente a petrolio o a gas e l'obbligo di un graduale passaggio a fonti rinnovabili, cosa che non piace a una parte dell'elettorato. Il cancelliere Scholz poi è in crisi di popolarità e si vocifera addirittura di un possibile cambio alla guida del Governo, come mossa della SPD per salvarsi da una sconfitta pesantissima nei prossimi appuntamenti elettorali che culmineranno con le elezioni federali del settembre del 25. Ci sono poi anche conseguenze sulla politica europea. La sentenza complica gli sforzi di Berlino per convincere gli altri governi europei ad accettare il ripristino delle regole sul deficit di bilancio pre-Covid e si mette tra l'altro così in cattiva luce con gli altri governi rigoristi o frugali dell'Europa centrale settenzionale. Tanto più quanto questi si stanno gradualmente spostando a destra come in Finlandia, in Svezia, in Olanda, vedremo in autunno. Anche la modifica della regola costituzionale sul freno all'indebitamento, di cui la sentenza ha mostrato la necessità e che certamente il Governo vorrebbe, non è un'opzione possibile perché una revisione costituzionale richiede una maggioranza dei due terzi nel Parlamento e nel Bundesland e quindi il Governo dovrebbe trovare un accordo con i partiti conservatori di opposizione che sono estremi difensori del freno al debito ma ovviamente anche interessati a capitalizzare al massimo le conseguenze della sentenza. Insomma, si addensano rubi sulla politica tedesca e i prossimi mesi con le elezioni europee e soprattutto quelle in alcuni lender orientali potrebbero mettere a dura prova la proverbiale stabilità politica e persino forse la stabilità istituzionale della Germania.

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