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Del Natale si è già detto e scritto tutto.
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The transcript discusses various aspects of Christmas, including the spirit of Christmas, its positive values, and how it can bring people of different religions together. It emphasizes the importance of reflecting on Christian commandments that should apply to all sensible people. It criticizes the current state of the world where conflicts arise from economic interests, leaving the vulnerable, such as children, women, and the elderly, as victims. The transcript also mentions the hypocrisy of using religion to defend one's culture and traditions while rejecting refugees and migrants. It concludes by quoting Eugene Ionesco, stating that ideologies and religion are excuses for evil actions. Del Natale si è già detto e scritto tutto, ma ancora tanto si può dire e scrivere. Si potrebbe parlare dello spirito del Natale, dei suoi valori positivi che spesso solo in questo periodo si riescono a ritrovare, oppure di quanto il Natale possa unire nella sua ricorrenza anche i credenti di altre religioni che si accomunano ai principi basilari del cristianesimo. Questo dovrebbe essere il periodo in cui ci si dovrebbe fermare e rubare al tempo qualche minuto per riflettere, riflettere su quei comandamenti cristiani che dovrebbero valere per tutte le persone di buon senso. Personalmente del cristianesimo me ne tengo due, ama il prossimo tuo come te stesso e non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te. Due regole di vita semplici, basilari, che esulano dal credo religioso, ma paradossalmente spesso così difficili da mettere in pratica. Soprattutto in questo periodo storico dove gli uomini ancora combattono fra di loro per interessi economici, dove a farne le spese sono gli inermi, quelli più deboli ed indifesi, bambini, donne, anziani. Dove la religione viene messa a baluardo schermando i veri motivi di guerra e di potere e di danaro. E quei profughi, quelle persone che fuggono dall'orrore e dalla distruzione, coloro che alla disperata ricerca di una vita migliore per sé e per i propri figli sfidano la morte in mare, dovrebbero rappresentare proprio quel bambino nato povero in una mangiatoia di fortuna. E ancora una volta quel bambino, quel simbolo di rinascita per miliardi di credenti, viene preso ad esempio proprio per scacciare il povero a difesa della propria cultura, delle proprie tradizioni, per l'orgoglio di essere nato dalla parte giusta del pianeta. Come se nascere nei paesi ricchi e per secoli sfruttatori e dominatori di altre popolazioni fosse stato un diritto divino e non una straordinaria fortuna. Credo che questi sepolcri imbiancati dovrebbero realmente sperare che il Dio nel quale credono o dicono di credere non ci sia dall'altra parte, o quantomeno sia veramente misericordioso come lo hanno dipinto. E allora teniamoci il Natale dei consumi, del vendere un prodotto con attaccato il tagliandino di una finta beneficenza, del cibo a volontà, del volemo se bene, ma ognuno a casa sua. Concludo con queste righe di un fine pensatore dello scorso secolo. In nome della religione si tortura, si perseguita, si costruiscono pire. Sotto il manto delle ideologie si massacra, si tortura e si uccide. In nome della giustizia si punisce. In nome dell'amore per il proprio paese, o per la propria razza, si odiano altri paesi, li si disprezza, li si massacra. In nome dell'uguaglianza e della fratellanza si sopprime e si tortura. Fini e mezzi non hanno nulla in comune. I mezzi vanno ben oltre i fini. Ideologie e religione sono gli alibi dei malvagi. Eugene Ionesco Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.