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PODCAST N.51 L´OASI

PODCAST N.51 L´OASI

00:00-05:44

...un altro approdo dove fermarsi...

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The speaker discusses their recent vacation and how it provided a much-needed break from work. They talk about the positive aspects of working during the summer, such as reduced hours and a more relaxed atmosphere. They also mention their preference for taking shorter vacations throughout the year instead of a long summer break. The speaker expresses their excitement for future holidays and the opportunity to spend time with loved ones. They reflect on the importance of these breaks in finding meaning and purpose in life. Dopo un'estate di lavoro ho finalmente avuto una decina di giorni di vacanza, purtroppo trascorsi fin troppo velocemente, sfruttati principalmente per stare in compagnia delle persone a me più care e per ammirare luoghi che non conoscevo, malgrado il tempo non bellissimo che solo a tratti ha lasciato spazio a momenti di sereno. Abbiamo avuto modo di visitare le mete che c'eravamo prefissati e tutto sommato mi è stato sufficiente per eliminare molte scorie che la routine e l'ambiente lavorativo inevitabilmente portano ad accumulare. Il ritorno al quotidiano, agli orari prestabiliti, alla convivenza forzata per otto ore con persone con le quali forse non mi sognerei nemmeno di spendere cinque minuti, avrà di nuovo il sopravvento fino alla prossima sosta, al prossimo pit stop, tanto per usare un termine legato al mondo delle corse di Formula 1. Sì, perché negli ultimi anni il lavoro e le persone con le quali lo svolgo non rappresentano certo il massimo delle mie aspettative. Per tutta una serie di circostanze e motivi vari il mio impiego attuale risulta essere il miglior compromesso possibile, tenendo presente sia gli elementi positivi che quelli negativi. Ma non voglio soffermarmi sulla mia attività lavorativa, quanto piuttosto su alcuni aspetti delle ferie delle quali ho già parlato in passato. Come dicevo ho lavorato tutta l'estate e questo nel mio caso non è assolutamente un problema o qualcosa di penalizzante, tutt'altro. Anzitutto nel mio lavoro in estate non si chiude, ma le attività sono ridotte al minimo e questo porta a gestire le inconvense senza nessuna forte tensione. Inoltre nel paese dove vivo l'estate non è eccessivamente calda e anche nei locali lavorativi non si è sottoposti a temperature pesanti da sopportare. Il personale è ridotto al minimo e solitamente coloro che sostituiscono i colleghi abituali sono persone con le quali mi trovo molto più a mio agio, sia umanamente che professionalmente. Ora, considerando che per motivi di temperatura nonché di costo economico non farei mai le vacanze estive tornando a Roma o in Italia, per quale motivo dovrei rinunciare ad una pacchia simile dove vengo pagato per lavorare forse la metà delle ore che solitamente servirebbero e senza nessun tipo di pressioni o ansie? L'unica preoccupazione è che prima o poi qualcuno dei colleghi comprenda quali vantaggi ci siano nel lavorare in estate e voglia rompere questo fantastico ecosistema che si è venuto a creare. Ma in fondo è un rischio che non corro, non ci arriverebbero mai. Considerando che per loro le vacanze estive sono sacre ed inalienabili, questo comporta che avere un collega così fesso da coprire l'intero periodo estivo sia una manna piovuta dal cielo. E c'è poi anche l'abitudine dei miei famigerati colleghi di sfruttare in estate quasi tutti i giorni di ferie, in pratica dalle 4 alle 6 settimane. In realtà quello strano che preferisce spezzare le sue ferie in settimane da spalmare durante l'anno sembra essere proprio io. Sarà pure una questione di cultura o approccio al lavoro e quindi alle modalità delle ferie diverso, ma l'idea di fare un mese o più di vacanze con la prospettiva di lavorarne 11 di fila, alla mia età non la reggerei proprio. E forse l'unico vero motivo che mi spinge a ricominciare senza enormi mal di pancia o giramenti di qualcos'altro è la prospettiva di vedere i prossimi giorni di ferie non così lontani nel tempo. Un'oasi, un altro approdo dove fermarsi, ristorarsi e ripartire di nuovo. La tacita contropartita che mi è concessa consiste nella priorità di scelta dei giorni delle vacanze natalizie, il periodo nel quale posso finalmente tornare a casa, rivedere quei pochi vecchi amici o nuovi amici e rituffarmi in atmosfere familiare, luoghi percorsi e visti per tutta una vita e oggi così lontani nello spazio e nel tempo, sapori e odori che riportano a situazioni e persone che non ci sono più. Ogni volta è un déjà vu, ogni volta qualcosa di nuovo, tutte le volte è vita che si rigenera. La spiritualità di quei giorni porta a credere anche ad un agnostico come me che c'è sempre un momento in cui riflettere e trovare qualcosa di ascetico nella propria esistenza, qualcosa di molto elevato e già insito dalla nostra nascita. Ci deve essere qualcosa di più di questo nella nostra vita, scrivere e cantare un po' uno degli artisti che ho più amato, che amo tuttora, o forse più semplicemente che basta veramente poco per rimettere lo zaino in spalla e proseguire il nostro cammino, mano nella mano. Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.

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