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Pensare, parlare, scrivere, tacere...
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The difficulty in expressing thoughts clearly to others can be embarrassing but also entertaining. Many actors have made this a trademark, like Totò and Peppino de Filippo in "Totò, Peppino e la Mala Femmina." Massimo Troisi also had a unique way of speaking that was both childlike and complicated. On the other hand, some people use complex language to confuse and intimidate others. Writing can help rationalize ideas and emotions, and it serves as a base for developing concepts. Writing also allows for deeper reflection and analysis. Overall, writing can be therapeutic and help clarify thoughts. The podcast host, Evaristo Tisci, discusses these ideas and the benefits of writing. Capita spesso che tanti frammenti di pensieri si perdano nella nostra mente, e questo succede perché non si riesce a comporli in una frase che abbia un senso compiuto, tale che anche gli altri possano capirne il significato. Magari molti di questi non hanno realmente un senso, ma forse nel primo embrione di idea si sarebbe potuto trovare qualcosa di logico, forse interessante e curioso, che ne fosse valsa la pena di condividere. La difficoltà nell'esprimere in modo comprensibile un pensiero davanti agli altri può essere ovviamente fonte di imbarazzo e quindi divertente per chi la osserva, e questo ha portato nel mondo dello spettacolo a tantissime opere e scenette memorabili. Molti attori ne hanno fatto un cavallo di battaglia, o un vero e proprio marchio di fabbrica. Basti pensare a quelle scene del film Totò, Peppino e la Mala Femmina, dalla incommensurabile scena della lettera che iniziava con Veniamo noi con questa mia a dirvi, a dirvi tutto attaccato, o quando Peppino de Filippo, incalzato da Totò, diceva frasi monche e incomprensibili, ma che poi chiudeva con un irresistibile E ho detto tutto. Pensiamo alla genialità di Massimo Troisi, che in un pittoresco mix di italiano e napoletano riusciva a parlare in modo fanciullesco e arzigogolato, senza arrivare a nessuna conclusione, ma regalandoci alla fine sempre un sorriso. All'opposto troviamo coloro che conoscono e utilizzano un lessico ricco e forbito. Essi sanno nascondere il concetto minimale, o addirittura falso e inesistente, sotto parole che spiazzano e intimoriscono il loro interlocutore, fino al punto di indurlo a dar loro ragione su qualcosa che non ha nessun senso logico. L'illustrazione di un animale che non esiste, il sarchiapone, fatta da Walter Chiari, o le inarrivabili supercazzole di Ugo Tognazzi, nei film di amici miei, restano indelebili e attualissime ancora oggi. Ho preso spunto da questi frammenti di film e attori del passato, per mettere a fuoco proprio la difficoltà di elaborare in modo chiaro e completo idee e concetti, in primi sanno i stessi. Un sistema che, a mio avviso, aiuta a razionalizzare sia l'argomento che la sua esposizione e la scrittura. Scrivendosi hanno almeno due grossi vantaggi. Il primo è fissare il pensiero e l'emozione del momento, come una foto. Il secondo è avere la base sulla quale sviluppare in modo ragionato il concetto, arricchito magari da dettagli e sfumature che rendano ancor più completo il tutto. La scrittura ha spesso una funzione terapeutica, intendo dire che leggere e rileggere un pensiero che la mente elabora in un nanosecondo consente di analizzarlo meglio e con un tempo maggiore, che ci serve per riflessioni più approfondite e meditate. A dirla tutta non so cosa realmente abbia voluto dire e perché abbia voluto inoltrarmi in questo territorio, ma se proprio si vuol trovare una morale e credo che alla fine sia quando non hai nulla da dire, allora scrivilo. Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.