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PODCAST N.22 IL GATTO E LO CHEF

PODCAST N.22 IL GATTO E LO CHEF

Evaristo TisciEvaristo Tisci

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Le elaborazioni in libertà che la mente concepisce durante il sonno

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The speaker discusses dreams and their interpretations, cautioning against delving into scientific definitions without proper knowledge. They mention that there are numerous publications on the subject and acknowledge the spiritual and religious aspects of dreams. The speaker shares a dream they had about a large, light-colored cat coming to their door, feeling like an old friend. They communicate with the cat in their dialect and introduce it to their spouse. The speaker reflects on how dreams can be influenced by recent experiences and marvels at the chef-like creativity of the brain in creating such vivid dreams. The speaker is Evaristo Tisci and this is their podcast called "Perché, ma forse lo cambio" (Why, but maybe I'll change it). Ho parlato in precedenza dei sogni, di queste elaborazioni in libertà che la mente concepisce durante il nostro sonno, e ho raccontato uno di quei pochi sogni che mi sono rimasti in mente anche dopo essermi svegliato. Sulle esatte definizioni scientifiche e sulle interpretazioni dei sogni da un punto di vista psicologico meglio non addentrarsi se non si ha una elevata cognizione di causa. D'altronde, per coloro che vogliono approfondire il tema, ci sono migliaia di pubblicazioni che trattano l'argomento. C'è pure chi riconosce al sogno dei significati e messaggi spirituali, provenienti da dimensioni estranee alla scienza e alla spiegazione logica. Sull'aspetto religioso, su quello più folcloristico e purtroppo spesso anche truffaldino, legato alla cabala e ai famosi numeri da giocare, potremmo parlarne per giorni interi, e anche in questo caso il confronto fra le varie posizioni ci lascerebbe sempre convinti del nostro pensiero in merito, non potendo dimostrare oggettivamente il contrario. Quello che mi limito a dire è che sicuramente nel sonno il nostro cervello, come uno chef stellato, può prendere qua e là degli ingredienti anche lontani tra di loro, elaborare una nuova ricetta e preparare un piatto che, come spesso ascoltiamo nelle trasmissioni di cucina, ci racconta una storia. E anche stavolta il mio sogno è durato pochissimo, con dei fotogrammi chiari che, come degli appunti presi per imprimere nella memoria le parti più salienti, mi hanno dato la possibilità di recuperare il breve film proiettato durante il sonno. Il protagonista è un gatto, di meglie dimensioni e di colore chiaro, tendente all'arancio. Si presenta sull'uscio della mia porta con un flebile miagolio, quasi come dire «è permesso? Posso entrare?» Al mio sorriso e alle parole di benvenuto che lo invitano in casa, lui appare ancora titubante, quasi come non capire ciò che gli ho detto. Mi viene allora spontaneo rivolgermi a lui nel mio dialetto «Dai, au, via dentro!». Stavolta capisce al volo, al piccolo trotto e con la coda all'insù si accomoda verso il soggiorno. Mi siedo sul divano e lui si siede sul pavimento di fronte a me, guardandomi. Ci siamo, per così dire, conosciuti da poco, ma l'impressione che ho è l'esatto opposto. Sembra quasi non essere un animale, ma un vecchio amico che non vedevo da tanti anni. Comincio quindi a parlare con lui, dando per scontato che rimarrà con noi per tutto il tempo che vorrà. E anche stavolta sembra molto più a suo agio quando traduco il tutto in dialetto. Quando mia moglie arriva e si siede vicino a me, lui sembra disorientato, quasi sentendosi di troppo e comunque a disagio. «Tranquillo, anche lei ama i gatti, è amica tua, la puoi salutare». Le si avvicina la gamba e, con un leggero strofinio della testa, emette un «miau» appena sussurrato. «Gli mostro la sua stanza e tutto ciò di cui avrà bisogno». Lui mi segue quasi annuendo ad ogni mia frase. Ecco, l'aver parlato di un gatto la sera prima ed aver visto un film nel quale alcune scene erano abbastanza simili mi hanno fatto facilmente intuire da dove il famoso chef avesse preso i suoi ingredienti. Altre volte è più complicato di così, volendo interpretare il senso di quel sogno, e sorprendendoci di quanto lo chef abbia lavorato con grande fantasia e maestria per cucinare un piatto così prelibato. Sono Evaristo Tisci e questo è il mio podcast che si chiama Perché, ma forse lo cambio.

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