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Definitivo??Erbebuonumore2

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Dalla bile nera esce un vapore che spinge verso l'alto per stabilirsi al posto della ragione. Vabbè, di cosa stiamo parlando, ma soprattutto a cosa ci entra questo in un podcast che parla di erbe e buon umore? Queste parole sono state scritte da un medico arabo vissuto nel Medioevo, più di mille anni fa. Si chiamava, ci trovo, Ibn Ayn Ran, e lui scrive il trattato sulla malinconia. E viene definito il primo trattato medico completo su quella chiamata oggi malattia maniaco-depressiva. Puoi trovare la trattazione su un articolo accademico pubblicato su Elsevier. Cioè in pratica cosa sta dicendo? Che fra le altre cause della depressione, secondo lui ci sono varie cause, tra queste c'è anche l'eccesso di bile nera. Ora bisogna tenere conto che all'epoca i medici basavano ancora i loro studi sugli insegnamenti di Galeno. Galeno era il medico romano che ha impostato la medicina occidentale per circa 13 secoli. Quindi in quel momento la medicina era all'apice della conoscenza con gli insegnamenti di Galeno. All'epoca i medici si formavano studiando sui testi di Galeno. Così come i medici che oggi si formano all'università studiano sui testi che oggi vengono considerati attuali. Galeno diceva che nel corpo ci sono quattro umori, quattro fluidi. Se questi umori, questi fluidi non sono in equilibrio si hanno le malattie. Ora la bile nera è uno di questi quattro umori. E secondo Ibn Imran se è in eccesso si avrebbero problemi legati alla depressione, alla salute mentale. All'epoca tutto ruotava intorno a questa teoria. Per cui questo articolo accademico spiega che Ibn Imran concettualizza la malinconia all'interno del sistema dei quattro umori di Galeno. Oggi ci farebbe ridere una spiegazione, però per gli agenti ai lavori questo trattato sulla malinconia è un documento molto importante. Perché sfata l'idea comune che la malattia mentale, come la depressione, siano delle costruzioni sociali contemporanee, sconosciute nel medioevo e nell'antichità. Se pensiamo che all'epoca l'idea era che la malinconia dipendesse dalla punizione divina oppure da cause sovramaturali. Il medico arabo parlando di bile nera alla fine identifica una causa organica. Tra l'altro lui parla, come dicevo, anche di altre cause, fra cui cause psicologiche, socioambientali, una possibile ereditarietà. E in questo testo medico lui parla di rimedi che ad oggi sono validi e convalidati dalle ricerche sulla salute mentale. Pensiamo, come diceva, per guarire dai disturbi dell'umore, consiglia uso di erbe, massaggi, compagnie piacevoli, attività fisiche e passatempi che tengono impegnati, una certa alimentazione ed evitare l'abuso di alcol. Più tutto una serie di rimedi che in quel momento erano i farnici, quelli che oggi chiameremo farnici. Questo è assolutamente moderno nella sua concezione dei disturbi dell'umore. E per noi che parliamo di erbe perché ci interessa? Ci interessa perché nell'indicare le varie cure, le varie opzioni di trattamento, lui si sofferma sulle medicine a base di erbe e diverse medicine a seconda delle diverse forme di malinconia. Nella sua farmacopè lui fornisce le ricerche di circa 150 semplici medicine usate per curare disturbi dell'umore. In base alla diversa forma, per esempio, consiglia l'uso dell'oppio, oppure in base al caso piante con effetto purgante. Anche questa cosa dei purganti oggi ci fa un po' ridere, ma mette in relazione lo stato d'animo con la salute intestinale. Non è moderna questa cosa perché è oggi che si parla di sistema nervoso enterico, il secondo cervello. Preparando le puntate del postcard si scopre davvero cose interessanti. In questo testo per me, per quanto riguarda la prova, il documento, le piante erano già utilizzate per combattere la depressione. Ripeto, siamo nel Medioevo, a distanza di mille anni, le piante sono più che mai studiate per combattere la depressione. Detto questo, quali sono alcune erbe, oltre l'iperico, che possiamo usare per la depressione? Beh, ce ne sono tanti, io qui ho selezionato quelle che sono sia studiate, ma che poi in effetti li ritrovi negli integratori erboristici. Una è la magnolia. La magnolia è l'albero molto bello, che abbiamo anche qui da noi, e produce quei tipici fiori bianchi o rosa, che a me ricordano delle linzei sopra i rami. La magnolia è il nome del genere, appartengono alla famiglia delle magnoliacee, e ce ne sono di molte specie, sia arboriche che arbustive. Dicevo che anche qua in Italia si trova, ma poi in Occidente è considerata soprattutto una pianta ornamentale. Quella che interessa a noi invece è la magnolia officinalis, ed è la specie in generale distribuita principalmente a Oriente e Sud-Est asiatico, e viene impiegata già in tradizione nella medicina tradizionale cinese. Le cortecce di magnolia officinalis sono state utilizzate nella medicina cinese, sia in Cina che in Oriente, e questo per trattare una varietà di disturbi mentali, fra cui la depressione. Oggi ci sono vari studi e sono anche stati identificati i principali costituenti bioattivi, quelli responsabili dell'attività antidepressiva, e sono l'ononchiolo e il magnololo. Appartengono alla più grande famiglia fitochimica detta polifenoli e sono, fra loro, viene detto, degli isomeri strutturali, cioè hanno la stessa formula bruta ma diversi regami. In pratica hanno lo stesso numero di elementi chimici e lo stesso numero di atomi, ma questi sono legati in maniera diversa. Quindi ononchiolo e magnololo hanno tutti e due, 18 atomi di carbonio, 18 di idrogeno, 2 di ossigeno, ma sono connessi in sequenze in modi diversi. Se voi andate a vedere, le strutture della molecola sono davvero molto simili, sono infatti due bifenoli che appartengono allo stesso sottogruppo di composti chimici detti lignani. Questi due principi attivi perché funzionano? Perché agiscono sui livelli di GABA, il neurotrasmettitore responsabile della riduzione dell'ansia. E poi favoriscono anche il rilascio di serotonina e dopamina, quindi un effetto sia antievidico che antidepressivo. Però è interessante che non creano né sonnolenza né dipendenza, cosa assolutamente da evidenziare. Di solito nell'integratore puristico è presente insieme ad altri componenti e l'utilizzo e il dosaggio li trovi sulla confezione indicata dal produttore. Ok, ci sarebbe da dire molto sulle altre proprietà della magnolia, sull'utilizzo storico eccetera, ma rimango in tema e passo allo zafferano. La seconda pianta trattata è lo zafferano ed è una pianta dagli usi antichissimi che appartiene alla storia greca e romana, quindi al più vicino a noi. Nella mitologia greca troviamo che c'era questo ragazzo, Croco, che con il ninfa Smilace si erano innamorati. Smilace però, la ninfa Smilace, era la favorita del dio Ermes. Quando Ermes lo viene a sapere, li prende male e trasforma Croco in un fiore, lo zafferano appunto, che è il nome botanico proprio Crocus sativus. Nella mitologia romana non gli va molto meglio a Croco perché Crocus e il dio Mercurio erano amici, però durante il lancio del disco Mercurio prende il piano Croco e lo uccide. Per la grande sofferenza Mercurio tinge il fiore col suo sangue e lo chiama col suo nome Croco appunto. Infatti gli stimi, che sono poi la parte che non interessa ma dello zafferano, sono rosso, porpora, molto intenso. Lo zafferano appartiene alla famiglia delle Iridacee, è la spezia e il colorante più costoso del mondo, quindi viene anche adulgerato molto spesso proprio per questo motivo. E c'è qui però da dire una roba, che lo troviamo in Italia, ce ne sono diverse varietà in Italia, però lo zafferano, quello che interessa a noi, è coltivato, cioè noi non lo troviamo nello stato spontaneo, cioè può succedere un caso eccezionale, magari lì qualcuno aveva coltivato lo zafferano, il Crocos sativus, e uno lo trova, ma è una cosa rarissima, un evento rarissimo. Ce n'è uno invece che si trova però solo in alcune aree del sud Italia e quello sarebbe comestibile, però ovviamente non è a livello dello zafferano che interessa a noi. E bisogna ricordare che c'è un fiore, si chiama Colchico d'Autunno, che è invece velenoso, è un falso zafferano o zafferano bastardo. Gli assomiglia allo zafferano, però è velenoso, perché contiene un veleno che si chiama Colchicina. La Colchicina ad oggi non ha antidoto, per cui succede purtroppo ancora in questi anni che ci sono delle persone che pensano di raccogliere lo zafferano e in realtà stanno raccogliendo il Colchio. C'è il problema con questo Colchico d'Autunno è che gli assomiglia, a parte che comunque chi lo conosce lo riconosce, però si è che magari gli assomiglia e la persona pensa di raccogliere lo zafferano per fare il risotto e in realtà sta raccogliendo una sostanza che è letale. Ancora oggi ci sono delle persone che muoiono per colpa di questa cosa, proprio perché non esiste l'antidoto. Anzi, a volte capita anche che ci sono dei cani che ingeriscono alcune parti, compreso il bulbo, con conseguenze purtroppo drammatiche. Quindi l'idea di andare a raccogliere lo zafferano e di dire beh, ho trovato lo zafferano che è un qualcosa di stracostoso e non ci faccio il risotto, veramente ci espone di rischi anche mortali. Non ha senso, c'è un tipo di fiore che va lasciato stare. Anzi, ce ne sono alcune varietà che invece in alcune zone sono protette, quindi in ogni caso quando si trova qualcosa che assomiglia allo zafferano è meglio lasciarlo stare. Invece torniamo a noi, alla parte buona, allo zafferano, al crocus sativus. La parte utilizzata sia per colorare che per la cucina, o per i suoi principi attivi, sono gli stigmi, detti anche stimmi. Gli stigmi sono la parte femminile del fiore che riceve il polline durante l'impollinazione. I stigmi del zafferano sono quei filetti rossi. Quindi quando a volte si trova anche su internet la vendita dei pistilli, in realtà la parte pregiata non sono i pistilli, ma una parte dei pistilli che sono gli stigmi. Infatti il pistillo è formato da ovario, stilo e stigma, la parte femminile. Quindi noi quando compriamo, non compriamo il pistillo, ma una parte del pistillo che è quella pregiata, anzi le aziende che veramente prestano particolare attenzione alla qualità del prodotto, raccolgono proprio la parte rossa, la parte nobile, e questo giustifica anche il prezzo. Quindi quando si trova uno zafferano a basso costo, è molto probabile che sia o adulterato con qualcosa, addirittura sono stati rinvenuti anche fili di seta al posto dello stima, stimi di seta colorati. Oppure possiamo trovare anche altre parti del pistillo che non sono pregiate, si fanno peso perché poi viene comprato a peso, però non è una parte pregiata, si riproduce per via gamica tramite bulbi e quindi viene coltivato. Per quanto riguarda l'attività antidepressiva ci sono anche qui diversi studi, anche italiani, e in pratica cosa dimostrano? Quello del zafferano contribuisce ad alleviare i sintomi della depressione. In questi studi viene ricordato che i composti dello zafferano possono aumentare i livelli di serotonina, dopamina e norepinefrina. Sono neurotrasmettitori coinvolti con l'umore, anche se va detto che nel dettaglio i meccanismi d'azione esatti non sono ancora stati chiariti. Lo zafferano contiene vari principi attivi, tra cui crocine, crocetina, picocrocina, e l'olio volabile safranale. Il safranale è responsabile dell'odore caratteristico dello zafferano, e poi altri componenti costituiti da antociani, flavonoidi, vitamine aminoacidi e proteine. È presente in alcuni integratori per favorire il normale tono dell'umore, isolati in safranale e crocine totali. La dose è considerata efficace a 30 mg al giorno. Per quanto riguarda le controindicazioni alle dosi usate di solito sia in cucina che nelle preparazioni di integratori, non sono riscontrati effetti tossici. Se vuoi le dosi usate, anche perché con quello che costa è difficile andare in sola a usarlo. L'altra pianta di cui ci occupiamo è la bacopa, la bacopa monieri. La bacopa ci fa fare un salto in India con l'antica medicina indiana dell'ayurveda. Infatti la bacopa è utilizzata nella medicina ayurvedica per favorire le funzioni cognitive e la memoria, soprattutto per il passare dell'età. Ma non solo, è anche ottima per favorire le funzioni cerebrali nei periodi in cui, ad esempio, si fa fatica a studiare. In Italia rientra nella lista messa dal Ministero della Salute per decreto che disciplina l'impiego degli integratori alimentari di sostanze preparate vegetali. In questa lista sono arrancati gli effetti fisiologici che non sono quelli curativi medici e farmaci, ma sono sostanze vegetali che sono volte, viene proprio per definizione, volte ad ottimizzare le funzioni dell'organismo. Nel caso nostro, le bacopa monieri gli effetti fisiologici quali sono? Memoria e funzioni cognitive, rilassamento, sonno e benessere mentale. Quindi è riconosciuto proprio per queste proprietà. Questo perché lo dico? Perché alcune piante sono riconosciute per alcune proprietà, però poi vengono impiegate anche per altre. Sì, magari perché in tradizione vengono usate anche per altre cose, invece in questo caso è proprio specifico. Gli effetti fisiologici sono memoria e funzioni cognitive, rilassamento, benessere mentale. La bacopa monieri è una piantina terrenne strisciante che appartiene alla famiglia delle scrofulariacei. Ha piccole foglie oblunghe e fiorellini bianchi e tra i vari altri nomi della pianta ricordiamo l'issopo d'acqua, essendo appunto una pianta acquatica, oppure in sanscrito è chiamata anche brani, nome con cui gli indiani identificano la divinità femminile, quella divinità che incarna la forza creativa universale. In occidente invece è una pianta di etanotropa, ossia che favorisce il mantenimento e il recupero di funzioni cognitive. A livello scientifico ci sono diversi studi, sono stati identificati principi attivi nelle saponine denominate bacosidi, bacopa bacosidi. Sono stati individuati alcuni meccanismi d'azione, ad esempio è stato dimostrato che la bacopa supporta la produzione di gaba, l'acido gamma aminobutirrico che è una molecola prodotta dal nostro stesso organismo e ha un effetto calmante. Si è quindi una delle piante più interessanti che potete trovare negli integratori eboristici destinate al benessere mentale, al rilassamento e anche al tono dell'umore. Altra pianta molto interessante è la griffonia simplicifolia. Con la griffonia si fa un salto in Africa. La griffonia è una pianta che appartiene alla famiglia delle fabace, le ex leguminose, che è la stessa famiglia dei fagioli per capirci, infatti è chiamato anche fagiolo africano. Dentro i frutti, dentro i baccelli, ci sono i semi che sono quelli che interessano a noi. Perché? Perché sono ricchi di 5-idrossidriptofano, che è il precursore dell'aminoacido triptofano e a sua volta questo aminoacido è il precursore della serotonina. La serotonina sappiamo essere la molecola coinvolta anche nel controllo dell'umore. Quindi un'integrazione di questa pianta può essere utile per il mantenimento del buon umore. Ci sono diversi studi, anche qui con il contributo di ricercatori italiani, anzi proprio in Italia è stato valutato l'impiego della griffonia quando si soffre per amore, per le relazioni finite, per l'amore non corrisposto, gli amori quelli impossibili e viene chiamato infatti stress romantico. Sì, quando tocca agli altri fa un po' sorridere questa cosa, però insomma quando ci siamo noi dentro alle sofferenze d'amore si ha poco da ridere. Per cui è interessante sapere che esiste una pianta che è stata valutata anche per questo tipo di sofferenza. Infatti in questo studio, lo potete trovare su PubMed, i partecipanti sono stati trattati per 6 settimane con 60 mg di estratto di griffonia, semplici folia. Sì, è stata una risposta positiva, sì non solo un miglioramento relativo alle sofferenze riportate dai partecipanti del studio, ma anche un effettivo aumento della serotonina piastrinica. Se avete voglia di leggere l'abstract cliccate triptofano, stress, romantico e PubMed e viene fuori questo studio. Noi lo troviamo in integratori titolati in 5 grossi triptofano. A proposito dell'aminoacido triptofano o triptofano, nel dizionario si trovano entrambi gli accenti. Questo è uno degli aminoacidi essenziali, vale a dire che il nostro organismo non lo produce, non lo sintetizza e noi dobbiamo inserirlo con l'alimentazione. È presente in diversi cibi che usiamo abitualmente, è proprio in questo senso che noi lo integriamo anche con i preparati erboristici che di fatto sono integratori alimentati, si chiamano così. Questa cosa mi permette anche di dire una cosa che ritengo essere fondamentale quando ci si approccia al mondo delle erbe. Noi come le collochiamo nel caso di depressione, di sofferenza emotiva? C'è una forma di depressione, di sofferenza che è patologica e che veramente a volte richiede l'utilizzo di farmaci prescritti da uno specialista in materia e occorre farsi seguire da specialisti che sanno utilizzare questi farmaci. Questo perché? Perché ci sono delle situazioni in cui il farmaco è indispensabile come dire per far fronte a delle bufere della vita che da soli non possiamo affrontare. Quindi i farmaci antidepressivi possono essere uno degli strumenti che in quel momento ci possono in qualche modo servire a superare un momento tragico della vita. Quindi il farmaco può essere veramente uno strumento che in certi momenti della vita è indispensabile. Allora come si collocano le erbe? In due modi, quando si ha una situazione leggera per cui il farmaco magari non è richiesto, non è grave o è passeggera o magari è stagionale, vi è un calo dell'umore tipico stagionale. Addirittura hanno visto che in certe zone dove c'è il calo della luce, cali stagionali di luce, addirittura le piante in casa fanno bene, avere una pianta, qualsiasi assassina fa bene. Oppure può essere collocata anche in un altro modo. Teniamo conto che noi stiamo vivendo un periodo della storia particolarmente difficile, non è che ce ne siano stati di leggeri, di periodi storici, ma noi veniamo da un periodo assolutamente pesante a tutti i livelli. C'è chi l'ha vissuto meglio, chi peggio, però questa cosa si aggiunge alle problematiche personali, magari a una salute generale non ottimale. Ci sono delle situazioni nella vita in cui magari non è il caso di prendere il farmaco e non c'è stata diagnosticata una malattia di depressione. Però comunque queste piante possono aiutarci anche se stiamo tutto sommato bene. Questo proprio perché? Perché c'è un principio generale che noi dovremmo lavorare sul nostro stare bene, sulla nostra salute fisica, mentale. Cuparci della salute quando si sta bene, che è una cosa che raramente facciamo. Noi tendiamo a ricordarci di avere un corpo, una mente. A volte capita che ci ricordiamo di esistere, io dico mi ricordo di avere i piedi perché mi fanno male, ci ricordiamo di avere la spalla perché ci fa male. Ma noi dovremmo veramente occuparci, quando stiamo bene, di rinforzare questo stare bene, di rinforzare gli organi, tenerli sani, compresa la mente, compresa la salute mentale. Questo perché? Perché quando poi arriva un problema grosso di salute o nella vita, se stiamo bene, se questo problema ci trova forti, ci trova sani, abbiamo molte più risorse e molte più possibilità di superare quella bufera e di venirne fuori. Quindi perché non utilizzare questi integratori erboristici durante il cambio di stagione, durante periodi di affaticamento? Tornando invece agli integratori erboristici, una nota sulla gravidanza e allattamento, si evitano questi integratori, sia la bacopa, sia la driffonia, sia lo zafferano che la magnolia. Bene, io mi fermo qui, come concludere? No, che spero di essere stata utile, esotiva, impossibile, anche perché ci sono tantissime informazioni che andrebbero date, ma io dico che se è anche suscitato una curiosità di approfondimento sono già contenta. Se volete iscrivervi al canale Telegram ti.me slash Elisabetta Sebastiani per aggiornamenti sulle puntate che escono, magari anche lasciare dei commenti, sei la benvenuta e il benvenuto. Alla prossima, ciao!

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