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Elena Dragotto welcomes listeners to her podcast, where she encourages them to view their daily lives as a journey of self-discovery. She answers common questions about personal growth and relationships. Elena discusses the idea of desire and alignment, challenging the belief that we have control over our lives. She suggests focusing on the present moment rather than fixating on goals. She emphasizes that desires often stem from a sense of scarcity and that we don't always know what is best for us. Elena encourages listeners to explore the true meaning of their desires and to find liberation from the chains of expectations. Ciao, sono Elena Dragotto, benvenuta, benvenuto. Se oggi sei qui, vuol dire che stai scegliendo di guardare la tua vita con altri occhi e con altri obiettivi. In questi podcast ti propongo di guardare la tua quotidianità come un insegnante che ti accompagna benevolmente in un percorso evolutivo verso la scoperta della tua vera essenza di essere umano. In ogni episodio rispondo alle domande più comuni sulla crescita personale e sulle relazioni con se stessi e con gli altri, accompagnandoti in un percorso che, in tanti modi diversi, stiamo percorrendo insieme. Buon ascolto. Rieccoci nel 2024 con Elena Dragotto e tutti voi qui collegati per questo nuovo incontro e della rassegna che Elena ha creato e che va avanti già dal 2023, il tempo dell'istante, riflessioni ondivaghe, ispirazioni sparse, nella appunto primissima uscita del 2024. Buon anno a tutti, buon anno a tutti intanto. Buon anno a tutti. Elena Dragotto ci ha fatto degli auguri molto speciali per chi la segue sui suoi canali social, degli auguri veramente sui generis, molto diversi e molto secondo me arricchenti rispetto a quello che normalmente ci capita di sentirsi dire e collegato a questo c'è il tema di oggi, ovvero un tema desiderio allineamento che ha a che fare con quello che solitamente si fa in questa parte dell'anno, quindi un nuovo inizio, si fanno i bilanci, si fanno promesse, ci si dà dei nuovi propositi, compaiono desideri, sogni, anche molte liste, assolutamente, soddisfazioni, con la fine dell'anno si vorrebbe buttare via qualcosa ed è una fase normalmente di effetto, di rinascita, di riprogrammazione, però Elena stasera ci vuole portare il tema invece come sempre nella chiave del voice dialogue, del dialogo delle voci, dandoci però un, come dire, una lente nuova, un filtro diverso di lettura. Allora, non serve che io presenti più di tanto, ma per chi ancora non la conoscesse, Elena Dragotto, laureata in psicologia, formatrice di lunghissima esperienza, facilitatrice e didatta di dialogo delle voci e dinamiche dei sé, una metodologia elaborata negli anni 70 negli Stati Uniti da Halle Seed-Raston, che è appunto l'occasione che ci vuole qui in questa serie di incontri. Quindi a te la parola Elena e di nuovo benvenuti e bentrovati tutti. Grazie, grazie. Allora di nuovo buon anno a tutti, qualcuno ci ha salutato, Morena credo, buonasera Morena e quindi buonasera a chi è qui in diretta e chi poi ci seguirà invece indifferita diciamo. Sì, l'argomento di questa sera, mi rendo conto, è un argomento un po' controcorrente, un po' difficile da mandar giù, mi viene da dire, soprattutto perché ci rende un po' meno onnipotenti, noi ci crediamo molto onnipotenti, onnipotenti nel senso sbagliato, non che non lo siamo, però con l'idea che possiamo veramente, che siamo noi quelli che costruiscono la propria vita e lo fanno al meglio se ci prepariamo, se ci lavoriamo eccetera eccetera. Dei miei auguri di inizio anno, il mio augurio che rinnovo qui era l'augurio di smettere di desiderare. Perché smettere di desiderare quando invece appunto all'inizio dell'anno è tutto un desiderare, fare la lista dei desideri, la lista dei buoni propositi, no, è come se ci dovessimo dare degli obiettivi, dei compiti, e già questo, non so, già vi invito a fare un lavoro in questo momento. Proviamo a pensare a quando ci mettiamo lì, se lo facciamo, a desiderare, a fare questa lista, a darci un'idea degli obiettivi dell'anno, la domanda è ci sentiamo presenti in quel momento o ci sentiamo proiettati verso il fuori, anziché verso il dentro, che è l'unico luogo che ci può confermare o meno se quello che stiamo scrivendo, immaginando o pensando è veramente la cosa giusta per noi. Perché più delle volte, ecco, a me parlando di desideri, io desidero questo, mi sento già portata fuori da me, quindi in qualche modo depotenziata. D'altra parte, come dicevo in questo augurio di inizio d'anno, desiderare nasce un po' da un senso di scarsità, da un senso di mi manca qualcosa, e quindi già, come dire, ha le radici fasulle che non reggono. Quindi desidero qualcosa che sento di non avere e che penso che sarebbe giusto avere. Quindi questo è il secondo passaggio, è questa che io chiamo l'arroganza dell'essere umano, che pensa di sapere lui cosa è giusto per lui. Mi viene un po' in mente, come dire, guzzanti quando diceva la risposta in te, ma è quella sbagliata, quindi di questo quello, ecco, mi sento un po' quella questa sera. Quindi abbiamo veramente questa arroganza di pensare che noi sappiamo cosa è giusto per noi. In realtà non funziona proprio così. E peraltro le persone se ne stanno rendendo conto, perché mi è giunta voce una volta che, appunto, i feedback dopo il messaggio di augurio di inizio d'anno, qualcuno mi diceva, ma sai, le persone cominciano a pensarla in questo modo, cioè che desiderare non serve a niente. Perché? Perché si rendono conto, alla fine dell'anno, che non si è realizzato nulla di quello che desideravano, e quindi si stanno chiedendo, ma devo continuare a mettere le mie energie lì oppure da qualche altra parte? Ecco, io stasera vi parlo dell'altra parte, di metterle da un'altra parte. Ecco, questo è il mio intento di questa sera, di proporvi questo e poi di sperimentare davvero, intanto questo, quando desidero, sono allineata con me stessa, sono priva di aspettative, figuriamoci con un desiderio se sono priva di aspettative, sono priva di aspettative, sono nella mia presenza, cioè allineata, ecco la parola allineamento, con il momento presente, oppure sono persa in avanti, ma un avanti che ha radici nel passato? Ecco, queste sono tutte le domande che vi faccio, che mi hanno portata a questa intervista di questa sera. Questo tema per me, che vengo dal coaching, è particolarmente sfidante, nel senso che noi, in questo ambito, ma anche tante altre professioni, vivono facendo queste liste di cui tu hai parlato, vivono facendo in modo che le persone possano focalizzarsi sui loro obiettivi, sui loro, veramente le loro mete e poi si possano attivare per realizzarle. Per cui, in qualche modo, io la vedo come una rivoluzione copernicana e adesso non vedo l'ora di sentire in che chiave tu ce la proponi, perché voglio immaginare che comunque qualche desiderio, qualche, come dire, tensione verso il meglio, sia sempre qualcosa che possiamo, in ogni caso, fare. Ti ringrazio molto per questa domanda, perché veramente mi rendo conto che quello che dico è sfidante, ma è sfidante per me, cioè io mentre parlo sento parti di me che sono incavolate, nere, quindi capisco perfettamente. Hai detto una parola alla fine, che adesso mi è sfuggita, che però era, ecco, desiderare il meglio. Ecco, già qui si possono aprire interviste su interviste. Cosa vuol dire il meglio? Che cosa significa per noi il meglio per me? Cos'è il meglio per me? È davvero, se sono un atleta, vincere quella gara? È davvero il meglio per me o è meglio perderla? Capite? Cioè già qui travalla tutta la costruzione, in generale, in generale, cioè questo dicevo, noi non sappiamo cosa è meglio per noi. Allora, se io ho un obiettivo, ok, se mi focalizzo sull'obiettivo e bypasso tutto quello che accade fra me e l'obiettivo, io non sto sfruttando quella opportunità, che è veramente di conoscere cosa è meglio per me. E potrebbe anche essere per seguire quell'obiettivo, ma non per arrivarci, ma per incontrare tutto quello che incontro fra me e l'obiettivo, e magari arrivare lì di fronte e dire, ok, non mi interessa più. Quindi, cosa significa questo? Che è meglio prediligere il presente. L'obiettivo è una scusa, non è l'obiettivo, è un mezzo per fare il mio cammino evolutivo. E allora, se io metto attenzione a ogni passo che faccio verso quell'obiettivo, ma anche la frustrazione di non raggiungerlo, cosa mi sta raccontando questa frustrazione? Perché l'esistenza, che sa cosa è meglio per noi, è proprio lì, è proprio lì in quella frustrazione. Non è nell'obiettivo che io penso che sia il meglio per me. No, non è lì, è in tutti quei passi, e magari scopro al quarto passo che non me ne frega niente di quell'obiettivo, che non è quello, che era tutt'altro. Capite? Oppure arrivo a quell'obiettivo, ma non era l'obiettivo. Ti puoi fare un esempio Elena di questo tipo di esperienza? Semplicemente io spesso ho sentito parlare di coach che hanno magari degli atleti che vogliono raggiungere qualcosa, ma non lo fanno perché interessa loro, lo fanno per una forma di rivendicazione dal passato, di vendetta rispetto al passato. Allora se andassimo proprio lì in fondo, lì c'è il tesoro per quella persona. Perché mi voglio vendicare del passato? Ha senso mettere energia nel vendicarmi del passato? Ha senso mettere energia nel voler riscattare il mio passato? Che senso ha? Ecco, se io mi fermo lì, probabilmente non vincerò la medaglia. Ma, o forse anche sì, perché a quel punto non me ne fregherà più niente, quindi potrò anche vincerla. Però ho vinto ben altro, mi sono liberato, perché questa è una forma di liberazione, il desiderio è una catena, l'obiettivo a tutti i costi è una catena. Invece l'esistenza, quello che ci vuole insegnare è la libertà, è liberarsi. Da tante catene, appunto ho parlato perché tu mi hai accennato a coach, conosco appunto chi lavora con gli atleti, ma in qualunque ambito voglio raggiungere quel lavoro a tutti i costi. Ok, bene, cominciamo a chiederci, come mai? Cosa c'è lì, lì fuori, che non vedo qui dentro? Perché il desiderio è sempre fuori. Desidero qualcosa che penso di non avere. Quindi, quell'obiettivo, come mi aiuta in questo cammino evolutivo? Non è l'obiettivo in sé, l'obiettivo è un mezzo, come per un altro è la meditazione, come per un altro è la musica, come per un altro è qualsiasi altra cosa. Sono dei mezzi che hanno un unico scopo come esseri umani, per gli esseri umani, cioè liberarci. Quindi è l'esistenza che usa diversi linguaggi per parlarci della stessa cosa, per farci fare a tutti lo stesso cammino. Usa diversi mezzi. Quindi, desiderare stare sempre là fuori, anziché dentro la situazione, con tutta la scomodità, ma è soltanto lì che c'è la verità per noi, soltanto lì è giusto per noi, lì dove siamo, proprio dove siamo, non da un'altra parte. E quindi l'obiettivo, il coaching, perché stiamo parlando di questo, è un mezzo. Se è un fine, ci stiamo prendendo in giro, mi viene da dire. Perché è come se stessimo aiutandoci a, come si dice, a non vedere che cos'è veramente l'esistenza. Non è un atto di volontà, è una resa l'esistenza, ma una resa a chi? A noi stessi, a quello che c'è, all'amore di cui siamo circondati. Se noi continuiamo a desiderare, vuol dire che non sentiamo che siamo circondati dall'amore, che non è l'amore terreno, sia chiaro. Nel mondo non c'è amore. Questa chiave di lettura dell'obiettivo come di un'occasione, come di un mezzo, mi piace moltissimo. Prima Elena parlavamo anche di quando viviamo, comunque sappiamo di avere diverse parti dentro di noi che possono in qualche modo entrare in conflitto e questa stessa attenzione verso qualcosa che non abbiamo può rivelare un'insoddisfazione, una frustrazione, d'altra parte ci potrebbe essere una componente di noi stessi che invece ci approva e ci vorrebbe tenere. Quindi come possiamo inserire in questo discorso quella che in realtà è un'attenzione comunque presente? Assolutamente, come dicevo, io mentre parlo già sento la lotta qui dentro, quindi fra i miei sé quello che desidera e dice no, noi ce la possiamo fare, per l'altro che dice ma tranquillo, rilassati. Quindi tutti i nostri sé hanno spazio. Intanto quello che è importante è proprio questo, di riconoscere al sé che desidera questa sua caratteristica. Però può essere interessante considerare anche questo sé che desidera, forse come un campanello d'allarme. Se io desidero una cosa e questa cosa non c'è nella mia vita, allora intanto potrebbe non esserci, cioè non fa parte del mio programma di studi che è la vita. Questa è una cosa. Seconda cosa, dopo che io ho messo il desiderio per tre anni di seguito e questa cosa non accade, la seconda domanda potrebbe essere ma sono sicura di volerla questa cosa? Oppure c'è qualche altra parte di me che non ne vuole sapere mezza e che sta bene come stiamo? Ed ecco che anche qui di nuovo è un'occasione per fare un cammino evolutivo. Quindi il desiderio è, come dire, come vengono le parole in spagnolo, è il pretesto, è il pretesto. Perché l'esistenza lì mi vuole dire qualcosa, che tu sei al punto giusto. Qual è il punto giusto? Che il desiderio non si sta realizzando. Perché è il punto giusto? Perché se vai a scavare forse ti rendi conto di qualcosa. Capite com'è interessante questo? Quindi anche il sé che desidera. Cosa sta desiderando? È quello che sta desiderando per me. Mi corrisponde, è quello che voglio o è qualcosa che appartiene all'esterno? Che ne so. Voglio avere una casa a Manhattan. Perché quando il mio sé che desidera, desidera, non desidera cose notevoli. Voglio un attigo a Manhattan. Ok. Che cos'è Manhattan per me? Perché è proprio là? Cosa c'è là che non esprimo qua? Capite quante domande si mettono in modo? Quindi il desiderio, il sé che desidera, diventa un alleato nel presente per qualcosa che mi serve. Quindi alla fine non sarà l'attigo a Manhattan, oppure sarà l'attigo a Manhattan, ma non è quello l'obiettivo. È nel presente. Perché desidero questa cosa? Cosa mi dà questa cosa? Cosa rappresenta questa cosa che io non mi do, signori? E questo è poi. Quindi magari l'attigo a Manhattan è un senso di libertà, un senso di grandezza. Bene. Allora andiamo a vedere perché non mi do questo senso qui? Dov'è che mi faccio piccolo? Dov'è che non esprimo tutta la mia potenzialità, grandezza? Capite? Quindi i desideri vanno usati come campanelli di allarme, non come aspettativa o come obiettivo per le nostre vite. Poi appunto si possono realizzare, ma questo non dipende da noi. Dipende dal nostro piano di studi che conosce l'esistenza. Solo l'esistenza lo sa. Quindi noi sempre più affidiamoci all'esistenza. E questa è la dinamica dei sé. Quindi di fare attenzione a questi sé è una modalità, quindi è uno strumento, un mezzo per fare questo cammino. Come dicevo prima, ce ne sono tanti. È meraviglioso. Veramente è meraviglioso. Io mi porto a casa, due cose mi porto a casa. L'idea di una nuova presenza nel fare questo tipo di valutazioni per chi li vuole fare, per chi li deve fare anche. Quindi una nuova qualità di presenza e di concepire tutte le nostre liste, chiamiamole liste, chiamiamole desideri, come dei compagni, come dei messaggeri, qualcosa che collabora con noi se riusciamo a farci le domande giuste, se riusciamo a calarli. Solutamente. Come tu stasera c'hai in qualche modo guidato. Ora mancano pochi minuti. Ricordiamo che, insomma, questo tipo di argomenti si possono sviluppare attraverso dei percorsi. Quindi Elena, se poi hai tempo, magari c'è qualcuno interessato a sapere come metterli in pratica. Sì, sì, come poter... Ecco, quello che prima ho parlato di libertà, l'esistenza ci vuole rendere liberi, anche se noi facciamo di tutto per incatenarci. Ho trovato nella dinamica dei Sé, nel voice dialogue, veramente un approccio che tifa per la libertà e non solo, che dà gli strumenti per fare questi passi verso questa vera libertà. Ci sono delle attività che sono programmate e una di queste più imminenti, c'è questa vacanza flash mob, flash mob di consapevolezza, a fuerte ventura, che ha la durata di una settimana dal 19 al 24 febbraio. La mattina si lavora insieme, si lavora attraverso i sogni, si lavora ovviamente l'accroccio alla dinamica dei Sé, ma non solo, si lavora attraverso l'ascolto musicale, la musicosofia, si lavora attraverso la flow energies dance, il movimento con il corpo e non c'è un argomento. L'argomento emerge dal gruppo, adoro questa formula, e il pomeriggio poi è libero, quindi vi potete godere la meraviglia di Fuerteventura, è veramente un'isola che a me piace moltissimo, ha questi paesaggi così astri, perché è un'isola vulcanica, quindi a me piacciono questi paesaggi un po' desertici, ha un mare splendido e soprattutto a febbraio una temperatura meravigliosa, quindi se volete darvi un po' di calore lavorando su di voi, mentre lavorate su di voi, vi godete la vacanza, è una buona occasione. Trovate tutto sul mio sito elenadragotto.com oppure potete scrivere a infochiocciola elenadragotto.com Poi a marzo, a marzo iniziano due percorsi, uno è rivolto ai professionisti, sia già professionisti, sia qualcuno che comunque ha già fatto diversi lavori, diversi formazioni e vuole acquisire una, vuole diventare coach, c'è la possibilità dopo il corso di specializzazione che inizia a marzo e ha una durata di nove mesi, c'è la possibilità poi di fare un percorso di accreditamento con la EMCC, quindi con un organismo internazionale di coaching e come mentor, quindi coach e mentor, per cui le persone interessate sono vivamente, vivamente spronate a scrivere, la quota early bird scade il 25 gennaio, quindi sbrigatevi. Stessa cosa per chi vuole fare invece un percorso su di sé, semplicemente usare questo strumento della dinamica dei sé per un proprio cammino di crescita personale, inizia sempre a marzo e ha la durata di cinque incontri, anche qua scadenza, early bird, 25 gennaio, sbrigatevi, sbrigatevi assolutamente. Si può garantire sulla qualità il piacere totale nel fare questi percorsi, allora io vorrei intanto ringraziare chi sta ascoltando e partecipando anche nella chat con messaggi, pare che il tema sia stato particolarmente Eh, infatti, vedo, vedo. Saluto tu, chi c'è. Elena, prima di lasciarti alla conclusione, che sarà una conclusione rischiente anch'essa, voglio ricordare a tutti che ci rivediamo mercoledì 24 gennaio alle 8, sempre con un nuovo tema, io, la moltitudine. Da qui a te per la conclusione. Bene, volevo leggervi delle breve parole di Herman Hess che, secondo me, racchiudono quello che, bene, in maniera poetica, quello che abbiamo detto questa sera. E poi vi lascio con la domanda solita. Ho imparato a essere felice là dove sono. Ho imparato che ogni momento di ogni singolo giorno racchiude tutta la gioia, tutta la pace, tutti i fili di quella trama che chiamiamo vita. Il significato è riposto in ogni istante. Non c'è un altro modo per trovarlo. Percepiamo solo e soltanto ciò che permettiamo a noi stessi di percepire. Tutti i giorni. Un istante dopo l'altro. Meraviglioso. Sì, è un po' il riassunto, in maniera meravigliosa, di quello che è stato detto questa sera. E quindi la domanda è un po' tra le domande che sono state fatte. Quindi, che cosa stai desiderando? Che in realtà è qualcosa che non ti permette, a cui non fai spazio nella tua vita. Bene. Di nuovo un buon anno senza desideri. Grazie Elena. Grazie a tutti e come sempre alla prossima. Grazie, grazie. Ciao.