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The transcription is a reflection on the hardships faced during war, including rationing, black market trading, bombings, and round-ups. The narrator recalls the scarcity of food and the thriving black market. They mention bartering rice for fabric and their experiences during air raids. The story also touches on the fear of being arrested and the sadness of losing loved ones. The narrator concludes by lamenting the loss of youth and longing for a return to happier times. www.rediso.it E la storia continua Un rassionamento, la borsa nera, l'oscuramento, i bombardamenti e i rastrellamenti Sarebbe rassionamento, borsa nera, l'oscuramento, i bombardamenti e i rastrellamenti Puarit, tempo da guerra, rassionamento dopo guerra Quattro parole, quattro momenti diversi di una stessa tragedia Puarit, sei sempre stato, sei nato, Puarit Mangiamo sempre pan e pan, e compensiamo il pan con il pan Più della miseria che consentiva la tessera nonaria Tanto di pane, di pasta, di olio, sale era introvabile Quel tanto che bastava per non morire di fame E prosperava la borsa nera In quella borsa lì, profonda come il posto di San Patrizio Trovavi di tutto, qualsiasi genere di alimento Più caro, ma c'era di tutto Veni a casa mia, quando si usciva dalla porta con la roba Acquistava e sentivamo alle spalle la voce del padrone che lo comandava Stai attento a non farmi pescare E stai pescando di noi che troviamo di me Abbiamo fabbricato il sapone in casa Lo facevamo solidificare in stampi di legno Durava poco e aveva scarse qualità detergente sgrassanti Quando lavavamo la faccia col sapone di fabbricazione casaringa Ci entrava negli occhi un solo bricio di schiuma Erano dolori da non dire L'occhio si infiammava subito Diventava rosso come il fuoco Ci bruciava meredettamente E non riuscivamo a tenerlo aperto per una buona mezz'ora Non ci mancava il riso Che dovevamo però andare a barattare con tessuti nel Novarese Allora regno dei risae Cioè a Trecate, Benintago, Romentino, Galiate e Cameri Noi che abitavamo la zona delle tessiture Portavamo nella zona del riso, per il cambio merce Scampoli di tessuto per abiti e per camicie Una volta che avevo sul manubrio della bicicletta Un sacco pieno per tre quarti di riso Andai a finire, io, il sacco e la bicicletta In una campagna che costeggiava la strada In due metri al di sotto del livello stradale Non ne avevo neanche tempo di spaventarmi Tanto il deragliamento fu improvviso E improvviso il salto fuori programma Andai a finire sul terreno morbido perché era appena coltivato Sotto il sacco di riso e sotto la bicicletta I colomi, io la bicicletta, non roveciato il sacco di riso Un'altra volta il mio zio Milò Andavamo sempre in comitiva Fu arrestato perché il più anziano del gruppo E' messo in gattabuia Fu rilasciato solo perché Dipendente della banca industriale di Galiate Che aveva dato tutte le garanzie sulla sua onorabilità Fu quello il periodo di maggiore attività del nostro forno La marnetta, il lea, cioè il lievito Il pangheta, i fascini derubiti Il rè d'un pan giallo La farina da fermento e da fermentone Bianco e giallo Il pane è una giunta a quello Poco in verità che ci assegnavano le leggi della nona di guerra E tutto questo status di miseria, di provvisorio, di incertezza Ci sospingeva avanti, come si fa per dire Verso il nostro futuro che era avvolto nel mistero Del di là a venire In giù l'oscuramento Oscuramento per le strade Finestre coperte di tende spesse e impermeabili alla luce elettrica Persiane e porte sempre chiuse al cadere della sera Anche nei mesi caldi della primavera e caldissime dell'estate C'erano sempre bombardieri nemici in crociera di guerra Protetti dall'oscurità della notte Pronti nel nostro cielo lombardo Sulla prima luce entra vita tra le case del paese Ma che vita assurda Ma Dio stramaldica la guerra Ma cosa può farci Dio se non ci sa fare l'uomo Che è il maggiore interessato Perché è lui che soffre e muore Arrivavano i bombardieri verso le dieci di sera Prima l'allarme delle sirene, lucubre e acuto Poi una specie di brontolio lontano Che avvicinandosi diventava sempre più sordo Se venivano da aver prima bombardato Milano Si vedevano gli accenni del fuoco lontanissimo della contraerea I char, i char, smurzecchi di char Si usciva dalle case silenziosamente Col fagottello delle cose preziose Preparate in precedenza sotto braccio Noi del rione ci si incammanevamo verso la chiesetta di San Bernardo E lì, chiacchierando del più o meno per farci coraggio Si aspettava il fischio del cessato allarme Sei lì, sei là Io andai verso il ponte di Oglici No, io non andai verso Varese Ti smorza quella sigaretta? Ma se vedi lì fai massacriti Una volta per caso una piccola bomba cadde, forse per accidente Dietro il mio giardino Io in quel momento ero a letto sveglio in attesa di non so cosa Vi di entrare dalla finestra aperta come una fiammata improvvisa Seguita da uno schianto Il suono delle sirene Lucubre Anche se annunciava il cessato allarme Toglieva un peso dello stomaco e del cuore Una certa diffusa paura ma non conciliava al sonno che tardava sempre a venire Anche se pensavi che a Milano era cento volte peggio E mille volte peggio era essere in Trincea Tuttavia il dramma ha vissuto in quelle ore poche ma eterne Di una notte estiva fatta per la serenità e la pace E ti metteva nel cuore qualcosa di doloroso e di amaro E ti domandavi senza essere in grado di dare risposta sensata Perché? Ma ben più temuti perché molto più pericolosi per i giovani in età militare Erano i rastredimenti Nel quartiere del Fra Il Luigi Bertolene Era andato in Valgrande a fare partitano Ed era morto senza dare notizia di sé E mio fratello era scappato di casa dopo l'8 settembre Da Pavia dove era a fare soldato Io ero regnitente all'arriva E Luigi Milani aveva come mio fratello abbandonato la divisa e il fucile Rientrando a casa Io vivevo da più mesi sul solaio Leggevo, ascoltavo la radio e qualche volta guardavo giù nel mio quartiere Dagli aspettatori del tetto Un libro dopo l'altro Una commedia dopo l'altra Un'opera dopo l'altra E nonostante ciò tanta tristezza Ogni tanto reparti della Repubblica di Salò venivano notte e tempo a fare verifica col mitra in mano A mia mamma e alla Rosa Sacrista, madre del Luigi Milani Il sangue andava in acqua Ricordo benissimo come se fosse successo ieri Di quando un gruppetto di quattro soldati vennero a cercarci Mio fratello si accorse solo quando erano arrivati a metà del quartiere Subito scappò in giardino con l'idea di correre verso il murretto Delle confine del circolino Di scavacarsi e di portarci al sicuro Un milite lo sorprese mentre stava aggrappandosi al murretto Vede, signora, disse il soldato a mia madre atterrita Conscia della tragedia del momento Se volessi di suo figlio non farebbe più tempo neanche ad alzare la mano Non sparò Voltò le spalle a mio fratello che ignaro scavaccava il murretto Saltando al di là e scomparendo Uno degli altri militari di porta in porta Era arrivato alla camera da letto dove era rinchiuso l'edizio Milani Capirono benissimo che il ricercato si era chiuso dentro Fecero finta di strattonare la porta Poi, forse già messi in accordo al precedente Se ne andarono per i fatti loro Seguiti dalla benedizione delle due mamme Che avevano già visto i loro figli già cadaveri Fra un rassionamento Quando tirare la cinghia e quanta difficoltà di prendere sonno Durante la notte e per fame Che ci rodeva lo stomaco E l'oscuramento I vegna, i vegna, i smurze, i ciar E il paese rimerso nell'oscurità più profonda come ai tempi di Adamo e Deva I bombardamenti Adesso in sud a Milano Mezz'ora più che arrivano fin qui E il rassolamento Aveva quattro uomini in piazza contro il muro I tedeschi avevano ammazzato Aveva anche un tuo zio Milo E passata buona parte La più bella certamente della nostra giovinezza Poi è venuta la ricostruzione Drammatica ai primi anni Ma poco a poco l'acqua del diluvio che ci stava sommergendo E' andata via calando E' tornato il sole, la speranza, la vita Ma ormai la gioventù se n'era andata per sempre E addio, giovinezza Perché non torni più?