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prima puntata intervista impossibile

prima puntata intervista impossibile

Claudia Di Biase

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In this interview, one of the most famous poets of 19th century Italy, Giacomo Leopardi, discusses his inspiration for his poetry, which is based on observing the hardships of life and reflecting on the reality of human existence. He expresses a personal connection to all of his works, particularly the idylls "L'Infinito," "A Silvia," "Alla Luna," "La Sera del Didi Festa," and "Il Passero Solitario." Leopardi also shares insights into his difficult relationship with his parents, describing his mother as strict and religious, and his father as authoritative and restrictive, which shaped his desire for knowledge and led him to seek solace in the library. The interview concludes with a promise to continue discussing Leopardi's relationship with poetry in the next episode. Eccoci alla prima puntata delle interviste impossibili. Oggi, davanti a noi, c'è uno dei più celebri e importanti poeti dell'Ottocento Italiano, che ha appassionato molti di noi nella letteratura, perché sembra parlare proprio dei sentimenti, delle paure, delle sofferenze che attamagliano i giovani e non solo. Stiamo parlando di Giacomo Leopardi. Oggi, e nella prossima puntata, affronteremo questa intervista con questo celebre poeta. Carissimo Leopardi, proviamo per lei, che ha esplorato l'animo umano, indagato la realtà con spirito critico e razionale, una profonda ammirazione. Ci vuole spiegare come nasce la sua poesia? La mia poesia è ispirata al vero. È un tipo di poesia, diciamo, filosofica, la quale si basa sull'osservazione della vita dell'uomo, sulla descrizione della caduta delle illusioni, e quindi sulla riflessione amara dell'uomo di fronte alla realtà. Quale tra le sue opere preferisce? Provo un legame affettivo per tutte le mie opere, in particolare tra gli idilli L'Infinito, A Silvia, Alla Luna, La Sera del Didi Festa, perché descrivono la mia anima, racchiudono il mio vissuto, e poi Il Passero Solitario, perché mostra la mia personalità riservata e riflessiva. Da tutti questi ho maturato la mia poetica. Oggi, nella nostra intervista, vorremmo avere alcune informazioni sulla natura dei rapporti con i suoi genitori. Mia madre, la Marchesa dellaide, è stata sempre molto religiosa, severa, e direi quasi arcinia con me. Non ricordo particolari manifestazioni di affetto da parte sua. Sentivo di non essere libero, di esprimermi soprattutto nell'età giovanile. Verso mio padre, Monaldo, ho sempre provato un sentimento di soggezione e di dipendenza. Egli mi vietava di lasciare la casa paterna, soffocando il mio desiderio di conoscenza. Sapete, Recanati è un paese piccolo, semplice e rude. Per questo l'ho definito il natio borgo selvaggio. Quindi la sua giornata non era quella con i propri coetanei. Passare i pomeriggi nella biblioteca paterna era il mio miglior passatempo, e ciò mi portava a conforto. Oltre a questo, però, usavo immaginare e pensare a scenari da me mai vissuti. L'infinito è il componimento poetico che tratta proprio questo, ed è il motivo per il quale è un'opera a cui sono molto legato. Carissimo poeta, per oggi ci fermiamo qui e la ringraziamo per aver dato a noi questa iniziale apertura alla sua vita personale. Nella prossima puntata parleremo del suo rapporto con la poesia, quando era già un po' maturo, e poi vedremo nella prossima puntata. Arrivederci.

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