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19 - Pane_ Significati [N.59, N.60 e Inno] (192kbit_AAC)

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In this information, it is discussed how the Eucharist is our food and the importance of nourishing our Christian life through it. Pope Francis emphasizes the need for roots, which are found in Jesus and nurtured through prayer and the sacraments. The Eucharist is seen as the root of our daily life and the source of our Christian growth. It is also highlighted that the Eucharist is the bread of the laity, nourishing the simple and humble-hearted. The Eucharist is seen as the sacrament of peace, transforming us into bread and uniting us in the body of Christ. The Church is described as one holy body, sanctified by the presence of Christ and the power of the Holy Spirit. Those who partake in the Eucharist will never hunger or thirst. Allora, è ad ottobre che stiamo approfondendo questo tassello dell'Eucaristia che è il cibo, l'Eucaristia come nostro cibo. Abbiamo individuato tutta una serie di aspetti, di significati, di valori che, partendo da questo tassello, lungo la tradizione della Chiesa, lungo questi secoli, sono stati esplicitati e anche, ultimamente, attraverso anche il Magistero della Chiesa, ci ha aiutato a comprendere sempre di più questi aspetti. Siamo arrivati al 59° aspetto. Il Gesù, cibo eucaristico, è la radice della nostra vita di tutti i giorni, della nostra vita cristiana. E allora, seguiamo un po' questa catechesi. Una pianta che è ammalata può fiorire bene? Pare di no. E un albero che non ha radici può fiorire? Sembra di no. Senza radici non si può fiorire. La vita cristiana è una vita che deve fiorire. E Papa Francesco qui, in una omelia, che lui ha tenuto nel 2018 a Santa Marta. La vita cristiana, ci dice Papa Francesco, è una vita che deve fiorire, nelle opere di carità e fare il bene. Ma se tu non hai la radice, e la radice è Gesù, e se tu non annatti la tua vita con la preghiera e i sacramenti, non avrete i fiori. Vi auguro che questa primavera sia fiorita. E lui, infatti, l'ha tenuta nel mese di marzo del 2018. Ecco cosa ci dice, vuoi far fiorire la tua vita cristiana se non la innesti, se non la fondi sulla roccia, sulla radice che è Gesù, e se non la innaffi, continuamente, la tua vita, sia con la preghiera e sia con i sacramenti, non avrete frutti, non avrete i fiori. Questo appunto ci ricorda quanto sia indispensabile, perché la nostra vita cristiana non può andare avanti solo col fai-da-te. Con le nostre scelte, con le nostre buone intenzioni, se non ci attacchiamo a Gesù, e dove Gesù vuole essere incontrato, e cioè nei sacramenti, nella preghiera, come facciamo ad alimentare, a far fiorire la nostra vita cristiana? Certo, in questi mesi siamo stati costretti a rinunciare a questi sacramenti, in particolare all'euterestia, ma adesso però, dal lunedì prossimo, si può riprendere, seppure con tutte le precauzioni, però cerchiamo di riprendere col nuovo slancio. Ricordate, ci dice ancora Papa Francesco, quello che l'albero ha difiorito dipende da quello che ha sottoterra. Mai tagliare radici con Gesù, con la radice, con la fronte, con la fonte, con la roccia. Celebriamo l'eucaristia per nutrirci di Gesù, che ci dona se stesso, sia nella parola, sia nel sacramento dell'altare, per conformarci a Lui. Qui Papa Francesco, appunto, evidenzia come Gesù ci dona se stesso, attraverso due modalità fondamentali. La sua parola e il sacramento dell'altare, il sacramento eucaristico, e tutto questo per renderci conformi a Lui, per renderci simili a Lui, per vivere con Lui e di Lui, e per Lui. Ma ci dona anche se stesso attraverso la parola. Prima si alimenta con la sua parola, e poi questa parola si fa carne e si fa nostro cibo e bevanda, e allora ci alimenta anche con il cibo e la bevanda che è il suo corpo e il suo sangue. Lo dice il Signore stesso, chi mangia la mia carne, deve il mio sangue, rimane in me e io in lui. Infatti il gesto di Gesù, che diede ai discepoli il suo corpo e sangue nell'ultima cena, continua ancora oggi attraverso il ministero del sacerdote e del diacono, ministri ordinari della distribuzione ai fratelli, del pane della vita e del calice della salvezza. È Lui che ha stabilito così, è Lui che ha deciso l'istituzione dell'Eucaristia e l'istituzione del Sacramento dell'Ordine nei Suoi tre livelli, episcopato, presbiterato, sacerdote, diaconato, diacono. E noi non facciamo altro che fare tutto questo in Sua memoria, perché Lui ce l'ha ordinato, siamo dunque obbedienti a Lui in tutto questo. Altro aspetto, l'Eucaristia come pane dei laici, in che senso, in che modo? Qui ci viene in aiuto il Cardinal Martini, di venerata memoria. L'Eucaristia, ci dice in un suo scritto, è il pane dei laici, cioè della gente semplice, che non può accedere ai laboratori dei dotti e degli illuminati, non può accedere ai laboratori dei dotti e degli illuminati, ma si nutre della presenza di Gesù e si assoggetta al gioco di Colui che è mite e umile di cuore, di Colui che ci nutre tutto il giorno col pane del Padre, Padre nostro, dacci oggi il nostro pane quotidiano. Pane dei laici, laici in quanto diventiamo miti e umili di cuore, nutriendoci del pane che Lui ci dona, Gesù, imitando Lui, mite e umile di cuore, nella quotidianità della vita ordinaria, al di là di eventi esteriori o interiori, straordinari o folgoranti. E' il santo, come dice Tappa Francesco, è il santo della porta accanto, della porta semplice, è il santo delle famiglie semplici, che però vivono la bellezza, la gioia dello stare con il Signore. E non semplicemente di una realtà ordinaria che è umana. Questo è il capitolo, nel commento che lui ha fatto al capitolo 6 del Vangelo secondo Giovanni, deve essere un minuto, un minuto scusate, che devo recuperare. Ancora un attimo, scusate, vedo... Sì, eccellenza, non la sentiamo, neanche si vede sul schermo. Sì, sì, sì, ma è perché sto verificando una cosa, sto verificando, e, ok, allora, riprendiamo con questo inno. Ok. Un attimo che vi metto subito, questo già l'abbiamo fatto, minuto. Ma guarda. Va bene, allora, vediamo di commentare un po' questo inno. No, non lo vediamo ancora. Deve condividere il schermo. Io invece la vedo disturbato, ma si vede. È un problema di linea probabilmente. Sì, deve servire la linea. È un problema anche che non vi ho dato la visione dello schermo. Adesso lo vedrete lo schermo. Ok, va bene. Sì, adesso sì, tutto a posto, eccellenza. Sì, però, allora, vediamo di fare... Allora, vorrei un po' presentare questo bell'inno dell'Ufficio delle Letture e la Festa di San Domenico dell'8.8.2016. Frumento di Cristo noi siamo, cresciuto nel sole di Dio, nell'acqua del fonte impastati, segnati dal crisma divino. Guardate anche solo queste quattro righe che cosa... come sono ricche di approfondimento teologico-catechistico. Siamo frumento di Cristo, quel frumento che è utilizzato per fare il pane, che poi diventa il corpo di Cristo. Quel frumento siamo tutti quanti noi. È frutto, noi diciamo, è frutto della terra, ma è frutto anche del nostro lavoro. È frutto dell'offerta di tutti noi stessi, dell'offerta della nostra vita. Questo frumento, però, è cresciuto nel sole di Dio, e quindi con la forza del sole. E quindi non è semplicemente uno sforzo umano, non è frutto solo nostro, ma viene dalla terra, dall'universo, e è cresciuto nel sole. Dio l'abbiamo anche visto nei sabati, domenica scorsa, che Gesù, ad esempio, è chiamato il sole, e la domenica è il giorno del sole. Il sole di Gesù risorto, cresciuto nel sole di Dio. Pensate, se venisse a mancare il sole, finirebbe anche la vita sulla terra. Poi, bello anche questo, impastati nell'acqua del fonte, del fonte battesimale. Siamo stati li impastati con l'acqua, come la farina che dalla massaia, dalla donna casalinga, viene appunto fatto il pane con l'acqua e la farina. E poi non solo, siamo segnati dal crisma divino. Già nel battesimo noi veniamo segnati, subito dopo essere battezzati nell'acqua e nello Spirito Santo, veniamo segnati con il sacro crisma. E poi, soprattutto nella cresima, nella celebrazione del sacramento della cresima, noi veniamo crismati, e cioè veniamo segnati col sigillo, col sigillo dello Spirito Santo. È un sigillo indelebile, è come se Dio ci dicesse, tu per sempre sarai mio figlio, io per sempre sarò tuo padre. Anche se tu mi rinnegherai, mi abbandonerai, io però sarò per sempre il padre che ti ricerca, e non ti rinnegherò mai. Dunque, segnati, marchiati col crisma divino. E sapete che il crisma è olio misto a profumo, a balsamo, che è consacrato dal Vescovo durante la settimana tranta. Quest'anno purtroppo non si è potuta fare la celebrazione crismale, a causa di questa nota pandemia, e comunque il crisma è sempre, stiamo utilizzando ancora anche il crisma dell'anno passato, sempre buono, sempre valido. Segnati dal crisma divino. La seconda strofa. Impane e trasformaci, o Padre, per il sacramento di pace. Qui ci rivolgiamo a Dio chiedendo che ci trasformi in pane, in pane spezzato. Durante l'adorazione l'abbiamo ascoltato, una delle invocazioni era appunto spezzare la nostra vita. Spezzare il pane della nostra vita. La nostra vita come un pane. Qui ci viene chiesto di essere trasformati in pane, in questo umile alimento, in modo che diventiamo noi stesso cibo, alimento per gli altri. Lo riceviamo da Dio in dono, la nostra vita, e la ridoniamo a Dio e agli altri, per il sacramento di pace. L'Eucaristia è sacramento di pace. Pace fra Dio e gli uomini. Pace fra gli uomini e gli altri esseri umani. Pace tra gli uomini e il creato. Pace tra Dio e il creato, e tutta l'umanità. È il sacramento della pace. Quei piccoli cicchi di grano macinati, che diventano amalgamati, diventano farina, sono uniti marcendo e schiacciati, morendo a se stessi diventano farina, e impastati con l'acqua diventano pasta che viene cotta al forno per essere poi pane mangiato da noi. In tutto questo, ecco, c'è la pacificazione, c'è l'unione, l'unione dei chicchi, l'unione dei granelli di farina, l'unione dell'acqua e del vino, dell'acqua e del pane, del prumento, della farina, l'unione del fuoco con la pasta, l'unione del pane con noi. È veramente il sacramento della pace. Un pane, uno spirito, un corpo. Questo uno, uno, uno. E c'è una profonda unità tra pane, spirito e corpo. La Chiesa una santa o Signore? La Chiesa una santa o Signore? Una fatta dall'unico pane, dall'unico spirito, dall'unico corpo. Il Signore Gesù è il nostro Capo. Santa perché è santificata dalla presenza di Cristo Capo, dalla potenza dello Spirito Santo, santificata dal pane eucaristico, santificata dai tanti Santi della Chiesa Celeste e della Chiesa anche pellegrinante sulla Terra. Chi mangia di questo pane non avrà più fame e chi beve di questo vino non avrà più sede. Per quello che allora, dopo la moltiplicazione dei pani, quelli che avevano partecipato a questo grande miracolo in cui Gesù aveva sfamato più di 5.000 persone, sentendo queste parole si rivolgono a Gesù e gli dicono ma dacci allora di questo pane e di questo vino. E Gesù dice, sono io, il mio corpo è vero cibo, il mio sangue è vera bevanda. Non capiscono, lo prendono alla lettera, pensano che sia diventato pazzo, poco prima lo volevano far re, adesso lo considerano un pazzo, lo lasciano perdere, se ne vanno via la chepichella e rimane solo lui con i suoi apostoli. Gesù che si rivolge ai suoi apostoli dice volete andarvene anche voi? Prego, non ho paura a restare solo, ma non cambio nulla di quello che ho detto. E allora c'è Pietro che salva un po' tutti i suoi discepoli dicendo, ma signore, dove vuoi che andiamo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi crediamo alle tue parole e a te. Ecco questo dovremmo fare anche noi, con la massima totalità del nostro cuore e con la massima fiducia. Si realizza così comunione tra l'uomo e Dio, anzi la comunione di un Dio che è talmente amoroso e talmente umile si nabissa nel cuore e nell'anima dell'uomo che diventa Tempio dello Spirito Santo. È Dio che ha voluto una comunione ancora più intensa, ancora più profonda con noi. Lui ce l'aveva già attraverso il creato, attraverso il dialogo con l'uomo, con l'essere umano che lui ha creato. L'uomo attraverso il creato conosce Dio, conosce alcune qualità di Dio entra in dialogo con Dio. Ha questa via di conoscenza e di dialogo e di comunione con Dio che è appunto data dal creato. Però a Dio questa via non gli bastava. Magari all'uomo forse sì. E allora instaura una relazione speciale. È la relazione con il popolo di Israele, con l'Antico Testamento. Lui ricerca una comunione più intensa con gli esseri umani e sceglie un popolo che non contava niente in quell'epoca e in quel tempo. Un popolo piccolo, minuscolo, che però lui sceglie. Tu sei il mio popolo e io sono il tuo Dio. Ma questa particolare predilezione, unione, comunione di Dio con questo popolo aveva però una finalità che andava ben oltre quel popolo. E cioè attraverso quel popolo voleva far giungere a tutti il suo messaggio universale, il suo desiderio e il suo anerito infinito di comunione con noi e con tutta l'umanità. Poi, non contento ancora di questo, Dio pensa a una stupenda via di comunione con noi che si realizza attraverso il suo Figlio, inviandolo addirittura sulla Terra, facendolo diventare un essere umano come noi, senza il peccato originale e senza il peccato personale, però un essere umano. È il Figlio di Dio fatto uomo nel grembo della Vergine Maria concepito per opera dello Spirito Santo. Anche questa è un'esigenza di Dio, anzitutto, di avere un dialogo, una via comunicativa con noi attraverso il suo Figlio. Non gli bastava più la creazione, non gli bastava più il popolo ebreo, vuole una relazione speciale con noi attraverso il suo Figlio che addirittura, per farci capire quanto ci ama, consegna il suo Figlio alla morte e lo risuscita dimostrando che è il Figlio suo, che è il Figlio di Dio, quell'uomo. Poteva fermarsi lì, certo che poteva fermarsi lì Dio, ma non ha voluto fermarsi. Questo Dio va ben oltre. La sera di Pasqua, prima che Gesù salga al cielo definitivamente, ci dona lo Spirito Santo. Perché questa presenza di Dio per mezzo di suo Figlio morto e risorso sia sempre una presenza viva, efficace, attuale in un nuovo popolo che Lui si aggrega e che la Chiesa, la famiglia dei battezzati, di quanti, mediante il battesimo e la fede, conoscono e accolgono il suo Figlio. E mediante la potenza dello Spirito Santo ecco che ci dona i sacramenti. Questa presenza di Dio nella sua Chiesa attraverso la sua parola, la potenza della sua parola, garantita, annunciata, in maniera fedele e continua da parte di quanti hanno ricevuto il Sacramento dell'Ordine, soprattutto dai Vescovi in comunione con il Papa, dal Papa in comunione con i Vescovi, e poi attraverso i sacramenti, la liturgia, e attraverso la guida, la guida che Lui ci assicura attraverso ancora i Suoi pastoni umani, però guidati da Lui nella carità, nell'amore. E anche attraverso questa strada dello Spirito Santo Lui dunque ha istituito una nuova via presidenziale nell'entrare nel dialogo con Lui, e che è la via dei sacramenti, la via della Chiesa, la via dell'amore e della carità, la via della parola Sua, della parola del Suo Figlio. Vedete com'è Dio continuamente ricerchi, è un Dio che non si stanca mai da questo punto di vista, e continuamente ricerca questo dialogo con noi, e lo desidera, lo vuole, in tutte le maniere. E noi invece che molte volte brancoliamo nel buio, non ci fidiamo di Lui, non Lo seguiamo, e soprattutto molte volte pretendiamo di farci una strada nostra, una strada del fai da te. Vedete che tipo di situazione ci ritroviamo. E allora chiediamo al Signore Dio attraverso l'intercessione di Maria che andiamo a seguire la strada che Lui ci ha indicato per andare a Lui, non quella che vogliamo noi, ma quella che Lui ci propone, quella che Lui ci offre, quella con il quale noi diventiamo Tempio di Lui, di Dio Creatore. E con la Santa Comunione Sacramentale l'uomo diventa, anche solo per alcuni minuti, tabernacolo della presenza reale di Cristo. Anche questo se pensassimo. Grazie alla potenza dello Spirito Santo quel pane diventa il corpo di Cristo. E se noi ci cibiamo sacramentalmente noi, seppure per alcuni minuti, diventiamo il tabernacolo di Dio. Svolgiamo la stessa missione e funzione, ma ancora migliore perché il tabernacolo è fatto o di ferro o di legno, di un materiale inumano. Invece, noi siamo esseri umani e allora, ricevendo il corpo di Cristo, diventiamo il suo tabernacolo vivente. Siamo tabernacoli viventi. E anche questo è un suo dono. È qualcosa di veramente grande, veramente immenso, che il Signore appunto desidera e desidera che noi andiamo incontro a questo suo desiderio, che l'accogliamo. Sembra che quasi siamo noi che decidiamo di andare alla messa, di andare a un sacramento e dimentichiamo che invece è anzitutto Dio che desidera entrare in questo dialogo e in questa comunione con noi speciale, specialissima, che è appunto la comunione con il suo corpo e il suo sangue, come pure anche con la comunione con lui, con la sua misericordia, con la riconciliazione, con il perdono dei nostri peccati, dopo che gliene chiediamo perdono a lui, con il sacramento della riconciliazione, della confessione. Quindi sono tutti elementi, aspetti che ci dicono quanto è importante questa via dei sacramenti, questa via della Chiesa, che noi facciamo anche difficoltà ad accettare e tanti anche cristiani di oggi, molti che dicono credo in Gesù Cristo ma non nella Chiesa. Ma come fai a credere al capo e non al corpo? Tu significhi che credi a un capo senza un corpo. Ancor più, ancor peggio, quando si dice credo in un Dio ma non credo che Gesù è figlio di Dio, non credo in Gesù Cristo. E allora c'è una fede che è una forma di deismo, è una forma di Dio un essere assoluto, un essere impersonale, che invece lui ha voluto donarsi a noi e farsi conoscere da noi come il suo, attraverso il suo figlio. È stato Gesù che ci ha parlato del Padre, è stato Gesù che ci ha parlato dello Spirito Santo, ci ha parlato di sé stesso come figlio di Dio. Dobbiamo dunque credere a Gesù, crediamo a Gesù che non può ingannarsi, che non può ingannarci ma che ci mantiene, ci sostiene. Lui è la radice della nostra vita. Bene, mi fermerei.

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