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Riprendiamo appunto il nostro cammino. Stiamo da ottobre cercando di capire, di approfondire sempre di più, perché anche qui non si finisce mai di imparare, cerchiamo di capire, di approfondire sempre di più e sempre meglio l'eucaristia come cibo e soprattutto come pane. Partendo dal fatto che Gesù ha scelto il pane come materia eucaristica per trasformarla con la potenza dello Spirito Santo nel suo corpo, ci chiediamo quali sono questi significati, questi valori del pane da un punto di vista eucaristico, da un punto di vista cristiano. Ne abbiamo individuati già un bel po', ne dobbiamo ancora però individuare altri e cercare di capirne altri. Qui siamo al trentottesimo che, appunto, il pane cosiddetto speciale, è un pane eucaristico, un pane speciale. Esiste un rapporto speciale tra il pane e le religioni. I politeisti, cioè quanti credono in più dèi e adorano un grande numero di dèi, ancora oggi offrono il cibo ai loro dèi. E se voi vedete anche qualche volta in televisione o se siete andati in qualche paese straniero dove sono praticate le religioni politeiste, in cui si adorano non un unico Dio, politeismo si oppone a monopeismo. In politeismo si adorano più dèi, un numero superiore a uno, due dèi. Invece monopeismo sono quelle religioni che affermano l'esistenza di un unico Dio. Principalmente sono tre che poi si rifanno ad Abramo, tutte e tre queste grandi religioni monoteiste, e cioè la religione ebraica, la religione cristiana, la religione musulmana. Le religioni abramitiche, ecco le religioni che si riferiscono ad Abramo, segnano il tempo spirituale con pratiche culinarie anch'esse e cibi particolari. Dunque anche queste religioni monoteiste danno un certa importanza e un certo rilievo alle pratiche appunto culinarie e cibi particolari. Passano queste religioni da tempi di digiuno e privazioni a tempi di gioia e di festa e di pancetti. Nella vicenda di Gesù Cristo egli si dà in pasto ai cristiani, quindi qui abbiamo quale atto di amore infinito e così rimane per sempre con noi. Qui abbiamo certo nel cristianesimo un fatto veramente straordinario, che noi non offriamo degli animali o delle cose a Dio, noi offriamo niente meno a Dio padre che il suo figlio, perché Dio padre l'ha offerto a noi, e il figlio si è fatto offerta, gradita a Dio, e ha giunque innalzato a Dio questo inno di lode, di grazie, attraverso l'offerta della propria vita, di tutto se stesso. E così quale atto di amore infinito? Perché infinito? Beh perché è il figlio di Dio che si è offerto al padre, non è una creatura o un essere così umano che offre qualcosa a Dio, è lui stesso il figlio di Dio che si offre al padre, e così rimane per sempre con noi. Quindi abbiamo un duplice elemento nella Eucaristia, abbiamo un'offerta a Dio di un valore infinito, perché non offriamo, torno a dire, qualcosa di materiale o qualcosa di umano, ma è Cristo stesso il figlio di Dio che si offre, offre se stesso al padre per la nostra salvezza, e seconda cosa, lui a Desiderio ha inventato il modo per essere sempre con noi fino alla sua venuta. Nell'attesa della sua venuta lui rimane sempre con noi nella maniera eucaristica. San Giuseppe Moscapi, grande medico e grande santo, davanti a un giovane con la salute devastata dai vizi impuri, prese un foglio e scrisse. In questa situazione in cui ci ritroviamo anche noi oggigiorno sappiamo appunto quante anche, quanti medici anche danno la loro vita, sacrificano la loro vita per gli altri, per gli ammalati e per curare gli ammalati, anche con turni stressanti. E allora vogliamo pregare, avete visto che anche il Papa in questa celebrazione di questa sera, anche lui ha pregato, ha ricordato questi medici, personale medico, paramedico, i volontari, anche i sacerdoti che appunto si dedicano al bene spirituale delle persone. E allora prese un foglio e scrisse, cura dell'eucarestia, quella è la medicina migliore che ti consiglio, la cura dell'eucarestia. Certo, ci vuole un bel coraggio, è una bella testimonianza anche di fede, uno che lui viveva e partecipava e pochissime volte mancava all'eucarestia domenicale, questo San Giuseppe Moscanti, un innamorato dell'eucarestia. Cura, hai bisogno di una cura speciale, è l'eucarestia. E sì, perché è cura tutta la persona, si prende cura Gesù Cristo di tutta la persona. Nelle solenni esposizioni dell'eucarestia noi cantiamo, o ospia di salvezza, tu ci spalanchi le porte del cielo. Nella preghiera rivolta a San Francesco Carazzolo, protettore dei cuochi e dei panettieri, e in questo tempo anche di coronavirus vedete quanto sono importanti anche gli alimentari, i nostri cuochi quotidiani, i nostri familiari, i nostri parenti che cucinano, ma anche i panettieri che ci assicurano appunto il pane, si legge, tu che posti profondamente unito a Cristo, pane spezzato per la vita del mondo, aiutaci a saper promuovere, attraverso la mensa che prepariamo, rapporti più umani e fraterni, per contribuire alla diffusione nel mondo della pace e dell'amore di Dio. Sì, anche in questi tempi del coronavirus in cui siamo costretti un po' a stare maggiormente in casa, ecco, c'è da chiederti se stiamo utilizzando al meglio anche questo tempo chiuso in casa per curare di più le nostre relazioni interfamiliari, interpersonali, oppure se una vicinanza così prolungata e così ravvicinata, se invece crea maggiore tensione. Dio non voglia maggiori divisioni. Forse avevamo dato un po' troppo spazio, anche quando poi ci si ritrovava in casa a pranzo, ai mezzi tecnologici. Purtroppo tante volte anch'io ho dovuto constatare che andando nelle case, negli orari in cui le persone pranzano, cenano insieme, immancabilmente trovi accesa la televisione e trovi anche sul tavolo a fianco del commensale, a fianco del papà, della mamma, del figlio, trovi il cellulare pronti a utilizzarlo, dando la precedenza a questi mezzi tecnologici piuttosto che al colloquio, al dialogo diviso tra marite e moglie, tra genitori e figli, tra amici, tra parenti. E dunque anche questo ecco è un elemento che dovremmo saper promuovere di più per privilegiare i rapporti umani e fraterni, per contribuire appunto alla diffusione nel mondo di maggiori relazioni. Ha fatto riferimento anche Papa Francesco questa sera, in questa riflessione poi che ha fatto a commento del brano del Vangelo di questo Gesù che era sulla barca e che se la dormiva mentre infuriava la tempesta e lui ha fatto riferimento appunto anche Papa Francesco a questa maggiore solidarietà, unità che dovrebbe esistere anche partendo dal nostro prossimo, più prossimo, più vicino. Perché è facile dire che vogliamo bene a quelli che sono all'altro capo del mondo, perché tanto non li vediamo, non li incontriamo e non li conosciamo e poi non sappiamo invece mantenere un dialogo, mantenere una calma, pazienza, perdono con le persone che ci stanno molto molto vicine, a fianco e anche in famiglia e anche nelle nostre professioni, nelle nostre attività professionali. L'Aspetto numero trentanovesimo, il pane eucaristico segno della potenza di Dio. La trasformazione del pane nel corpo di Cristo manifesta e attua la potenza di Dio e senz'altro non è una potenza che si manifesta in una maniera così militare o in una maniera fatta di gesti eclatanti, no. Pensiamo che già nella creazione Dio non deve lottare contro nessuno, semplicemente con la parola. Dio disse primo giorno, Dio disse secondo giorno, semplicemente con la parola. Lui ha creato i vari elementi del mondo e pertanto non ha dovuto lottare contro nessuno, non ha dovuto neanche far fatica di per sé, non possiamo certo parlare di fatica in Dio, puro spirito, ma questa potenza si effettivamente appare proprio nella parola, e mediante la parola, mediante la parola che realizza ciò che significa. E questa è la meraviglia della potenza di Dio. Dio quando parla, la sua parola realizza ciò che indica, ciò che significa. Questo è avvenuto nella creazione, questo è avvenuto tante volte anche nella storia del popolo ebraico, questo è avvenuto anche nell'incarnazione del figlio di Dio. L'angelo appunto annuncia a Maria, mediante la parola, quello che si compie in lei, avuto da lei il consenso e l'assenso e la disponibilità. E dunque effettivamente, ecco, anche nella celebrazione eucaristica avviene un po' la stessa cosa. Non è che il celebrante deve fare fatica, deve semplicemente pronunciare quelle parole che il Signore ha pronunciato, e quelle parole trasformano quel pane nel corpo di Cristo, per la potenza dello Spirito Santo, non per la forza che ci mette il prete di convinzione o di fede o anche espressione di volto, di parola e via del genere, ma è per la potenza della parola di Dio, per la potenza dello Spirito Santo. Due esempi portati anche da Sant'Ambrogio a confronte e a sostegno del pane eucaristico. Primo, la creazione dell'universo. Secondo, l'incarnazione del figlio di Dio. E vediamo il primo aspetto. Dio ha creato da nulla quello che non esisteva. Da nulla l'ha creato. Certo, se ci fosse stato qualcosa di preesistente oltre a Dio, allora c'è da chiedersi chi l'ha creato quella cosa preesistente, al creato al mondo, e pertanto dovrebbe essere un qualcuno o qualcosa che ha dato origine a quel qualcosa di preesistente. Invece lui ha creato ex nilo, dal nulla si dice le prime pagine, dicono le prime pagine della Sacra Scrittura. E questo l'ha fatto per di più solo mediante la sua parola, utilizzando la parola. Non ha dovuto lottare contro nessuno. Questo è anche un aspetto da tenere presente, che già nella creazione noi vediamo in azione la parola di Dio. Poi, alla luce della venuta del Signore Gesù, che si fa carne nel grembo della Vergine Maria, concepito per opera dello Spirito Santo, noi veniamo a sapere che questa parola di Dio è niente meno che il Verbo, la seconda Persona della Santissima Trinità, che si fa uomo nel grembo della Vergine Maria e che si chiama Gesù. Quindi Gesù è la parola di Dio, e allora per questo San Giovanni nel Trologo ci dice, Dio ha creato tutto mediante la parola, ma questa parola è il Verbo di Dio, e quindi tutto è stato creato per mezzo del Verbo di Dio e nel Verbo di Dio. Vedete come allora il Nuovo Testamento completi anche, e ci aiuta a intendere meglio, anche tutto l'Antico Testamento, che in questa maniera noi lo scopriamo e lo comprendiamo meglio alla luce appunto della parola che è Gesù Cristo, la quale parola illumina, illustra, spiega, completa, purifica, raddrizza anche certe cose dell'Antico Testamento. Cristo ha questa autorità, essendo Dio, essendo il Figlio di Dio. Forse che sempre e solo con la sua parola non può cambiare le cose che sono in ciò che esse non erano? Un altro esempio ce l'abbiamo nelle nozze di Cana, dove anche lì la Madonna dice al Cielo di fate tutto quello che egli vi dirà. E allora, mediante la sua parola e l'obbedienza alla sua parola, avviene il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, il cambiamento della sostanza. Dio che ha creato dal nulla quello che non esisteva, forse che sempre e solo con la sua parola non può cambiare le cose che sono in ciò che esse non erano? Vedete come qui, appunto, Sant'Ambrogio riesce a costruire, in una maniera anche molto bella, questa relazione tra la creazione e l'Eucaristia. Nella creazione abbiamo dal nulla che viene all'esistenza un qualcosa. Nell'Eucaristia abbiamo un qualcosa che c'è e che prima non erano, e che un qualcosa che c'è che assume una nuova sostanza, diventa una nuova sostanza, che prima non era. La prima non era e adesso viene nella creazione. Qui invece c'è e però assume, diventa una sostanza che prima non era. È una bella costruzione anche un po' artificiosa ma che ci aiuta anche a comprendere un po' meglio questo grande miracolo. Io lo ripeto ogni tanto e lo dico anche, siamo di fronte al più grande miracolo ai nostri tempi che Dio appunto compie ogni qual volta si celebra la Messa. Trovatemi voi un altro miracolo più grande di questo. Non so se il termine miracolo sia in grado di esprimere perfettamente questo mistero, ma senz'altro è un tassello che ci aiuta a comprendere la straordinarietà, la magnificenza, la grandezza di questo dono. E poi aggiunge ancora, Sant'Ambrogio, infatti non è meno difficile dare alle cose un'esistenza che cambiarle in altre. Sant'Ambrogio ci invita a fare un po' anche questa riflessione. È più difficile dare alle cose un' esistenza oppure cambiarle la sostanza, cambiarle in altre? Qual è che è più difficile? Qui Sant'Ambrogio dice non è meno difficile dare alle cose un'esistenza che cambiarle un'altra. E poi aggiunge, e poi punto B. Inoltre, se cerchiamo l'ordine della natura, ci dice sempre Sant'Ambrogio, la donna vuole generare dall'unione con l'uomo. Questa è la collaborazione naturale che un uomo e una donna mettono a disposizione, offrono questa collaborazione e quindi poi Dio, al momento del concepimento, fa sì che questo frutto di questa collaborazione, l'elemento maschile, l'elemento femminile, che sarebbero semplicemente due sostanze biologiche, puse in una sola, però con sempre sostanza biologica, ecco che donando l'anima Dio trasforma quella cellula biologica, la trasforma appunto in essere umano. Una riprova la possiamo avere quando moriamo. Quando moriamo noi sappiamo che l'anima che abbiamo ricevuto da Dio come dono al momento del nostro concepimento, quell'anima si stacca dal corpo al momento della nostra morte. L'anima è eterna e quindi non muore più. Il nostro corpo invece, senza l'anima, senza vita, noi lo chiamiamo cadavere e viene portato o subito alla cremazione oppure viene tumulato e diventa polvere gradualmente. Ma certo è che, dicendo cadavere, non intendiamo che sia una persona umana quale noi l'abbiamo conosciuta, è il corpo di quell'essere umano, perché l'essere umano è dato dall'essere vivente, l'essere vivente che per noi è dato appunto dall'anima. E dunque ecco, se cerchiamo l'ordine della natura nell'incarnazione, nell'ordine naturale, la donna può regenerare dall'unione con l'uomo. E' chiaro dunque che la Vergine ha generato, ci dice Sant'Ambrogio, ha generato al di fuori dell'ordine della natura, perché non ha avuto la collaborazione dell'uomo, ma in lei è avvenuto il concepimento per opera dello Spirito Santo. Ebbene, quello che noi vi presentiamo è il corpo nato dalla Vergine. E poi aggiunge, perché cerchi qui il corso della natura nel corpo di Cristo, mentre lo stesso Signore Gesù Cristo è stato generato dalla Vergine all'in fuori del corso della natura. Quindi Sant'Ambrogio ci dice, ma scusa, perché quando tu parli dell'Eucaristia e quando tu partecipi all'Eucaristia cerchi lì dell'Eucaristia il corso della natura nel corpo di Cristo, mentre lo stesso Signore Gesù Cristo è stato generato dalla Vergine Maria all'in fuori del corso della natura. E dunque, come è avvenuto duemila anni fa, così avviene ora, in ogni celebrazione dell'Eucaristia. Un qualcosa avviene fuori del corso della natura. Viene sovvertito un po' quest'ordine della natura. D'altra parte è Dio stesso che è all'origine del creato e del mondo, e quindi Lui può effettuare questo sovvertimento, questo superamento dell'ordine naturale, avendolo creato Lui, sui misteri di Sant'Ambrogio. E' veramente anche questo molto bello e molto interessante. Io mi fermerei però qui perché vorrei dare anche spazio ai vostri interventi.