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Maria Teresa Chechile si presenta

Maria Teresa Chechile si presenta

Pasqualino PrioriPasqualino Priori

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Maria Teresa Chechile nella vita infermiera all'Ospedale "Carlo Urbani" di Jesi (AN) che "annota" le sue sensazioni/emozioni in forma poetica ed, a volte, le condivide nelle sue raccolte. Le sue raccolte si possono trovare su MONDADORI store https://www.mondadoristore.it/libri/Maria-Teresa-Chechile/aut04080391/ La registrazione è stata fatta a Villa Sogno durante i salotti che la Famiglia Corradini ospita/organizza con amici/conoscenti per trascorrere delle piacevoli serate.

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Maria Teresa Chechile, an Italian nurse and poet, has received numerous awards and recognition for her writing. She recently won the Artist of the Year award and the Palma d'Oro for visual arts in Monte Carlo. Her book, "Pensieri fugaci," has been well-received and she has been selected for various cultural events, including the Sanremo Festival. She believes in the power of writing and encourages young people to pursue their passions. She also emphasizes the importance of connecting with others and finding joy in life's small moments. Overall, she wants to inspire people to embrace their true selves and appreciate the beauty around them. Maria Teresa Chechile nasce a Zurigo, pensate, un 14 gennaio. Lei è originaria di Atena, Lucana, in provincia di Salerno, ma si trasferisce definitivamente nel 98 nelle Marche Agliesi, dove vive e lavora come infermiera. La sua professione, unitamente alla sua versatilità nello scrivere, le valgono l'appellativo di infermiera poetessa. Ha al suo attivo moltissimi riconoscimenti, menzioni speciali al merito, diplomi, recensioni, pubblicazioni, in antologie ed enciclopedie anche di prestigio, come quella del premio Mario Luzzi, con l'alto patrocinio del Presidente della Repubblica Italiana e nella agenda dello scrittore della Repubblica Italiana per l'anno 2021. Ha vinto di recente accesenati quel premio Artista dell'Anno, a Monte Carlo il premio Palma d'Oro per le arti visive, ed è stata selezionata al prossimo Festival di Sanremo per la sezione Cultura. Nominata Ambasciatrice della Memoria Viva insieme a Liliana Segre, premio della Regione Marche per la versatilità e passione per la vita e l'educazione, nell'anno 22, come dicevamo, è insegnita del titolo Palma d'Oro a Monte Carlo per le arti visive con la fotocopertina del libro Pensieri fugaci, che troverete poi là, nel banchetto. E a Spoleto riceve per lo stesso libro il premio Menotti Art Festival. Il libro Pensieri fugaci è stato presentato, perché questo è un aggiornamento della biografia, a casa Sanremo all'interno del Festival per la sezione Cultura, e selezionato per casa Sanremo Writers. Rotacismo si chiama. Chiamiamo qui questa ragazzina, Maria Fererra Cecchini. Grazie per la ragazzina, è una maglia alta, eccoli, siamo qui, cerchiamo di tenerci in formina. Buonasera di nuovo a voi, grazie. Sì, adesso a parte tutte queste cose che ha raccontato Marcello, io sono effettivamente, prima di tutto, un'infermiera che lavora all'ospedale Carlo Urbani in Vieti. Però non ho mai tralasciato, sin da quando ero piccola, la passione per lo scrivere, cosa che mi riusciva facile allora, e facile ancora oggi. Questa passione che ha continuato negli anni ad alimentare in me il desiderio di scrivere. Però avevo tutto dentro un cassetto, il classico cassetto della cameretta, dove tu infili tutto di più, e poi no, passa lì a rivederci, buongiorno, forse, chissà. E in un giorno ho visto la possibilità che questo cassetto si potesse riaprire. La possibilità è venuta quando ho incontrato Alessandro Cosimono, figlio del premio Nobel salvatore, e così, giocando un po' per caso, gli ho fatto sentire una mia voglia. Una delle primissime scritte a 15 anni, proprio la prima opera per me compiuta, perché prima da allora erano bozze, appunti, frasette, piccoli versi messi qua e là. E così gli ho presentato questa mia primissima poesia, scritta ormai datata da anni e anni e anni che era rimasta lì. E lui mi richiama dopo un po' di tempo e mi dice «Oh ragazza, ma dove sei stata fino adesso? Cosa fai nella vita?» E io gli dico «Io veramente faccio l'infermiera, perché c'erano i promessi che gli avrei mandato al nostro primo incontro qualcosa». Al che lui mi fa, ma tira fuori quello che c'hai, perché vorrei sentire altre cose. Ed effettivamente poi queste altre cose sono venute fuori. E lì lo sprono a non ne mordere mai quella speranza e quella fiducia e di credere soprattutto nelle proprie potenzialità, che è un messaggio positivo che voglio lanciare sempre, soprattutto, soprattutto, rido perché io ho un rapporto molto, molto confidenziale con questa spada, è legato agli esaggi che qualcuno manda dall'anima e io ne so qualcosa. Si può dire che ti porta bene. Ti porta bene. Speriamo. E quindi stavo dicendo che la speranza, la speranza è quella che non è mai venuta bene a me e che mi ha sempre accompagnato. Un giorno ci sarà comunque, sì, vabbè, però un giorno poi chissà chi vivrà vedrà, no? Dicevamo che questo è un messaggio che voglio lanciare sempre a tutti e soprattutto ai giovani. Negli ultimi tempi stiamo ascoltando notizie poco piacevoli che proviene dal mondo giovanile, ma io dico anche che quella parte di gioventù che si è persa per strada, sono successe in passato, sono stati giovani anche noi, le piccole cazzatine, arrivare alle grandi cose, importanti, di una certa rilevanza, ci sono sempre state. Forse oggi l'attenzione dei media è fissata di più su questi fatti perché c'è proprio un volere andare a cercare la notizia su questi problemi. Però io parto dal concetto che i giovani hanno un grande potenziale, io forse ne sono l'esempio. E poi anche un discorso di come, prendendo spunto dal mio ultimo libro Le foglie non cadono mai uguali, dipende sempre da come si cresce un albero e da come si realizza poi tutto l'altro. Non c'è niente di nuovo che ci inventiamo, è già stato tutto inventato, c'è solo da rielaborarlo, secondo me. C'è solo da rieinterpretarlo in una società che è cambiata molto velocemente. Gli ultimi due anni che abbiamo vissuto, due anni e mezzo di pandemia, ci ha fatto poi scoprire un noi che poteva essere migliore e forse si è fermato ancora prima di due anni quando eravamo quello che eravamo, siamo forse ancora oggi, non lo sapevamo e stiamo ancora alla ricerca di un noi. Di un noi. Il noi è importante, il noi è quella parte che ci permette di relazionarci con gli altri. La mia professione fa questo, mi rapporto con il prossimo ogni giorno, non soltanto e soprattutto nella sofferenza, ma prendendo spunto da quella sofferenza, prima sentivo quel bellissimo messaggio letto sulla fibromialgia. Io sono una fibromialgica, per esempio, e vivo costantemente del mio dolore, me lo accompagna tutti i giorni, in tutti i momenti, eppure sorrido, eppure vado avanti, dò assistenza agli altri, faccio della scrittura da un punto di forza con il quale poter colloquiare, poter dire la mia, e cerco sempre di mescolare, io dico sempre, piacevole contaminazioni lealti, perché permettono attraverso la musica, attraverso il canto, attraverso la poesia, che è espressione dell'anima, è anche canto dell'anima, di poter approcciarti a un mondo che guarda a 360 gradi, che non ti ferma lì, statico, stagno, che lavora per compatto stagno, o che comunque va avanti con i paraocchi. C'è un mondo da scoprire ancora, e soprattutto partendo da noi, quel mondo interiore che abbiamo, quelle emozioni che devono venire fuori, fatte di giornate scandite, non sempre tutte uguali, ci sono i giorni noi, i giorni lì, e i giorni sì. Prendiamo i giorni sì e facciamone tesoro, per poi, ecco, come fa la formica, che durante l'estate accumula per l'inverno, uguale facciamo noi, accumuliamo le nostre ricchette immateriali e le nostre felicità, piccole felicità, io le chiamerei più gioia che felicità, perché la felicità è un altro concetto, la gioia è fatta di piccoli attimi, che diventa poi un momento di felicità, racchiuso in un qualcosa che può essere un concetto, un momento, un'ora, una situazione, un luogo, o a fianco a una persona. E tutto questo mio discorso, riprendendo ecco l'accumulo di far bagaglio, è legato al fatto che dobbiamo apprendere ancora come relazionarci tra di noi, come essere effettivamente l'essenza ma soprattutto attraverso la riscoperta della nostra essenza essere soprattutto, esseri animali sociali. Questo è il mio messaggio. Di maniera serena che ci leggeremo la prima poesia scritta a 15 anni, di notte. Di notte tutto tace, parrebbe che il mondo abbia trovato pace, solo io maneggio col mio pensiero parlando a questo cielo, guardando a testa bassa la poca gente che innanzi a me urpassa, qualche essa sia, ognuna conserva dentro sé la propria bravosia. Veratamente io provo da ingannarmi stessa suggendo a quella mia qual è il mio desio. Osservo da lontano un bimbo appena nato che al seno della madre si è appena accolcolato, scavando dentro il cuore l'immagine di un amore quando baci, assetti tra le tovaglie e il letto. E poi, spingendomi più in là fin dove l'occhio va, mi nutro dentro case, avevo luci accese, solite, ancor sospese. Nel buio della notte ciascuno cerca o in sé, in fondo, la sua sorte. Questa poesia è sentita una meraviglia ed è veramente uno sguardo a tutto ciò che di bello abbiamo intorno perché sì, c'è tanto che vorremmo non vedere ma c'è tanto di bello che non riusciamo a vedere. Posso aggiungere due cose? Devi! Due, due. Non voglio ormai lasciare la tua vita No, io no, perché lei è la protagonista. Questa poesia è una delle più lunghe che abbia scritto ed è quel mondo contadino da quale io provengo, dagli nonni, dagli amici e se andiamo a vedere in fondo in fondo il mondo contadino è il mondo più genuino, quello semplice, quello sincero, quello fatto di segnamenti ecco, forse dovremmo riprendere un po' il discorso di quel tempo, passato che ci siamo lasciati alle spalle come un passato fatto sì di sofferenze, sì di grandi guerre e oggi ne abbiamo un'altra per esempio, siamo usciti da una guerra della pandemia per entrarne in un'altra nel libro Le foglie non cadono mai uguali per esempio, in cui c'è anche questo parallelismo che viene fatto tra le due guerre e è un mondo che mi riavvicina e mi riappacifica con l'anima perché è un messaggio di meraviglia di meraviglia alla vita di affacciarsi continuamente e di stupirsi ogni giorno di questo sole che sorge e di questa luna che ci accompagna per la notte fino al nuovo giorno Del mondo si andrà mori di alberi ancora spogli stelle appena colti addizie alle stagioni si hanno piccole radici o si andrà a foglie morte di questo mio macigno io vi faccio scrigno di questo mio macigno io vi faccio scrigno vi faccio scrigno Compaiono innanzi a me immagini di bimbi che giocano agli aquiloni oppure ci sono altri che incorrono palloni si odono schiamazzi di gioie vissute a sprazzi mi volgo verso il mare lasciando dietro me fitte di crinali minervio a un sol che non è estate chinando dolce i carri ma fino a questo fatto ricordi di piscina nulla è come prima rievo quel passato di un tempo e ciò che è stato sorridi di vecchia transumanza greggi di cui oggi si è persa conoscenza librare il volo e volteggiare come gli uccelli fanno quando vanno a emigrare i boschi e sottoboschi inconfrutati odori soggiacciano e sottendono alle giornate fosche le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate le mie mani soffocate nuovi passi impietosi mi inseguono i giorni sospiri molte volte nella vita ci si trova in bilico in bilico su un orrido su un burrone tormentati da una tempesta interiore e questa poesia bellissima che io amo molto leggere è scritta nella lingua originale che noi chiamiamo vialetti sono lingue nella lingua originale della terra di origine come abbiamo detto Maria Terra Tecchile nata a Zurigo nella terra di origine della nostra poetessa si tratta di una tempesta intermentela come volete vi racconto solo una cosa che appena vi ho letto il titolo la serata era calmissima, eravamo ad Auletta in un chiostro antichissimo chiuso sotto i lati e davanti c'era una meravigliosa terrazza su una vallata stupenda non c'era un alito di vento come ho pronunciato la parola vient è arrivato un tornado che ha ribaltato il megaschermo di Pele Napoli mi è cascato tutto il giro, mi ha sbattuto sulla parete per fortuna che... un momento di paura profonda mi fa male Patrizia per fortuna che c'era la parete sennò sarei caduta a terra subito dopo neanche un alito di brizza, niente calma totale non c'era è stata una cosa vecchia niente amore torniente o frizze glazze che tu mi hai spugato sta pensando che mi riesce a tornare capace di unirmi al tuo cuore e Maria Teresa cercherà adesso di spiegarci ma non è semplice perché è come il mare che ti prende ti accarezza e poi ti strapazza ti sbatte di qua e di là giusto Maria Teresa? e quindi il vento che adesso mi tormenta vento che tu adesso mi tormenti con frizze che lascia mi strapazzi, mi accarezzi ma mi picchi anche, mi schiaffeggi tu mi scupaci parti da una parte e dall'altra ti prendi gioco di me che sono già una persona umbilico su un'alta costa con il mare tempestoso e la tempesta della vita probabilmente e il vento che ti tormenta perché è un vento che ti porta a fare delle scelte andare giù o restare su sapessi io, potessi sapere dov'è il vento del mare, il vento calmo il vento tiepido, quello che accarezza la pelle perché non trovo, riesco più a trovare pace, capace, non trovo chiudenti al suo cuore è un momento in cui sono veramente tormentata, c'è questa tormenta che mi spuote l'anima questa è la poesia, è breve ma è di una intensità e a me piace moltissimo l'ultima poesia è una poesia che Maria Teresa Chiechile ha scritto durante il Covid se vuoi dire qualcosa Maria Teresa, dillo pure ma io penso che ci spieghi due parole e ci spieghi qualche cosa la poesia Miero Persa che ci leggerà qui mi vuole bene tanto, tanto non solo mi vuole bene, tanto, tanto è una poesia che nasce il 26 marzo del 2020 proprio mentre andavo al lavoro su per l'ospedale Carlo Urbani era un inizio di primavera diverso per tutti gli altri, per noi esseri umani lo era a maggior ragione per noi operatori sanitari che andavamo al lavoro non sapendo a cosa saremmo andati incontro volta per volta eravamo soltanto all'inizio della pandemia e il 26 marzo era una giornata particolarmente piovosa, uggiosa una tempesta come si direbbe a Cielo e Sereno ma una tempesta anche di vita che sono sostanzialmente in questa poesia allora, mentre andavo i tergipustai non riuscivano più a togliere l'acqua dal vetro a un certo punto ho detto fermi tutti, mi sono fermato ho accostato la macchina mentre guardavo l'ospedale il cielo, la terra che si confondevano la nostra situazione carta, penna, il mio classico tacquino che porto sempre presso si gesto ho scritto questa poesia e questa poesia ha fatto un lungo giro per l'Italia nel frattempo, in questo tempo perché è stata non soltanto prinata dall'Accademia dei Bronzi di Catanzaro al premio Alda Merini e da lì è iniziato poi ad avere altri riconoscimenti importanti, adesso sinceramente ma non li ricordo tutti l'ultimo risale a lunedì dalla città di Guadalizaro e dalla città di Pesaro nel 2021 hanno dedicato un murales a tutti noi un murales che c'ha sette caselle dove sono rappresentate diverse tipologie di categorie che hanno contribuito affinché questo riso venisse novellato in una di queste caselle ci sono io rappresentata quindi ho un murales che mi è stato dedicato a Pesaro con le iniziali prime righe di questa poesia perché? perché io ho cercato soprattutto attraverso il mio lavoro e attraverso la poesia scoprendo poi piacevolmente questo connubio felice connubio di portare la poesia in ospedale di rendere la sofferenza leggera non tanto riflessiva ma leggera e ho attinto anche dall'esperienza mia lavorativa per proseguire poi in questa seconda, terza non lo so, quarta vita quante ne avrò ancora per prendere dall'ospedale insegnamento e di portarlo su carta attraverso le verdi un'era persa mi ero persa mattine di primavera che non sole né le rugiade né c'è un vestito di canti ad annunciarmi la bella stagione mi hanno persa quegli strani colori di nitide albe quando non si può mi ero persa mi ero persa tra dirolpenti emozioni in giorni e guardi di avvergine fiori mi ero persa tra strade diverse in gocce di pioggia di prati in fiori mi ero persa in quell'ultimo addio che mormorando tendo braccia addio e dopo questo la vera zimba beh l'abbiamo recitata in uno spettacolo molto bello in una chiesa raccontando la storia particolare della chiesa di San Pietro di Ieri che poi prima o poi un giorno vi racconterò e mi sono talmente commossa che avevo giuro le lacrime fin qua giù e anche Maria Teresa si ingiozzava un po' ma non ha cacciato una lacrima da bravissima professionista come sempre deve nascondere come sempre deve nascondere le proprie emozioni non mi giochiamo eh no passerella d'amore prego non lo fermare che è troppo bella non lo fermare signore e signori la padrona di casa il rispettoso Vanni Paola Maria Luisa Luca Maria Teresa Cristiana il signorio il signorio Patrizia e Marcello Marcello un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso un applauso

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