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PODCAST 13S SETTEMBRE

PODCAST 13S SETTEMBRE

Nunzia

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Francesca and Onofrio, two students from the Iceo Scientifico Federico II di Svevia, discuss a diary they have read about the events in Altamura during the Italian resistance in World War II. The diary reveals that some citizens of Altamura collaborated with the Germans, leading them to search for workers and property owners. The city is described as being in a state of chaos and anarchy, with a lack of discipline and a lack of national consciousness. The diary also mentions the bombings by American planes and the occupation of Matere by the Germans. Defensive measures are taken in Altamura, including the placement of anti-aircraft cannons and requisitioning of private property. There is hope that the British and American allies will arrive as liberators, but tensions rise and there is growing anger towards the German collaborators. The arrival of British and American reinforcements is met with resistance from the Germans. The night brings some temporary calm, but the population remain Salve a tutti, io sono Francesca. E io sono Onofrio. Siamo due studenti dell'Iceo Scientifico Federico II di Svevia e questo è il nostro podcast Senti che Storie, racconti di un diario inedito, in cui vi porteremo con noi alla scoperta di una storia sulla nostra alta mura. Abbiamo avuto la fortuna di poter leggere e studiare un diario di Antonio Piccinini, un giovane che nel 43 appena ventenne decise di descrivere i venti giorni di oppressione all'indomani dell'8 settembre. Ma cosa è accaduto all'alta mura in quei giorni? Cosa ha dovuto affrontare la città in quel periodo? Il diario di Piccinini ce lo racconta giorno per giorno. Alta mura, 13 settembre. Ma la cosa più incredibile è che anche dei cittadini si sono messi al servizio dei tedeschi, conducendoli a scovare gli operai, alle dimore dei proprietari di macchine e dei possidenti di ogni altra cosa che a loro poteva servire. Questi infami traditori appartengono al fecciume della città, sono di quelli che hanno sempre strisciato nel fango e nella merda. Essi vengono segnalati e alla fine, quando l'ordine sarà ritornato, saranno inesorabilmente puniti. Uno di questi è un certo Fraffril, demidiota e corroso dalla sifilide, che, armato di tutto punto, è imperversa nella campagna, conducendo i tedeschi a scorrazzare da una masseria a un'altra. Siano costore le loro generazioni, lor dati di infamia per sempre. Regna in città una vera anarchia. In questi giorni ognuno può constatare che la disciplina per gli italiani è un'imposizione. Venuta a meno la legittima autorità e la legge e le sue sanzioni, l'indisciplina si è scatenata. Non siamo un popolo dignitoso e veramente civile. Il cuore piange nell'iconoscere questa verità, ma è la verità. Il popolo italiano non era degno di vincere la guerra. L'indisciplina deriva sempre da uno stato di incoscienza o di inconsapevolezza. E l'indisciplina di un popolo, in momenti cruciali, deriva dalla mancanza di coscienza della collessività. E noi non siamo soltanto testimoni, ma li abbiamo vissuti e sofferti, li stiamo ancora vivendo e soffrendo. Questa sofferta esperienza mi autorizza a dire che bisogna avere il coraggio di affermare che il nostro popolo manca la coscienza di italianità. Credo che in tutta Italia, ad avere questa coscienza, saremo una minoranza. La parola patria, con tutti i sentimenti che implica, i doveri che impone, non ha più senso, è una parola che fa ridere. La patria, mi dicevano alcuni compagni d'arme, è una cosa sorpassata, dell'Ottocento. E tutti i miei compagni d'arme la pensano così, ma uno, nemmeno uno, ha incontrato che nei giornalieri battibecchi ne abbia mai dato una sola volta ragione. Dio solo sa quante volte ho pianto di sfiducia nella mia branda. Come un popolo, così fatto, poteva affrontare i disagi, i sacrifici e le sofferenze della guerra? Mentre riposavo, sono stato svegliato da un forte rumore, e come un suono continuo. Sono quadrimotori americani ad altissima quota, contro un cielo abbagliante, appannato da leggera caligine, sono appena distinguibili. Passano su alta mura, arrivano giù in fondo, sulle morge, e si voltano. Rientrano nell'ella vallata, dirigendosi verso il buon cammino. Si sente una prima fortissima detonazione. Poi il rumore, come di un affarecchio volante a bassa quota, e il fremito di una bomba di grossissimo calibro che cade e quindi scoppia. Una terza, e poi un'altra, e poi un'altra ancora, quindi si allontanano verso il Valagnaun. Quei farabutti dei tedeschi non segnalano l'allarme della posizione all'avvicinarsi degli apparecchi incursori. Veniamo a sapere che anche Matere è stata occupata dai tedeschi. La mattina seguente si apprende che le detonazioni della sera precedente sono state causate da due bombe a mano, utilizzate dai tedeschi per distruggere il telegrafo della città, lasciando alta mura completamente isolata. Tuttavia si sospetta che esista un secondo telegrafo sotterraneo collegato al barico. I tedeschi si stanno schierando lungo le ferrovie e i piedi della morgia, lungo la linea alta mura gravina-spino-azzula, con un grosso contingente di forza-spino-azzula. Ad alta mura sono state prese misure difensive, tra cui posizionare cannoncini antiaeri, susservatoio e metallettrici su vari edifici. Case private sono state requisite con forza, così come automobili e autocarri. Inoltre ci sono segnalazioni di requisizione coatte di beni all'arresto di cittadini, che vengono usati per costruire barricate lungo le strade di accesso alla città. La popolazione è profondamente indignata nei confronti di carabinieri, di soldati e delle guardie urbane, che si sono fatti disarmare senza acquarre resistenza. Si sperava che la loro opposizione potesse scatenare una generale insurrezione popolare, ma ciò non è avvenuto. Nel frattempo si diffondono notizie di altre città italiane che sono riuscite a respingere i tedeschi, alimentando l'aspettativa che gli alleati britannici e americani possano arrivare come liberatori. Le tensioni crescono e la gente è sempre più indignata per le arrestazioni subite dai tedeschi. Alcuni discutono anche di azioni violente contro i carabinieri e le guardie urbane, che sembrano essersi schierati con i tedeschi. Nel corso della giornata arrivano i primi riconitori britannici e americani, ma incontrano una forte resistenza antiaria da parte dei tedeschi. La notte porta una tranquillità precaria, interrotta solo dai rumori delle macchine tedesche in circolazione, dovuti al coprifuoco in posto. Infine si verifica un incontro con un soldato tedesco durante la notte, che avvisa del coprifuoco. La gente si disperde rapidamente, ma uno dei presenti decide di rimanere a casa propria. Nonostante la paura iniziale, il soldato si allontana dopo aver spiegato la situazione. La narrazione mostra il crescente disagio della popolazione di Altamura, a causa delle azioni dei tedeschi e dell'apparente mancanza di resistenza da parte delle forze italiane. La gente è divisa tra la volontà dei oppositi tedeschi e la paura delle conseguenze.

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