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esperienza di maraona

esperienza di maraona

marco sari

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In this episode, the speaker shares their personal experience of running two marathons in a short period of time. They explain the challenges they faced during the preparation and the importance of proper recovery after each race. They also discuss the physical and mental struggles they encountered during the races, but ultimately found the experience to be fulfilling and rewarding. The speaker emphasizes the importance of not getting discouraged if one doesn't achieve their set goals, as the journey itself is valuable. Buongiorno a tutti e benvenuti in questo nuovo episodio nel quale oggi vi andrò a raccontare l'esperienza che io stesso ho vissuto l'anno scorso in questo periodo, quindi tra la settimana del 23 ottobre e quella del 6 novembre, settimane in cui ho corso due maratone e dato che questo canale podcast rispecchia molto anche la crescita personale basandosi sullo sport, penso che sia adatta un'esperienza personale tale del genere, soprattutto per le complicanze che ha avuto, ovviamente non massimali, non cose super brutte che sono capitate durante la preparazione, ma comunque le normali difficoltà che possono insorgere durante la preparazione di una, in questo caso due maratone. Ricordo sempre che la maratona consiste in 42 chilometri e quasi 200 metri e io stesso appassionandomi alla corsa negli ultimi tre anni quasi, tre anni quasi che corro, mi è sorta l'idea di correre la maratona, soprattutto la maratona di New York che appunto si svolgerà questa domenica il 5 novembre e io stesso l'ho corsa l'anno scorso il 6 novembre. E può sorgere la domanda perché ho corsa anche quella di Venezia che era due settimane prima? Beh dovete sapere che comunque correre una maratona richiede ovviamente una preparazione adeguata, ma anche un periodo di defaticamento post maratona adeguato, perché dopo uno sforzo del genere anche se noi siamo nati per correre ovviamente non siamo nati per correre 40 chilometri e passa, bensì dopo uno sforzo del genere il nostro corpo richiede un recupero e un recupero deve essergli dato. Correndo due maratone così ravvicinate ovviamente era già un rischio, ma era una difficoltà che poteva essere totalmente bypassata creando un periodo di scarico adeguato. Ovviamente non mi delungherò su termini tecnici ma bensì dando il giusto relax e recupero al corpo sia prima di Venezia e sia post Venezia per affrontare due settimane che sia correvo sia recuperavo permettevano al corpo di essere in forma anche a New York, difatti com'è stato. Ebbene vi posso raccontare come queste due maratone mi hanno totalmente insegnato moltissime cose a livello di conoscenza personale del mio corpo e a livello di superare le difficoltà. Posso citarvi che intorno ad una gara all'inizio di settembre a 30 chilometri gli è stato un problema ovvero una gara con del dislivello quindi in salita anche e io non ero ben allenato per correre in salita. Fatto sta che quella gara la corro benissimo a ritmo maratona, chiudo 30 chilometri in 2 ore e 28 circa quindi perfettamente in linea essendo che era settembre eravamo totalmente perfetti per la preparazione. Allorché dopo qualche giorno mi sorge un problema ad alzare la gamba, a elevare la gamba mi faceva male tutta la coscia e anche il ginocchio e allora ti possono crescere numerosi pensieri. Il ginocchio è qualche altra forma di tessuto molle o connettivo che abbiamo all'interno della gamba, è qualche muscolo, tendine, legamento, qualsiasi pensiero ti può nascere. In effetti dopo essere portato avanti per un po' non andava via e ciò mi preoccupava e ovviamente quando è una cosa che ti preoccupa non sei più performante negli allenamenti, non sei più performante nemmeno nel programmare gli allenamenti perché hai paura che ciò si possa aggravare. Allora faccio un salto dalla fisioterapista e si viene a capire che è stata un'infiammazione dell'ilio psoas, muscolo del bacino, il quale partecipa nell'elevazione della gamba ed è stato infiammato appunto della gara dei 30 chilometri con del dislivello dato che non era abituato a correre in salita. E lì c'è stato un errore che in quel momento mi ha penalizzato, mi ha penalizzato perché gli allenamenti non erano più come prima, il dolore c'era e lì il cervello comunque inizia a preoccuparsi perché hai due maratoni da fare e non ti vuoi trarre indietro. Però sono diciamo delle difficoltà che impari a metabolizzare e impari anche a capire quanto il tuo corpo sia una macchina speciale per quello che viene nel proseguio, ovvero dopo quel 30, dopo quel lungo dovete sapere che per preparare una maratona bisogna fare qualche lungo diciamo dai 30 ai 35 chilometri giusto per preparare il corpo allo sforzo fisico di correre una distanza tale. In sé dopo quel 30 non ho più corso sopra quella distanza e mi presentavo il 23 ottobre senza un lungo di almeno 32-34 chilometri e lì mi spaventava molto anche il fatto dell'alimentazione del famoso muro dei 30 chilometri era veramente un pensiero che un po' mi spaventava, un po' mi creava quel dubbio, sembrava qualcosa storto. In sé alla fine l'esperienza di Venezia è stata formativa, formativa anche se non perfetta, almeno la interpreto come positiva e formativa ovviamente perché fino al 25esimo-28esimo andava tutto bene, a Mestre si parte da Stra, si fa tutto un lungo fiume, si arriva a Mestre e poi si prosegue verso Ponte della Libertà, un ponte lunghissimo che porta a Venezia che sta appunto tra i 30-35 quindi dopo la barriera dei 30 hai questo ponte che è lungo, dritto e non vedi la fine, il peggio che ti può capitare in quelle distanze, nessuno che ti fa il tifo, sei te da solo e gente che inizia a camminare, gente che rallenta, gente che va in crisi, quindi la situazione perfetta per mollare. In sé mi avevano tutti detto che quello era il punto più difficoltoso, però a me è capitato prima, ovviamente al 30esimo proprio, 29esimo o qualcosa del genere, a Parco San Giuliano a Mestre mi piglia una crisi esistenziale cioè veramente non riuscivo più ad andare avanti, il ritmo va lento e te non sei in grado di contrastare questa tua lentezza anche se vuoi andare più veloce e lì inizia la crisi, inizia il cervello che comincia a mandare impulsi, le gambe non rispondono a quegli impulsi, sei a un determinato ritmo in cui non vuoi stare, dici adesso aumento e il tuo corpo non risponde, non aumenta il ritmo. E lì nascono i problemi, e lì nasce la crisi e lì viene fuori quanto forte sei, perché dopo Parco San Giuliano arriva Ponte della Libertà. Ponte della Libertà affrontato tutto in crisi è stato folle, in una parola folle, non finiva mai, è stato lunghissimo, però talmente come mi ero preparato mentalmente alla possibile crisi che poteva arrivare un po' mi ha alleviato la situazione, mi ha fatto capire che ero pronto ad una situazione del genere, ad un'incombenza del genere e allora passo dopo passo sono riuscito a mantenere un passo discreto ovviamente sopra al ritmo maratona, però mantenere una corsa, una corsa che portata avanti fino a Venezia mi ha portato a terminare la gara all'intorno 3 ore e 50, e io mi ricordo ancora che una fatica del genere anche se ho fatto 10 anni di ciclismo non l'avevo mai fatta, non avevo mai fatto una fatica tale da distruggermi così tanto, ho sentito dolori che a livello dei intestini, a livello dei visceri, erano dolori che non potevo immaginare di avere, ovviamente è stata la crisi, che suppongo comunque ancora che sia stata una crisi di fame, difatti ho accettato quello che mi è accaduto, non mi sono pianto contro, io avevo l'obiettivo di correre in 3 ore e 30, quindi a un passo di 5 al chilometro, bensì 5 al chilometro non è stato, almeno è stato fino al trentesimo, poi è stato un declino, un declino che mi ha portato a correre in 3 ore e 50, mi pare sia sul 5,25 5,27 una cosa del genere, e ovviamente può sconfortare un'esperienza del genere, in sé io l'ho presa in maniera positiva, poco è chiaro mi è importato della crisi, è una cosa che può capitare, alla prima maratona penso che sia difficile che tutto vada perfetto, quindi non mi sono dato per vinto, anzi avevo due settimane per recuperare al meglio, andare a New York e concludere questo mio percorso che mi aveva accompagnato nel 2022, in sé è quello che è accaduto, senza poche ombre, New York è stato bellissimo, una delle side measure del circuito che è inestimabile un'esperienza del genere, ovvero parti da questo ponte, ponte di visita Asia mi pare, parti prima del ponte, fai questo ponte che è di due chilometri, e dopo questi due chilometri hai 40 chilometri di folla che ti acclama, e quello ti spinge, ti spinge in tutte le maniere, sia che sei in crisi, sia che non sei in crisi, la folla ti spinge e trovare persone che ti acclamano per 42 chilometri, anche se non sanno chi sei, persone che ti danno da bere, persone che comunque anche ti riempono di gioia, ti fanno battere il 5, ti rende felice, ti rende felice nel momento e non ti fa sentire la fatica, e anche questo è il bello della maratona, essere parte di una cosa, essere parte di una famiglia, darsi una mano l'un l'altro, e in sé la maratona è stata veramente bella, entusiasmante, anche se il dislivello pensavo fosse meno, sono sincero, avevo guardato la planimetria e l'altimetria, pensavo fosse meno dislivello, difatti quando me ne sono reso conto ho detto ok forse qui non arriveremo alle 3 ore 30, ma lo stesso super felice, una cosa su cui dopo ribadirò pienamente, ho chiuso in 3 ore 38, ma super felice, avevo fatto una maratona lineare, senza crisi, godendomi la maratona, è quello che c'è il bello, goderti 42 km di corsa, corsa in una città bellissima, con delle persone bellissime che ti tifano e con delle esperienze bellissime, dove vedi correre a fianco di te persone da tutto il mondo, di tutta l'età e che cercano tutte di concludere questi 42 km per un'unica passione, è quello il bello di questa esperienza, ok il tempo, va bene, io ero andato là per chiudere 3 ore 30, mi ero allenato per chiudere 3 ore 30, ed è totalmente accettato questo ideale, ovvero correre, allenarti per un obiettivo e raggiungerlo, ovvio che se capitano le situazioni che non ti permettono di farlo, non c'è da buttare sui due di morale, è anche questo l'insegnamento che vorrei forse tratto, a parte questa bellissima esperienza che sto condividendo, vorrei che ti traesse il punto del non abbattersi se non si raggiunge quell'obiettivo prefissato, io dopo 3 ore 38 ero felice come una pasqua, sicuramente ha aiutato il fatto che non sono andato in crisi come due settimane prima, che ho migliorato il mio ipotetico tempo di quei 12 minuti, 13 minuti e quindi mi rendeva ancora più felice, ero con la mia famiglia in America per la mia prima volta e quindi non vedevo quali 8 minuti fossero un modo per razzistirmi, anzi so che ho ancora da migliorare e so che potrò migliorare nel tempo, ma in quel momento non c'era assolutamente nessun motivo per darmi per finto, dovevo essere felice di aver corso due maratoni in due settimane, come vi dicevo prima dicono tutti che dopo una maratona bisogna recuperare, dicono addirittura che bisogna aspettare 10-15 giorni senza correre, senza fare attività fisica perché il tuo corpo è devastato, ebbene io ho aspettato due giorni dopo Venezia, il mercoledì sono andato a correre, io sono convinto anche perché studio queste cose, che se sei ben allenato, se hai la testa che segue un programma di allenamento e sei conscio delle tue capacità e ascolti tuo fisico, ti puoi allenare anche il giorno dopo una maratona, ovviamente ad un ritmo tranquillo per recuperare, ma il concetto fondamentale è che se te il giorno dopo una maratona puoi correre, vuol dire che ti sei allenato bene, vuol dire che sei in salute, vuol dire che non ti sei distrutto o le ginocchia o qualche altra articolazione o ti sei infiammato qualche legamento, qualche tendine, qualsiasi cosa che tu possa avere comunque utilizzato durante la biomeccanica della corsa, e di sé queste due esperienze vi posso dire che mi hanno insegnato molto a questo punto di vista, del conoscermi, del capire quando il tuo corpo è al limite oppure quando può spingere ancora, e quando sento delle persone comunque dire che c'è delle difficoltà, ecco io ripenso a questi momenti e dico le difficoltà capitano, mi hanno infiammato un muscolo, non avevo nessun lungo prima di Venezia, eppure te hai il tuo obiettivo, cerchi di raggiungerlo, sai che ci saranno delle debolezze, sai che hai degli anelli deboli nella tua catena, prendiamola così, però tu ci provi, tu ci provi lo stesso e vedi come va, male che vada ci riprovi, io non ho chiuso in 3 ore 30, caspita ci riproverò, ho un punto di partenza, ho un'esperienza fatta, e che esperienza ragazzi, si tratta della maratona delle maratone, e di certo non penso che un tempo ti possa rovinare un'esperienza tale, ovvio che se si parla di agonismo, allora si possono tirare in ballo altre argomentazioni e altre tesi comunque, ma quando si parla di essere tra virgolette un amatore, che lo fa per diletto e per divertimento, cioè arrivi all'arrivo e a parte la medaglia e la quetta per recuperare quello che hai perso di liquidi, non c'è nient'altro, cioè sto dando la felicità interiore, quindi tanto male non abbattersi secondo me in tali momenti, soprattutto poi che da quando impari da un'esperienza, vi faccio un esempio, sono andato in crisi al trentesimo, ok sono andato in crisi, ma perché sono andato in crisi, l'ho analizzato, ho capito cosa fosse andato distorto, era successo cosa? Che ero andato in crisi di fame, cosa che può totalmente capitare, forse è capitato un po' presto, lo riconosco, ma vuoi l'ansia, vuoi la tensione, vuoi magari tenere il passo qualche secondo più veloce rispetto a quello che pensavo, a livello di frequenza cardiaca cambia molto l'utilizzo degli strati energetici, dei substrati energetici, quindi probabilmente è stato quello, difatti ho imparato dall'errore no? Ho imparato dall'errore di Venezia e a New York cosa ho fatto? Ho mantenuto un'alimentazione molto più controllata e molto più rigida, mi alimentavo di più e con più carboidrati, avevo capito che cosa richiedeva il mio corpo ed sono arrivato felice e contento, senza pensare che era stata una fatica immane, addirittura mi ricordo che dopo la maratona c'erano 4-5 chilometri da fare per arrivare all'albergo, io me li son fatto felici come una pasqua, proprio 3 metri sopra il cielo, tranquillo, beato, spensierato, ovvio con un leggero mal di gambe, oserei dire dopo 40 chilometri che vuoi che non avrai mal di gambe, vuoi avere i muscoli che sono totalmente disfatti, mi pare ovvio, però con quella felicità in corpo che è duro, è dura replicare e spiegare, sono emozioni uniche che faccio ancora fatica a pensarle quanto bello è stato, faccio ancora fatica a pensare quanto bello è stato, e vorrei puntualizzare infine sulle persone che ti dicono il contrario, ovvero ho avuto diverse conversazioni con persone che non hanno fatto più maratone, con persone esperte, non molto esperte da quello che sentirete, che dicevano no non puoi fare la maratona così, guarda che due maratone sono troppe, guarda che non ti sei preparato in maniera adeguata, guarda che se sei infiammato questo muscolo allora è probabile che non riesci a tenere questo passo, una serie di infinite complicazioni che nascevano da tutti i pori, da tutti i pori, potrei dire almeno 15 di persone che mi hanno detto no no non accadrà mai, neanche sotto le quattro ore le tocchi, io ero veramente sterrefatto, ma poco me ne importava, anche questo è un insegnamento che vorrei che fosse preso ad esempio, ok quello che dice le altre persone, però te sei te stesso e te puoi creare il tuo futuro e le tue esperienze, non vedo perché le altre persone ti debbano negare tali strade, oppure influire in maniera negativa quando te sei convinto di quello che hai costruito e di quello che vuoi raggiungere, in sé era questa la mia esperienza di un anno fa e attualmente ne sto preparando una forse non ancora totalmente certa, però poco da dire ma molto più grande.

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