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cover of 12 marzo 2024. La Compassione. Introduzione e prima pratica.
12 marzo 2024. La Compassione. Introduzione e prima pratica.

12 marzo 2024. La Compassione. Introduzione e prima pratica.

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The speaker introduces the topic of compassion and suggests exploring its meaning and roots in the body. They explain that compassion is a natural tendency to avoid suffering and discomfort, and it expresses itself through actions. The speaker emphasizes the importance of recognizing and nurturing compassion in ourselves. They discuss how compassion is expressed in daily actions to alleviate discomfort and prevent future suffering. The speaker encourages recalling moments when someone helped us and visualizing comforting ourselves. They also suggest remembering difficult moments and observing how compassion was expressed through actions. The speaker concludes by asking if it was easy for listeners to recognize compassion in their own experiences. Ecco, una prima campana giusto per introdurre il tema di oggi che, come avete visto, sarà sulla compassione e pensiamo, penso, pensiamo di restare su questo argomento per diversi incontri, anche nelle letture, perché è un argomento molto importante che vale la pena di approfondire. E quindi questo primo incontro, in questo primo incontro, io vi proporrei di intanto cercare di capire che cos'è la compassione, perché tutti noi pensiamo di sapere che cos'è la compassione, bene o male l'abbiamo parlato, l'abbiamo letto, l'abbiamo anche forse praticato la compassione, però vale la pena di andare un po' alla radice e di vedere che cos'è alla radice. Quindi io vi propongo, in questo primo incontro e questa prima pratica sulla compassione, vi vorrei proporre di contattarla, di contattarla più alla radice, cioè quindi andiamo a cercarla nel nostro corpo. Quindi ora stacco ancora la campana e cominceremo un po' a entrare nel nostro corpo, come sappiamo fare. Quindi ci ritroviamo nella nostra posizione, ritroviamo il respiro. Stiamo col respiro per qualche momento. E vediamo cosa succede nel nostro corpo, e in particolare diamoci il permesso di assestarci sulla nostra posizione. Vediamo dove può essere assestata, dove può essere sistemata. E notiamo come il corpo si assesta da solo, sa come trovare la posizione giusta. E se in questo momento abbiamo notato un assestarsi del nostro corpo, o se ci ricordiamo di tante volte che all'inizio della nostra pratica, quando abbiamo trovato la posizione, abbiamo passato qualche momento ad assestarci, individuiamo quel momento, e quella è l'attuazione. La risposta ha una qualsiasi forma, anche quasi intercettibile, è la nostra naturale tendenza a evitare la sofferenza in tutte le sue forme, anche quelle più banali, apparentemente così non veramente dolorose, fino a quelle più impegnative. Esiste quello che si chiama ducca, non è definito, sofferenza non lo definisce bene, esiste questo essere fuori asse, questa leggera sensazione di scompenso, e come arriva, arriva anche la compassione, che è il desiderio di uscire da questa cosa, che si esprime con un'intenzione e con un'azione. E la natura radicale della compassione, il semi, cioè proprio la natura, si vede osservando il nostro corpo, nelle micro azioni, nelle tante azioni che il nostro corpo intraprende in modo del tutto autonomo, come il battere delle ciglia, o anche nelle piccole azioni a cui noi non diamo particolare importanza, come per esempio sentire sete e bere un bicchier d'acqua. Se noi riusciamo ad andare alla radice di questa natura della compassione che fa parte della nostra natura, perché il dolore, la sofferenza, il disconforto potrebbero anche esserci e basta, invece esiste il disconforto e, al tempo stesso, il desiderio di uscire da questa stata. Ed è il nostro corpo, nella nostra natura. E se riusciamo a vederlo, possiamo immaginarlo come un semi luminoso. Perché, anzitutto, è riconoscendolo che possiamo poi nutrirlo e riconoscendolo in noi stessi. Nelle tante azioni quotidiane che, consapevolmente o no, noi agiamo per evitare il disconforto. E non dico sofferenza, dico disconforto perché è più vicino a quella sensazione di fuori asse. Non sempre è dolore. C'è qualcosa che non va. E' un po' diverso, anzi, radicalmente diverso. Le tante azioni che durante il giorno noi compiamo per rimetterci in asse, per superare quella sensazione. Quella è la compassione. E' così naturale che non ce ne rendiamo neanche conto. E non è solo per superare il momento di disconforto, ma è anche per prevenirlo. Perché noi abbiamo un'immaginazione. Abbiamo una capacità di immaginare il futuro disconforto e quindi lo preveniamo. Ma in piccole azioni, per esempio, anche solo lavarsi i denti senza neanche rendercene conto. Noi lo facciamo per evitare un futuro disconforto. E forse possiamo anche notare come questo desiderio, questa spinta, non chiamerei neanche desiderio, questa spinta naturale, che quasi compensa, che quasi è l'altra faccia di Ducca, avviene con Ducca, arriva con il disconforto. Si esprime sempre con un'azione. La compassione è l'azione. Ha questa natura. E poi spesso, a volte, l'azione non è adeguata, è disfunzionale a togliere il dolore. Ma la compassione sta prima, sta alla radice. È proprio una pulsione naturale. Consideriamo anche, per esempio, come la stessa azione di militare ora insieme si radica nella compassione. Compassione è per noi stessi, partiamo da lì. Compassione è perché noi militiamo per capire e superare la sofferenza. Perseguiamo quindi come è importante la capacità di essere consapevoli. La consapevolezza in questa pratica di riconoscimento della compassione, della natura, della nostra natura compassionevole, è importantissima. L'allenamento della capacità di essere consapevoli ci viene in aiuto. E ora vi propongo di ricordarci di un momento in cui qualcuno ci ha aiutato. Un momento in cui eravamo in difficoltà, un momento in cui ci stavamo lamentando, per qualcosa, e abbiamo incontrato qualcuno che ci ha aiutato, ci ha ascoltato. Vogliamo ricordare un momento recente. E quando l'abbiamo trovato, se l'abbiamo trovato, proviamo a visualizzare davanti a noi quella persona, il suo sguardo, la sua voce, proviamo a sentire l'intenzione, l'intenzione. Com'era ricevere quella into? E forse possiamo anche notare la spontaneità dell'intenzione, delle parole di quella persona che ci ascoltava. E ora proviamo anche a lasciare svanire l'immagine di quella persona che ci ha ascoltato. Lasciare svanire l'immagine di quella persona sostituendola con l'immagine di noi stessi, come se fossimo davanti a uno specchio. E osserviamo noi stessi mentre ci confortiamo, mentre esprimiamo il desiderio che noi stessi possiamo stare bene, possiamo superare quel momento. Possiamo anche esprimere questo desiderio con delle parole, per esempio possiamo immaginare noi stessi davanti a noi, chiamarci con il nostro nome e dire va tutto bene, vedrai che si sistema tutto, mentre ci ascoltiamo, mentre desideriamo che il momento difficile passi, sia superato, sia risolto. Proviamo ancora a immaginare, a ricordare un altro momento recente della nostra vita, recente delle nostre giornate in cui siamo stati in difficoltà, per esempio un messaggio che abbiamo ricevuto che ci ha un po' inquietato, che ci ha stressato, un problema da risolvere difficile, abbiamo sentito difficile, abbiamo sentito faticoso, un incontro, una telefonata da fare. Proviamo a pensare a qualcuno di un momento così, di recente della nostra vita. E poi notiamo come insieme a quell'esperienza è sorto il desiderio di non avere più quel problema, di non avere. Questa è la compassione. Ricordiamoci anche come abbiamo risposto a quello stimolo. In che modo si è espressa nell'azione? Come abbiamo agito? Perché sicuramente abbiamo agito. Forse in modo non funzionale, ma abbiamo agito. E quindi osserviamo come la compassione si esprime in modo naturale con un'azione. Infine, come ultima pratica, vi propongo di ricordarvi un momento nel passato, anche prossimo, ma anche remoto, in cui siamo stati in difficoltà. Qualcosa che ci ha stressato, un momento difficile. Ricordiamoci come anche allora, insieme a quella difficoltà, è il desiderio di superarlo. Un desiderio che potrebbe essere stato pressante, che potrebbe avere trovato strade non adeguate. Ma non ha importanza, quello che conta qui è la radice. Proprio insieme. Quindi ora vi propongo di stare ancora qualche momento in assorbimento con il nostro respiro, di osservare quello che arriva, anche i pensieri che arrivano. Per un momento suonerà una campana e ci ritroveremo tutti nel nostro spazio. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Ora vi domando se per voi è stato semplice trovare questo seme nella compassione del vostro corpo, anzitutto nel vostro corpo, comunque nella vostra esperienza. Riconoscerlo. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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