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episodio 1

episodio 1

LUCA RUSSETTI

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The first episode of the podcast "Domani Inizia Oggi" discusses the fight for gender equality. It highlights the suffragette movement in the late 19th and early 20th centuries in the UK and the US, where women fought for the right to vote. The episode also explores the conservative and traditional views of women promoted by totalitarian regimes in Europe, such as Italy under Mussolini's fascist regime. After World War II, Italian women began to claim a more active role in society, participating in politics and joining the workforce. The episode also mentions significant legal changes, including the abolition of reparative marriage and honor killings. The story of Franca Viola, who refused to marry her rapist and pursued justice in court, is highlighted as a symbol of resistance and change. The episode concludes by emphasizing the importance of individual determination in driving societal transformation and the ongoing fight for equality and justice. Benvenuti ascoltatori, alla prima puntata del podcast Domani Inizia Oggi, che è più di un titolo, è un manifesto. Sì, perché noi crediamo nel cambiamento, e il nostro è un invito a prendere parte attiva nella lotta per l'uguaglianza di genere. Domani Inizia Oggi è il nostro grido di battaglia. Unitevi a noi, studenti dell'Iceo Scientifico Einstein di Milano, in questo raggio emotivo e illuminante. Ogni episodio è una finestra su un passato da non dimenticare e un futuro da costruire con coraggio e speranza, già da qui, tra i banchi di scuola. La lotta per l'uguaglianza di genere è urgente e necessaria, e ogni passo che facciamo oggi è un mattone per il domani. Nel primo episodio, Le radici del cambiamento, ci addentreremo in una narrazione che ci porta indietro nel tempo, nel lontano 1946, all'epoca in cui la lotta per i diritti delle donne era stata una sfida titanica ad un mondo sconosciuto per noi della generazione Z, che però ci ha travolti vedendo a scuola il film C'è ancora domani di Paola Cortellesi. Prima di parlare di quell'incredibile momento, della prima volta che la donna andava al voto, è cruciale comprendere la storia dagli inizi. Immaginate una società in cui il diritto di voto era considerato un privilegio esclusivo degli uomini. Questa era la realtà prima che emergesse il movimento delle suffragette, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Principalmente nel Regno Unito e negli Stati Uniti, queste donne coraggiose e determinate lottarono con ardore per ottenere il diritto di voto femminile, sfidando le eriti di convenzioni sociali e rischiando spesso la propria libertà e incolumità, finendo talvolta in prigione. Il termine suffragette fu originariamente coniato in tono dispregiativo, come mostrato anche dalla figura della madre dei bambini in Mary Poppins. Tuttavia le suffragette adottarono il termine con orgoglio, trasformandolo in un simbolo di resistenza e determinazione. Per far luce sulla loro causa, le suffragette utilizzarono un'ampia gamma di strategie, dalla partecipazione a manifestazioni pacifiche e cioperi della fame, a forme più eclatanti di protesta civile, come interruzioni di eventi pubblici e atti di disobbedienza che includevano danneggiamento di proprietà. Questo impegno incessante produsse risultati significativi. Nel Regno Unito le donne conquistarono il diritto di voto nel 1918, ma inizialmente solo per quelle con più di 30 anni. Dieci anni dopo, nel 1928, il diritto di voto fu esteso a tutte le donne di età superiore ai 21 anni. Negli Stati Uniti il diritto di voto femminile fu garantito a livello nazionale, con la ratificata del 19° rimentamento nel 1920. Il movimento delle suffragette rimane un esempio straordinario di come l'azione collettiva e la ferma determinazione possano guidare cambiamenti sociali di bassa portata. Le loro conquiste non solo assicurarono alle donne il diritto di voto, ma ispirarono anche le future generazioni nella continua lotta per l'uguaglianza di genere e i diritti civili. Tuttavia, la battaglia non terminò con l'ottenimento del voto. In Europa i regimi totalitari emersi tra le due guerre mondiali, in nazioni come Spagna, Germania e Italia, promossero una visione della donna fortemente conservatrice e tradizionalista. Le donne venivano viste principalmente come angeli del focolare, destinate esclusivamente alla vita domestica e prive di qualsiasi ruolo attivo nella sfera pubblica. In Italia il regime fascista di Mussolini portò una visione specifica. La donna doveva essere madre e moglie devota, dedita alla famiglia. Era considerata la custodia della moralità e delle tradizioni, destinata a produrre figli per la nazione. In quel tempo le donne erano spinte a rimanere a casa, occuparsi della famiglia e avere molti figli. Il regime di Mussolini premiava le famiglie numerose, con sussidi e riconoscimenti, e donne che volevano lavorare o studiare incontravano molti ostacoli e raramente potevano realizzare questi sogni. Nonostante queste limitazioni, alcune donne coraggiose hanno sfidato queste regole. Persone come Elisa Raffanelli, una scrittrice anarchista, e Marlita Sarfatti, critica d'arte e autrice della prima biografia di Mussolini, sono riuscite a emergere nonostante il clima oppressivo. Dopo la caduta del fascismo e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, le donne italiane hanno iniziato a vedere nuove opportunità. Durante la guerra molte donne hanno partecipato attivamente alla resistenza, lottando come partigiane. Questo ha aiutato a cambiare la visione della donna nella società. In ogni caso, come abbiamo anticipato, il momento decisivo per le donne è stato il 1946, l'anno in cui l'Italia ha deciso il suo futuro con il referendum per scegliere tra la monarchia e repubblica. In quell'anno, per la prima volta, le donne italiane hanno potuto votare una consultazione nazionale. La vittoria della repubblica ha segnato un importante passo avanti per il paese e per l'emancipazione femminile. Nel 1946 le donne non solo hanno votato, ma hanno anche partecipato attivamente alla politica. 21 donne sono state elette all'assemblea costituente, dove hanno avuto un ruolo chiave nella scrittura della nuova costituzione italiana. Queste donne incredibili hanno contribuito a garantire che la costituzione includesse principi di uguaglianza e diritti per tutti, senza distinzione di genere, come stabilito dall'articolo 3. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l'Italia si trovava in una fase di ricostruzione, non solo economica, ma anche sociale e culturale. In questo contesto di grandi cambiamenti, le donne italiane, che avevano svolto un ruolo cruciale durante il conflitto, sia come partigiane che come pilastri delle famiglie, iniziarono a rivendicare un posto più attivo nella società. Durante il conflitto, molte donne avevano dovuto gestire le economie domestiche in assenza dei uomini, chiamate al fronte, e molte si erano attivamente impegnate nella resistenza, combattendo per la liberazione del paese dall'occupazione nazifascista. Queste esperienze avevano forgiato una generazione di donne forti, indipendenti e consapevoli del proprio valore e dei propri diritti. Nel dopoguerra, questo senso di indipendenza le portò a fare ingresso nel mondo del lavoro. Le donne italiane iniziarono a occupare posizioni che prima della guerra erano state quasi esclusivamente maschili, contribuendo significativamente alla rinascita economica del paese. Tuttavia, questo cammino non fu privo di ostacoli. Le lavoratrici spesso dovevano affrontare discriminazioni, salari inferiori rispetto agli uomini per lo stesso lavoro e una difficile conciliazione tra le responsabilità lavorative e quelle familiari. In questo periodo di intensa lotta per i diritti civili, uno degli eventi più significativi fu la volezione del matrimonio riparatore e del delitto d'onore. Queste pratiche, radicate in una visione arcaica e patriarcale della società, trattavano le donne come se fossero proprietà degli uomini, negando loro la libertà e la dignità. Indagando, abbiamo scoperto che il matrimonio riparatore era addirittura una pratica giuridica, per cui un uomo che aveva commesso violenza sessuale su una donna poteva esitare la punizione legale sposando la sua vittima. Questo non solo negava alla donna il diritto alla giustizia, ma la condannava spesso a una vita di ulteriori abusi. Il delitto all'onore permetteva a un uomo di ricevere pene ridotte se uccideva una donna della propria famiglia, come una moglie, una figlia o una sorella, per motivi legati all'onore, come una relazione amorosa ritenuta inappropriata. Facciamo davvero fatica ad accettare che una simile mostruosità non sia qualcosa di lontana dal nostro tempo. E' stato ancora una volta il coraggio di una donna a cambiare la storia. Parliamo del coraggio e della determinazione di Franca Viola, una giovane siciliana di 17 anni, che fu fondamentale per cambiare questa realtà. Nel 1965 Franca fu rapita e violentata da Filippo Melodia, un uomo che credeva che secondo le norme del tempo avrebbe potuto riparare il suo crimine sposandola. Contrariamente alle aspettative sociali e alle pressioni subite, Franca rifiutò decisamente di sposare il suo aggressore, scegliendo di perseguire la giustizia in tribunale. La decisione di Franca non fu solo una scelta personale, diventò un simbolo potente di resistenza contro un sistema ingiusto. Sostenuta dalla sua famiglia e da una crescente pubblica consapevolezza, Franca portò il suo caso davanti alla giustizia italiana, sfidando le norme sociali e legali dell'epoca. Il processo che ne eseguì tratturò l'attenzione dell'opinione pubblica, nazionale e internazionale, evidenziando le profonde ingiustizie delle leggi del tempo. La battaglia legale di Franca Viola non solo portò alla condanna del suo aggressore, ma fu anche un fondamentale per il cambiamento legislativo. Nonostante l'esito positivo, siamo increduli e profondamente sconvolti nello scoprire che dopo anni di dibattiti e di mobilizzazione civile, solo nel 1981, il Parlamento italiano abrogò definitivamente le norme sul matrimonio riparatore e sul delitto d'onore con la legge numero 442. Questa vittoria legislativa rappresentò un punto di svolta nella lotta per i diritti delle donne in Italia, dimostrando che le battaglie legali e le scelte personali possono avere un impatto profondo sulla società. Franca Viola è rimasta nella storia comune icona di coraggio e di cambiamento, una figura che ha ispirato generazioni di donne a lottare per la propria dignità e per i propri diritti. Il suo esempio mostra come la determinazione e la forza di una singola persona possano contribuire a trasformare la società, sperando la strada per una maggiore uguaglianza e giustizia. Ma noi abbiamo deciso che crediamo nel cambiamento e quindi abbiamo indagato su tutto quello che nei nostri dibattiti in classe dopo la visione del film ci sembrava importante. Così abbiamo scoperto che prima del XX secolo le donne in Italia erano generalmente esclude dall'istruzione superiore e che questo cambiò gradualmente. La prima donna italiana a ottenere una laurea fu Ernestina Paper. Nel 1877 in medicina all'Università di Roma. Questo evento aprì la strada a molte altre donne segnando un cambiamento fondamentale nell'accesso all'istruzione superiore. Solo nel 1924 Maria Montessori divenne la prima donna a essere nominata professora universitaria in Italia, una pietra miliare che ha segnato l'inizio dell'inclusione femminile nell'ambito accademico a livelli più alti. Poi negli anni 70 la donna si trovò a scendere di nuovo in piazza per ottenere altri importanti diritti. 1. I diritti parentali e il congedo di maternità Il congedo di maternità fu introdotto in Italia nel 1950 ma solo con la legge numero 1204 nel 1971 si stabili un congedo retribuito di 5 mesi. Questo diritto è stato esteso e migliorato negli anni supportando meglio le madri lavoratrici. Facciamo osservare però che la lotta per una corretta ricondivisione dei ruoli parentali continua con la promozione di un congedo di paternità obbligatorio e l'equadivisione delle responsabilità domestiche come prossimi obiettivi per una vera parità. 2. Anche se le donne italiane avevano ottenuto il diritto di lavorare in condizioni paritarie con gli uomini la lotta contro la disparità salariale e la discriminazione sul lavoro era ancora un argomento pesante e così finalmente fu la legge numero 903 del 1977 che promulgò il principio di parità di retribuzione per lavoro di pari valore. Ricordiamo però che la realizzazione pratica di questo principio è un campo in cui c'è ancora molto da fare. Certo le donne in molti settori continuano a guadagnare meno degli uomini e a essere sottorappresentate nei ruoli di leadership ma noi le aiuteremo ad ottenere ciò che meritano ed è loro diritto. 3. La legge sull'aborto. La legge 194 del 22 maggio 1978 fu infatti un'altra conquista fondamentale per i diritti delle donne in Italia. Questa legge legalizzò l'aborto permettendo alle donne di interrompere la gravidanza nei primi 90 giorni per motivi di salute, economici, sociali o personali e in casi specifici anche oltre questo termine. Questo diritto è essenziale per la salute e l'autodeterminazione delle donne consentendo loro di fare scelte consapevoli sulla maternità e sul proprio corpo in sicurezza e legalità. Come sappiamo attualmente si discute di nuovo di questo principio. Una novità invece è rappresentata dalla violenza domestica e lo stalking. La legge numero 38 del 2009 nota come codice rosso ha introdotto misure specifiche per prevenire e contrastare la violenza domestica e lo stalking riconoscendo la gravità di queste forme di violenza prevalentemente subite dalle donne. Queste eggi sono essenziali per proteggere le donne da abusi e per garantire che i perpetratori siano perseguiti con maggiore efficacia. A questo punto siamo più convinti che l'educazione alle questioni di genere nelle scuole e il contrasto agli stereotipi di genere sono fondamentali per costruire una società più equa. Promuovere una cultura del rispetto e dell'uguaglianza fin dalla giovanità è essenziale per prevenire discriminazioni e violenze future. In conclusione, mentre le donne italiane hanno fatto enormi passi avanti dal diritto al voto fino ad oggi, la strada verso una piena eguaglianza è ancora aperta. Affrontare le sfide della disparità salariale e della violenza domestica e garantire una rappresentanza equa in tutti i campi della vita pubblica e privata sono gli step successivi nella continua evoluzione dei diritti delle donne in Italia e nel mondo. Affrontare le sfide della disparità salariale, della violenza domestica e garantire una rappresentanza equa in tutti i campi della vita pubblica e privata sono gli step successivi nella continua evoluzione dei diritti delle donne in Italia e nel mondo. Il periodo post bellico e la vicenda di Franca Viola furono essenziali nel modellare la strada verso una società più equa dove le donne potessero vivere libere da costrizioni legali, sociali e ingiuste e continuare a contribuire attivamente alla costruzione di un futuro migliore per tutti. Oggi le donne italiane sono più istruite e partecipano di più al mondo del lavoro ma esistono ancora problemi come la disparità salariale e la difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Oggi le donne italiane sono più istruite e partecipano di più al mondo del lavoro ma esistono ancora problemi come la disparità salariale e la difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Anche in politica nonostante progressi significativi le donne non hanno ancora raggiunto una completa parità. La strada verso una piena uguaglianza di genere è ancora lunga. Dobbiamo continuare a lavorare e a lottare per i diritti delle donne ispirati dal coraggio di quelli che ci hanno preceduto.

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