Details
Nothing to say, yet
Nothing to say, yet
The transcription provides a historical account of the city of Milan. It mentions how a wandering tribe settled in the area and built huts near the water, and how the Etruscans and Gauls influenced the city. The Romans fortified Milan against barbarians, and it became a center of power under Maximilian. The city faced destruction and rebuilding multiple times, but it always rose stronger. Milan became a metropolis under Bishop Dionysius and resisted feudalism. It played a crucial role in trade routes and communication between the East, France, and Germany. Despite its desire to escape to mountains, lakes, or the sea, Milan remains rooted in its hospitable marshes. WWW.REDISO.IT E LA STORIA CONTINUA MILANO CENTRO LA CITTÀ CENTRO Non fu interrogato il volo dei lucelli, non furono chiamati i semidei a porre la prima pietra della città, non si inventarono favole meravigliose per nobilitare le origini di Milano. Una tribù raminga si fermò in mezzo a questa pianura ed edificò le capanne nei luoghi vicini alle acque, secondo inceltico costume, e vivevano gli pastori sia onorando come simbolo paesano la prolifica scrofa semilanuta. Gli etruschi si sovrapposero agli insubri, introducendo le arti più raffinate e finalmente i galli si padronirono di queste terre. Tito Livio stampa che Belloveso era il nome del capo gallo. Il nome di Mediolano, Mittaland, cominciò a diffondersi oltre la valle. Mittaland è la città di mezzo, è il centro dove convergono le vie di tutte le tribù, dove si tengono le corti druidiche e si raggiungono i soldati in difesa del suolo Mittaland. Milano è una forza geografica, vale a dire una potenza della natura. I romani, quando conquistarono Milano, qui, in faccia alle Alpi, si trincerarono contro i barbari e qui Massimiliano piantò la sua corte e la città ebbe vanto di seconda Roma. La fortuna, che è precedente il suo sorgere, ne creò innumerevoli e potenti nemici, ma appunto perché è un centro naturale di vita, Milano risorge sempre più vigorosa dalle sue rovine. Con Dionisio, bescovo, è sollevata a metropoli d'Italia, dove comandava un vicario cui obbedivano sette province e Attila la distrusse nel 453 e di nuovo la edificarono i cittadini superstiti. La distrugge Uraia nel 539 e fa in mano il tragedi dei milanesi, ma i popoli sopravvissuti insieme agli alleati rialzarono le mura atterrate. Cercano i longobardi di trasportare la capitale a Pavia, ma Milano attrae di nuovo la vita dello Stato e diventa il capo di quella Lombardia che Carlo Magno ne racsegnava in pieno, diceva, essere Italia. Per il bisogno che aveva di quell'uguaglianza civile che sola può dar la sicurezza alle industrie, si libera della feudalità che stendeva l'ombra nefasta sull'Europa e per prima inaugurava il governo a popolo che gli imperatori sono costretti ad accettare nel 1045. E quando gli abitanti delle città vicine, celosi della sua influenza, chiamarono il Barbarossa per annientarla, si trovano appena compiuto il fatto. Si pentiti che con le stesse loro mani si affrettarono a ridificarla. E nessuna prova può si dare maggiore dell'importanza di questa città che conserva il carattere antico di centro sacro e parlamentare. Se la morte non fermava Giancreazzo Visconti nel mezzo della vittoria sarebbe stata nel 1400 l'unificatrice dell'Italia tutta. E' la città centro. Sin dal Medioevo le comunicazioni per l'Oriente, la Francia e la Germania avevano i loro centri di radiazione nel territorio dello Stato di Milano. Qui facevano capo le strade che conducevano nei valichi alpini del Sempione, del Contarto, dello Spluga e dello Serbio. E anche oggi che gli orizzonti si sono tanto allargati e il mondo tanto impicciolito, non voglia tracciare le rose i venti economici, scriveva Cesare Correnti, volere o non volere bisognava passarci sul luscio. Da Londra a Parigi all'Ismo di Suez, la Germania e la Svizzera, le prigioniere del continente, al libero mare dei Tremondi, dalle lagune triatiche ai valichi del Ceniso e del Cotardo, sempre le linee maestre tirano e si incontrano lì, presso l'umile piazzo, dove per generazione spontanea, o come avrebbero detto gli antichi, per elezione di mercurio viale, è nata una grande città. Che vorrebbe bene scappare ai monti, ai laghi, al mare, ma che si sente inchiodata con borchi e d'oro alle sue paludi ospitali.