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www.redigio.it e la storia continua Oggi piove, c'è molto rumore e mi trovo in piazza San Magno Legnano, qui c'è una scultura di Aligi Sassu, grandi sculture. Aligi Sassu, Milano 1912, con l'Enca Mallorca 2000, ha il suo primo incontro con la scultura nel 1927, quando vede le opere di Bozzoni, rimanendo affascinato. A Milano, con un gruppo di amici, il Degada, Treccani, Mignego, Bo, Vigorelli, Anceschi, Sereni, De Micheli, Marchiori, eccetera, dà vita al movimento di corrente. Comincia con Lucio Fontana a frequentare Aldisola Mare, dove insieme contribuiscono al rinnovamento della ceramica Ligure 1938-45. Il ciclista del 1939 è la sua prima opera plastica, ma è dopo la guerra che si dedica più sistematicamente a questa tecnica. In particolare, in uno scritto del 1994, Sassu dice «La scultura è primordiale, è forma, volume. È come l'aria, è la pietra scheggiata che il primo uomo ha rotto, ha modellato nel fango, e la pietra ha dato anima e forma all'essere. La scultura è un disegno mentale fatto di pietra e forma nello spazio. Le nuvole sono sculture del creato, da afferrare con gli occhi e con le mani nella variabile corsa nel cielo. Tra le sculture della maturità si segnano il grande cavallo impennato del 1960, ora nel cortile del Castello di Regnano, il grande ciclista, realizzato in occasione delle Universite di Palma di Maiorca del 1999, posizionato alla chiesa di San Magno. Tra le sue sculture più recenti, i cavalli innamorati del 1998, che sono l'esempio migliore della poetica del maestro, che unisce armonia della forma e linguaggio realista. Brevi segni biografici. Alice Sassu nasce a Milano nel 1912, a 13 anni conosce Carlo Carrà e a 16 presenta le sue prime opere alla Biennale di Venezia. Si ispira al futurismo di Boccioni, Previati, Carrà, ma osserva anche Cezanne e Picasso. In questi anni si affranca l'avanguardia futurista di Russole Prampolini. Nel 1928 fonda, insieme a Bruno Munari, il Manifesto della Fittura, prendendo come assunto la raffigurazione di forme antinaturalistiche. Nel 1930 è a Milano dove conosce, oltre a Giacomo Manzù, Gian Dante e Giuseppe Gorgiarino. Firma, quest'ultimo, nella terza pagina dell'Ambrosiano, il giornale portavoce della Fronda milanese intellettuale. Alla data del 1935 forma il gruppo Rosso con, fra gli altri, Nino Franchina e Vittorio della Porta. Nel 1936 firma uno dei suoi quadri più celebri, il Cafè, che è il couple di Parigi. Lo stesso anno dipinge Fucilazione nella Asturie, considerato uno dei rari quadri eseguiti in favore della Resistenza. Di questo periodo fervilissimo è anche la serie dei Concili, sarcastica rappresentazione del clero romano. Nel 1937, per via di un manifesto che celebra la vittoria in Spagna delle Brigate internazionali contro l'esercito franchista, viene arrestato per due anni. Nel dopoguerra vive un'esistenza sociale e artistica appartata, poiché lontano dal cubismo di Bransch e Picasso. Studia, invece, Vincent Van Gogh e si reca nella terra di suo padre. In Sardegna dedica diverse opere alla vita rurale e maritima isolana, celebrito, nare, e studia la pittura murale, da Masolino a Panicale, a Pietro della Francesca sino a francese Puvide Chavani, e ai muralisti messicani Rivera e Orozco. Nel 1963 si trasferisce nel Recipiello delle Baleari Spagnole, a Cala San Vincenzo, nell'isola di Mallorca, nel villaggio di Pollenca. Nel 1967 è il ciclo della Tauro Machiae, presentato dal poeta spagnolo Raffaele Alberti. Il rosso diviene il suo colore preferito, il rosso il suo barocco, dice di lui il critico Raffaele Carrieri. Nel 1976 lavora agli affreschi di Sant'Andrea Pescara. Questi sono gli anni in cui sperimenta nuove tecniche, dove miscela la tradizione con l'innovazione, come nei moti angioini, un'opera composta con silicone e tempera, dedicandosi inoltre alla scultura e all'incisione. Muore all'età di 88 anni, il giorno del suo compleanno, il 17 luglio del 2000. Questa è una delle serie di opere raccontate in diretta, sul luogo. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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