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Transcription

The transcription is about stories and traditions surrounding Lake Comabio. It mentions the formation of ice on the lake during winter and the construction of ice houses to preserve fish. It also talks about the formation of ice on the lake causing unusual noises, which are associated with folklore. Another topic is the excavation of clay in the marshy area of Mercallo, which was used for making bricks and tiles. The clay was dried, ground, molded into various shapes, and then fired in a large oven. Workers would travel to the Colombo furnace by foot or boat, with a ferry service available. www.redigio.it e la storia continua Storie in riva al lago di Comabio, racconti, tradizioni, proverbi e curiosità da Corgeno ed intorni. Le Giassere, la valeria che viene dal monte a spaventare e alla barca dal mercale. Le Giassere La bassa profondità, nonché lo scarso ricambio delle acque del lago di Comabio, favoriscono durante il periodo invernale la formazione di uno strato di ghiaccio anche di discreta dimensione, in particolare nei mesi di gennaio e febbraio. La cavatura del ghiaccio è un importante diritto ad uso civico, riconosciuto alle comunità rivierasche e sin dai tempi più remoti le comunità del lago costruivano ghiacciaie per la conservazione del pesce e di altre derrapie deperibili. Secondo alcune testimonianze Corgeno disponeva di due ghiacciaie, una esterna all'abitato esita nei pressi del lavatoio pubblico sulla strada per Varano, l'altra nel centro del paese e prossima al lago. Le ghiacciaie di Corgeno, ora completamente distrutte, sono state utilizzate, fino a metà di questo secolo, dalle comunità e dalle cooperative di pescatori. Nella nostra zona sono rimaste le ghiacciaie di Comabio e di Cazzago Brabbia. La ghiacciaia, che in dialetto era Giassera, solitamente era costituita da una costruzione a pianta circolare di circa 3 o 4 metri di diametro, con una profondità di circa 6-8 metri, alla quale si accedeva tramite una porta in legno di grosso spessore situata a sette rentrione. Il soffitto della ghiacciaia veniva realizzato in mattoni a volta per consentire una maggiore coibentazione e la copertura del tetto era in pietra oppure in tegle di cotto. Il ghiaccio, in dialetto Giass, veniva trasportato dal lago in grossi pezzi, poi frantumato con bastoni di pruno o di corniolo e sistemato nella ghiacciaia a strati, alternati con sale e pula di riso per favorire la conservazione. Il ghiaccio veniva posato su un assito di grosse travi di quercia che, posto in fondo alla ghiacciaia, permetteva di far defluire nel terreno sottostante l'acqua dovuta allo scioglimento. E' un altro racconto, la Valeria che viene dal monte a spaventare. Il processo fisico legato alla formazione del ghiaccio sulla superficie del lago genera delle dilatazioni della massa ghiacciata che, in presenza di particolari condizioni atmosferiche – vento, sbalzi di temperatura eccetera – danno luogo a fenomeni acustici ululati del lago, alcuni anche di discreta intensità. Questi rumori della natura sono spesso evocati nella tradizione popolare e associati a storie fantasiose, la Valeria che viene dal monte a spaventare eccetera. Un altro racconto, alla barca Dalmarcal. Un'altra fonte di risorse economiche era la cavatura dell'argilla nell'area paludosa del Mercallo, ove si trova un rilevante deposito naturale. Lo sfruttamento di questo giacciamento si è susseguito nel tempo sviluppandosi fino a raggiungere un livello industriale con l'insediamento della fornace Colombo, attiva fino alla fine degli anni Cinquanta. La ciminiera, mozzata per ragioni di sicurezza e alcune strutture della fornace sono tuttora conservate sulla sponda di Mercallo. L'argilla veniva scavata a mano, solo negli ultimi anni vennero installati una piccola draga e un nastro trasportatore. L'argilla veniva poi ammucchiata sul piazzale, lasciata asciugare al sole, macinata e compresa i stampi per coppi, tegole, mattoni, pieni e forati, comignoli e vasi. I manufatti disposti su assi sovrapposte venivano trasportati nell'estricatorio per poi essere cotti nel gran forno. Il forno, al centro di un grande abitato di forma ovale, era diviso in quattro settori nei quali il fuoco era sempre tenuto acceso a rotazione per permettere le fasi varie della cottura della terrizia e una produzione continua. L'alimentazione del forno a polvere di carbone avveniva all'alto della camera di combustione, per garantire la combustione uniforme il fuochista manovrava alcune prese d'aria. I lavoratori di colgeno si recavano alla fornace Colombo a piedi o in barca e a quel tempo un barcaiolo faceva il servizio di traghetto partendo dalla località alla barca dal mercato.

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