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The transcription contains various news updates from different regions. It mentions the victory of the Lombard League against the emperor, the tensions between the Pope and the Emperor, the assassination of the Archbishop of Canterbury, the reactions in England, France, and Germany, and other news from Damascus, Jerusalem, and Kyoto. www.resigio.it. E la storia continua. Da Bologna ancora una notizia. I comandanti della Lega Lombarda hanno inviato ai bolognesi l'annuncio della loro vittoria contro l'imperatore. Ve ne leggo il testo. Vi informiamo che abbiamo riportato un grande trionfo sui nostri nemici. Gli uccisi, gli annegati, i prigionieri non si contano. Sono caduti nelle nostre mani lo scudo, lo spendardo, la croce e la lancia dell'imperatore. Nei basti delle bestie da Soma, che erano al suo seguito, abbiamo trovato molto oro ed argento. Non è pensabile che ci sia qualcuno in grado di fare una stima del valore del bottino. Ma non riteniamo che tutto ciò sia cosa nostra. Intendiamo invece che siano beni comuni del Papa e degli italiani. Durante la battaglia sono stati fatti i prigionieri il duca Bertoldo, il nipote dell'imperatrice e il fratello dell'arcivescovo di Colonia. I prigionieri sono un'infinità e non si può nemmeno dire quanti. Li tratterremo a Milano. I motivi del conflitto fra comuni e imperatore ci sembrano sufficientemente chiariti. Restano da vedere le cause più generali e più antiche dello scontro fra l'imperatore e il Papa. Buonasera, è Paolo Traiese che vi parla da Veroli dove, come sapete, Papa Alessandro III si trova in esilio. Non siamo riusciti a ottenere una dichiarazione di Alessandro III, ma abbiamo sondato un po' gli ambienti nella Curia e possiamo dirvi che qui, nella Curia, gli avvenimenti di Legnano sono seguiti con molta prudenza. Nonostante l'antica ostilità che divideva il Pontefice dal Barbarossa, infatti, negli ultimi tempi le cose erano migliorate. Addirittura si parlava di trattative segrete tra i rappresentanti del Pontefice e quelli dell'imperatore. Si erano addirittura messi d'accordo su alcuni punti essenziali. Per esempio il Barbarossa si era dichiarato disposto, si sarebbe dichiarato disposto a riconoscere la Lega Lombarda e ad attenuare, a ridurre le imposte dei comuni fino a un versamento addirittura simbolico. Barbarossa era anche favorevole a riconoscere, sia pure nell'ambito del sistema imperiale, il diritto dei comuni all'autonomia. Invece aveva resistito, Barbarossa, soprattutto sulla questione della richiesta del Papa di essere riconosciuto come unico e vero Pontefice. Barbarossa aveva detto, d'accordo, tra il riconoscimento potrei farlo mio figlio Enrico, il figlio di Barbarossa, già vuole ricordarlo, è un fanciullino di quattro anni, al quale Barbarossa avrebbe ceduto la corona solo per fare questo riconoscimento. Cioè una questione di puntiglio, di ripicca, puramente personale. Le trattative si erano arrenate su questo punto senza, peraltro, interrompersi del tutto. Qui a Veroli abbiamo potuto capire, a Toccarcomano, che la Curia è favorevole a trovare una soluzione pacifica del problema. Papa Alessandro III non sta bene, non è in buone condizioni di salute e vuole tornare a Roma, città dalla quale è tenuto lontano dal Senato Repubblicano. Insomma, qui non si auspicano battaglie, ma una soluzione di compromesso che gli porti la pace in tutta la famiglia cristiana. Da Veroli è tutto per questo momento, arrivederci. Qui Canterbury, gli parla Sandro Paternostro. La sonora sconfitta subita dal Barbarossa a Legnano è stata accolta qui in Inghilterra, lo dice del resto un comunicato ufficiale con molta soddisfazione. L'imperatore teutonico viene definito alla corte di re Enrico II un implacabile nemico della Chiesa e da parte inglese si assicura un appoggio totale all'azione futura della Curia pontificia. L'aspirazione di questo atteggiamento forse la possiamo trovare negli eventi che si sono succeduti dopo la cupa tragedia del 22 dicembre del 1170 in questi ultimi sei anni. Parlo della tragedia che ha fatto della stupenda cattedrale dalla quale vi parlo un tempio maledetto. Non posso non fremere di orrore nel rievocarla. L'arcivescovo di Canterbury, Tommaso Bickett, 52enne, è stato ucciso qui a colpi di pugnale da sicari di re Enrico II di Inghilterra presso il quale ero allora e sono tuttora accreditato. L'omicidio è avvenuto proprio davanti all'altare maggiore della cattedrale, quasi si volesse dare al delitto maggiore forza sacrilega. È noto che il coraggioso arcivescovo, fidando sulla protezione di Papa Alessandro III, era rientrato dall'esilio in Francia per operare e difendere l'indipendenza della chiesa dalle pretese egemoniche della corona inglese. Per tutta risposta il re Enrico II lo ha fatto uccidere in questa cattedrale. La triste vicenda è stato l'ultimo atto della contesa che divideva la monarchia inglese dal papato, contesa che aveva per scopo l'affermazione del potere del re su quello della chiesa. Enrico II infatti aveva preso contatti anche con l'imperatore Federico, detto appunto il Barbarossa, proprio per costituire un'alleanza europea contro il papato. Da parte sua il re di Francia, che è da tempo in dissidio con il sovrano inglese, aveva approfittato dell'assassinio nella cattedrale di Canterbury per indurre il papa a scomunicare il re d'Inghilterra. Ma il papa ha preferito cercare la via del compromesso. Dopo una lunga meditazione, dicono che abbia trascorso una settimana in preghiera, il papa non ha scomunicato Enrico, ha invece accettato le sue scuse e le sue profferze di espiazione per il delitto compiuto. Enrico II, per dimostrare il suo pentimento, si è fatto flagellare pubblicamente ai piedi dell'altare. Ciò è bastato a ristabilire un rapporto cordiale, se non proprio di alleanza, fra Roma e Londra. Qui a Parigi la notizia della sconfitta dell'esercito imperiale di Federico Barbarossa Legnano da parte della lega lombarda è stata accolta con una certa preoccupazione. La politica francese è molto condizionata dalla rivalità con l'Inghilterra. Quello che va bene per Londra non va bene a Parigi. Dopo l'assassinio dell'arcieresco di Canterbury, il re di Francia, Luigi di Francia, aveva chiesto al papa di scomunicare il re d'Inghilterra. Non solo non è stato accontentato, ma il papa, addirittura con un gesto ritenuto qui a Parigi scandaloso, ha perdonato il re d'Inghilterra. In conseguenza i rapporti fra Londra e il papato sono tornati cordialissimi. Ma c'è stata invece tensione, è nata una tensione fra Parigi e il papato. Il re di Francia si è avvicinato a Federico Barbarossa, si sono incontrati anche recentemente a Toul, e è arrivata la loro alleanza fino al punto che il re Luigi di Francia, un sovrano ritenuto fino a qualche tempo fa pio fino al limite della superstizione, ha riconosciuto l'antipapa Callisto, eletto e sostenuto da Federico Barbarossa in antifesi al papa Alessandro III. Rapporti dunque, come dicevo, molto tensi fra Parigi e il papato. Si vedrà, è questo il motivo per cui la notizia della sconfitta dell'imperatore Federico Barbarossa a Legnano è stata cosa cui con preoccupazione. Si vedrà perché si aspetta, si teme che da Legnano il potere del papa possa essere uscito rafforzato, e di conseguenza possa essere uscito rafforzato anche il potere della temuta Inghilterra. Da Francoforte, Kurt Andrisch. Sorpresa e sgomento in Germania per le notizie giunte dalla Lombardia. Il dolore è grande, anche fra quei tedeschi che non erano del tutto favorevoli alla politica dell'imperatore. Nel momento della sconfitta però si scopre che Federico I di Hohenstaufen è ancora molto popolare in Germania. Ora però, vivo o morto che sia, il suo prestigio è molto scosso, e non costa nemmeno tanta fatica prevedere che d'ora in avanti sarà Enrico e Leone, duca di Baviera e di Sassonia, cugino dell'imperatore, ad essere il vero padrone della Germania. Ma è proprio questa prospettiva che ai tedeschi non piace affatto. Loro ritengono Enrico e Leone il vero responsabile della dura sconfitta di Legnano. Ma vediamo cosa è successo fra i due cugini nell'imminenza della battaglia. Due mesi orsono l'imperatore si recò a Chiavenna da suo cugino per chiedere i rinforzi necessari per sconfiggere la lega lombarda. Ma Enrico non esaudì la richiesta imperiale. Disse che era pronto a offrire tutt'al più oro e argento, ma nessun soldato. L'imperatore però aveva assoluto bisogno di guerrieri e insistette a lungo. Giunse addirittura al punto di cadere in ginocchia davanti a Enrico e solo allora questi si disse disposto ad aiutarlo. Ma ad un fatto, l'imperatore gli avrebbe dovuto cedere il feudo di Goslar. La richiesta sembrava modesta, però nascondeva un profondo significato psicologico. Infatti subito l'imperatore si ridì e disse al cugino Io non mi sono sentito umiliato a chiedere anche in ginocchio il tuo aiuto. Ora però mi sembra inavissibile che si estorca all'impero un feudo col ricatto. Detto questo, piantò Enrico e discese in battaglia da solo con le sue poche forze. Le conseguenze già le conosciamo. Da Francoforte questo è tutto. Ecco ora altre notizie dal mondo. Damasco. Il saladino è scampato miracolosamente a un nuovo attentato sotto le mura di Hazas. Gli attentatori sono penetrati ieri notte nella sua tenda, ma il pugnale del sicario è scivolato sulla maglia d'acciaio del sultano. L'attentatore e altri due suoi compagni sono rimasti uccisi sul posto. Si tratta di affiliati a una nota secta estremista musulmana che agisce agli ordini del veglio della montagna. Essi usano drogarsi con un'erba chiamata hachisce. Per questo vengono chiamati assassini. Gerusalemme. Baldovino IV, il quindicenne sovrano di Gerusalemme, le cui condizioni di salute vanno peggiorando di giorno in giorno, come noto e affetto da Lebra, e il suo tuttore Raimondo III, conte di Tripoli, sembrano ancora inseguire un impossibile compromesso con il sultano, ormai stabilmente insediato a Damasco. La notizia della sconfitta del Barbarossa legnano è stata accolta a Gerusalemme con preoccupazione. Nei circoli vicini alla corte si fa notare che il posto dell'imperatore in questo momento dovrebbe essere qui, in Terra Santa, minacciato dal Saladino, e non nella pianura lombarda dove sono in gioco soltanto interessi economici. Kyoto, Giappone. Chi non è Taira non è nessuno. Questo slogan dà il senso delle crescenti fortune della famiglia Taira nella lotta che la oppone ai Minamoto. Si calcola che 60 Taira occupino al presente altrettanti posti di rilievo nel governo e nelle province giapponesi. A Taira Kiyomori, l'uomo forte della fazione vincente, si attribuisce il progetto di trasferire la capitale da Kyoto a Fukuara, perché è convinto che il destino del Giappone sia sul mare. Ma se l'imperatore sembra rassegnato a seguirlo, è da dubitare che i cortigiani accettino di rinunciare così facilmente agli agi e al lusso della vecchia capitale. Scusate, ci chiamano ancora da Milano. C'è di nuovo battaglia in linea. Vi abbiamo chiesto la linea per una notizia molto importante. Stasera, tornando da Legnano a Milano a tarda ora, abbiamo appreso che Federico I, detto il Barbarossa, non è morto. L'imperatore si sarebbe salvato nascondendosi fra i corpi dei feriti e poi vestito da fante avrebbe raggiunto a piedi Pavia dove la sua corte lo piangeva già morto. Naturalmente la notizia è stata molto scalpore qui a Milano. I comandanti della Lega si sono subito riuniti ed hanno anche diffuso un comunicato nel quale è detto che più oltransisti vorrebbero marciare subito verso Pavia per dare il colpo definitivo all'imperatore. Ma la maggioranza è favorevole invece a seguire una linea meno dura, ossia a trattare, perché in effetti fra i comandanti della Lega stanno riaffiorando le vecchie diffidenze verso Milano. Adesso si verifica questo, che i cremonesi, i lodigiani, una volta che è stato vinto l'imperatore con il suo esercito, temono più i milanesi. Da parte loro i maggiorenti milanesi più moderati non sono contrari a una pace negoziata che restituisca ai comuni la loro autonomia politica ed economica. Solo temono che una volta giunti al tavolo delle trattative i risultati della grande battaglia di Legnano sfumino e che l'imperatore e il Papa trovino ancora un accordo per mettere in difficoltà i comuni. Per il momento è tutto, non abbiamo altre notizie sulla sorte dell'imperatore Federico I. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org