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The transcription discusses the history of the Legnano bank, its expansion between the two wars, the relationship between the bank and Cantoni, the documentation at the technical office, and the establishment of new branches. The expansion of the bank along the Sempione line is highlighted, as well as the hierarchical structure of its branches. The bank had a close relationship with Cantoni, and there are records of celebrations for the bank's 50th anniversary. The bank also underwent changes in its headquarters and expanded its operations in the post-war period. The bank's expansion included opening new branches and acquiring properties. The bank also had a focus on establishing relationships with local authorities and had a presence in various industries and cultural institutions. Per la storia della banca di Legnano, l'espansione sul territorio tra le due guerre, la banca e la cantoni, la documentazione presso l'ufficio tecnico e le nuove filiali. La documentazione conservata in archivio ci consente anche di cogliere l'espansione della presenza della banca lungo la linea del Sempione, che univa il polo di Legnano-Busto a Milano, una delle aree che nel primo dopoguerra già presentava tassi di sviluppo in linea con quelle dei paesi europei più avanzati e che nel 1925 sarebbe stata servita dalla prima autostrada del mondo, la Milano-Laghi. La moltiplicazione di questi punti, che genericamente possiamo indicare come filiali o sportelli, comportava una loro strutturazione gerarchica, che trova puntuale espressione nella carta intestata dell'istituto. Alla sede centrale di Legnano si affiancava la sede di Milano, via Rovello XII, e qui probabilmente il termine rifletteva non tanto la presenza di funzioni operative di pari livello quanto il primato metropolitano sulla provincia. Il termine «surcursale» distingueva gerarchicamente la prima filiale dalle altre, definite invece agenzie. Due recapiti erano stati poi aperti a Inveruno e Lainate, ma si trattava di piccoli uffici nei quali lavorava ogni impiegato e un cassiere. Effettuavano servizio solo in alcuni giorni alla settimana e a sera il contante veniva portato direttamente in agenzia. In sostanza, i recapiti costituivano degli insediamenti pionieri, in grado di assaggiare la consistenza del mercato e valutare le condizioni per l'apertura di un nuovo presidio. Uno studio più complesso sulle carriere del personale potrà in futuro illuminarci anche sulle dinamiche di promozione individuale legate al successo di questa fase di espansione territoriale. La nascita di una filiale determinava la formazione di un fascicolo nell'archivio dell'ufficio tecnico con la raccolta di documentazioni riguardanti gli aspetti della sua funzionalità e della sua sicurezza. L'organizzazione del cavo e l'affidabilità sia della casaforte sia delle cassette di sicurezza rappresentavano uno dei momenti più delicati dell'organizzazione dell'attività. La ditta Parma Antonio e figlie di Saronno, costruttrice di casseforti, per molto tempo fornitrice esclusiva della banca, era già nota agli inizi del Novecento per essere una delle migliori in Italia. La banca era cantoni e nel corso degli anni Trenta si consolidò ulteriormente il legame tra la banca e i cantoni. Nel 1930 Gianfranco Tosi moriva e la presidenza venne assunta da Piero Soldini, l'imprenditore svizzero che condivideva con Carlo Juker la guida della Cantoni. Nel 1935 anche Soldini scomparve e Juker assunse la presidenza della banca. Indubbiamente la Cantoni era in quel periodo la più solida realtà industriale e locale e Carlo Juker, con la sua mole massiccia e la statura imponente, reincarnava praticamente la posizione egemone. Un gruppo di documenti prodotti in occasione dei festeggiamenti per il cinquantesimo della fondazione della banca di Legnano, ci consente di ricostruire visivamente l'intensità del legame con la Cantoni. In un primo gruppo di fotografie mostra dipendenti riuniti in una giornata del febbraio del 1938 presso il campo sportivo della fabbrica, mentre una seconda serie di inquadrature è dedicata all'autorità. All'interno della grande sala del teatro Cantoni, Carlo Juker, circondato da imprenditori e dirigenti della banca, accoglieva Monsignor Gilardelli e gli ospiti invitati al pranzo sociale. Il cinquantesimo fornì anche l'occasione per un tentativo di ricostruzione della storia della banca. L'incarico venne affidato a Luigi Federici, docente dell'Università Bocconi, che realizzò una monografia documentata da uno scambio di corrispondenza con il direttore Lonza e dalla corrisponsione del compenso dell'autore. Nella ricerca non si trova oggi notizia, mentre il solo elemento che sia rimasto a noi è un elegante menabo. Un segno molto più concreto della ricorrenza è invece dato dalla lapide dedicata ai caduti della Grande Guerra, che si trova attualmente al piano terra della sede centrale. La lastra in marmo di chiampo scelta dalla Cantoni si era rivelata, a loro giudizio, inadatta all'uso per cui la Cantoni stessa aveva optato per una lastra di calcare di botticino. Alla banca non rimaneva che saldare e ringraziare per il cortese interessamento la documentazione presso l'ufficio tecnico e le nuove filiali. È probabile che la relativa povertà degli archivi della banca, almeno fino a 1950, sia da ricondurre alla presenza di un legame di dipendenza funzionale che avrebbe avuto favorito l'allocazione dei documenti nell'archivio della Cantoni. Una ricerca di questo genere, su quel fondo documentale, potrebbe rappresentare in futuro un'utile pista di lavoro per una storia della banca. Gli anni 50 segnano una svolta importante nella storia dell'Istituto e l'incremento dimensionale della documentazione ed archivio ne è testimonianza. Indubbiamente l'intenso processo di sviluppo industriale del Paese, che sconvolse la configurazione socio-economica del territorio, determinò l'espansione dell'attività della banca. Con il 1947 riprese con lena l'apertura di nuove filiali, Bustorcizio, Cannegrate, San Giorgio Sulegnano, Garbagnate, Prescaldina, Turbigo e Ignanello, che rinforzarono il tradizionale asse del Sempione, affiancandone però un secolo di espansione verso il Ticino e la Brianza. Un ulteriore elemento innovativo era poi dato dall'avvio di una politica di acquisizioni immobiliari rivolte agli edifici che ospitavano le filiali. Da qui la decisione, assunta verso la metà degli anni 50, di dutarsi di un vero e proprio ufficio tecnico, che andò crescendo d'importanza all'incrementare del patrimonio immobiliare, quando intorno al 1968 le vicende del cotone ufficio e della banca si separarono e la banca commerciale ne assunse il controllo. L'autonomia operativa della struttura era già così assicurata. Oltre all'apertura delle nuove sedi, l'espansione dell'attività nel secondo dopoguerra determinò anche l'aumento delle funzioni della sede centrale, il completamento del terzo piano nel 1951 e l'insediamento di alcuni edifici siti al di là di via Franco Tosi e dell'Olonela, ovvero la tesoreria comunale e il centro meccanografico. I primi progetti del centro, trovati in archivio, risalgono al 1962. La banca si confrontò pionieristicamente con le grandi trasformazioni organizzative legate al trattamento automatizzato dei dati e al ripensamento degli spazi dettato dal potenziamento progressivo dei macchinari. L'introduzione di laboratori elettronici sempre più potenti generava problemi di surriscaldamento a cui si faceva fronte rintroducendo i condizionatori d'aria e i primi pavimenti galleggianti al di sotto dei quali i frusti d'aria fredda giungevano alle macchine. Negli anni seguenti gli interventi correttivi sulla sede centrale furono continui, condizionati anche dalle trasformazioni della piazza e degli edifici intorno ad essa, finché nel 1975 si optò per un intervento radicale. Su progetto iniziale dell'architetto Vito Lattis, che venne poi completato con gli interni dagli architetti Gian Andrea Battistoni e Alessandro Magris, la vecchia sede venne completamente demolita e sostituita dall'edificio attuale che si estese su quello che era il cortile interno. E' un'area attiva compresa la via Crispi e Corso Garibaldi. I lavori terminavano nel 1980. Tra gli anni 70 e 80 si ebbe peraltro una nuova espansione delle filiali, le agenzie milanesi di via Certosa e di via Pellegrino Rossi ad Affoli, di Magenta, Saronno, Sobbiate e di Barcellona Cassano Magnago, che segnarono un'estensione della presenza della banca verso la provincia di Varese, la Brianza e l'Interlanda settentrionale della metropoli milanese. Di questa fase l'archivio conserva una documentazione fotografica realizzata nel corso delle cerimonie di inaugurazione, fino a quando negli anni 90 vennero meno i vincoli posti dalla Banca d'Italia all'apertura delle nuove filiali. L'arrivo della banca in un paese rappresentava un avvenimento che richiamava la presenza delle autorità locali. Significava l'arrivo del servizio bancario, ma anche il riconoscimento della rilevanza economica della comunità e la sua promozione nella gerarchia del territorio. Questa documentazione fotografica si collega logicamente a quello di natura più tecnica prodotta dall'intendenza nel corso degli interventi di allestimento e manutenzione delle filiali, ma se ne distinguono le finalità principalmente comunicazionali. Per i motivi precedentemente anticipati si tratta di materiale che non va inteso come elemento secondario d'archivio. Le immagini delle inaugurazioni di una filiale sono in grado di trasmettere un patrimonio semantico sui personaggi, sui loro ruoli, sulla loro capacità di tessere relazione con i gruppi sociali e le istituzioni e i territori, che in genere il documento amministrativo non riesce a restituire. E accanto alle filiali tradizionali, la banca riservò sempre una notevole attenzione agli sportelli aziendali che consentivano di costruire con i dipendenti delle imprese un rapporto privilegiato. Era un'esperienza che la banca aveva maturato nel rapporto con la Cantoni, filiali vennero aperte presso la sede di Legnano, a Castellanza, Saronno e la Cantoni Olmina. E sviluppò poi anche in altre situazioni, come ad esempio con la ELF a Toccam S.P.A. Uno sportello di grande prestigio era poi quello presso il teatro della Scala di Milano, un'esperienza che si sviluppò per un decennio a partire dagli anni Settanta e venne interrotta dal passaggio del servizio alla gestione della Calibro. Ancora oggi l'opportunità di mantenere vitali le relazioni costruite in passato dalla banca con gli artisti che operavano in teatro ha reso necessaria l'apertura a Milano di due sportelli automatici presso i laboratori della Scala, sorti presso Ransanto e via Bergognone e al teatro a Cimboldi. Il caso citato apre a cascata ulteriori riflessioni sul modo di essere banca in una società caratterizzata da un alto tasso di automazione, quindi sulla necessità di una costante reinterpretazione di concetti come la presenza sul territorio o la personalizzazione del servizio e in questa specifica situazione uno strumento del tutto impersonale, qual è uno sportello automatico che mantiene viva un capitale di relazioni umane costruito poi in precedenza. Esistevano poi altri sportelli che garantivano alla banca una notevole visibilità, tra questi citiamo gli sportelli temporanei aperti presso la Fiera di Milano nell'occasione della campionaria o delle mostre specializzate da Mecan, Macef, Intel, Emo e tanti altri. Era una presenza che costava un notevole impegno organizzativo e finanziario, ma la cui utilità stava nel prestare assistenza agli operatori economici, clienti della banca, in un momento di intensa attività, fossero essere espositori oppure acquirenti. Tornando invece alle filiali tradizionali, l'ultima grande espansione è cronaca di questi anni. In seguito al passaggio della banca di Legnano a gruppo Intesa, divenuto proprietario della banca con l'assorbimento della banca commerciale, al gruppo BPM, la funzione di presidio territoriale attribuita all'istituto legnanese è stata esaltata attraverso l'acquisizione degli sportelli di cui la banca popolare di Milano disponeva localmente. Qui, tuttavia, l'archivio storico lascia il campo all'archivio corrente e la documentazione ingombra ancora le scrivanie operative. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org