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In ancient Rome, various types of cereals and legumes were cultivated, including common wheat, spelt, millet, chickpeas, lentils, and more. Farro and millet were the most commonly cultivated grains. Farro was often toasted and used as a base in Roman cuisine, while millet became animal feed. Asparagus was a common dish in Milan, and Caesar famously enjoyed it with butter, which was not a common ingredient in Roman cooking. Vines were cultivated using different methods, including "palo" and "giogo," where the vines were supported by either straight poles or crossed poles. Viticulture was practiced in the region, possibly introduced by the Gauls. The presence of vineyards and fruit trees was documented in the area until the 19th century. Tracce di un lontano passato I tipi di coltivazione Da un trattato che operavano su terreni posti nella Cilapina si conoscono diversi tipi di cereali o di legumine coltivati Grano comune, triticum Grano di prima scelta, silico Grano di spelta piatta, semen Miglio, panico, cece, cicer Orso, cicerchia, cicceva vel cicerula E lino, lupino, lenticchia Sesamo, fava, leccia, ervo Fieno greco, siliqua e fagiolo Il farro e il miglio, più resistenti dall'umidità assieme al panico erano i cereali più coltivati nel periodo arcaico e alto medio imperiale romano I chicchi di farro per essere macinati dovevano prima essere tostati Versato con acqua e ratte, il farro soprattutto, ma anche l'orso costituivano il piatto base dell'antica cucina romana La puls, una farinata che poteva essere arricchita con l'aggiunta di legumi Il miglio e l'orso, il farro successivamente divennero mangimi per gli animali e il frumento acquistò il primo posto nell'alimentazione umana Sui nostri campi, allora, si suppone, dovessero essere coltivati dal colonus i cereali fra cui il frumento tenero, che serviva per il pane sia levitato sia per animo I legumi, legati come erano ai riti funebri, tra cui fave, piselli e lenticchie e non potevano non cibarsi i nostri antichi progenitori di radicchio, di ratte, altra verdura e frutta Gli asparagi dovevano essere un piatto comune nel milanese E' noto l'episodio di Cesare che, invitato con il suo seguito in una casa di un cittadino milanese di rango elevato, Valerio Leo mangiò senza difficoltà, contrariamente ai suoi amici, asparagi conditi con burro che i romani disprezzavano soprattutto se usati in cucina anziché con olio d'oliva alcuni invece di burro traducono però mirra Varone cita un particolare tipo di vigneto, non famoso per la qualità ma per il sostegno definito a giogo coltivato nel milanese Si chiamano a palo quelle in cui la vite si arrampica su pali diritti Si chiamano a giogo quelle in cui le pertiche sono regate trasversalmente da ciò il nome di vigne aggiogate Ci sono circa quattro tipi di giochi Pertica, bastone di canna, fune, vite, vite è quello del milanese Il primo tipo che ho citato richiede soprattutto i salici il secondo le canne, il terzo i giunchi o qualcosa di simile il quarto di arbusti dove si possono far passare i tralci delle viti come i milanesi fanno su alberi che chiamano oppi, simili al lacero i camusini sui fichi dunque era anche praticata la viticoltura forse qui impiantata dai galli dopo aver sottratto pianticelle di viti ai vetruschi Tito Livio dice che il vino è stato importato in Gallia per allettare quel popolo da uno di chiusi, da un certo arronte svegliato per essergli stata seduta la moglie da Lucumone di cui egli era la guardia del corpo anche se in un modo non intensivo e dall'altra parte fino al secolo scorso è documentata nella nostra zona la presenza di vitini e di alberi da frutta lo ricorda sia Doboldo che a Gerenzano una strada segnata sulle mappe come alle vigne Sottotitoli e revisione a cura di QTSS