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The transcription talks about the history of the Lombard castles, specifically focusing on the castle of Regnano. It mentions that the castle was initially defended against the archbishops of Milan and later came under the possession of Ottone Visconti. The castle played a significant role in various conflicts and power struggles in Milan, including an attempted invasion by Cressone Crivello. It also served as the headquarters for Lodrisio Visconti during a power struggle with Cugino Azzone. The Visconti family held control of the castle until 1437 when it was given to Odrato Lampugnano. Over the years, the castle underwent repairs and fortifications, but eventually fell to the French army's cannons. The castle was partially burned, and subsequent expansions were made by the Lampugnano family. However, the castle's resistance capabilities diminished with the advancement of offensive weapons, leading to its eventual demise. The last of the Lampugnano family donated the castle to the Mag www.redigio.it e la storia continua I costelli Lombardi, Regnano I visconti a Regnano. Nei secoli undicesimo e tredicesimo Regnano difendeva dagli arcivescovi di Milano. Leone da Perego, capo dei nobili che Martino dell'Attore aveva cacciato da Milano, rifissò la sua sede. Per quanto la vita qui dovesse essere battagliera e aspra, e fosse cosa comune che queste popolazioni e gli agricoltori lasciassero spesso la marra per partire in guerra, la storia del castello è notarile più che guerriera. Si sa che esso in possesso nel 1282 di Ottone Visconti, arcivescovo di Milano, il quale si diede cura a tramutarlo in una roccaforte per difendersi dai Toriani. Lo stesso arcivescovo viebbe un importante convegno con Guido Castiglione, dalla parte dei Toriani, per stabilire una tregua che ponesse fine allo stilicidio quotidiano di vittime provocato dalle nemicizie tra le due potenti famiglie. Il Visconti ebbe cura non solo del castello, ma anche del suo borgo, dove fece costruire fabbriche e palazzi, di cui si conservano ancora, sebbene scarse, vestigia che recono l'insegna viscontea e arcivescovile. È certo che gli arcivescovi di Milano conservarono dopo Ottone il possesso del castello, che appare sempre più legato ai fatti che alcune volte decisero con le armi le sorti di Milano. Infatti nel 1303 il borgo visse ore di angoscia a causa di Cressone Crivello, bandito da capoluogo, il quale, approfittando della circostanza che i milanesi stavano litigando contro i Briciani e i loro alleati, si portò un buon nerbo di uomini a Legnano per impadronirsi del castello. Ma il suo tentativo non sortì l'esito voluto, perché i milanesi corsero tosto in difesa di Legnano, liberando il borgo dalla minacciata invasione. Il quartier generale di Lodrisio Visconti. Il castello ebbe particolare importanza nella cronaca degli avvenimenti del 1339, quando fu prescelto a quartier generale della soldataglia di Lodrisio Visconti che, in contesa con Cugino Azzone, signore di Milano, voleva impadronirsi del potere. Assoldate truppe mercenarie dallo scarligelo di Verona, Lodrisio organizzò un forte esercito composto di 2.500 militi, seguito ciascuno da altri combattenti a cavallo e un buon numero di fanti e di balestrieri. Ma nobili e popoli di Milano, quanto erano capaci di portare armi, si strinsero volontariamente attorno ad Azzone per combattere l'insidia che minacciava la stabilità del suo potere, ben visto dalla maggioranza. Lo scontro tra i due blocchi avvenne il 21 febbraio 1339 nelle vicinanze di Paraviago, odrato da Lampugnano, nuovo castellano. I Visconti tennero il castello di Legnano fino al 1437 e Filippo Maria ne fece dono al suo fedele capitano, odrato secondo da Lampugnano, per premiarlo dei suoi servigi. Era costui membro di una famiglia che diede uomini d'armi e di sapere e arcivescovi. Odrato fece riattare il castello completando le fortificazioni, eresse le torri cilindriche e curò l'ampliamento del vallo per rendere la rocca più forte. Durante questi passaggi il castello aveva subito i danni che Odrato riparò, trasformando l'interno in una eletta di mura. Ma gli apprestamenti bellici che avevano agguerrito la rocca non resistentero ai nuovi mezzi di offesa usati dall'esercito francese invasore. Essa capitolò, infatti, sotto la moltiplicata potenza di tiro dei cannoni di Teodoro Trivulzio, capitano del servizio di Francesco I di Francia. Per vendetta i Lampugnani, rimasti fedeli agli Sforza, subirono una feroce rappresaglia e il castello andrò in parte bruciato. Odrato III Lampugnani nel 1528 provvide un suo ulteriore ampliamento. Successivamente il figlio Ferdinando ne costruiva il lato sud. La cortina del castello, che nessuna ipotesi sembrava potesse mutare, vide a un tratto diminuire la sua capacità di resistenza dinanzi al progresso delle armi di offesa. E questo mutamento segna la fine della rocca, che mai più potrà riaversi dei danni subiti. L'ultimo dei Lampugnani, il casato stava infatti estinguendosi, donava il castello all'ospedale maggiore di Milano, unitamente a 729 pertiche di terreno.