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Professor Pietro Airagi continues his research on the mummy believed to be Archbishop Leone d'Apergo. A newspaper article from 1982 suggests that the mummified body buried in the Rò cemetery is indeed that of Leone d'Apergo, Archbishop of Milan from 1241 to 1257. Further evidence supporting this hypothesis includes a carbon dating analysis conducted in 1984, which placed the death of the mummy between 1165 and 1395, and a comparison of the skull with a relief portrait of Leone d'Apergo in the Sant'Eustorgio basilica. The tomb of the presumed archbishop continues to attract visitors and prayers. In 1986, the bones of the mummy were moved to a niche in the Rò cemetery, and a marble plaque was placed with a brief description. Despite efforts to obtain better burial arrangements, the issue remains unresolved. www.redijoe.it E la storia continua. Continua la ricerca del professore Pietro Airagi. Da un giornale, sette giorni del sabato 4 luglio 1982, e così è scritto. Quella mummia, venerata al cimitero di Rò, pare proprio sia l'arcivescovo Leone d'Apergo, e lo conferma il confronto fra il teschio di Rò e il ritratto di un vasto rilievo. La tomba, in cui si è sepolta la salma mummificata che si ritiene possa essere quella di Leone d'Apergo, arcivescovo di Milano da 1241 a 1257. E c'è la fotografia di un vasto rilievo nella basilica di Sant'Eustorgio che ritrae al centro l'arcivescovo benedicente. Rò, l'articolo del giornale. La salma mummificata che è sepolta presso il cimitero di Rò è davvero quella di Leone d'Apergo, arcivescovo di Milano da 1241 a 1257. Era l'anno della sua morte? Oggi c'è un elemento in più a suffragare questa ipotesi. Dopo l'analisi del radio Carbonio condotta all'Università di Roma nell'agosto del 1984, che aveva attestato la possibilità cronologica che il cadavere potesse essere quello dell'arcivescovo milanese, le prove avevano datato l'anno di morte in un intervallo che poteva andare dal 1165 al 1395. E oggi è disponibile un'ulteriore prova del fatto che la salma possa davvero essere quella dell'arcivescovo Leone d'Apergo. Si tratta di un esame eseguito da professor Cleto Corraine, docente presso la Cattedra di Antropologia dell'Università di Padua. Lo studio ha confrontato le misure e le caratteristiche antropologiche del cranio della mummia rodense con quelle che si ricavano dal basso rilievo di Leone d'Apergo, scoltito da Giovanni da Balduccio sull'arca di San Pietro Martire, che si trova all'interno della chiesa di Sant'Eustorgio a Milano. «Abbiamo notizie abbastanza sicure», afferma Pietro Airadi, ispettore della sovrintendenza dei beni culturali, che il basso rilievo conservato presso la basilica di Sant'Eustorgio, una delle realissime testimonianze figurative di Leone d'Apergo, sia stato eseguito molto fedelmente rispetto alle fattezze somatiche dell'arcivescomo milanese. E il raffronto dei parametri antropologici del cranio della mummia sepolta al cimitero di Rò con quelli che si ricavano dal basso rilievo è molto significativo. Secondo il professor Corraine, ci sono molte probabilità, dunque, che la salma sepolta al cimitero di Rò sia propria quella di Leone d'Apergo. La tomba del presunto arcivescomo Leone d'Apergo continua ad essere metta di persone che sostano in preghiere l'accoglimento. Di recente, dietro per santa richiesta di molti devoti, è stata posta sulla lastra di marmo della tomba una fotografia del basso rilievo raffrigurante Leone d'Apergo della basilica di Santa Ustorso. Il lavoro è stato eseguito gratuitamente da marmista Luigi Biffi. Anno 1986, luglio. La scorsa settimana le osse della mummia sono state poste in un locolo del cimitero di Rò e qui è stata posta una lapide con breve descrizione. La breve descrizione. Salma mummificata, che è una tradizione popolare, è identificato con quella di Leone d'Apergo, morto nel 1367. Arcivescovo di Milano dal 1241 al 1257. Nell'agosto del 1984 l'analisi a carbonio ha datato l'anno di morte di questa salma dal 1165 al 1395. Una lettera dalla parrocchia prepositorale di San Vittore Martire, di Rò, datata 14 novembre 1985. Ecclesio signor Pietro Iraghi. A seguito della sua domanda al cardinale arcivescovo Carlo Maria Martini sul modo come dare migliori sepolture alla mummia nel cimitero di Rò, su cui si era pronunciato al cardinale Schuster nel 1933, per mezzo del segretario del cardinale venivo invitato a proporre la questione alla commissione della biblioteca ambrosiana, che in quel tempo si era occupata del caso. Interpellato Monsignor Marcora e fatta presente la novità della datazione ottenuta con carbonio, che riporta il reperto osseo all'anno 1215, con una variabile possibile di 80 anni in più o meno, ho avuto la risposta che i documenti non hanno fornito ulteriore luce sulla questione. Però mi sembra doveroso dare sepoltura degna a quanto rimane della mummia stessa. Se ciò fosse possibile, anche per l'interessamento del Comune, che già nella prima decisione del 1933 era stato responsabilizzato alla questione, do il mio personale consenso. Con i più rispettosi doveri, il preosto don Marco Avrati. www.redigio.it E la storia continua.