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In 1960, Professor Pietro Airaghi developed an interest in the mummy of Ro. He conducted historical research and collaborated with experts to study the mummy. In 1984, carbon dating revealed that the mummy dated back to 1165-1395 AD. In 1992, further analysis suggested that the mummy could be the body of Archbishop Leone da Perego. The study of the mummy and its history continues. www.redigio.it E la storia continua. Il professor Pietro Airaghi inizia da 1960 l'interesse storico per la mummia. Ecco come ha cominciato e come è andata a finire. Anno 1960. Il professor ingegner Guido Suttermeister di Regnano mi propose come fiduciario della soprintendenza alle antichità della Lombardia per la zona di Ro e Magenta e per l'occasione mi regalò la pubblicazione su Leone da Perego e da questa appresi per la prima volta della mummia di Ro. Che la tradizione si arriva ad essere il corpo di Leone da Perego e da queste notizie iniziarono le mie ricerche storiche. Contattai lo storico padre Paolo Sevesi che mi fece omaggio della sua pubblicazione Leato Leone dei Valvassori da Perego dei Frati Minori Arcivescovo di Milano. Pubblicazione edita nel 1928. Anno 1963, gennaio. Interpellato il professor Ton Giorgi del Laboratorio di Geologia Applicata di Pisa per eseguire la datazione della mummia con il metodo C14. Aderì alla richiesta informandomi che l'anno della nascita della mummia può essere contenuto nei limiti di più o meno 50 anni. Anno 1963, febbraio. Il sottoscritto, allora ispettore onorario della Sovrintendenza alle Antichità e Monumenti della Lombardia, zona milanese, interessato alla storia di Ro, accompagnato dal dottor Vittorio Serranti, segretario del comune di Ro, e dal signor Pietro Casati e dal custode del cimitero signor Angelo Cluti, verificavano il contenuto della casa contenente il corpo mummificato. Torta la cassa di legno dell'oculo, vedemmo che questa era completamente marcia e della mummia era rimasto solo lo scheletro con poche tracce di mummificazione. Ciò era dovuto al fatto che la mummia era stata posta al piano terra dei colombari e aveva subito infietrazioni e di umidità durante lunghi anni. Si decise di porre le ossa in una cassetta di cemento, prendendo le misure del corpo e eseguire alcune fotografie e riporre la cassetta nell'oculo. Anno 1963, marzo, al professor Tongiorgi furono inviati alcuni piccoli pezzi delle ossa della mummia e presso il Laboratorio di Geologia Nucleare di Pisa fu effettuata una analisi per stabilire quantitativamente il collagene in essi contenuto. E nel 1963, tolta la cassa di legno dell'oculo, una lettera del don Cleto Corrani. A proposito di Leone d'Aperigo, le posso assicurare che si tratta di soggetto maschile di età adulta avviata. L'unica misura è la larghezza del cranio, 140 mm, e la qualifica come stretto e sicuramente lungo, vedi le foto, cioè 12 efero. La fascia mi sembra alta e stretta, e il naso pure. Il particolare del mento alto e prominente lo avvicina al personaggio della figura, alquanto addolcito e ringiovanito, e sarà bene rilevare l'intero scheletro, non certo per ricercare detta somiglianza, quanto per riaffermare una relativa all'antichità. Tanti saluti cordiali anche da parte del signor Capitanio, don Anacleto Corrani. Anno 1963, ottobre. La sovrintendenza alle Antichità di Egittologia di Torino risponde alla mia lettera nella persona del Sovrintendente Professor Scamuzzi. E così dice. L'esame della mummia, quale riprodotta da una foto della Inviatemi, rivela che chi eseguì l'imbassamazione era riuscito a conseguire un risultato più che buono. Anno 1981, marzo. Alla ripresa dei lavori presso il Laboratorio di Geochimica dell'Università di Roma, ricontattata la professoressa Cesarina Cortesi, si decise di dare inizio all'adattazione con il metodo C14 sulle ossa della mummia. Anno 1981, maggio. La Giunta Municipale di Rò e l'ufficiale sanitario accolgono la richiesta per effettuare il prelievo di alcune ossa della mummia da inviare a Roma per l'adattazione del C14. Anno 1983, dicembre. La professoressa Cesarina Cortesi, dell'Istituto di Geochimica dell'Università di Roma, gli comunica. Dopo aver con sicurezza accertato che i resti ossi della cosiddetta mummia di Rò, consegnate al Laboratorio, non avessero subito trattamenti conservativi, si è proceduta l'adattazione del collagene in esse contenuto. Non sono ancora in grado di comunicare l'età misurata, prima di calcolare il corretto valore definito. Sono necessarie altre misure di confronto con un nuovo standard. Tale misure penso che possono essere effettuate nei prossimi giorni. Anno 1984, il 24 di agosto. Viene comunicata l'adattazione C14 della cosiddetta mummia di Rò, dalla professoressa Cesarina Cortesi, responsabile del Laboratorio per l'Adattazione con Carbonio C14 dell'Università degli Studi di Roma, la Sapienza, l'Istituto di Geochimica. Dalla relazione legata a Evidenzio, e così scrive. La misura dell'attività residua del C14 è stata effettuata in due diversi contatori proporzionali a gas di anidride carbonica e risultati come d'uso statisticamente elaborati e mediati. Ora una lettera della Sovrintendenza dell'Antichità della Egittologia di Torino. E' datata il 19 ottobre 1963. E' inviata al dottor Pietro Airaghi. Oggetto, richiesta di microfilm. Egregio, dottor Pietro Airaghi. Il fotografo ha eseguito il lavoro di riproduzione su microfilm delle pagine, delle riviste e delle indicate. Credo che abbia provveduto a spedire nelle sue mani. L'esame della mummia, quale è riprodotta dalla foto della Inviatomi e che allego di ritorno, rivela che chi eseguì l'imbalsamazione era riuscito a conseguire un risultato più che buono. Richiama l'aspetto di una mummia egizia, liberata, che sia da bandaggio protettivo. Mi ha gradito ricambiare distinti saluti. Di Sovrintendente, Professore e Scamossi. Termina qui questa lettera. 1984, 24 agosto. La datazione del C14. L'età del C14 misurata è la seguente. Campione V1643, mummia di Rho. La calibrazione dell'età ottenuta, e cioè la sua trasformazione in età vera, calcolata secondo le più recenti tabelle di Crane, Lerman, Damon e Ralf, è risultata, e allego la lettera che poi vi leggerò, 1165-1395 d.C. Ecco la lettera dell'Università degli Studi di Roma alla Sapienza. Istituto di Geochimica. Laboratorio per le datazioni con il C14. Lettera del 24 agosto del 1984. Indenizzata all'Egregio Signor Pietro Airaghi, a Rho. Oggetto. Datazione del Campione B1643, mummia di Rho. Gentile Signore Airaghi, sono in grado di comunicarle la datazione del C14 della cosiddetta mummia di Rho di recente ottimata presso il nostro laboratorio. I resti ossei della mummia forniti al laboratorio erano costituiti, secondo l'identificazione fatta da Professora Ascenzi, da un metatarso, una vertebra lombare, un osso del calcaneo e un frammento del manubrio dello sterno. I resti suddetti, oltre a un altro contenuto, alto contenuto di collageno, gestiti di tessuto mummificato e pertanto pre-trattamento ottimato, hanno fornito materiale sufficiente per effettuare la datazione. La misura dell'attività residua del C14 è stata effettuata in due diversi contatori proporzionali ad anidride carbonica e i risultati, come ad uso, statisticamente elaborati e mediati. L'età C14 è misurata alla seguente, campione V1643, mummia di Rho, collageno e tessuto organico 735 più o meno 80 dp, AD1215 più o meno 80. La calibrazione dell'età ottenuta, e cioè la sua trasformazione in età vera calcolata secondo le più recenti di Tavelle, Klein, Lermann, Damnerand, è risultata 1165-1395 dp. Sono a sua disposizione per tutti i chiarimenti che vorrà chiedere e, da parte mia, resto in attesa del suo commento all'età ottenuta che, vi sembri, rientri nei limiti di quella supposta per un reperto medievale. Cordiale saluti. Professor Cortesi Anno 1992, luglio. Da oggi vi è un'altra prova che la mummia posta al cimitero di Rho possa essere corpo dell'Arcivescovo Lunina Perigo e lo studioso professor Cleto Corraine, docente presso la Cateringia Antropologia dell'Università di Roma, ha confrontato la misura e le caratteristiche antropologiche del teschio della mummia di Rho con quelle che si ricavano dal bassoliglievo dove è scolpita la figura di Leone da Perigo sull'Arca di San Pietro Martire, opera di Giovanni da Balduzzo, eseguita tra il 1335 e il 1339, che si trova all'interno della Basilica di Santo Ustorgio Milano. E il raffronto dei parametri antropologici del teschio della mummia con quelli che si ricavano con il volto di Leone da Perigo scolpito dall'Arca si avvicinano molto. www.redigio.it E la storia continua

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