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Transcription

The transcription discusses the history of viticulture in the Varese region of Lombardy. It explains that in the past, the area was known for its vineyards and wine production, which was a significant part of the local economy. However, over time, the production of wine declined due to various factors, such as the spread of fungal diseases. The transcription also mentions the importance of wine in the daily life of the local population, as it was considered a staple food and even formed part of workers' wages. It further highlights the role of ancient trade routes in the distribution of vine cultivation across Lombardy. Overall, the transcription provides insights into the historical significance of wine production in the Varese region. www.readyjoe.it e la storia continua Tradizioni Varesine e il vino dei Ronchi Ronco, Roncaccio, Ronchet sono denominazioni ancora oggi usati comunemente per indicare località insite nel nostro comune. Il termine Ronco rimanda ai tempi passati, quando rigogliosi filari di viti impiantati su balze e strappati al bosco conferivano ai pendii collinosi terrazzati per ospitare la vite. Un aspetto florido, niente a che vedere con i rari e insignificanti filari di vite che si incontrano oggi nel nostro territorio. Essi non sono che un semplice indizio, un esile traccia di quella che era una delle risorse alimentari dei secoli scorsi, il vino. La produzione di uve da vinificare era un tempo tale da richiedere una menzione nei contratti di affitto fra coloni e proprietari, così come l'allevamento del baco. I contadini proprietari producevano vino per tutto l'anno e anche ne vendevano. Da La vite e il vino in Lombardia, di Guido Montaldo del 1988, dati statistici sulla distribuzione della cultura della vite e sulla produzione del vino nel Varisotto negli anni 1840-41 rivelano che in Gargavirate c'erano terreni aratori con viti per 810 pertiche e 19.875 ronchi e vigne. Case padronali ricevevano uve in conto affitto e ne ricavavano un vino sano, gradevole di gusto, di scarsa gradazione alcolica, anche se poco colorito. Il vino era una componente fondamentale dell'alimentazione popolare. Un bicchiere di vino impreziosiva la parca mensa del contadino, rendeva più calorica la scarsa razione quotidiana di cibo e gli dava quei bagliori di euforia che gli rendevano più sopportabile la fatica quotidiana. Anche la paga del muratore comprendeva di regola una quota in moneta per il vino. Bisogna ricordare che dal 1801 al 1927 il Varisotto dal punto di vista amministrativo apparteneva alla provincia di Como ed è a questa provincia che bisogna fare riferimento per avere i dati che riguardano la nostra zona. Il Varisotto, terra fertile e verde, era ampiamente coltivata a filari e i coltivatori si riunivano in cooperative finanziate dalle banche agricole interessate a sostenere la viticoltura che rappresentava tre quarti della ricchezza locale e l'anno 1840 vede la punta massima della produzione del vino in Lombardia. Gli anni seguenti presentano già i primi segni della crisi che culminano con lo svilupparsi dei funghi dell'oidio intorno a 1851-1852. Un dato esemplificativo dai 24.091 ettolitri di vino prodotti nel 1852 il distretto di Como scese a 7.519 nel 1856. Fertili ettari coltivati a vite producevano vino sul dorso del Sacromonte e lungo crinale che da Varese scende verso Barasso, da Virate, Comerio, sulla costa del Verbano compresa Trangera e Sesto Calende, tra Porto, Val Travaglia e Maccanio, sulle colline di Saltrio e Crivio, a Travedona, Cadrezzate, su Marombardo, fino a Busto e a Saronno. Rinomate aziende vinicole operarono alla fine dell'Ottocento ad Alzate, Oltrona, Lago, Schiano, Bobbiate, Masnago, Arcisate, Cocchio e Cittiglio. Si ritiene che siano stati gli etruschi tra il VII e il V secolo a.C. a estendere l'uso della vite dal Po alle valli occupate dai Rezzi. L'area preapina, in particolare Varesotto, figura nei primi importanti ritrovamenti e con l'avvento dei Romani si hanno notizie più certe sulla coltivazione della vite e ne parlano le opere degli autori classici latini, pari al Varrone, Columella, Plinio, Virginio. Poco dopo il Mille la produzione della vite si espande ulteriormente e se ne ha traccia in numerosi documenti di donazioni, vendite, permute di terreni e contratti. Un documento del 907 dimostra che la vite nel Comasco era già coltivata in quell'epoca poiché i pertinentes di un monastero dovevano concedere la metà del vino alle autorità ecclesiastiche. La distribuzione della varietà dipende dai percorsi delle antiche vie di comunicazioni. La viticoltura della Valtellina si sviluppa sulla via per la Svizzera e verso il mondo germanico attraverso la Valle di Sole e la Val di Nonni. Quella insubrica del Garda e di Como nella grande direttrice Est-Ovest da Venezia verso Marsiglia. Quella peninica e padana sugli antichi percorsi delle vie del sale, dell'olio e del commercio in genere con i porti della Liguria, Attiglio Scienza, vitini antichi della Lombardia, così ne sono descritti. Nella diffusione della viticoltura nel territorio lombardo giocano un ruolo importante anche le istituzioni monastiche del Medioevo e spesso le difficoltà che si incontrano nel risalire alle origini delle varietà sono dovute al cambiamento che il nome del vitinio assume passando di paese in paese e subendo una sorta di vernacolarizzazione che la fa diventare locale attraverso l'uso di espressioni dialettali. www.readyshow.it e la storia continua

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